La Jugoslavia accetta ufficialmente i principi sanciti nel documento elaborato
dal G8. Il passo formale del governo di Milosevic, nonostante non abbia prodotto la
sospensione dei bombardamenti sulla RFJ, sembra porsi come un buon auspicio per gli
sviluppi politico-diplomatici che potrebbero verificarsi tra oggi e domani a seguito degli
incontri previsti per oggi a Bonn tra Cernomyrdin, Talbott, Athisaari, e Schroeder e
quello, si spera risolutivo, che dovrebbe avere luogo domani a Belgrado, cui dovrebbe
partecipare il presidente finlandese.
Dapprima con una dichiarazione a margine di una riunione del Governo a Belgrado e
successivamente con l'invio di una lettera ufficiale, a firma del Ministro degli esteri,
Jovanovic, all'Unione Europea, la RFJ ha reso noto che intende accettare i principi del G8
per una soluzione pacifica del conflitto in Kosovo. Nella dichiarazione jugoslava, in cui
continuano ad essere presenti toni propagandistici, si esorta l'Onu, entro la cui cornice
formale dovrà inquadrarsi la soluzione della crisi, a prendere l'iniziativa. Belgrado fa
anche riferimento ai vari colloqui avuti da Milosevic con Cernomyrdin, lasciando con ciò
intendere che ormai il quadro della soluzione è quello delineato: risoluzione del CdS che
riprenda i principi della dichiarazione del G8 e che sancisca una "mappatura"
dell'intervento della forza multinazionale che sia accettabile da tutte le parti in causa.
L'incontro delle rispettive volontà potrebbe avvenire nel prossimo incontro tra Milosevic
e Cernomyrdin che dovrebbe aver luogo presto, forse anche domani, a Belgrado ed a cui
sembra abbastanza verosimile che partecipi il presidente finlandese Athisaari. E'
significativo che ad accompagnare il mediatore russo per la prima volta vi sia anche un
rappresentante di un governo occidentale, sebbene non coinvolto nelle operazioni militari.
Durante il loro viaggio a Belgrado, come ha tenuto a sottolineare lo stesso presidente
finlandese, non dovrebbero svolgersi veri e propri negoziati, ma i due tenteranno di
spiegare al leader serbo le varie implicazioni del piano di pace messo a punto
congiuntamente da Nato, Ue e Russia, e che prevede il coinvolgimento dell'Onu. A tal
proposito ieri Cernomyrdin, la cui attività di mediazione sembra rinvigorita e
maggiormente legittimata dal nuovo governo instauratosi a Mosca, ha incontrato a lungo il
Ministro degli esteri slovacco Kukan, uno dei due rappresentanti speciali di Kofi Annan
per il Kosovo. Oggi a Bonn si terrà una ulteriore riunione preparatoria tra Cernomyrdin,
Athisaari e Strobe Talbott per mettere a punto gli ultimi dettagli prima del viaggio a
Belgrado. A margine di tale riunione, Cernomyrdin dovrebbe incontrarsi anche con il
Cancelliere Schroeder.
Le reazioni statunitensi alla dichiarazione jugoslava sono state improntate alla massima
cautela. Maggiore soddisfazione è trapelata invece dai Ministri degli esteri dell'Unione,
riuniti ieri a Bruxelles, in sede Consiglio Affari Generali, i quali avevano appena
ribadito a Milosevic che era ormai giunto il momento di passare dalle dichiarazioni di
principio ai fatti. In particolare il Ministro Dini ha tenuto a rimarcare che
l'accettazione dei principi del G8 da parte di Milosevic rende ancora più attuale la
posizione del governo italiano.
Gli sviluppi sul piano diplomatico non hanno però impedito la continuazione delle
attività belliche. Ancora una volta la capitale serba è stata oggetto di duri
bombardamenti e ad essere colpite sono state in particolare le centrali elettriche, la cui
disattivazione ha nuovamente lasciato al buio Belgrado e buona parte della Jugoslavia.
