1. AUSTRIA - Gestisce la presidenza Ocse anche senza governo.
Il Ministero degli Esteri austriaco ostenta fiducia nella capacità
dell'Austria di gestire efficacemente la ''presidenza 2000'' dell'OSCE, in una chiave
però piuttosto ''tecnica'' che politica, a causa della crisi di governo ancora in atto
nel Paese.
Non sono mancati sulla stampa austriaca critiche circa una presunta mancanza di chiara
strategia politica, a causa del prolungarsi della crisi di governo. Da non sottovalutare
inoltre le difficoltà oggettive, già incontrate dalla presidenza norvegese, in alcuni
"dossiers", quali l'organizzazione delle missioni OSCE in Kosovo ed in
Cecenia. Le prospettive di successo dell'Organizzazione in tali due crisi non sembrano
favorevoli neanche per la presidenza austriaca, visto che il mantenimento della pace nei
Balcani dipende dall'azione delle forze NATO, mentre la stabilizzazione del Caucaso è
legata alle possibilità di neutralizzare l'intervento militare russo in Cecenia.
A fronte di queste difficoltà "interne ed "esterne", si fa notare alla
Ballhausplatz che la crisi di governo non ha impedito all'Austria di presentare posizioni
univoche al vertice OSCE di Istanbul. Quanto al merito dei problemi, il Ministro degli
Esteri Schuessel ha pubblicamente confermato che Vienna si sforzerà di ottenere concreti
risultati soprattutto in tre settori: il coinvolgimento degli stati membri dell'area
centro-asiatica nei processi decisionali dell'OSCE; il monitoraggio delle 18 consultazioni
elettorali previste nel 2000 (tra l'altro nel Kosovo, in Russia, Croazia, Tazikistan);
l'attiva promozione del tema dei diritti umani, in particolare la prevenzione della
tortura, l'abuso dei minori nei conflitti armati, il traffico di persone e l'assistenza
alle vittime di conflitti interni.
Oltre alla situazione nei Balcani, dove si è rafforzato ultimamente il ruolo della NATO,
l'OSCE dovrà giocare un ruolo importante in alcune situazioni di crisi nel Caucaso (in
particolare nel conflitto azero - armeno sul Nagorno-Karabakh e fra le regioni dissidenti
della Georgia), ove non si intravede ancora la possibilità di interventi di altre
Organizzazioni a sostegno dell'azione dell'OSCE.
2. GRECIA - Il 1999, anno del dialogo con la Turchia. Nel corso del 1999 l'atteggiamento delle principali forze politiche greche
riguardo ai rapporti con la Turchia ha subito una notevole evoluzione. Favorita
dall'intervento in Kossovo e dal sisma in Turchia, l'evoluzione della politica greca verso
il vicino orientale ha subito un'accelerazione che ha portato all'affermarsi, a partire
dalla scorsa estate, dell'opzione del dialogo e della collaborazione, fortemente voluta
dal Primo Ministro Simitis e dal Ministro degli Esteri Papandreu.
Questa politica ha consentito di arrivare, in occasione del Consiglio Europeo di Helsinki,
al riconoscimento dello status di candidato alla Turchia, nonché, per quanto riguarda i
rapporti interni fra partners dell'Unione Europea, al superamento della contrapposizione
della Grecia con gli altri 14 Paesi membri su una questione di tale importanza strategica.
L'opzione del dialogo sembra ormai affermata anche in settori politici tradizionalmente
contrari ad aperture verso la Turchia, nella convinzione che nel lungo periodo
risulteranno vantaggiosi anche per la Grecia i "dividendi" di una ritrovata
intesa con Ankara.
3. TURCHIA - Rinviata al 12 gennaio la decisione su Ocalan. La coalizione di Governo ha posticipato al 12 gennaio, dopo la festa del Bayram
musulmano, la riunione in cui si discuterà del caso Ocalan. Tale decisione potrebbe
essere stata presa per consentire un migliore coordinamento fra alleati di governo.