1. KOSSOVO Un quadro pesante di atrocità durante loccupazione militare
serba.
Il rebus UCK e partecipazione e ruolo della Russia nella forza multinazionale
al centro delle questioni. Infruttuosi fino ad ora i colloqui di Helsinki sul ruolo e la
dislocazione delle forze di Mosca nell'ambito della KFOR. Cohen relativamente ottimista: i
colloqui continuano oggi. Laccordo, quasi raggiunto, si è finora arenato sulla
richiesta russa di un settore del territorio; americani ed europei sono contrari per il
timore che conduca ad una spartizione di fatto e perché complicherebbe il già difficile
compito della NATO di disarmare e "controllare" lUCK.
Prove sempre più evidenti ed agghiaccianti delle atrocità commesse dalle milizie
paramilitari serbe. I francesi parlano di probabili enormi fosse comuni Il Ministero della
Difesa britannica avanza una stima di diecimila morti fra la popolazione civile albanese,
in circa cento siti. Attentato contro un blindato italiano a Klina: l'obiettivo era
probabilmente un mezzo serbo in fuga.
Prosegue incessante il contro-esodo degli albanesi, nonostante il grave pericolo delle
mine che hanno già cominciato a mietere le prime vittime. Anche i serbi continuano ad
abbandonare la regione, sordi a qualsiasi appello a rimanere.
Mentre sembra farsi sempre più problematica e densa di rischi la situazione soprattutto
in quelle aree della regione ancora non completamente evacuate dalle truppe di Belgrado ma
già raggiunte dai miliziani dell'UCK - si segnalano violenti scontri a Klina, circa 25 km
da Pec - proseguono i contatti tra la KFOR ed i vertici dell'UCK per concordare il disarmo
delle milizie indipendentiste. Queste, d'altra parte, continuano a godere di un indubbio
vantaggio sul terreno: ieri le avanguardie dell'UCK sono entrate a Pec - dove si parla di
migliaia di serbi in fuga - ed il loro comandante si è autoproclamato sindaco della
città. Oggi a Bruxelles in programma il Consiglio Atlantico: all'esame il piano NATO che
prevede il disarmo degli albanesi in massimo trenta giorno. Da parte sua l'UCK avrebbe
confermato l'intenzione di non disarmare fin quando da parte russa non si accetti di porsi
sotto il comando dell'Alleanza. Ma, anche qualora ciò avvenisse, sarebbe tutta da
verificare la capacità dello Stato maggiore UCK di farsi obbedire dalle proprie milizie
sul campo.
Ad Helsinki, dopo due giorni di colloqui, le delegazioni degli Stati Uniti e della Russia
non riescono ancora a trovare un accordo soddisfacente sul ruolo e la dislocazione delle
forze di Mosca nell'ambito della KFOR. Dopo momenti di tensione che avrebbero anche fatto
parlate di ipotesi di rottura, i rispettivi Ministri della Difesa Cohen e Serghiev
dovrebbero oggi riprendere le trattative. Mosca continua ad insistere per uno specifico
settore, da parte NATO si continuano ad avere forti riserve in merito.
Più prosegue la presa di controllo del territorio da parte dello KFOR, più evidenti ed
impressionanti diventano le prove delle atrocità commesse da parte serba contro la
popolazione civile albanese nella regione durante i due mesi e mezzo di attività bellica.
Da parte britannica si sostiene di avere prove di oltre cento massacri, con un numero di
vittime che si aggirerebbe attorno ai 10.000. Nel comando della polizia jugoslava a
Pristina sarebbe stata scoperta una vera e propria camera della tortura, con strumenti di
supplizio di medievale memoria. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate francesi parla di
grandi fosse comuni scoperte nel proprio settore di competenza nel Kossovo, in particolare
a Mitrovica e Vlastica, nel sud-est della regione.