Intanto la NATO non conferma le notizie di fonte serba secondo le quali ieri, a seguito di
un bombardamento dell'aviazione NATO su Novi Pazar, sarebbero rimaste uccise 10 persone.
2. RUSSIA Nominati due vice primi ministri. Il Primo Ministro Stepashin nomina i nuovi vice-premier del suo esecutivo:
Victor Khristienko al posto del dimissionario Zadornov - che diventa rappresentante
speciale russo presso le IFI - incaricato delle questioni economiche e Ilya Glebanov
responsabile della supervisione dell'apparato militar-industriale del paese.
Dopo le tensioni della settimana scorsa, che avevano portato alle repentine dimissioni di
Zadornov dal posto di Primo Vice Primo Ministro e che avevano sollevato dubbi sulla tenuta
stessa del premier, Stepashin sembra invece essere riuscito a segnare dei punti a suo
favore nello scontro in atto tra i diversi gruppi di pressione che ruotano attorno al
Cremlino. Le nomine dei nuovi vice-premier imprimono, infatti, in modo decisamente
liberale l'esecutivo, soprattutto se paragonato al precedente governo guidato da Primakov:
il ritorno del giovane Khristienko alla carica di vice primo ministro (ricoperta durante
il breve governo dello scorso anno di Kirienko) consente, infatti, al premier di avere al
controllo della macroeconomia del paese un fautore delle ricette liberali già applicate
in passato e successivamente raffreddate dall'esecutivo Primakov. Inoltre, lo stesso
Zadornov non è andato perso: assume, infatti, l'incarico di rappresentante russo preso le
IFI, con il delicato compito di negoziare con il FMI il parziale scongelamento dei
prestiti e di trattare con i club creditori di Parigi e Londra la ristrutturazione del
sempre pesante debito estero russo, soprattutto quello risalentwe al periodo dell'ex URSS.
Di nuova creazione invece l'incarico dell'altro vice-premier Glebanov, che dovrebbe
controllare e gestire l'ancora consistente ma inefficiente apparato militar-industriale
del paese.
Dopo mesi di forte crisi e di ripiegamento su se stessa, si potrebbe quindi effettivamente
prevedere una gestione più liberale dell'economia russa nei prossimi mesi. Non mancano
tuttavia anche altri aspetti da tenere presente, in particolare l'accresciuto potere del
c.d. gruppo degli "oligarchi", vicino al discusso finanziere Berezovski, che
hanno uomini in posti chiave nel nuovo governo russo.
3. TURCHIA Possibile la formazione di un nuovo governo. Con un'abile pressione sui leaders dei tre partiti che formano il nuovo
esecutivo guidato da Ecevit, il Presidente Demirel avrebbe sbloccato la situazione di
stallo che bloccava la formazione del governo dopo le elezioni politiche dello scorso
aprile.
I motivi che avrebbero spinto il Presidente a fare pressioni da un lato su Bulent Ecevit,
per alcune sue dichiarazioni particolarmente aspre sui rapporti passati tra partito
socialdemocratico e Lupi Grigi, e dall'altro sull'ex primo Ministro Mesut Ylmaz, del
partito di centro-destra Anap, relativamente a sue richieste per il programma di governo,
sembra vadano ricercati nella percezione dell'assenza di alternative alla colazione
tripartita, data la aprioristica esclusione del partito filo-islamico, e dalla necessità
di dotare la Turchia di un governo in tempi rapidi.
Inoltre, la considerazione che il prossimo anno si svolgeranno le elezioni presidenziali
potrebbe aver spinto Demirel a gettare le basi per costituire una solida base parlamentare
che possa sostenere sue eventuali aspirazioni di rielezione.
Ma gli osservatori più critici non mancano di sottolineare che la coalizione che forma il
nuovo governo rimane minata da profonde divergenze ideologiche. Il dibattito politico
turco negli ultimi mesi si è, infatti, concentrato su alcuni temi sensibili, che hanno
fortemente spaccato il paese, con la sinistra da una parte ed i partiti conservatori
dall'altra, senza contare la rigidità dei partiti religiosi. Molto si è dibattuto sulla
durata dell'insegnamento pubblico obbligatorio: più tale periodo è lungo e minore è la
possibilità per i giovani di frequentare scuole private, comprese quelle religiose
gestite dall'Iman. Ma il punto cruciale del dibattito rimane l'abolizione della pena di
morte, tema di strettissima attualità con l'apertura, avvenuta ieri, del processo Ocalan.
