i-pp04
Verso
un programma per Padova /
Sicurezza urbana
Microcriminalità
diffusa:
le politiche di prevenzione e riduzione
Quattro
idee guida: coeducazione, condivisione, controllo,
corresponsabilità; e le scelte dellammonostrazione
comunale
Non è compito del Comune stabilire le
strategie di intervento repressivo/giudiziario contro le
attività criminose. E dunque assai più utile ed efficace
che il dibattito e le proposte in tema di sicurezza urbana si
orientino agli stili di governo della città ed in particolare di
intervento sui fenomeni che favoriscono (e su quelli che, al
contrario, prevengono) gli episodi diffusi di conflittualità e
illegalità dei cittadini.
Si tratta di dare risposte politiche e culturali capaci di
"metabolizzare" la disintegrazione e la conflittualità
tra cittadini, aprendoli alla interrelazione intensa tra soggetti
differenti, per costruire la "città di tutti".
Coeducazione. È necessario coinvolgere i diversi
soggetti che concorrono a "fare" la città per una
coeducazione alla vita civica, favorendo "tavoli di
incontro": fra categorie professionali ed economiche, tra
soggetti di primo secondo e terzo settore, associazionismo e
volontariato, con le comunità etniche immigrate ecc..
Questa funzione integratrice spetta in primo luogo al Comune, che
deve funzionare come catalizzatore delle relazioni di scambio e
di condivisione dei processi di costruzione e di utilizzo della
città.
Condivisione. Immediatamente correlata alla
coeducazione è la scelta di politiche orientate a promuovere
condivisione: condivisione degli interessi, condivisione dei
servizi, ma soprattutto condivisione degli spazi, cioè del
territorio inteso come case piazze vie.
In concreto è necessario prevenire la formazione di ghetti e la
suddivisione del territorio per aree "mono-tematiche" o
"mono-funzionali". Si pensi alla zona-banche (tra la
stazione dei treni e la stazione delle corriere), o la zona
industriale, o le zone commerciali tipo "città
mercato", o il rischio di ghettizzazione dei campi-nomadi, o
i grossi complessi abitativi ex-Iacp (ad esempio il complesso di
via Dupré), o i gruppi di appartamenti prevalentemente abitati
da immigrati (ad esempio via Anelli), o le zone di soli studenti
(ad esempio zona Portello), o di soli anziani (zona Mandria).
Leterogeneità delle presenze e delle funzioni duso
di un medesimo territorio previene il radicalizzarsi di realtà
devianti (in particolare in orario serale e notturno: ad esempio,
di giorno i bancari, di notte le prostitute), e gli elementi di
maggior debolezza (chi soccorrerà un anziano in difficoltà se
tutti i vicini sono coetanei?), o il degrado di alcuni spazi (se
tutti gli assegnatari di case popolari si selezionano per la loro
multiproblematicità familiare e tutte queste famiglie con
problemi si assembrano nei medesimi condomini da centinaia di
alloggi, è come confezionare una bomba sociale a tempo).
Contemporaneamente è necessario favorire opportunità di
incontro nelle periferie, attraverso iniziative culturali e
sociali, una urbanizzazione che lasci aree di incontro e
condivisione.
Controllo. Entro tali indirizzi è più efficace la
dimensione del controllo. Non si intende il controllo di polizia,
ma lassai più efficace controllo sociale diffuso. Si
tratta cioè di quella impercettibile pressione sociale e
psicologica che la somma degli sguardi, delle aspettative e dei
comportamenti di ogni cittadino esercita su ogni altro
concittadino. È un aspetto precipuo di ogni civiltà e cultura
che non si abbandoni allanonimato dei rapporti e
allanomia di comportamenti.
In tal senso è richiesta da un lato una crescente sensibilità
(e sensibilizzazione) civica nella direzione della lealtà alle
regole e alle istituzioni pubbliche e al rispetto dei beni di
tutti, daltro lato la corresponsabilizzazione nella
amministrazione e gestione della "cosa pubblica".
Corresponsabilità. Ultima idea-guida che va a comporre gli
indirizzi di prevenzione alla criminalità e alla distruttività
messa in atto da una parte dei cittadini, è la
corresponsabilità.
Vi è ad esempio la parte di controllo civico reso possibile dal
rapporto trasparente e collaborativo tra i cittadini e i
rappresentanti delle istituzioni in forma decentrata. Si pensi
alle potenzialità del decentramento politico e amministrativo,
alla funzione di presenza territoriale dei vigili urbani come
"interlocutori amici" dei cittadini, al "lavoro di
rete" che gli operatori sociali dovrebbero sviluppare in
unottica di community care nei quartieri (in
particolare da parte degli assistenti sociali e degli
educatori-animatori territoriali), e alle recenti sperimentazioni
(ad esempio a Torino) di funzioni di "mediazione"
attivate dallente pubblico nei conflitti presenti nelle
aree territoriali più problematiche; oppure alla preparazione di
"mediatori culturali" per favorire lintegrazione
degli immigrati.
Si tratta, ancora in tema di corresponsabilità, di abbandonare
lassistenzialismo che lascia i cittadini come destinatari
passivi di beni e servizi, senza che siano partecipi delle scelte
e dei costi che essi comportano, ma anche di intervenire nel
"libero" gioco delle forze in campo che, lasciato nella
deregulation del neo-liberismo, assegna alla competizione
(e più spesso al conflitto) il prevalere dei più forti.
Promuovere corresponsabilità non è lesito spontaneo di
una buona organizzazione di servizi e del decentramento (si pensi
alla gestione dei campi nomadi, alla cura e custodia dei parchi
pubblici, alla qualità della vita serale in alcune vie della
città, ecc.) richiede un preciso investimento in particolare sul
fronte della preparazione del personale che lavora a contatto con
i cittadini e nella gestione dei servizi, e sul fronte di un
costante monitoraggio dei problemi emergenti e della qualità
della vita nel territorio cittadino.
Contributo programmatico del Partito Popolare Padovano / Intercollegio di Padova
Verso la condivisione con i cittadini di un programma per Padova
La sfida per la Padova del nuovo millennio
Il partenariato tra istituzioni e associazioni
01/09/1998 webmaster@euganeo.it |
il collegio senatoriale
di Tino Bedin |