1. JUGOSLAVIA Meno bombe, non ancora trattative.
Bombardamenti meno intensi questa notte su Belgrado ed il resto della
Jugoslavia. Il rallentamento segue un black-out elettrico di quasi ventiquattro ore:
utilizzando unarma relativamente nuova, bombe ai filamenti di grafite la NATO aveva
paralizzato circa il 70% della rete elettrica serba. Colpita anche la centrale televisiva
a Novi Sad. Belgrado da notizia di vittime civili in un autobus colpito da un missile.
Più attiva la contraerea jugoslava. Colpito n A-10 alleato, costretto ad atterraggio
demergenza in Macedonia.
Nuove tensioni in Montenegro con la chiusura da parte dell'esercito federale del porto di
Bar.
Cernomyrdin negli Stati Uniti. Ha incontrato Clinton, oggi Kofi Annan. Il Presidente
statunitense ribadisce le condizioni NATO (ritorno profughi, ritiro forze jugoslave dal
Kossovo, forza internazionale di pace), ma concede qualcosa sui tempi parlando della
possibilità di sospendere i bombardamenti se inizia il ritiro serbo e di una forza di
pace Russia-Ucraina-NATO.
Per Washington non vi sono ancora sostanziali novità da parte jugoslava. Solidale Chirac:
"La campagna militare NATO deve proseguire fino ad ottenere risultati decisivi".
Ma sia Washington sia Parigi vogliono tener viva liniziativa diplomatica russa: il
Presidente francese conta di recarsi a Mosca fra due settimane.
Un temporaneo rallentamento della pressione militare contro la Jugoslavia sarebbe da
registrare per questa quarantunesima notte di bombardamenti dell'Alleanza atlantica.
Belgrado è rimasta sotto allarme aereo per tutta la notte, ma sarebbero stati registrati
soltanto alcuni attacchi attorno alla mezzanotte all'aeroporto militare di Rakovica.
Colpite anche le infrastrutture della televisione serba a Novi Sad. Nel complesso, dalle
notizie di fonte serba, la notte sarebbe apparsa meno pesante della precedente, ma si sta
"prosciugando" la capacità mediatica delle fonti jugoslave, colpite duramente
in queste settimane dalle missioni NATO, e le azioni dell'Alleanza continuano a ritmi
sostenuti.
La notte precedente la NATO aveva dato una prova di quel che potrebbe riservare la
continuazione delle azioni militari per la Jugoslavia, con un salto tecnologico dei
bombardamenti: Belgrado, e buona parte della Serbia, è rimasta praticamente quasi
ventiquattro ore senza energia elettrica per il black-out provocato dal
bombardamento alle centrali elettriche tramite armamenti speciali alla grafite che, senza
causare danni permanenti, provocano gravi corti circuiti e paralizzano la rete di
distribuzione nazionale. La ripresa di queste azioni potrebbe incidere pesantemente sulle
strutture di comando e controllo e su tutto lapparato militare jugoslavo, ma
creerebbe anche gravissimi disagi per la popolazione civile e per i centri urbani,
aggiungendosi agli effetti dell'embargo petrolifero totale che già sta mettendo a dura
prova le capacità di spostamento sia dell'esercito sia della popolazione jugoslava.
Continuano nel frattempo in Montenegro le tensioni tra le autorità di Podgorica e i
filoserbi. Dopo la chiusura di 48 ore del 14 aprile scorso, da ieri il porto di Bar è
stato di nuovo chiuso dalle autorità militari federali, questa volta a tempo
indeterminato: secondo il governo montenegrino questa decisione non avrebbe alcuna
giustificazione militare, ma risponde esclusivamente ad esigenze politiche, con effetti di
strangolamento economico sulla Repubblica. La chiusura sarebbe totale e comprenderebbe
anche le missioni umanitarie, malgrado l'elevato numero di profughi kossovari ormai
presenti in Montenegro. Da parte jugoslava si fanno valere motivazioni militari:
attraverso l'Adriatico cè un intenso traffico di trasporti di uomini e mezzi
destinati all'UCK (ieri 30 camion di aiuti alla volta di Durazzo sono stati bloccati dalla
Guardia di Finanza nel porto di Bari per accertamenti). La spiegazione è debole: i
rifornimenti allUCK arrivano in Albania, non a Bar.
