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Più peso al Parlamento italiano nel futuro europeo
La centralità del Veneto in Europa:
un'opportunità da spendere con l’Euro

di Tino Bedin

Il Veneto è probabilmente la regione che maggiormente trarrà vantaggio dalla partecipazione dell'Italia alla fase costitutiva dell'Unione monetaria. Nessun'altra regione italiana "cambierà" come la nostra. Saranno vantaggi di carattere economico, perché il Veneto avrà la possibilità di gareggiare alla pari con le regioni dell'Unione che in Germania e in Francia hanno lo stesso tipo di capacità produttiva. Ma sarà anche un vantaggio politico, perché il Veneto è direttamente interessato dall'ampliamento dell'Unione Europea verso Est.
Una delle ragioni della "centralità" politica attuale del Veneto (di cui con difficoltà a livello nazionale si coglie il valore e che a livello locale qualcuno restringe al separatismo) è data dalla possibilità che si è aperta dopo la sconfitta del comunismo di ricostituire quell'area di libero scambio economico che in passato si è espressa politicamente nell'impero austroungarico e che assegnava al Veneto il ruolo di cerniera tra il Mediterraneo e il centro Europa.
Quest'area è destinata nel giro di pochi anni a ricostituirsi. La Cechia, la Slovacchia (repubblica protagonista all'ultima Fiera Campionaria di Padova), l'Ungheria saranno fra le prime nazioni ad associarsi all'Unione. In questo spazio economico il Veneto ha concorrenti ed opportunità: essendo tra i primi nell'Unione monetaria, l'Italia è al tavolo più importante della trattativa e quindi può valorizzare appieno il ruolo del Veneto in questa area.
E' dunque con la consapevolezza di fare gli interessi dei veneti che sostengo la politica di Prodi incentrata sull'Europa.
Ed è perché credo nella necessità dei veneti di poter dire la loro sulle decisioni che ci riguarderanno che sto operando perché anche il Parlamento italiano possa esprimersi sulle decisioni dell'Unione Europea.
Finora i parlamenti hanno "dovuto" approvare quello che decideva Bruxelles, attraverso l'opera dei governi. Il Parlamento Europeo non ha i poteri dei parlamenti nazionali e i parlamenti nazionali perdono trasferiscono poteri crescenti all'Unione. Tutto questo ha creato spesso difficoltà, che ultimamente sono andate crescendo, proprio perché crescente è la parte della vita sociale sulla quale decide l'Unione Europea.
Molti hanno sentito, patito, imprecato, ad esempio, la normativa europea sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: non perché il modello veneto non abbia a cuore la vita umana, ma perché regole misurate su dimensioni aziendali medie europee diventano soffocanti e a volte grottesche se calate nella piccola impresa e nel lavoro autonomo diffusi nella nostra regione. A quella normativa l'Italia si è adeguata, ma solo dopo che essa era stata decisa. Nessun parlamentare italiano ha avuto modo di partecipare alla sua "confezione".
Ecco quello che sono impegnato a superare, nella mia qualità di presidente della Giunta per gli Affari europei del Senato: fare dell'Italia una "regione" europea perché costruisce l'Europa non solo delle monete ma l'Europa della vita quotidiana attraverso leggi e regolamenti che ci "assomiglino" un po' di più.
L'esigenza non è solo italiana: i miei colleghi tedeschi ed irlandesi, francesi soprattutto ma anche danesi, la pensano allo stesso modo. Un segno che l'Europa sta davvero diventando un'Unione.

 


02/05/1998
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