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LA TURCHIA
NEL
MEDITERRANEO
CAPITALE: Ankara(2.553.200) (Stima 1990) | ABITANTI: 62.697.000 (stima luglio 97) | SUPERFICIE: 779.360 | |
Capo dello Stato | Suleyman DEMIREL | ||
Primo ministro | Mesut YILMAZ | ||
Presidente dell'Assemblea Nazionale | Hikmet CETIN |
DATI POLITICO-ISTITUZIONALI
La Repubblica di Turchia, nata dalla dissoluzione dell'impero
ottomano, fu proclamata nell'ottobre 1923. Venne eletto
presidente Mustafa Kemal che, preso in seguito il nome di
Ataturk, diresse una grande opera di rinnovamento interno volto
alla costruzione di una repubblica laica e moderna. Il testo
della Costituzione venne approvato nel 1982.
Il parlamento è monocamerale . La Grande Assemblea Nazionale
turca si compone di 550 membri, eletti per 5 anni a suffragio
universale. Le prossime elezioni, dopo quelle del 1995, si
terranno nel dicembre 2000. L'Assemblea è attualmente presieduta
da Hikmet Cetin.
Nel giugno 1997 la distribuzione dei seggi in Parlamento era la
seguente:
Welfare Party 154
Partito della Madrepatria 133
Partito del Buon Cammino 105
Sinistra Democratica 67
Partito Popolare Repubblicano 49
Partito Democratico 11
Partito Grande unità 8
Partito Nazionalista 2
Indipendenti 19
Vacanti 2
Il presidente della repubblica dura in carica sette anni. Dal
1993 è Suleyman Demirel, del Partito del Buon Cammino, eletto
con il 54% dei voti dall'Assemblea nazionale.
In Turchia è al potere dal luglio 1997 un esecutivo guidato da
Mesut Yilmaz, leader del partito conservatore ANAP (Partito della
Madrepatria). Yilmaz conta su una maggioranza di 278 deputati su
550, di cui 139 provenienti dall'ANAP, 64 dalla Sinistra
Democratica di Ecevit e 21 dal Partito Democratico di Cindoruk,
oltre all'appoggio esterno dei 54 seggi del Partito del Popolo
Repubblicano di Baykal. Quest'ultimo e Yilmaz hanno annunciato un
accordo che prevede lo scioglimento dell'attuale coalizione in
ottobre e la nomina di un governo tecnico per la preparazione
delle elezioni nel marzo 1999.
Il programma del primo ministro prevede un processo di
democratizzazione, la piena indipendenza della magistratura, la
lotta alla corruzione, la riforma in senso laico dell'istruzione,
la riforma del sistema fiscale e di sicurezza sociale, le
privatizzazioni, il rilancio economico del sud-est.
Il governo Yilmaz succede ad un esecutivo guidato dal leader
islamico Erbakan (Partito Refah) che governava insieme al partito
del Buon Cammino e che, logoratosi nel tempo, cadde soprattutto
per volontà dei vertici militari del paese, preoccupati di
arginare l'islamizzazione delle Istituzioni. Il partito Refah è
stato ora disciolto, a seguito di un procedimento davanti alla
Corte costituzionale, e sostituito dal Partito Fazilet.
Per quel che riguarda il rispetto dei diritti umani, il governo
ha elaborato un progetto di riforma del Codice Penale che prevede
una serie di misure come l'abolizione della pena di morte, la
riduzione di pena per i reati di opinione, l'inasprimento delle
pene per i dipendenti pubblici colpevoli di torture e il
rafforzamento delle garanzie processuali, che vanno ad
aggiungersi a provvedimenti già adottati in precedenza come la
riduzione della detenzione preventiva, l'amnistia parziale per
operatori della stampa, miglioramenti degli standards abitativi
nelle prigioni. Progressi effettivi in questo settore sono però
ostacolati dalle pressioni sul governo per l' adozione di misure
più incisive nei confronti del nazionalismo islamico,
considerato il principale pericolo per lo Stato turco.
Quanto alla questione curda (6-8 milioni nel sud-est anatolico),
Yilmaz ha dichiarato che i problemi scaturiscono da fattori
geografici e socio-economici e non etnici ed ha annunciato
programmi per lo sviluppo del sud-est senza tuttavia accennare al
tema fondamentale dell'identità culturale dei curdi.
Ankara è impegnata nel processo di riconciliazione delle varie
fazioni curde allo scopo di costituire un fronte di coalizione
contro il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), che aspira
all'indipendenza. Nel 1997, con lo scopo dichiarato di prevenire
attività terroristiche, le forze armate hanno effettuato diversi
interventi nell'Iraq settentrionale. La Turchia inoltre accusa
Siria e Iran di dare sostegno ai militanti del PKK e ha
denunciato la Grecia alla NATO per avere dato appoggio al
partito.