Per quanto riguarda le iniziative diplomatiche, l'inviato russo per il Kossovo,
Cernomyrdin, ha ieri incontrato a Washington il Presidente Clinton. Questi ha indicato
disponibilità a sospendere le azioni militari nel caso dell'inizio del ritiro delle
truppe di Milosevic dalla regione kossovara. Avrebbe anche concordato sull'eventuale
costituzione di una forza multilaterale di pace costituita prevalentemente da russi ed
ucraini, oltre che da forze di paesi dellAlleanza, da inviare in Kossovo. Quanto
bastava per non far partire Chernomyrdin da Washington a mani vuote: l'incognita è quanto
Belgrado sia pronta a ritirarsi dal Kossovo e ad accettare la presenza di una forza
internazionale nella provincia. Limportante era di non scoraggiare liniziativa
russa.
Sulla prospettiva di novità da Belgrado Cernomyrdin ha usato toni più ottimisti, di
Clinton. Oggi incontra il Segretario Generale Kofi Annan che però sembra più scettico
sulle prospettive immediate di successo negoziale.
2. KOSSOVO I profughi ancora sulle coste pugliesi. Continuano gli sbarchi di profughi sulle coste pugliesi. Nuovi arrivi sia in
Albania sia in Macedonia. Il Primo Ministro britannico Tony Blair in vista in Macedonia si
impegna a raddoppiare lo sforzo umanitario del Regno Unito.
Nuovi sbarchi di clandestini essenzialmente kossovari sulle coste del Salento, dove la
"mafia degli scafisti" marcia ormai a pieno regime, sembra anche con sostegni da
parte della criminalità organizzata italiana.
L'emergenza umanitaria non accenna peraltro a diminuire: nuovi arrivi sono stati
registrati sia in Albania sia in Macedonia ed in Montenegro. In quest'ultima regione la
situazione sembra diventare sempre più drammatica, si parla ormai di oltre centomila
profughi, oltre tutto senza neanche un sostegno internazionale minimamente comparabile con
quello ricevuto da Albania e Macedonia. In quest'ultimo paese è giunto ieri in visita il
Primo Ministro britannico Tony Blair, accolto trionfalmente dai profughi dei campi di
Stankovic e Blace. Il premier ha promesso un impegno raddoppiato del Regno Unito (da 20 a
40 milioni di sterline) a favore dei profughi kossovari che hanno trovato rifugio in
Macedonia. Blair ha anche confermato la sua posizione di assoluta intransigenza nei
confronti della dirigenza jugoslava e della necessità di andare fino in fondo nell'azione
militare.
Da parte della NATO si è tornato a sottolineare l'esigenza di "decongestionare"
dai profughi la Macedonia ed i confini settentrionali dell'Albania: al riguardo è stato
evidenziato che sarebbero già in fase di allestimento centri di accoglienza nell'Albania
centrale, nei quali dovrebbero affluire varie decine di migliaia (80.000?) di profughi.
3. TURCHIA Uneconomia legata allUnione
Europea. L'andamento dell'economia turca nel corso del 1998 da un lato conferma le
difficoltà del secondo semestre connesse alle ripercussioni del cambiamento di governo e
della crisi russa, dall'altro i forti legami commerciali della Turchia con l'Unione
Europea. Il Presidente Demirel conferma che la piena adesione all'UE resta uno degli
elementi centrali della politica estera di Ankara. L'Italia si conferma secondo partner
commerciale e registra il quinto miglior attivo.
La crisi russa dell'estate 1998, il rallentamento del commercio internazionale e le
incertezze politiche legate alla caduta del governo presieduto da Yilmaz ed alla
prolungata fase elettorale che ha portato alla costituzione del nuovo esecutivo Ecevit
hanno rallentato la crescita dell'economia turca, che si era invece mantenuta a livelli
elevati nel primo semestre dell'anno. Questo andamento altalenante si è riflesso anche
sulla crescita della produzione industriale, in flessione nella seconda metà dell'anno, e
nell'andamento del processo di privatizzazione, entrato in crisi dopo l'estate 1998. Il
governo Yilmaz può comunque vantare importanti risultati, con in particolare la cessione
della telefonia cellulare a due gestori privati. In lista di attesa per l'esecutivo in
carica vi sono importanti privatizzazioni nel settore della distribuzione del carburante,
della petrolchimica, delle telecomunicazioni e della compagnia di bandiera. Il tasso
d'inflazione è ancora fra i più alti sullo scenario internazionale, ma si attesta sul
livello più basso degli ultimi otto anni: questo risultato non risolve però il problema
che continua ad incidere sugli investimenti produttivi. Rimane inoltre grave il problema
del debito, in particolare per quanto riguarda il pagamento degli interessi, peraltro
puntualmente onorati dal governo turco.
