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La fecondazione
medicalmente assistita
Una legge può servire anche a limitare i
danni dell'assenza di regole
Il cardinale Carlo Maria Martini invita a
superare le strumentalizzazioni e a ricercare un equilibrio
L'arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, ha parlato della proposta di legge sulla fecondazione medicalmente assistita in un intervento al convegno delle scuole ecclesiali di formazione socio-politica.
Il cardinale Carlo Maria Martini ha dato un giudizio etico chiaro sulla proposta, che "non rispetta né difende alcuni valori irrinunciabili, come il diritto del figlio all'identità personale".
Ha aggiunto tuttavia: "Bisogna distinguere fra principi etici assoluti, come l'illiceità della fecondazione artificiale, e azione politica", perché talvolta in politica "è opportuno accettare un bene minore o tollerare un male minore rispetto a un male maggiore". Cita ad esempio l'enciclica Evangelium vitae: "Quando non fosse possibile scongiurare una legge abortista (...) un parlamentare potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare danni". Il punto è proprio questo. Perché "l'azione politica, che pure vi si deve ispirare, non consiste di per sé nella realizzazione immediata dei principi etici assoluti, ma nella realizzazione del bene comune concretamente possibile". Quel bene comune che "in un ordinamento democratico viene ricercato e promosso col consenso e la convergenza politica". Non si può ammettere "il male morale". Ma bisogna essere pratici: "Meglio avere una legge imperfetta che non averne alcuna". E anche nell'attività parlamentare occorre essere rispettosi del proprio ruolo. Ha osservato il cardinale Martini: "Il giudizio di costituzionalità di una legge, compresa quella sulla fecondazione artificiale, non può essere formulato né in base a motivi di ordine confessionale o in nome della propria fede, né in base a logiche di schieramento. L'unico criterio legittimo è quello giuridico, logico-razionale". Infine un invito: "In queste cose non abbiamo bisogno di clamori o accuse reciproche, bensì di un serio discernimento morale e politico e di una riflessione responsabile da parte di tutti, credenti e laici, sui gravissimi valori in gioco".
12/06/1998 webmaster@euganeo.it |
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di Tino Bedin |