Si calcola in quasi 30.000 il numero di albanesi che hanno già abbandonato i campi
profughi per far ritorno nei villaggi o nelle città kossovare. Si tratta di un
contro-esodo non privo di rischi, soprattutto per quanto riguarda la presenza di mine e
trappole disseminate dalle truppe e milizie serbe in ritirata: già si cominciano a
contare le prime vittime. Inoltre spesso i profughi non ritrovano quasi nulla di quel che
avevano lasciato al momento della fuga. Ciò determinerebbe un movimento di andata e
ritorno, in particolare tra Kukes, il valico di Morini ed il Kossovo, che starebbe creando
non pochi problemi nella già caotica situazione dell'area. Comunque il ritorno anticipato
dei profughi presso i centri ed i villaggi sembra ormai inarrestabile, alimentato anche
dalle centinaia di migliaia di "profughi dei boschi", quei kossovari che non
avevano raggiunto l'Albania e la Macedonia, ma erano rimasti, sopravvivendo tra
innumerevoli stenti, nelle zone più impervie della regione.
Parimente inarrestabile sembra l'esodo della popolazione serba dal Kossovo, diretta,
spesso sotto la minaccia delle armi dell'UCK, verso le città della Serbia meridionale e
la stessa Belgrado. A nulla sembrano valere gli appelli che provengono da più parti
affinché restino nelle loro case: da ieri lo stesso Patriarca della Chiesa Ortodossa
serba, Pavle, si troverebbe in Kossovo, nel monastero di Gracanica, per rafforzare anche
con la sua presenza l'appello a restare.
Il fronte interno jugoslavo continua ad essere dominato dalla questione Milosevic. La
ferma presa di posizione proprio della Chiesa contro il suo governo non è passato sotto
silenzio: la stampa più allineata sulle posizioni governative criticava, spesso in modo
violento, l'iniziativa del Santo Sinodo. Il leader ultra-nazionalista Seselj chiede
elezioni anticipate e nazionaliste dalle quali sarebbero escluse le forze di opposizione.
Nel frattempo la Romania ha dichiarato Milosevic, la sua famiglia ed il suo entourage
persone indesiderabili.
2. BELGIO La diossina porta al collasso alcuni settori
economici. Pesanti ricadute sull'economia dello scandalo della diossina. Praticamente al
collasso le esportazioni in alcuni settori mentre evidenti ripercussioni si cominciano a
registrare anche sul fronte occupazionale.
La Federazione delle Industrie Alimentari belghe avrebbe stimato in circa 2.500 miliardi
di lire le perdite presumibilmente causate dalla conseguenza connesse con la scoperta di
grassi contaminati alla diossina nei mangimi venduti da un'azienda fiamminga a numerosi
produttori belgi, francesi ed olandesi. Particolarmente pesanti le ripercussioni sulle
esportazioni dei prodotti alimentari, che rappresentano la quota dell'11% del totale delle
esportazioni del paese: praticamente al collasso quelle della carne, ma molto vicino la
blocco anche quelle riguardanti il latte ed i prodotti derivati, con perdite che si
aggirerebbero su centinaia di miliardi. Ed i calcoli andrebbero per difetto, non prendendo
in considerazione l'industria collegata, dai panifici a quella dolciaria e della
cioccolata.
La crisi della diossina avrebbe inoltre già avuto diretti impatti anche sull'occupazione:
si parla di circa 25.000 posti di lavoro persi in poco più di una settimana.
In questo quadro il paese è anche alle prese con una difficile crisi politica, dopo il
risultato delle elezioni politiche di domenica scorsa. Sarebbero già in corso contatti
tra il Sovrano ed i vertici del Partito Liberale - ritornato primo partito in Belgio dopo
circa cinquant'anni a scapito dei Cristiano-sociali - per l'incarico a formare un nuovo
governo dalla maggioranza ancora da inventare.
