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L’Italia porta l’Europa
nel Mediterraneo

Una zona a rischio che può diventare
una risorsa per se stessa e per l’Unione europea

Il Partito Popolare Italiano ha organizzato tra il 17 e il 18 luglio all’Aquila un convegno sul tema "Una politica europea per il Mediterraneo. Dopo l’Euro, le prospettive politiche". Alla tavola rotonda conclusiva con il segretario nazionale Franco Marini, con il vicesegretario Enrico Letta, con l’europarlamentare Pierluigi Castagnetti, ha partecipato anche il senatore Tino Bedin.

di Tino Bedin

Attraverso il convegno "Una politica europea per il Mediterraneo" il Partito Popolare Italiano si conferma protagonista in un confronto che è in corso ed in parte ha già cambiato il titolo stesso del convegno. Per molti aspetti, in molti settori siamo già ad una politica europea nel Mediterraneo; anzi ad una politica euromediterranea. E' la situazione, ad esempio, nella quale si sono già saldamente ambientati i parlamenti: il parlamento europeo ed i parlamenti nazionali.

La matrice comunitaria

In questa scelta ritorna, si consolida e si aggiorna la matrice comunitaria e quindi solidarista che è stata ed è all'origine dell'Unione Europea e che costituisce una delle ragioni del successo sociale ed economico delle democrazie europee rispetto al modello socialista e comunista.
Nel momento in cui l'Europa raggiunge con l'Euro la condizione di unità che le consente di competere a livello planetario; nel momento in cui le politiche di bilancio trasformano inevitabilmente lo Stato sociale presente nell'Unione: proprio in questo momento l'Europa sceglie di dimostrare che l'Euro non sarà il biglietto d'ingresso ad un club esclusivo ed attraverso due politiche, quella dell'allargamento e quella euromediterranea, decide di condividere i propri risultati ed in parte i propri obiettivi con altri popoli. Esattamente nello spirito comunitario europeo. Esattamente nello spirito che ha fatto grande l'Europa e che è l'unico che la conserverà grande.

Merita di ricordarlo: non a noi popolari italiani, ma a qualche altro tra i popolari europei che ritiene non decisivo lo spirito della solidarietà nella ricchezza dell'Europa.
Non è insomma casuale che uno sviluppo significativo in materia di partenariato euromediterraneo sia stato rappresentato da Consiglio Europeo di Amsterdam nel giugno dello scorso anno. E' stato il momento, decisivo per il futuro, in cui i paesi dell'Unione hanno confermato ed aggiornato il Patto tra di loro. Nella sezione delle conclusioni dedicata al Mediterraneo, "il Consiglio europeo saluta con favore i progressi realizzati nella prospettiva della creazione di un’area euromediterranea di libero scambio attraverso l’ulteriore estensione di una rete di accordi euromediterranei, elemento chiave del partenariato. In tale contesto, esprime soddisfazione per la firma di un accordo interinale euromediterraneo di associazione con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, in rappresentanza dell’Autorità palestinese della Cisgiordania e della striscia di Gaza, e sottolinea l’importanza di concludere al più presto gli accordi con Egitto, Libano, Giordania ed Algeria sulla base del mandato definito dal Consiglio."

Le conferenze euromediterranee

Nel campo della cooperazione mediterranea l’Italia svolge - per evidenti ragioni connesse alla nostra posizione geografica, alla nostra storia, ai nostri interessi economici e politici - un ruolo particolarmente attivo: oltre ad essere stato iniziatore del "Forum mediterraneo", la cui prima idea venne lanciata dall’allora Ministro degli Esteri Andreatta in occasione di un suo viaggio in Egitto, il nostro paese sostiene fortemente quella vasta impresa di cooperazione internazionale che è il Partenariato Euro-Mediterraneo, a cui riconosce il merito di aver impostato dalla Conferenza di Barcellona nel 1995 in poi una strategia integrata e ad ampio raggio per una stabilizzazione della regione, per rispondere alle sue sfide economiche, sociali e culturali e per creare le premesse di uno sviluppo condiviso e di un progresso sociale e civile.
Anche l'ultimo Consiglio europeo di Cardiff ha ribadito questa scelta. "Il Consiglio europeo - dice la dichiarazione finale - sottolinea l'importanza del partenariato euromediterraneo. Esso concorda sul fatto che il partenariato che sono riusciti a realizzare i Ministri degli esteri nella riunione ad hoc a Palermo il 3-4 giugno, ha confermato la vitalità di questo rapporto. Il Consiglio europeo rileva che ciò costituisce una buona base per assicurare il successo della terza conferenza ministeriale che si terrà a Stoccarda nell'aprile 1999".
Si tratterà della terza conferenza ministeriale euro-mediterranea (dopo quelle di Barcellona e di Malta), che coinciderà con le decisioni sul rifinanziamento del partenariato per il successivo quinquennio 2000/2004. L’appuntamento è particolarmente importante e l’Italia ha proposto che, per consentire una preparazione adeguata, si tenesse una verifica di metà percorso dell’intero processo di partenariato, anch’essa a livello ministeriale. La proposta è stata accolta e l'Italia ha organizzato la conferenza di Palermo, che ha consentito di mettere a fuoco obiettivi e strategie concrete appunto in vista della successiva riunione in Germania.