RELAZIONI CON L'UNIONE EUROPEA
Il Consiglio Europeo di Lussemburgo (12 dicembre) ha statuito
l'eleggibilità, ma non la candidatura della Turchia all'adesione
e ha invitato Ankara alle sessione di avvio della Conferenza
Europea il 12 marzo. La Turchia non ha partecipato ritenendosi
discriminata e ha sospeso il dialogo politico con l'Unione.
Nella sua relazione sull'evoluzione delle relazioni con la
Turchia dopo l'entrata in vigore dell'Unione doganale
(COM(98)147), la Commissione europea ha espresso un parere
positivo sul funzionamento dell'Unione doganale, stabilita con
accordo del 6 marzo 1995. Ha evidenziato l'innegabile dinamismo
economico della Turchia, sottolineando al tempo stesso la
necessità che il Paese esca dall'ingranaggio
inflazione-disavanzo pubblico-deprezzamento della moneta. Pur
riconoscendo che la decisione di sciogliere il Partito Refah è
stata presa in conformità della Costituzione turca, ne ha
deplorato le ragioni e le possibili conseguenze negative sul
pluralismo democratico. Ha raccomandato il ricorso ai principi
del diritto internazionale per risolvere le tensioni nel Mare
Egeo, ha auspicato che si trovi una formula che consenta alla
comunità cipriota turca di partecipare al processo di adesione e
ha osservato come i progressi in materia di rispetto dei diritti
umani restino largamente insufficienti.
La Turchia considera l'Italia un paese amico con cui aspira a
rafforzare i rapporti. Ha partecipato alla Forza Nazionale di
Protezione per l'Albania ed ha riconosciuto validità al progetto
italiano di riforma del Consiglio di sicurezza delle N.U. e alle
candidature italiane in tale sede.
Con l'Italia è in vigore dal 1994 un accordo contro la doppia
imposizione ed è stato firmato nel 1995 un accordo per la
promozione degli investimenti che doveva essere ratificato , ma
di cui l'Italia ha chiesto la sospensiva per violazione dei
diritti umani.
La Turchia è membro dell'ONU, dell'OCDE, della NATO, della
CSCE, della CEE.
La Sezione bilaterale di amicizia Italia-Turchia dell'Unione
Interparlamentare, presieduta dal senatore Claudio Petruccioli
(DSU), è composta dai senatori Enrico Pianetta (FI) e Alfredo
Mantica (AN) e dal deputato Walter De Cesario (Rif.Com.).
POPOLAZIONE
In base ai dati di luglio 1997 la Turchia ha 62.697.000
abitanti, con un tasso di crescita del 1,64%. Il 63% della
popolazione ha tra 15 e 64 anni; il 31%, meno di 15. Per quel che
riguarda la composizione etnica, l'80% è turco, il 20% curdo.
La lingua ufficiale è il turco, e sono diffusi il curdo e
l'arabo.
La religione preponderante è la musulmano-sunnita (98%). Il
restante 2% è composto da cristiani ed ebrei.
La diffusione dell'integralismo islamico ha provocato
un'incrinatura nei rapporti tra sunniti, sciiti e laici.
Per quel che riguarda l'alfabetizzazione, l'82,3% della
popolazione totale al di sopra dei dieci anni sa leggere e
scrivere. E' alfabetizzato il 91,7% degli uomini e il 72,4% delle
donne.(stime del 1995).
La forza lavoro in Turchia è stimata in circa 21,3 milioni di
unità, di cui il 47% occupato in agricoltura, il 33% nei servizi
e il 20% nell'industria. (stime del 1995).
Il tasso di disoccupazione è del 6,3%, mentre un altro 6,3% è
considerato ufficialmente sottoccupato.
Per quanto concerne i flussi migratori verso l'Unione europea, la
Turchia rappresenta un caso eccezionale. I cittadini turchi
legalmente residenti nell'Unione europea erano, nel 1993, 2,3
milioni, di cui l'85,8% in Europa Centrale, con una fortissima
concentrazione in Germania. I cittadini turchi legalmente
residenti in Italia sono invece, al 31 dicembre 1997, poco più
di 5000, in crescita del 16% rispetto alla rilevazione dell'anno
precedente.
ECONOMIA
Il programma economico del Governo turco ha come obiettivo la
lotta all'inflazione, che nel 1997 ha raggiunto il 99%, con
interventi quali la riforma del sistema sociale, la riforma
fiscale, la riduzione del bilancio pubblico e del deficit della
bilancia commerciale. La spirale inflazionistica, che appare
determinata da diversi fattori di cui i più importanti sono il
deficit del bilancio pubblico, la politica monetaria accomodante
e l'uso di valute di riferimento forti, oltre a provocare crisi
di liquidità ha anche portato disparità nella distribuzione del
reddito e quindi tensioni sociali.