3. FRANCIA In disaccordo con gli Usa solo sullIraq. Negli incontri a Parigi del Presidente Clinton con il Capo dello Stato francese
Chirac ed il Primo Ministro Jospin emergerebbe una sostanziale convergenza di vedute tra i
due paesi. Unico punto di disaccordo l'Iraq.
La crisi del Kossovo ha avvicinato significativamente Parigi e Washington.
Il Presidente americano ha avuto un lungo colloquio, protrattosi per più di due ore, con
il suo omologo francese ed uno più breve con Jospin. Washington e Parigi sembrano avere
punti di vista sostanzialmente concordi sulla situazione nel Kossovo, sul processo di pace
in Medio Oriente alla luce del cambiamento di governo in Israele nonché sulla
preparazione del vertice G8 in programma da oggi a Colonia. Sembrano invece sussistere
notevoli divergenze sull'atteggiamento da tenere nei confronti dell'Iraq, dove da parte
francese si contesterebbe la linea di forte intransigenza finora tenuta da Washington
verso Baghdad.
Per quanto riguarda specificamente la Jugoslavia, il Presidente francese Chirac si sarebbe
associato alle posizioni di Clinton circa l'impossibilità di concedere aiuti per la
ricostruzione fintanto che Milosevic resti al potere a Belgrado. Ciò peraltro non
escluderebbe la concessioni di aiuti alla Serbia che abbiano però un carattere
prettamente umanitario.
4. IRAQ La proposta anglo-olandese sulle sanzioni. Cautela è stata espressa dalle Autorità di Baghdad circa la proposta anglo-
olandese di sospensione delle sanzioni sulle esportazioni di petrolio imposte dalle
Nazioni Unite all'Iraq. La proposta, che dovrebbe essere presentata in Consiglio di
Sicurezza entro venerdì, è comunque vincolata agli stessi meccanismi di attuazione della
risoluzione "oil for food".
Per il regime iracheno, che ha sempre richiesto la completa levata delle sanzioni, la
proposta anglo-olandese appare comunque insufficiente. Non va inoltre dimenticato che
l'Iraq incontra già difficoltà a raggiungere i tetti di produzione di petrolio
consentiti dalla risoluzione "oil for food", a causa dei danni ai pozzi arrecati
dai bombardamenti e dei bassi prezzi del greggio, per cui la levata delle sanzioni sulle
esportazioni petrolifere potrebbe rivelarsi un esercizio puramente teorico o comunque con
scarsissimi effetti pratici.
La discussione in sede di Nazioni Unite potrebbe comunque innescare un più ampio processo
di revisione del regime sanzionatorio nei confronti di Baghdad, mentre la recente ripresa
dei prezzi del petrolio potrebbe migliorare col tempo le capacità produttive irachene.
5. CONSIGLIO EUROPEO TRASPORTI Daccordo su un
sistema unico di navigazione satellitare. Via libera dai Ministri dei Trasporti dei Quindici ad un sistema europeo di
navigazione satellitare. L'investimento previsto per i prossimi due anni di 2,2 miliardi
di Euro.
A gestire la realizzazione del progetto sarà innanzi tutto chiamata l'Agenzia Spaziale
Europea e tra le società maggiormente coinvolte dovrebbero esservi la Daimler-Chrysler
Aerospace, l'Alcatel, l'Alenia e la Matra Marconi. Il progetto, denominato
"Galileo", dovrebbe essere operativo a partire dal 2008.
6. COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO A Roma il
presidente. Il Ministro Dini ha incontrato alla Farnesina il Presidente del Comitato
Economico e Sociale dell'UE, l'on. Beatrice Rangoni-Macchiavelli. Sottolineato il ruolo e
l'importanza del Comitato, istanza rappresentativa degli interessi delle varie categorie
della vita produttiva dell'Unione. Il Presidente del CES è stata inoltre ricevuta dal
Presidente della Repubblica e dal Presidente della Camera e dai Ministri del Lavoro e
delle Politiche Comunitarie.