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Giorni dell'Europa

Martedì 4 maggio 1999

1. JUGOSLAVIA – Meno bombe, non ancora trattative.
Bombardamenti meno intensi questa notte su Belgrado ed il resto della Jugoslavia. Il rallentamento segue un black-out elettrico di quasi ventiquattro ore: utilizzando un’arma relativamente nuova, bombe ai filamenti di grafite la NATO aveva paralizzato circa il 70% della rete elettrica serba. Colpita anche la centrale televisiva a Novi Sad. Belgrado da notizia di vittime civili in un autobus colpito da un missile. Più attiva la contraerea jugoslava. Colpito n A-10 alleato, costretto ad atterraggio d’emergenza in Macedonia.
Nuove tensioni in Montenegro con la chiusura da parte dell'esercito federale del porto di Bar.
Cernomyrdin negli Stati Uniti. Ha incontrato Clinton, oggi Kofi Annan. Il Presidente statunitense ribadisce le condizioni NATO (ritorno profughi, ritiro forze jugoslave dal Kossovo, forza internazionale di pace), ma concede qualcosa sui tempi parlando della possibilità di sospendere i bombardamenti se inizia il ritiro serbo e di una forza di pace Russia-Ucraina-NATO.
Per Washington non vi sono ancora sostanziali novità da parte jugoslava. Solidale Chirac: "La campagna militare NATO deve proseguire fino ad ottenere risultati decisivi". Ma sia Washington sia Parigi vogliono tener viva l’iniziativa diplomatica russa: il Presidente francese conta di recarsi a Mosca fra due settimane.
Un temporaneo rallentamento della pressione militare contro la Jugoslavia sarebbe da registrare per questa quarantunesima notte di bombardamenti dell'Alleanza atlantica. Belgrado è rimasta sotto allarme aereo per tutta la notte, ma sarebbero stati registrati soltanto alcuni attacchi attorno alla mezzanotte all'aeroporto militare di Rakovica. Colpite anche le infrastrutture della televisione serba a Novi Sad. Nel complesso, dalle notizie di fonte serba, la notte sarebbe apparsa meno pesante della precedente, ma si sta "prosciugando" la capacità mediatica delle fonti jugoslave, colpite duramente in queste settimane dalle missioni NATO, e le azioni dell'Alleanza continuano a ritmi sostenuti.
La notte precedente la NATO aveva dato una prova di quel che potrebbe riservare la continuazione delle azioni militari per la Jugoslavia, con un salto tecnologico dei bombardamenti: Belgrado, e buona parte della Serbia, è rimasta praticamente quasi ventiquattro ore senza energia elettrica per il black-out provocato dal bombardamento alle centrali elettriche tramite armamenti speciali alla grafite che, senza causare danni permanenti, provocano gravi corti circuiti e paralizzano la rete di distribuzione nazionale. La ripresa di queste azioni potrebbe incidere pesantemente sulle strutture di comando e controllo e su tutto l’apparato militare jugoslavo, ma creerebbe anche gravissimi disagi per la popolazione civile e per i centri urbani, aggiungendosi agli effetti dell'embargo petrolifero totale che già sta mettendo a dura prova le capacità di spostamento sia dell'esercito sia della popolazione jugoslava.
Continuano nel frattempo in Montenegro le tensioni tra le autorità di Podgorica e i filoserbi. Dopo la chiusura di 48 ore del 14 aprile scorso, da ieri il porto di Bar è stato di nuovo chiuso dalle autorità militari federali, questa volta a tempo indeterminato: secondo il governo montenegrino questa decisione non avrebbe alcuna giustificazione militare, ma risponde esclusivamente ad esigenze politiche, con effetti di strangolamento economico sulla Repubblica. La chiusura sarebbe totale e comprenderebbe anche le missioni umanitarie, malgrado l'elevato numero di profughi kossovari ormai presenti in Montenegro. Da parte jugoslava si fanno valere motivazioni militari: attraverso l'Adriatico c’è un intenso traffico di trasporti di uomini e mezzi destinati all'UCK (ieri 30 camion di aiuti alla volta di Durazzo sono stati bloccati dalla Guardia di Finanza nel porto di Bari per accertamenti). La spiegazione è debole: i rifornimenti all’UCK arrivano in Albania, non a Bar.
Per quanto riguarda le iniziative diplomatiche, l'inviato russo per il Kossovo, Cernomyrdin, ha ieri incontrato a Washington il Presidente Clinton. Questi ha indicato disponibilità a sospendere le azioni militari nel caso dell'inizio del ritiro delle truppe di Milosevic dalla regione kossovara. Avrebbe anche concordato sull'eventuale costituzione di una forza multilaterale di pace costituita prevalentemente da russi ed ucraini, oltre che da forze di paesi dell’Alleanza, da inviare in Kossovo. Quanto bastava per non far partire Chernomyrdin da Washington a mani vuote: l'incognita è quanto Belgrado sia pronta a ritirarsi dal Kossovo e ad accettare la presenza di una forza internazionale nella provincia. L’importante era di non scoraggiare l’iniziativa russa.
Sulla prospettiva di novità da Belgrado Cernomyrdin ha usato toni più ottimisti, di Clinton. Oggi incontra il Segretario Generale Kofi Annan che però sembra più scettico sulle prospettive immediate di successo negoziale.

