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Giorni dell'Europa

Martedì 1 giugno 1999

1. JUGOSLAVIA – Accettabili i principi del G8.
La Jugoslavia accetta ufficialmente i principi sanciti nel documento elaborato dal G8. Il passo formale del governo di Milosevic, nonostante non abbia prodotto la sospensione dei bombardamenti sulla RFJ, sembra porsi come un buon auspicio per gli sviluppi politico-diplomatici che potrebbero verificarsi tra oggi e domani a seguito degli incontri previsti per oggi a Bonn tra Cernomyrdin, Talbott, Athisaari, e Schroeder e quello, si spera risolutivo, che dovrebbe avere luogo domani a Belgrado, cui dovrebbe partecipare il presidente finlandese.
Dapprima con una dichiarazione a margine di una riunione del Governo a Belgrado e successivamente con l'invio di una lettera ufficiale, a firma del Ministro degli esteri, Jovanovic, all'Unione Europea, la RFJ ha reso noto che intende accettare i principi del G8 per una soluzione pacifica del conflitto in Kosovo. Nella dichiarazione jugoslava, in cui continuano ad essere presenti toni propagandistici, si esorta l'Onu, entro la cui cornice formale dovrà inquadrarsi la soluzione della crisi, a prendere l'iniziativa. Belgrado fa anche riferimento ai vari colloqui avuti da Milosevic con Cernomyrdin, lasciando con ciò intendere che ormai il quadro della soluzione è quello delineato: risoluzione del CdS che riprenda i principi della dichiarazione del G8 e che sancisca una "mappatura" dell'intervento della forza multinazionale che sia accettabile da tutte le parti in causa. L'incontro delle rispettive volontà potrebbe avvenire nel prossimo incontro tra Milosevic e Cernomyrdin che dovrebbe aver luogo presto, forse anche domani, a Belgrado ed a cui sembra abbastanza verosimile che partecipi il presidente finlandese Athisaari. E' significativo che ad accompagnare il mediatore russo per la prima volta vi sia anche un rappresentante di un governo occidentale, sebbene non coinvolto nelle operazioni militari. Durante il loro viaggio a Belgrado, come ha tenuto a sottolineare lo stesso presidente finlandese, non dovrebbero svolgersi veri e propri negoziati, ma i due tenteranno di spiegare al leader serbo le varie implicazioni del piano di pace messo a punto congiuntamente da Nato, Ue e Russia, e che prevede il coinvolgimento dell'Onu. A tal proposito ieri Cernomyrdin, la cui attività di mediazione sembra rinvigorita e maggiormente legittimata dal nuovo governo instauratosi a Mosca, ha incontrato a lungo il Ministro degli esteri slovacco Kukan, uno dei due rappresentanti speciali di Kofi Annan per il Kosovo. Oggi a Bonn si terrà una ulteriore riunione preparatoria tra Cernomyrdin, Athisaari e Strobe Talbott per mettere a punto gli ultimi dettagli prima del viaggio a Belgrado. A margine di tale riunione, Cernomyrdin dovrebbe incontrarsi anche con il Cancelliere Schroeder.
Le reazioni statunitensi alla dichiarazione jugoslava sono state improntate alla massima cautela. Maggiore soddisfazione è trapelata invece dai Ministri degli esteri dell'Unione, riuniti ieri a Bruxelles, in sede Consiglio Affari Generali, i quali avevano appena ribadito a Milosevic che era ormai giunto il momento di passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti. In particolare il Ministro Dini ha tenuto a rimarcare che l'accettazione dei principi del G8 da parte di Milosevic rende ancora più attuale la posizione del governo italiano.
Gli sviluppi sul piano diplomatico non hanno però impedito la continuazione delle attività belliche. Ancora una volta la capitale serba è stata oggetto di duri bombardamenti e ad essere colpite sono state in particolare le centrali elettriche, la cui disattivazione ha nuovamente lasciato al buio Belgrado e buona parte della Jugoslavia. Intanto la NATO non conferma le notizie di fonte serba secondo le quali ieri, a seguito di un bombardamento dell'aviazione NATO su Novi Pazar, sarebbero rimaste uccise 10 persone.