Il Mediterraneo per il Mezzogiorno

Alla conferenza di Palermo ha fatto riferimento in Parlamento il presidente del Consiglio Romano Prodi nel discorso programmatico per la seconda fase del governo dell'Ulivo.
"Fondamentale - ha detto Prodi è incrementare la cooperazione e la fiducia dell’area mediterranea. Ciò richiede, da una parte un attivo sostegno e partecipazione al partenariato euro-mediterraneo, segnato dal successo della Conferenza di Palermo. Questa ha dato nuovo impulso ad un processo ambizioso, articolato su di un livello politico, economico e culturale, che mira a rendere giustizia alla complessità delle relazioni tra la Riva Sud e la Riva Nord del Mediterraneo".
Prodi ha anche ricordato che "non abbiamo mancato di appoggiare in ogni modo il processo di pace in Medio Oriente. Ciò tanto sul piano bilaterale, con un dialogo costante nei confronti di tutte le parti in causa, quanto in ambito europeo e nel quadro dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, alla cui Assemblea generale, in questi giorni, i rappresentanti palestinesi hanno potuto vedersi attribuire uno status più ragguardevole anche grazie al nostro sostegno. Il recentissimo passo avanti registratosi nei nostri rapporti con la Libia corrisponde ad una sollecitudine analoga. Essa è ulteriore conferma della nostra radicata convinzione che un dinamico, costruttivo sviluppo delle relazioni bilaterali con i nostri vicini, nel pieno rispetto delle norme internazionali di pace, diritto e cooperazione, sia indispensabile nell’interesse reciproco e per la maggiore stabilità internazionale".
"L’Italia è uno Stato che opera in un’area regionale ma che in quest’area regionale ha interessi vitali per la difesa della pace, dell’equilibrio fra popoli e civiltà diverse. Uno Stato con diretta e grande responsabilità "regionale" ma che per tradizione storica e posizione geografica si trova in prima linea su una delle grandi fratture del mondo contemporaneo: quella fra popoli cristiani e popoli islamici; fra occidente ed oriente. Fra mondo e culture diverse ma necessariamente spinte al confronto e all’integrazione reciproca".
"Pensiamo - ha concluso Romano Prodi, giustamente collegando pace, sviluppo e priorità nazionali - che non vi possa essere sviluppo nel nostro Mezzogiorno se non in un Mediterraneo pacificato ed economicamente forte".

Verso la "Tricamerale" Euro-Med

Il vertice europeo di Palermo era stato immediatamente preceduto, nello stesso capoluogo siciliano, da un'altra iniziativa euromediterranea, anche questa promossa dall'Italia: la conferenza dei presidenti dei parlamenti mediterranei che Nicola Mancino e Claudio Violante hanno fortemente voluta.
E' stata la conferma di una attenzione parlamentare che non è di oggi, ma che in questo periodo si va rafforzando.
Punto di arrivo ed insieme di partenza di questo percorso parlamentare sarà la nascita del Forum parlamentare euro-mediterraneo, che sarà tenuto a battesimo nell'ultima settimana di ottobre a Bruxelles. Ospite, oltre che uno dei "genitori", sarà il parlamento europeo; gli altri padri saranno una settantina di membri dei parlamenti dei paesi mediterranei non Ue e una trentina di parlamentari nazionali dell'Unione Europea.
Ho personalmente rappresentato il Senato italiano alla fine di maggio a Malta alla definizione di questo Forum. La volontà politica lì espressa è quella di realizzare a partire dall'autunno prossimo un organismo parlamentare stabile di circa 150 membri che rappresenti le popolazioni di entrambe le sponde del Mediterraneo.
Non voglio enfatizzare un progetto, ma mi pare che questa "Tricamerale Euro-Med" possa costituire quel qualcosa in più, anche se di diverso, che si realizza contemporaneamente all'allargamento.
Questa del resto è la convinzione dell'Italia.

