Nella Legge Comunitaria
Sulla fasta fresca passo indietro della destra
Rinviata l'applicazione delle garanzie per i consumatori
Nella Legge Comunitaria 2002, approvata lo scorso 23 gennaio, c'è una disposizione che cancella le garanzie introdotte precedentemente dal Senato riguardo la fasta alimentare fresca e delega la materia al governo. Il senatore Tino Bedin aveva presentato un emendamento per ripristinare il testo precedente, ma è stato respinto dalla maggioranza. Riportiamo l'illustrazione dell'emendamento.
di Tino Bedin
L'articolo 12 sostituisce interamente il testo approvato dal Senato e delega il Governo a modificare l'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 187 del 2001, in base a criteri direttivi che prevedono un regime differenziato per il termine di durabilità delle "paste alimentari fresche" e delle "paste alimentari fresche pastorizzate" da vendersi sfuse. Ricordo che il Senato aveva previsto l'abrogazione dell'articolo 36 della legge 1° marzo 2002, n. 39, in materia di produzione e commercializzazione di sfarinati e paste alimentari, ai fini di una maggiore garanzia dei consumatori. Prima che sul contenuto della modifica, esprimo la nostra forte perplessità - anzi opposizione - perché si passa dalla applicazione diretta alla delega. In tema di salubrità alimentare e di sicurezza dei cibi esiste oggi una alta sensibilità sociale, che richiede la massima trasparenza del legislatore. Questa trasparenza non è attualmente assicurata dal nostro governo che non trasmettendo al Parlamento gli atti preparatori della normativa europea - così come codificato dal Trattato di Amsterdam e come confermato dal Trattato di Nizza - non dà la necessaria pubblicità al percorso delle decisioni. Certo anche l'attività parlamentare risulta in questa fase poco attenta. Se alla scarsa trasparenza nella decisione che l'Italia concorre a prendere a Bruxelles, si aggiunge la delega per il recepimento, si determina un ulteriore elemento di opacità e di discrezionalità che i consumatori non sono oggi più disponibili ad accettare. Nella norma specifica delle paste alimentari il rischio è ancora più probabile. Sul piano formale devo infatti rilevare che la norma introdotta dalla Camera prevede un meccanismo che avrebbe dovuto essere oggetto di preventiva notifica alla Commissione europea. Non essendoci stata la notifica preventiva, noi corriamo il rischio che la volontà espressa dal Senato venga del tutto elusa dalla delega, in quanto il governo potrà orientarsi ad applicarla tenendo conto di successive indicazioni comunitarie sulle quali il Parlamento non sarà per nulla coinvolto. Mi sembra giusto quindi che il Senato chieda che in tema di qualità e sicurezza alimentare il governo si impegni nelle prossime leggi comunitarie all'applicazione diretta della normativa europea, evitando la delega. Devo poi manifestare una forte perplessità sul nuovo testo dell'articolo 12. Sul piano del contenuto è senz'altro più giusta la scelta dell'abrogazione dell'articolo 36 della legge n. 39 del 2002 proposta nel testo del Senato. Per questo ho proposto di ripristinare il testo approvato dal Senato o, in subordine, potrebbe essere utile la fissazione di un termine per la commercializzazione delle paste fresche pastorizzate sfuse. La materia è infatti di forte interesse per i consumatori, ma è anche una materia sulla quale per le caratteristiche dei nostri artigiani alimentari l'Italia potrebbe svolgere azione di guida a livello europeo. E non solo perché in generale cresce la sensibilità europea sulla specificità alimentare, ma proprio in riferimento al prodotto di cui stiamo parlando, cioè le paste alimentari. All'inizio di dicembre il Parlamento europeo (con 387 voti a favore, 41 contro e 15 astensioni) ha adottato la relazione di Fruteau (Pse francese) ed ha modificato una proposta della Commissione sulla protezione degli indicatori geografici e delle denominazioni di origine chiedendo la registrazione di nuovi prodotti: tra i nuovi prodotti c'è appunto la pasta alimentare, oltre alla pasta di mostarda. Colgo il tema della qualità alimentare per segnalare che dopo aver perso la battaglia per l'Agenzia europea sulla sicurezza alimentare al Consiglio europeo di Laeken un anno fa, il governo italiano non è riuscito in dodici mesi a costruire il consenso necessario sulla sede; ma in questa fase ci interesserebbe sapere quale è il contributo di indirizzi e di contenuto e di risorse umane che l'Italia sta dando all'Agenzia che intanto è stata costituita e che funziona a Bruxelles. Chiediamo che nella relazione sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo europeo ci sia un capitolo specifico dedicato agli alimenti, sia in riferimento all'azione in Europa, sia relativamente all'applicazione degli accordi di Doha per il commercio mondiale o alle trattative in corso in questo ambito.
23 gennaio 2003 |