i-t06
Più peso al Parlamento
italiano nel futuro europeo
La centralità del
Veneto in Europa:
un'opportunità da spendere con lEuro
di Tino Bedin
Il Veneto è probabilmente la regione che maggiormente trarrà
vantaggio dalla partecipazione dell'Italia alla fase costitutiva
dell'Unione monetaria. Nessun'altra regione italiana
"cambierà" come la nostra. Saranno vantaggi di
carattere economico, perché il Veneto avrà la possibilità di
gareggiare alla pari con le regioni dell'Unione che in Germania e
in Francia hanno lo stesso tipo di capacità produttiva. Ma sarà
anche un vantaggio politico, perché il Veneto è direttamente
interessato dall'ampliamento dell'Unione Europea verso Est.
Una delle ragioni della "centralità" politica attuale
del Veneto (di cui con difficoltà a livello nazionale si coglie
il valore e che a livello locale qualcuno restringe al
separatismo) è data dalla possibilità che si è aperta dopo la
sconfitta del comunismo di ricostituire quell'area di libero
scambio economico che in passato si è espressa politicamente
nell'impero austroungarico e che assegnava al Veneto il ruolo di
cerniera tra il Mediterraneo e il centro
Europa.
Quest'area è destinata nel giro di pochi anni a ricostituirsi.
La Cechia, la Slovacchia (repubblica protagonista all'ultima Fiera Campionaria di Padova),
l'Ungheria saranno fra le prime nazioni ad associarsi all'Unione.
In questo spazio economico il Veneto ha concorrenti ed
opportunità: essendo tra i primi nell'Unione monetaria, l'Italia
è al tavolo più importante della trattativa e quindi può
valorizzare appieno il ruolo del Veneto in questa area.
E' dunque con la consapevolezza di fare gli interessi dei veneti
che sostengo la politica di Prodi incentrata sull'Europa.
Ed è perché credo nella necessità dei veneti di poter dire la
loro sulle decisioni che ci riguarderanno che sto operando
perché anche il Parlamento italiano possa esprimersi sulle
decisioni dell'Unione Europea.
Finora i parlamenti hanno "dovuto" approvare quello che
decideva Bruxelles, attraverso l'opera dei governi. Il Parlamento Europeo
non ha i poteri dei parlamenti nazionali e i parlamenti nazionali
perdono trasferiscono poteri crescenti all'Unione. Tutto questo
ha creato spesso difficoltà, che ultimamente sono andate
crescendo, proprio perché crescente è la parte della vita
sociale sulla quale decide l'Unione Europea.
Molti hanno sentito, patito, imprecato, ad esempio, la normativa
europea sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: non perché il
modello veneto non abbia a cuore la vita umana, ma perché regole
misurate su dimensioni aziendali medie europee diventano
soffocanti e a volte grottesche se calate nella piccola impresa e
nel lavoro autonomo diffusi nella nostra regione. A quella
normativa l'Italia si è adeguata, ma solo dopo che essa era
stata decisa. Nessun parlamentare italiano ha avuto modo di
partecipare alla sua "confezione".
Ecco quello che sono impegnato a superare, nella mia qualità di
presidente della Giunta per gli Affari europei del Senato:
fare dell'Italia una "regione" europea perché
costruisce l'Europa non solo delle monete ma l'Europa della vita
quotidiana attraverso leggi e regolamenti che ci
"assomiglino" un po' di più.
L'esigenza non è solo italiana: i miei colleghi tedeschi ed
irlandesi, francesi soprattutto ma anche danesi, la pensano allo
stesso modo. Un segno che l'Europa sta davvero diventando
un'Unione.
02/05/1998 webmaster@euganeo.it |
il collegio senatoriale
di Tino Bedin |