1. UNIONE EUROPEA - Il Consiglio affari generali accelera sulle riforme.
Il dibattito in seno al CAG sull'allargamento ha evidenziato l'intenzione della
Commissione di concludere il processo di riforma istituzionale entro il 2002, in modo da
affrettare i tempi dell'iter di adesione dei Paesi candidati.
I negoziati si svolgeranno, secondo quanto riferito ai Ministri dal Presidente Prodi, in
maniera differenziata per ciascun candidato, che verrà valutato sulla base dei progressi
compiuti nell'adattamento all'acquis comunitario. Nel momento in cui si deciderà di
aprire i negoziati anche coi paesi del cosiddetto secondo gruppo, vi sarà quindi una
competizione fra tutti i candidati (indistintamente del primo o secondo gruppo) per
abbreviare le tappe dell'adesione.
Tale approccio è stato giudicato in maniera positiva dalle delegazioni, ed il Ministro
Dini ha evidenziato come l'obiettivo di fine 2002 debba anche servire di stimolo ai 15 per
concludere proficuamente il processo di riforma istituzionale.
2. ZONA EURO - La disoccupazione sotto il 10 per cento. Per la prima volta dopo il 1992, il tasso di disoccupazione nei "Paesi
Euro" si è attestato sotto il 10%, a quota 9,9%. Tale dato, relativo al mese di
ottobre, costituisce un notevole miglioramento rispetto al 10,6% dello stesso mese
dell'anno precedente. Nella UE i senza lavoro si attestano invece al 9,1%, lo stesso tasso
del settembre scorso, con una diminuzione dello 0,6% rispetto a ottobre del '98. In cifre
si tratta di 12,7 milioni di disoccupati nella zona Euro, e di 15,4 nella UE. Prosegue
così la riduzione della disoccupazione in Europa nonostante il divario con gli Usa e il
Giappone resti molto grande: i disoccupati in Usa, a ottobre erano il 4,1% mentre in
Giappone erano pari al 4,6%.
In testa alla classifica dei Paesi europei con meno disoccupazione ci sono Lussemburgo e
Olanda con tassi pari, rispettivamente, al 2,7 e 3%. In coda l'Italia a quota 11,4% (dati
di luglio) e la Spagna, al 15,3%, ma interessata da un costante calo della disoccupazione.
I positivi dati sulla disoccupazione hanno contribuito alla ripresa delle quotazioni
dell'Euro, risalito dopo le pesanti perdite delle scorse settimane rispetto al dollaro.
3. MACEDONIA - Alle elezioni presidenziali prevale Trajkovski. Dopo la ripetizione del voto per le presidenziali in 230 seggi in Macedonia, si
conferma la vittoria del candidato governativo Boris Trajkovski. L'opposizione degli
ex-comunisti afferma che ci sono stati massicci brogli e chiede nuovamente che il voto
venga invalidato. Trajkovski, esponente della coalizione governativa guidata dal VMRO e
appoggiata dalle principali forze politiche della minoranza albanese, ha ottenuto circa
118.000 voti contro i 3.300 del suo avversario, il socialdemocratico Tito Petkovski.
L'affluenza alle urne, nella terza tornata di voto, e' stata di circa l'85%.
Si attende ora il rapporto della missione OSCE sulla regolarità delle elezioni ma dalle
prime indiscrezioni pare accertato che gli incidenti non abbiano influito in modo
significativo sull'esito del voto.
4. RUSSIA - Verso l'attacco finale in Cecenia. Il comando militare russo nel Caucaso ha notificato ieri con un lancio di
volantini su Grozny che i civili che non lasceranno la città entro sabato 11 dicembre
saranno considerati a tutti gli effetti dei ''terroristi''.
L'avvenuto accerchiamento di Grozny era stato annunciato dal comandante delle truppe russe
nel Caucaso, Kazantsev, sabato scorso. Il generale aveva anticipato che a partire da
lunedì sarebbe stato aperto un 'corridoio umanitario' per permettere ai civili che ancora
si trovano in città di sottrarsi ai bombardamenti, ma non aveva precisato che il
corridoio sarebbe stato chiuso dopo soli sei giorni. Nella notte scorsa le Autorità russe
hanno anche accusato i guerriglieri indipendentisti di tenere in ostaggio i civili
impedendo loro di servirsi del corridoio umanitario.
In questo clima che sembra preludere ad un'azione decisiva sulla capitale cecena da parte
dell'esercito russo, è giunto un invito a posare le armi da parte dal Ministro degli
Esteri norvegese Vollebaek, presidente di turno dell'OSCE: alla vigilia del suo viaggio in
Cecenia, il Ministro ha sollecitato le autorità russe a non sferrare l'attacco finale
contro Grozny, sottolineando come la soluzione al conflitto in Cecenia possa essere solo
politica.