2. RUSSIA – Nominati due vice primi ministri.
Il Primo Ministro Stepashin nomina i nuovi vice-premier del suo esecutivo: Victor Khristienko al posto del dimissionario Zadornov - che diventa rappresentante speciale russo presso le IFI - incaricato delle questioni economiche e Ilya Glebanov responsabile della supervisione dell'apparato militar-industriale del paese.
Dopo le tensioni della settimana scorsa, che avevano portato alle repentine dimissioni di Zadornov dal posto di Primo Vice Primo Ministro e che avevano sollevato dubbi sulla tenuta stessa del premier, Stepashin sembra invece essere riuscito a segnare dei punti a suo favore nello scontro in atto tra i diversi gruppi di pressione che ruotano attorno al Cremlino. Le nomine dei nuovi vice-premier imprimono, infatti, in modo decisamente liberale l'esecutivo, soprattutto se paragonato al precedente governo guidato da Primakov: il ritorno del giovane Khristienko alla carica di vice primo ministro (ricoperta durante il breve governo dello scorso anno di Kirienko) consente, infatti, al premier di avere al controllo della macroeconomia del paese un fautore delle ricette liberali già applicate in passato e successivamente raffreddate dall'esecutivo Primakov. Inoltre, lo stesso Zadornov non è andato perso: assume, infatti, l'incarico di rappresentante russo preso le IFI, con il delicato compito di negoziare con il FMI il parziale scongelamento dei prestiti e di trattare con i club creditori di Parigi e Londra la ristrutturazione del sempre pesante debito estero russo, soprattutto quello risalentwe al periodo dell'ex URSS.
Di nuova creazione invece l'incarico dell'altro vice-premier Glebanov, che dovrebbe controllare e gestire l'ancora consistente ma inefficiente apparato militar-industriale del paese.
Dopo mesi di forte crisi e di ripiegamento su se stessa, si potrebbe quindi effettivamente prevedere una gestione più liberale dell'economia russa nei prossimi mesi. Non mancano tuttavia anche altri aspetti da tenere presente, in particolare l'accresciuto potere del c.d. gruppo degli "oligarchi", vicino al discusso finanziere Berezovski, che hanno uomini in posti chiave nel nuovo governo russo.

3. TURCHIA – Possibile la formazione di un nuovo governo.
Con un'abile pressione sui leaders dei tre partiti che formano il nuovo esecutivo guidato da Ecevit, il Presidente Demirel avrebbe sbloccato la situazione di stallo che bloccava la formazione del governo dopo le elezioni politiche dello scorso aprile.
I motivi che avrebbero spinto il Presidente a fare pressioni da un lato su Bulent Ecevit, per alcune sue dichiarazioni particolarmente aspre sui rapporti passati tra partito socialdemocratico e Lupi Grigi, e dall'altro sull'ex primo Ministro Mesut Ylmaz, del partito di centro-destra Anap, relativamente a sue richieste per il programma di governo, sembra vadano ricercati nella percezione dell'assenza di alternative alla colazione tripartita, data la aprioristica esclusione del partito filo-islamico, e dalla necessità di dotare la Turchia di un governo in tempi rapidi.
Inoltre, la considerazione che il prossimo anno si svolgeranno le elezioni presidenziali potrebbe aver spinto Demirel a gettare le basi per costituire una solida base parlamentare che possa sostenere sue eventuali aspirazioni di rielezione.
Ma gli osservatori più critici non mancano di sottolineare che la coalizione che forma il nuovo governo rimane minata da profonde divergenze ideologiche. Il dibattito politico turco negli ultimi mesi si è, infatti, concentrato su alcuni temi sensibili, che hanno fortemente spaccato il paese, con la sinistra da una parte ed i partiti conservatori dall'altra, senza contare la rigidità dei partiti religiosi. Molto si è dibattuto sulla durata dell'insegnamento pubblico obbligatorio: più tale periodo è lungo e minore è la possibilità per i giovani di frequentare scuole private, comprese quelle religiose gestite dall'Iman. Ma il punto cruciale del dibattito rimane l'abolizione della pena di morte, tema di strettissima attualità con l'apertura, avvenuta ieri, del processo Ocalan.