Nella prospettiva dell'allargamento

L’Italia è convinta che l’attenzione e le risorse dedicate dall’Unione Europea ai paesi dell’Europa centro-orientali debbano trovare un giusto bilanciamento (in termini di impegno e di visione politica) nei confronti del bacino del Mediterraneo, che costituisce l’altro grande "confine" del nostro continente e il cui avvenire si lega al nostro sul piano della sicurezza e della stabilità, come su quello economico, sociale, civile e culturale.
L’allargamento deve vederci, anche come paese mediterraneo, in un atteggiamento positivo e costruttivo, senza remore e timori. L’Europa centrale e sud orientale rappresenta per l’Italia un’area vitale e di interesse strategico:
a) per i rapporti già esistenti con le nazioni di quell’area, rapporti culturali ma anche economici (volume degli scambi, ma anche quota di allocazione di risorse produttive e nostra area già privilegiata nelle prospettive di internazionalizzazione delle nostre imprese);
b) perché la crescita di quei paesi non soltanto amplia il mercato interno, ma crea nuove consistenti opportunità per la nostra economia, e schiude soprattutto nuovi mercati per il Mezzogiorno, che, in considerazione della sua collocazione geografica, si pone come interlocutore privilegiato dei Paesi dell’Europa sud-orientale.
Dunque noi abbiamo interesse diretto a favorire l’allargamento dell’Unione; ma ciò non deve comportare uno spostamento del baricentro verso Est. Occorre perciò che il processo di allargamento sia reso compatibile con due esigenze e precisamente:
1) che continui il dialogo e si incrementi la collaborazione verso il Sud dell’Europa e che, dunque, nel progetto dell’Unione, ottenga adeguata valorizzazione il partenariato euromediterraneo;
2) che non venga rimosso, né trascurato, il problema delle redistribuzione di risorse e di opportunità all’interno dei 15 Paesi che attualmente compongono l’Unione, e che dunque non vengano sottovalutate le questioni relative alle aree in ritardo di sviluppo o svantaggiate che ancora oggi l’UE annovera al suo interno.
Credo che, se non difetta la volontà politica, noi siamo nelle condizioni di far valere questa esigenza, in virtù dell’autorevolezza che deriva:
a) dall’essere ormai stabilmente un paese contributore netto del bilancio comunitario;
b) dall’aver notevolmente migliorato gli indici di utilizzo degli aiuti comunitari (secondo le ultime stime, siamo al 41 per cento).
Il primo banco di prova sarà indubbiamente l'agricoltura, anche in riferimento alla politica euromediterranea.
Per ora, la Commissione Europea si è limitata a presentare proposte di nuovi regolamenti. Resta carente l’attenzione verso i prodotti mediterranei, nonostante la valutazione positiva che occorre esprimere sul nuovo regolamento per l’olio d’oliva (attendiamo ora quello sul vino), e nonostante che la produzione mediterranea rappresenti il 40 per cento della produzione finale dell’UE, alcuni settori, come quello dello zucchero, continuano ad essere ingiustificatamente trascurati.