Il deficit complessivo del settore pubblico ha raggiunto circa il
10% del PIL. Il governo attuale sta cercando di risolvere il
problema fiscale accelerando il programma di privatizzazioni,
mentre per l'inflazione è stato fissato un obiettivo ambizioso
che sarà molto difficile raggiungere nei tre anni previsti.
Secondo stime del 1996 il PIL è pari a 379,1 miliardi di
dollari, con una crescita annua del 7% e un PIL pro capite di
6.100 dollari (parità del potere di acquisto).La ripartizione
per settori del prodotto interno lordo vede prevalere i servizi
con il 52%, seguiti dall'industria ( 33% )e l'agricoltura (15%).
Il tasso di crescita della produzione industriale
dall'agosto 1996 all'agosto 1997 ha superato il 10%. L'industria,
sviluppata solo di recente, contribuisce a migliorare il reddito
medio dei cittadini che comunque resta inferiore a quello dei
paesi industriali. Carbone, petrolio e uranio stanno assumendo
un'importanza decisiva nello sviluppo del settore energetico.
L'industria tessile è abbastanza sviluppata così come il
turismo.
Tabacco, cotone, cereali, olive e barbabietola da zucchero sono i
principali prodotti agricoli. Importante l'allevamento di
bestiame. Il Paese mira al rilancio agrario con un gigantesco
progetto di irrigazione nel sud-est dell'Anatolia che dovrebbe
permettere l'irrigazione di una superficie di oltre 1,6 milioni
di ettari, creare 3 milioni di posti di lavoro e far
quadruplicare il prodotto regionale lordo.
In generale la Turchia, malgrado le incertezze congiunturali ed i
problemi che incontra, conserva importanti potenzialità
economiche (costi di produzione concorrenziali, posizione
geografica strategica, 60 milioni di potenziali consumatori) che
dovrebbero promuoverne il ritorno sul cammino dell'espansione, ma
nonostante i passi avanti compiuti sarà comunque difficile fare
dei progressi permanenti nella riduzione del deficit e
dell'inflazione senza una energica riforma del sistema
pensionistico, una rapida privatizzazione, un miglioramento
dell'amministrazione tributaria e una ristrutturazione delle
imprese pubbliche economiche.
COMMERCIO
I rapporti economici tra Italia e Turchia sono favorevoli per
il nostro paese. Nei primi 8 mesi del 1997 l'interscambio è
stato di 8.177,7 miliardi di Lit. con un saldo attivo per
l'Italia di 3.993,1 mld Lit. confermando l'Italia secondo partner
commerciale della Turchia (come nei due anni precedenti) dopo la
Germania e prima degli Stati Uniti, con l'8,6% del mercato. Le
importazioni italiane sono state per 2.092,3 miliardi di lire e
le esportazioni per 6.085,4 miliardi.
L'Italia esporta: macchine industriali (alimentari tessili,
lavorazione pietra, materie plastiche, industria delle
costruzioni, pelle cuoio, lavorazione metalli) e apparecchi non
elettrici, parti staccate di autoveicoli, ferri e acciai
laminati, altri prodotti chimici organici e occupa un posto
importante tra i fornitori di abbigliamento, mobili, prodotti
ceramico-sanitari e calzature. Importa oli combustibili, frutta
secca, fibre artificiali e sintetiche e loro cascami.
Il governo turco sta cercando di incrementare gli scambi con
altri paesi dell'area, anche se, malgrado la grande importanza
che da parte turca si attribuisce all'entrata in vigore
dell'Unione doganale, le piccole e medie imprese turche hanno
incontrato problemi di adeguamento alla concorrenza di produzioni
tecnologicamente più avanzate.
Per quanto riguarda gli investimenti, il ruolo dell'Italia è
rimasto limitato. Il nostro paese occupa infatti solo il quinto
posto nella graduatoria dei paesi dell'U.E. Nonostante ciò, il
contributo dato dall'imprenditoria italiana allo sviluppo
economico della Turchia è stato considerevole, grazie a
joint-ventures e ad importanti lavori infrastrutturali. Ad un
aumento della presenza italiana in Turchia mira l'Accordo di
cooperazione per la promozione delle piccole imprese firmato
nell'ottobre 1996, in occasione della visita in Italia del
presidente Demirel.
E' da segnalare che alcune nostre imprese hanno avuto seri
problemi per l'annullamento, dovuto a conflittualità tra partiti
politici, di importanti gare già aggiudicate, e che alcune
banche hanno subito gravi perdite a seguito del fallimento di tre
banche private turche.
Il volume di commercio con i paesi dell'area mediterranea era,
nel 1993, di 1,1 miliardi di ECU. Esso fa della Turchia il paese
più attivo dell'area, con interscambi che toccano tutti i
partner del Maghreb e del Medio Oriente.
31/07/1998 webmaster@euganeo.it |
il collegio senatoriale
di Tino Bedin |