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Giorni dell'Europa

Lunedì 22 marzo 1999

1. CONSIGLIO AFFARI GENERALI
La preparazione del Consiglio Europeo straordinario di Berlino dedicato ad Agenda 2000 e la questione della nomina della Presidenza della Commissione al centro dei colloqui dei Ministri degli Esteri dei Quindici presenti da ieri a Bruxelles. La candidatura dell’on. Prodi sembra prendere peso.
A pochi giorni dal vertice europeo di Berlino i Ministri degli Esteri sono da ieri in riunione presso la sede del Consiglio a Bruxelles per discutere di Agenda 2000 e della successione al dimissionario Santer al vertice della Commissione europea. Il Presidente di turno, il Cancelliere tedesco Schroeder, è reduce da un tour nelle capitali degli Stati membri e la sensazione è che, pur essendovi convergenze su molti punti, non sembra si possa parlare della raggiunta concordia su nessuno dei due dossier. La priorità assoluta da parte della Presidenza è su Agenda 2000: una bozza di accordo globale è grosso modo sul tappeto, ma restano divergenze sul negoziato agricolo – riserve da parte francese – e soprattutto sui delicati temi delle risorse proprie e dei fondi strutturali. Si tratterà di giocare un complesso esercizio di concessioni reciproche, non soltanto tra i cinque stati maggiori, sulle cui esigenze si sono concentrate le attenzioni nelle ultime settimane, ma anche su quelle degli altri dieci stati membri.
In questo quadro difficilmente si dirà una parola risolutiva sulla questione della nomina del nuovo Presidente della Commissione e l’ipotesi di un nuovo Consiglio Europeo straordinario da tenersi a metà aprile sembra sempre più concreta. La candidatura di Romano Prodi sembra peraltro guadagnare consensi, ed appoggio esplicito dovrebbe provenire da parte francese e spagnola, dopo quello britannico.
Per l’Italia sono presenti ai lavori il Ministro Dini ed il Sottosegretario Ranieri.

2. KOSSOVO
Dopo la partenza dei verificatori dell’OSCE la regione sembra sempre più precipitare nella violenza. Sanguinosi scontri si sarebbero avuti nel nord della regione tra l’esercito jugoslavo ed i separatisti dell’UCK. Esploso il problema dei profughi. Belgrado continua intanto ad ammassare truppe e materiale al confine con la Macedonia ed attorno alla città di Drenica, roccaforte dell’UCK. Negato il permesso di atterraggio all’aereo militare francese che riportava a Pristina la delegazione albanese da Rambouillet da parte delle Autorità serbe.
Si diffondono notizie di scontri in varie parti della regione, notizie diffuse quasi sempre da fonte albanese e senza possibilità di ulteriore conferma da parte di qualche fonte indipendente. La Serbia, da parte sua, diffonde notizie di "attentati terroristici" contro le proprie forze di polizia, da ultimo a Pristina con la morte di vari suoi uomini. Quel che sembra certo è che una nuova ondata di profughi si è comunque messa in marcia, soprattutto, secondo fonti UNHCR, nei villaggi attorno alla capitale Pristina e nella regione di Drenica dove si teme un massiccio attacco da parte delle forze di Belgrado (scontri sono già segnalati da ieri, sempre secondo fonte albanese). Il ritiro dei verificatori dell’OSCE si è completato ieri all’alba nella calma più assoluta ed è da registrare "un’insolita collaborazione" da parte delle forze di frontiera serba, che hanno consentito un rapido passaggio della lunga colonna verso la Macedonia. Il capo della missione OSCE nella regione, l’Amb. Walker, ha rilasciato delle dure dichiarazioni contro la mancanza di collaborazione da parte soprattutto delle autorità serbe, ma ha registrato anche un deterioramento dei rapporti con gli uomini dell’UCK. La partenza dei verificatori dell’OSCE sembra comunque aver dato il segnale anche ai volontari delle ONG presenti nel Kossovo che stanno anch’essi convergendo verso Skopje. I serbi, da parte loro, continuano nell’atteggiamento di netta chiusura al dialogo nei confronti della controparte: da ultimo hanno vietato l’atterraggio dell’aereo militare francese che riportava a Pristina i delegati albanesi presenti a Rambouillet, dirottati su Tirana.
Proseguono intanto i lavori diplomatici da parte della NATO. Ieri Consiglio Atlantico a Bruxelles presso la sede dell’organizzazione, dedicato essenzialmente ad un esame degli aspetti militari della situazione. Il Sottosegretario Ranieri si è detto convinto che
la soluzione prospettata a Rambouillet sia soddisfacente e che bisogna ancora impegnarsi sul fronte della trattativa, ma che se questa fallisse "l’Italia non potrebbe non svolgere il suo ruolo nella comunità internazionale". Da parte della Russia si mantiene un atteggiamento di netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di uso della forza, mentre la Cina, in un comunicato ufficiale, ha ribadito che un intervento armato contro la Jugoslavia senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza sarebbe contrario alla carta delle Nazioni Unite ed alle norme internazionali.

3. FINLANDIA
Elezioni politiche nel paese che a luglio assumerà per la prima volta la presidenza di turno dell’UE. Risultati incerti, con i tre principali partiti più o meno alla pari nei sondaggi. L’andamento positivo dell’economia e le strategie elettorali per conquistare gli elettori di centro hanno smorzato i toni di una campagna tranquilla quanto mai. Il Primo Ministro Lipponen potrebbe conservare la carica di premier.
I tre principali partiti in lizza sono quello socialdemocratico del Primo Ministro uscente Paavo Lipponen alleati al governo con i conservatori guidati dal Ministro delle Finanze Sauli Niinisto e la più importante formazione dell’opposizione, il Partito di Centro dell’ex Primo Ministro Esko Aho. Il governo del premier Lipponen, entrato in carica nel 1995 quando la dura recessione degli inizi anni 90 (conseguenza del crollo dell’Unione Sovietica) era stata appena superata, ma i suoi effetti ancora si facevano sentire sull’economia nazionale, ha condotto una rigida politica economica che ha dato i suoi frutti: adesione all’Unione Economica e Monetaria – con i parametri di Maastricht in regola – debito pubblico sotto controllo, tassi bassi e riduzione della disoccupazione. Ben difficilmente gli elettori potranno punire il governo per l’economia, anche se in futuro bisognerà trovare un difficile equilibrio tra difesa del welfare state, competitività dell’industria e rigore fiscale. Gli unici che in qualche maniera possono essere toccati da questa politica potrebbero essere proprio i socialdemocratici, in calo di consensi secondo i sondaggi soprattutto nelle frange più a sinistra del loro elettorato. Non a caso il premier Lipponen, nonostante i brillanti risultati del governo, potrebbe passare le redini al leader conservatore Niinisto, che sembra essere il favorito dell’elettorato per ricoprire la carica di Primo Ministro. Non dovrebbero esservi comunque cambiamenti nella linea governativa finlandese e ciò dovrebbe consentire ad Helsinki di affrontare in tutta stabilità dal 1° luglio il turno di presidenza dell’Unione Europea, il primo da quando il paese vi ha aderito nel 1995. Un rafforzamento dei rapporti con la Russia appare essere una delle priorità della prossima presidenza finlandese.
Secondo le prime proiezioni, diffuse nella tarda serata, il Primo Ministro Lipponen, sia pure di stretta misura, dovrebbe avercela fatta a conservare il posto di premier e molto probabilmente riconfermerà l’attuale coalizione.

Giorni dell'Europa


25/4/1999
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