Sul fronte dell'interscambio commerciale, l'Italia si conferma secondo partner commerciale
del paese, nonostante le tensioni del caso Ocalan, tra i primi investitori esteri, sia con
grandi imprese come Fiat e Pirelli che con PMI, e registra il quinto miglior attivo
commerciale. Dai dati complessivi del commercio estero turco per il 1998, i legami
commerciali con l'Unione Europea restano assolutamente primari per Ankara. Non a caso il
Presidente Demirel, nel corso di una visita a Washington, ha confermato che la piena
adesione della Turchia all'Unione Europea resta uno dei due pilastri trainanti della
politica estera turca, assieme al rapporto transatlantico. Demirel ritiene che la
dichiarazione di Lussemburgo del dicembre 1997 è un errore, mentre le potenzialità del
rapporto tra Ankara e Bruxelles sono testimoniate dall'accordo di associazione del 1963 e
dall'unione doganale del 1995.
4. PARLAMENTO EUROPEO Si conclude la quarta legislatura. Inizia oggi l'ultima sessione della quarta legislatura dell'Assemblea di
Strasburgo eletta a suffragio diretto. Il Presidente designato della Commissione Prodi
presenterà il suo programma e domani dovrebbe esservi il voto di fiducia.
Eletto nell'estate del 1994, il Parlamento Europeo apre oggi l'ultima sessione della IV
legislatura prima delle elezioni del mese prossimo. Al centro dei lavori, la presentazione
da parte di Romano Prodi del programma di lavoro della Commissione da lui presieduta,
seguita dal voto in aula sulla sua designazione prevista nella giornata di domani. L'esito
del voto appare scontato, e subito dopo Prodi potrà avviare i contatti per la
costituzione della sua compagine: questa poi sarà sottoposta al voto degli
europarlamentari nel prossimo mese di settembre, con il nuovo Parlamento che sarà uscito
dalle elezioni di giugno.
Come già in passato, si prevede un forte tasso di ricambio tra i 626 deputati presenti a
Strasburgo che dovrebbe aggirarsi attorno al 50%: per molti quindi l'investitura di Prodi
sarà l'ultimo atto europarlamentare.
5. COMMISSIONE EUROPEA. Neil Kinnock con Prodi. L'attuale commissario britannico ai Trasporti, Neil Kinnock, potrebbe diventare
il nuovo vicepresidente responsabile delle relazioni transatlantiche nella futura
Commissione Prodi.
L'ex leader laburista ed attuale Commissario ai Trasporti Neil Kinnock potrebbe prendere
nella futura Commissione guidata da Romano Prodi il posto attualmente ricoperto da sir
Leon Brittan, diventando inoltre anche il responsabile di tutte le tematiche connesse con
l'allargamento. Kinnock, in effetti, avrebbe da tempo manifestato interesse per le
relazioni esterne e questi sarebbero anche i disegni di Tony Blair, secondo indiscrezioni
comparse su parte della stampa britannica. Resterebbero invece incertezze per quanto
riguarda il secondo commissario del Regno Unito, in quota presumibilmente all'opposizione
conservatrice.
6. EURO. Continua la discesa. Continua l'andamento negativo della valuta unica europea, schiacciato dalla
crisi del Kossovo e dall'andamento dell'economia USA.
L'euro continua a segnare il passo sui mercati internazionali e si avvicina sempre più al
suo record negativo toccato il 22 aprile scorso di 1,0581 dollari. Le cause restano
congiunturali.
7. ITALIA-SLOVENIA . Visita del Ministro Letta a
Lubiana.
Nel corso del suo incontro con il Primo Ministro sloveno Bavcar, il Ministro per le
politiche comunitarie Enrico Letta ha confermato il pieno sostegno del governo italiano
alla adesione della Slovenia all'Unione Europea. Lubiana è stata inserita tra i sei paesi
per i quali il processo di adesione è stato già avviato e la Slovenia dovrebbe quindi
essere interessata al prossimo allargamento, che potrebbe avvenire a partire dal 2003-4.
Nel corso dell'incontro, al quale ha partecipato anche il Presidente della Regione Friuli
Venezia-Giulia, sono stati esaminati gli esiti degli oltre cinquanta progetti scaturiti
dal patto transfrontaliero sancito tra soggetti pubblici e privati dei due paesi nell'area
di Gorizia e Nova Gorica.