4. TURCHIA Aperto il processo a Ocalan. Si è aperto con un colpo di scena il processo al leader dell'PKK, Abdullah
Ocalan. Questi ha affermato che i guerriglieri curdi devono deporre le armi, a condizione
che la Turchia garantisca un'amnistia a lui ed agli esponenti dell'Pkk in carcere. Dietro
le dichiarazioni di Ocalan ci sarebbe la convinzione, maturata durante i mesi di
detenzione in Turchia, che una soluzione al problema turco può essere trovata solo
democraticamente, "all'interno dei confini dello stato unitario turco".
Bisogna ora vedere quali saranno le reazioni all'interno dell'esercito di liberazione
curdo, soprattutto se le dichiarazioni di Apo verranno lette come un tentativo per
salvarsi la vita o come una nuova strategia politica maturata all'interno del movimento
indipendentista curdo. Verosimilmente il PKK era al corrente delle posizioni che Ocalan
avrebbe tenuto al processo, ciò nonostante ha continuato a assicurargli il proprio
appoggio, probabilmente nella speranza che tale linea possa portare ad un qualche
risultato tangibile per la causa curda: amnistia, garanzie per almeno i diritti culturali,
fine della persecuzione nei confronti del partito filocurdo Hadep. Rimangono però da
vedere le reazioni all'interno del PKK, ora che Ocalan ha fatto le sue dichiarazioni
"in pubblico" e non più di fronte ad un magistrato inquirente nel procedimento
pre-procedurale.
5. CONSIGLIO EUROPEO AFFARI GENERALI Le prospettive
dellallargamento dellUnione. Kossovo e Patto di Stabilità per i Balcani ma non solo al centro delle
discussioni dei Ministri degli Esteri dei Quindici a Bruxelles. La preparazione del
Consiglio Europeo di Colonia ed un rapporto del Segretario Generale del Consiglio nella
prospettiva di un'Unione allargata esaminate dal Consiglio.
I Ministri dei Quindici ribadiscono la necessità che Belgrado traduca in fermi, non
ambigui e verificabili impegni le sua dichiarazioni di apertura, per giungere
all'accettazione dei principi del G8 ed una susseguente risoluzione del Consiglio di
Sicurezza. Per questo i Quindici ribadiscono la forte pressione sulle autorità
jugoslave per spingerle ad accettare le richieste della comunità internazionale per una
soluzione politica del conflitto ed esprimono il pieno supporto dell'UE alla
missione che il Presidente finlandese Ahtisaari potrebbe compiere a Belgrado nei prossimi
giorni, in stretto contatto con Stati Uniti, Russia e Nazioni Unite.
Largo spazio è stato dedicato anche al Patto di stabilità per i Balcani. Il
Consiglio ha sottolineato che "l'UE è pronta a portare i paesi della regione più
vicini alla prospettiva di una piena integrazione nelle sue strutture", accogliendo
le indicazioni della Commissione per un nuovo tipo di relazioni "progressive"
con questi paesi, secondo un approccio di tipo regionale. Il Consiglio stesso si impegna
ad esaminare al più presto le proposte della Commissione per giungere alla formulazione
di una politica globale per i Balcani.
Sono stati esaminati anche lo stato di preparazione dei dossier relativi ai due imminenti
vertici dell'UE rispettivamente con gli Stati Uniti, il Canada ed il Giappone nonché i
testi della dichiarazione politica e dei principi di azione comuni per il
vertice di Rio de Janeiro tra l'UE e l'America latina, che il Consiglio sarà chiamato ad
adottare per le parti concordate a 15 affinché la Presidenza possa comunicarle alla
controparte.
Per l'Italia erano presenti ai lavori in Ministro Dini ed il Sottosegretario Ranieri.