2. KOSSOVO – I profughi ancora sulle coste pugliesi.
Continuano gli sbarchi di profughi sulle coste pugliesi. Nuovi arrivi sia in Albania sia in Macedonia. Il Primo Ministro britannico Tony Blair in vista in Macedonia si impegna a raddoppiare lo sforzo umanitario del Regno Unito.
Nuovi sbarchi di clandestini essenzialmente kossovari sulle coste del Salento, dove la "mafia degli scafisti" marcia ormai a pieno regime, sembra anche con sostegni da parte della criminalità organizzata italiana.
L'emergenza umanitaria non accenna peraltro a diminuire: nuovi arrivi sono stati registrati sia in Albania sia in Macedonia ed in Montenegro. In quest'ultima regione la situazione sembra diventare sempre più drammatica, si parla ormai di oltre centomila profughi, oltre tutto senza neanche un sostegno internazionale minimamente comparabile con quello ricevuto da Albania e Macedonia. In quest'ultimo paese è giunto ieri in visita il Primo Ministro britannico Tony Blair, accolto trionfalmente dai profughi dei campi di Stankovic e Blace. Il premier ha promesso un impegno raddoppiato del Regno Unito (da 20 a 40 milioni di sterline) a favore dei profughi kossovari che hanno trovato rifugio in Macedonia. Blair ha anche confermato la sua posizione di assoluta intransigenza nei confronti della dirigenza jugoslava e della necessità di andare fino in fondo nell'azione militare.
Da parte della NATO si è tornato a sottolineare l'esigenza di "decongestionare" dai profughi la Macedonia ed i confini settentrionali dell'Albania: al riguardo è stato evidenziato che sarebbero già in fase di allestimento centri di accoglienza nell'Albania centrale, nei quali dovrebbero affluire varie decine di migliaia (80.000?) di profughi.

3. TURCHIA – Un’economia legata all’Unione Europea.
L'andamento dell'economia turca nel corso del 1998 da un lato conferma le difficoltà del secondo semestre connesse alle ripercussioni del cambiamento di governo e della crisi russa, dall'altro i forti legami commerciali della Turchia con l'Unione Europea. Il Presidente Demirel conferma che la piena adesione all'UE resta uno degli elementi centrali della politica estera di Ankara. L'Italia si conferma secondo partner commerciale e registra il quinto miglior attivo.
La crisi russa dell'estate 1998, il rallentamento del commercio internazionale e le incertezze politiche legate alla caduta del governo presieduto da Yilmaz ed alla prolungata fase elettorale che ha portato alla costituzione del nuovo esecutivo Ecevit hanno rallentato la crescita dell'economia turca, che si era invece mantenuta a livelli elevati nel primo semestre dell'anno. Questo andamento altalenante si è riflesso anche sulla crescita della produzione industriale, in flessione nella seconda metà dell'anno, e nell'andamento del processo di privatizzazione, entrato in crisi dopo l'estate 1998. Il governo Yilmaz può comunque vantare importanti risultati, con in particolare la cessione della telefonia cellulare a due gestori privati. In lista di attesa per l'esecutivo in carica vi sono importanti privatizzazioni nel settore della distribuzione del carburante, della petrolchimica, delle telecomunicazioni e della compagnia di bandiera. Il tasso d'inflazione è ancora fra i più alti sullo scenario internazionale, ma si attesta sul livello più basso degli ultimi otto anni: questo risultato non risolve però il problema che continua ad incidere sugli investimenti produttivi. Rimane inoltre grave il problema del debito, in particolare per quanto riguarda il pagamento degli interessi, peraltro puntualmente onorati dal governo turco.
Sul fronte dell'interscambio commerciale, l'Italia si conferma secondo partner commerciale del paese, nonostante le tensioni del caso Ocalan, tra i primi investitori esteri, sia con grandi imprese come Fiat e Pirelli che con PMI, e registra il quinto miglior attivo commerciale. Dai dati complessivi del commercio estero turco per il 1998, i legami commerciali con l'Unione Europea restano assolutamente primari per Ankara. Non a caso il Presidente Demirel, nel corso di una visita a Washington, ha confermato che la piena adesione della Turchia all'Unione Europea resta uno dei due pilastri trainanti della politica estera turca, assieme al rapporto transatlantico. Demirel ritiene che la dichiarazione di Lussemburgo del dicembre 1997 è un errore, mentre le potenzialità del rapporto tra Ankara e Bruxelles sono testimoniate dall'accordo di associazione del 1963 e dall'unione doganale del 1995.