Verso la zona di libero scambio

Anche se nella Carta di Barcellona l'agricoltura è affidata prevalentente ad accordi bilaterali, risulta del tutto evidente che la possibilità per le agricolture dei paesi europei del Mediterraneo di qualificarsi e svilupparsi dipende necessariamente dallo spazio che esse avranno nella politica dell'Unione, in modo che posssano contribuire allo sviluppo di quella zona di libero scambio che la Carta di Barcellona prevede.
E’ stata fissata la data del 2010 come meta per la graduale realizzazione di tale zona, che coprirà la maggior parte degli scambi, nel rispetto degli obblighi risultanti dall’Organizzazione mondiale del commercio e che verrà a svilupparsi progressivamente attraverso l’eliminazione degli ostacoli tariffari e non al commercio per quanto riguarda i prodotti manufatti, la liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli partendo dai flussi tradizionali e nella misura permessa dalle differenti politiche agricole e dai risultati raggiunti nel quadro dei negoziati GATT, e la liberalizzazione degli scambi in materia di servizi, incluso il diritto di stabilimento.
La realizzazione della zona di libero scambio sarà facilitata grazie:
- all’adozione di misure adeguate in materia di norme d’origine, di certificazione, di tutela dei diritti di proprietà intellettuale e industriale, di concorrenza;
- al proseguimento e allo sviluppo di politiche fondate sui principi dell’economia di mercato e dell’integrazione delle economie dei paesi partner, tenendo conto dei rispettivi bisogni e livelli di sviluppo;
- all’adattamento e ammodernamento delle strutture economiche e sociali, accordando priorità alla promozione e allo sviluppo del settore privato, al miglioramento del settore produttivo e alla creazione di un opportuno quadro istituzionale e regolamentare per un’economia di mercato, accompagnato da misure, quali programmi a favore delle popolazioni più povere, che attenuino le conseguenze sociali negative di tale processo di adattamento al mercato;
- alla promozione di meccanismi volti a sviluppare i trasferimenti di tecnologia.

Nelle conclusioni della Conferenza di Malta del 1997, i partner euromediterranei hanno preso atto dei progressi compiuti nelle discussioni esplorative, nella negoziazione, firma e ratifica degli accordi euromediterranei di associazione, nonché nell’attuazione delle unioni doganali e delle disposizioni relative alla preadesione. Hanno altresì sottolineato la necessità di accelerare con spirito costruttivo i lavori per la negoziazione e la ratifica degli accordi, sviluppando al tempo stesso ulteriormente la zona di libero scambio soprattutto attraverso una più intensa cooperazione intraregionale e subregionale, agevolata dall’assistenza tecnica dell’Unione. Si sono espressi altresì per l’adozione di una serie di misure di accompagnamento a livello regionale volte a rendere possibile una più ampia armonizzazione ed una maggiore compatibilità con il mercato interno dell’Unione, promuovendo in particolare i settori normativo, della cooperazione doganale, della proprietà intellettuale, della fiscalità e della concorrenza.

Il contributo italiano al partenariato

A questi obiettivi l'Italia sta dando un contributo particolarmente attivo. L’Italia ha presentato: un’iniziativa per la creazione di una rete di poli dell’Innovazione tecnologica già approvata; una iniziativa congiunta con l’Egitto per la costituzione di una rete euro-mediterranea fra le Borse valori e di un mercato telematico per lo sviluppo delle società miste (complementare a un’iniziativa inglese sul rafforzamento del mercato dei capitali); un progetto per l’attuazione dei distretti industriali e centri servizi che si propone di introdurre il nostro modello di distretto industriale come centro propulsore per lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Abbiamo poi contribuito attivamente all’adozione di un Piano per l’ambiente alla Conferenza di Helsinki e prevediamo in particolare fra i seguiti nel nostro Paese un’iniziativa di osservazione delle coste da parte del Centro di telerilevamento di Palermo, una conferenza sulle tecnologie di ri-uso dei materiali esauriti e la partecipazione a progetti per arrestare la desertificazione. Abbiamo inoltre contribuito in modo determinante, in occasione di conferenze ad hoc tenutesi a Marsiglia e a Napoli, alla creazione del Sistema informativo sull’uso delle acque nel Mediterraneo, che sarà avviato sotto presidenza italiano.

Complessivamnte l’Italia ha nel progetto euromediterraneo un ruolo propulsivo. Alla presidenza italiana della UE risale la definizione di un Piano d’Azione che guida i lavori del Partenariato nel cosiddetto "1° pilastro" (politico e di sicurezza). E' già stata approvata l’iniziativa da noi presentata insieme all’Egitto per la prevenzione e la gestione di calamità naturali e di origine umana che costituisce la prima importante misura di fiducia nell’ambito del 1° pilastro. Stiamo inoltre lavorando ad altre misure, quali quella della realizzazione di una "Enciclopedia sulla sicurezza e la difesa nel Mediterraneo" (che si propone di facilitare il raccordo fra concezioni e scuole di pensiero diverse presenti nella regione), quella copatrocinata da Giordania ed Egitto, per la prevenzione e gestione delle crisi e quella di una conferenza da tenere a Roma sulla interoperabilità di unità civili e militari impegnate nell’assolvimento di finalità umanitarie e pacifiche nella regione.