4. TURCHIA – Aperto il processo a Ocalan.
Si è aperto con un colpo di scena il processo al leader dell'PKK, Abdullah Ocalan. Questi ha affermato che i guerriglieri curdi devono deporre le armi, a condizione che la Turchia garantisca un'amnistia a lui ed agli esponenti dell'Pkk in carcere. Dietro le dichiarazioni di Ocalan ci sarebbe la convinzione, maturata durante i mesi di detenzione in Turchia, che una soluzione al problema turco può essere trovata solo democraticamente, "all'interno dei confini dello stato unitario turco".
Bisogna ora vedere quali saranno le reazioni all'interno dell'esercito di liberazione curdo, soprattutto se le dichiarazioni di Apo verranno lette come un tentativo per salvarsi la vita o come una nuova strategia politica maturata all'interno del movimento indipendentista curdo. Verosimilmente il PKK era al corrente delle posizioni che Ocalan avrebbe tenuto al processo, ciò nonostante ha continuato a assicurargli il proprio appoggio, probabilmente nella speranza che tale linea possa portare ad un qualche risultato tangibile per la causa curda: amnistia, garanzie per almeno i diritti culturali, fine della persecuzione nei confronti del partito filocurdo Hadep. Rimangono però da vedere le reazioni all'interno del PKK, ora che Ocalan ha fatto le sue dichiarazioni "in pubblico" e non più di fronte ad un magistrato inquirente nel procedimento pre-procedurale.

5. CONSIGLIO EUROPEO AFFARI GENERALI – Le prospettive dell’allargamento dell’Unione.
Kossovo e Patto di Stabilità per i Balcani ma non solo al centro delle discussioni dei Ministri degli Esteri dei Quindici a Bruxelles. La preparazione del Consiglio Europeo di Colonia ed un rapporto del Segretario Generale del Consiglio nella prospettiva di un'Unione allargata esaminate dal Consiglio.
I Ministri dei Quindici ribadiscono la necessità che Belgrado traduca in fermi, non ambigui e verificabili impegni le sua dichiarazioni di apertura, per giungere all'accettazione dei principi del G8 ed una susseguente risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Per questo i Quindici ribadiscono la forte pressione sulle autorità jugoslave per spingerle ad accettare le richieste della comunità internazionale per una soluzione politica del conflitto ed esprimono il pieno supporto dell'UE alla missione che il Presidente finlandese Ahtisaari potrebbe compiere a Belgrado nei prossimi giorni, in stretto contatto con Stati Uniti, Russia e Nazioni Unite.
Largo spazio è stato dedicato anche al Patto di stabilità per i Balcani. Il Consiglio ha sottolineato che "l'UE è pronta a portare i paesi della regione più vicini alla prospettiva di una piena integrazione nelle sue strutture", accogliendo le indicazioni della Commissione per un nuovo tipo di relazioni "progressive" con questi paesi, secondo un approccio di tipo regionale. Il Consiglio stesso si impegna ad esaminare al più presto le proposte della Commissione per giungere alla formulazione di una politica globale per i Balcani.
Sono stati esaminati anche lo stato di preparazione dei dossier relativi ai due imminenti vertici dell'UE rispettivamente con gli Stati Uniti, il Canada ed il Giappone nonché i testi della dichiarazione politica e dei principi di azione comuni per il vertice di Rio de Janeiro tra l'UE e l'America latina, che il Consiglio sarà chiamato ad adottare per le parti concordate a 15 affinché la Presidenza possa comunicarle alla controparte.
Per l'Italia erano presenti ai lavori in Ministro Dini ed il Sottosegretario Ranieri.

Giorni dell'Europa


31 luglio 1999
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