4. PARLAMENTO EUROPEO – Si conclude la quarta legislatura.
Inizia oggi l'ultima sessione della quarta legislatura dell'Assemblea di Strasburgo eletta a suffragio diretto. Il Presidente designato della Commissione Prodi presenterà il suo programma e domani dovrebbe esservi il voto di fiducia.
Eletto nell'estate del 1994, il Parlamento Europeo apre oggi l'ultima sessione della IV legislatura prima delle elezioni del mese prossimo. Al centro dei lavori, la presentazione da parte di Romano Prodi del programma di lavoro della Commissione da lui presieduta, seguita dal voto in aula sulla sua designazione prevista nella giornata di domani. L'esito del voto appare scontato, e subito dopo Prodi potrà avviare i contatti per la costituzione della sua compagine: questa poi sarà sottoposta al voto degli europarlamentari nel prossimo mese di settembre, con il nuovo Parlamento che sarà uscito dalle elezioni di giugno.
Come già in passato, si prevede un forte tasso di ricambio tra i 626 deputati presenti a Strasburgo che dovrebbe aggirarsi attorno al 50%: per molti quindi l'investitura di Prodi sarà l'ultimo atto europarlamentare.

5. COMMISSIONE EUROPEA. Neil Kinnock con Prodi.
L'attuale commissario britannico ai Trasporti, Neil Kinnock, potrebbe diventare il nuovo vicepresidente responsabile delle relazioni transatlantiche nella futura Commissione Prodi.
L'ex leader laburista ed attuale Commissario ai Trasporti Neil Kinnock potrebbe prendere nella futura Commissione guidata da Romano Prodi il posto attualmente ricoperto da sir Leon Brittan, diventando inoltre anche il responsabile di tutte le tematiche connesse con l'allargamento. Kinnock, in effetti, avrebbe da tempo manifestato interesse per le relazioni esterne e questi sarebbero anche i disegni di Tony Blair, secondo indiscrezioni comparse su parte della stampa britannica. Resterebbero invece incertezze per quanto riguarda il secondo commissario del Regno Unito, in quota presumibilmente all'opposizione conservatrice.

6. EURO. Continua la discesa.
Continua l'andamento negativo della valuta unica europea, schiacciato dalla crisi del Kossovo e dall'andamento dell'economia USA.
L'euro continua a segnare il passo sui mercati internazionali e si avvicina sempre più al suo record negativo toccato il 22 aprile scorso di 1,0581 dollari. Le cause restano congiunturali.

7. ITALIA-SLOVENIA . Visita del Ministro Letta a Lubiana.
Nel corso del suo incontro con il Primo Ministro sloveno Bavcar, il Ministro per le politiche comunitarie Enrico Letta ha confermato il pieno sostegno del governo italiano alla adesione della Slovenia all'Unione Europea. Lubiana è stata inserita tra i sei paesi per i quali il processo di adesione è stato già avviato e la Slovenia dovrebbe quindi essere interessata al prossimo allargamento, che potrebbe avvenire a partire dal 2003-4.
Nel corso dell'incontro, al quale ha partecipato anche il Presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia, sono stati esaminati gli esiti degli oltre cinquanta progetti scaturiti dal patto transfrontaliero sancito tra soggetti pubblici e privati dei due paesi nell'area di Gorizia e Nova Gorica.

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31 luglio 1999
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