Anche se il lavoro nell’ambito del 1° pilastro è rallentato dai condizionamenti imposti dal processo di pace arabo-israeliano (poiché del Partenariato fanno parte tanto paesi arabi quanto Israele) è significativo che si siano potuti conseguire progressi anche su questo terreno. Rimane inoltre l’obiettivo ambizioso di pervenire ad una Carta per la creazione di un’area di pace e di stabilità nella regione, a cui l’Italia conta di portare il suo contributo d’idee. Per questo fra l'altro l'Italia riserva una attenzione specifica alla Turchia, la cui esclusione dal programma di ampliamento dell'Unione Europea può riservare gravi rischi.
Riguardo al 3° pilastro (sociale e culturale), l’Italia ha assunto la più importante iniziativa del settore, a cui si è poi associata la Grecia, con il lancio di un vasto programma di cooperazione nel campo dell’audiovisivo, che prevede fra l’altro la creazione di un nuovo canale TV euro-mediterraneo.

Voglio ricordare al riguardo, vista la particolare rilevanza delle conclusioni raggiunte e della materia trattata, la Conferenza euromediterranea per la cooperazione nel settore dell’audiovisivo e della televisione, tenutasi a Salonicco il 14 e il 15 novembre 1997, ove è stato convenuto di identificare nuovi sbocchi alla produzione degli audiovisivi ed è stato sottolineato l’interesse dei paesi partecipanti a seguire gli sviluppi del progetto volto alla creazione di una Televisione euro-mediterranea satellitare, plurilingue e pluriculturale, fortemente sostenuto dalla Rai e posto quale obiettivo della Conferenza permanente dell’audiovisivo nel Mediterraneo.
L’Italia si è fatta inoltre promotrice di progetti per la preservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, per la diagnostica delle opere d’arte, per lo sviluppo di programmi di storia comparata, per la cooperazione nel settore sanitario.

Le politiche del lavoro: sfida di fine millennio

C'è un altro tema al quale il partenariato euromediterraneo non può sfuggire: quello della circolazione delle persone e dell'emigrazione. E' un tema cruciale ancora di più in questo momento per l'Italia dopo avvio dello spazio Schengen e dopo che la Convenzione di Schengen con il Trattato di Amsterdam è stata comunitarizzata. Le frontiere d'acqua risultano infatti le meno controllabili e le meno organizzabili. Per questo l'Italia ha intensificato il rapporto, ad esempio con la Tunisia, per una sua collaborazione alle politiche migratorie. Riconoscendo il ruolo strutturale delle questioni relative all’emigrazione nelle relazioni euromediterranee, fin dalla Conferenza di Barcellona i paesi partecipanti si sono accordati sul fatto che un approccio efficace a tale argomento richiede una visione globale.

In occasione della Conferenza di Malta è stato ribadito che la realizzazione di tale cooperazione sarà possibile solo qualora si intensifichi il dialogo a livello multilaterale.
Qui entrano in campo le scelte che anche i parlamenti nazionali sono chiamati a fare.
Le politiche per il lavoro, che costituiscono un banco di prova per i Popolari e per il governo dell'Ulivo in questa seconda fase della rinascita italiana, rapprsentano contemporaneamente una sfida euromediterranea alla quale non è possibile sottrarsi. Anche nel Mediterraneo, a cominciare dal nostro Mezzogiorno, le nuove politiche per il lavoro si stanno dimostrando fondamentali nelle trasformazioni di fine secolo. Gli spostamenti dei singoli e delle famiglie non devono essere più un flusso incontrollato e spesso improduttivo, che depaupera i Paesi di origine e, in quelli di approdo, crea inutili guerre tra i poveri. Vanno evitate altre sacche di disperazione e di emarginazione: ma potremo farlo, se riusciremo a garantire la dignità personale e sociale che solo il lavoro può dare.

"Storicamente, nella tradizione europea, - ci ha ricordato alla recente conferenza di Palermo il presidente del Senato Nicola Mancino - i Parlamenti sono nati per la difesa dei sudditi contro le pretese ingiuste o eccessive dei sovrani. Nella mutata realtà degli anni Duemila facciamo in modo che il ruolo dei Parlamenti possa oggi, nell'intera area euromediterranea, continuare a crescere, affinché essi possano sempre più diventare concreti strumenti di affermazione della dignità dei cittadini e dei popoli che essi rappresentano".


31/07/1998
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