1. EUROPA - A Venezia un seminario per giornalisti europei sul Balcani.
Il Segretario Generale Ambasciatore Vattani, e il suo omologo francese,
Ambasciatore Hennekinne, inaugurano oggi a Venezia un Seminario per giornalisti europei
sul tema "I Balcani e lEuropa".
La manifestazione, organizzata congiuntamente dai Ministeri degli Affari Esteri italiano e
francese, in collaborazione con lISPI di Milano, si svolgerà presso la Fondazione
Cini, e vedrà la presenza di circa quaranta giornalisti, provenienti dai paesi
dellarea balcanica e dellEuropa del sud-est, e da Italia, Francia, Germania,
Gran Bretagna e Spagna. Tra gli invitati al seminario figurano personalità a vario titolo
coinvolte nel processo di stabilizzazione dei Balcani e dellEuropa del sud-est,
nonché esponenti del mondo accademico, esperti di questioni balcaniche italiani e
francesi e funzionari dei due Ministeri.
Il seminario si articolerà su tre tavole rotonde, che verteranno sui temi della
democratizzazione e riconciliazione, della ricostruzione economica e sociale e del futuro
dei Balcani: europeizzazione e/o balcanizzazione?
2. ARMENIA - Si dialoga con Russia e Azerbaijan sul
Nagorno-Karabagh. Positivo, secondo le valutazioni russe, lincontro a margine del vertice
OSCE di Istanbul dei Presidenti di Armenia e Azerbaijan, dei tre co-presidenti del Gruppo
di Minsk e del Ministro degli Esteri norvegese Vollebaek: ne è emersa la comune volontà
di sostenere attivamente il processo di pace.
Il rilancio del ruolo del Gruppo di Minsk, i cui tre co-presidenti dovrebbero effettuare
una missione congiunta nella regione verso la meta' di dicembre per valutare in loco la
situazione, rappresenta per Mosca lo sviluppo più significativo del rinnovato impegno del
gruppo di contribuire alla ricerca di una soluzione.
I Presidenti armeno ed azero sarebbero molto vicini ad una soluzione, ma avrebbero
preferito mantenere un atteggiamento di cautela, come testimonierebbe l'assenza di una
loro dichiarazione congiunta in occasione del Vertice di Istanbul.
3. RUSSIA - Spinte a rafforzare l'esercito. Si fa sempre più insistente il richiamo di esponenti del mondo politico e
militare russo alla necessità che la Russia potenzi il suo apparato militare per
recuperare il ruolo di grande potenza.
Il Primo Ministro Putin ha dichiarato che la Russia deve tornare ad essere una potenza
anche navale e che il suo complesso militare-industriale deve riacquistare dinamismo
produttivo. A tale scopo verrà elaborata una nuova dottrina navale russa, non offensiva
ma mirata a difendere gli interessi nazionali di Mosca da porre all'attenzione del
Presidente nel corso del 2000.
Il Capo di Stato Maggiore russo Kvashin, dal canto suo, ha affermato che la Russia sarebbe
in grado di tenere il passo dell'ammodernamento tecnologico delle proprie armi strategiche
in caso di varo, da parte americana, di un sistema anti-missili balistici.
Tali prese di posizione testimoniano della volontà di Putin sia di venire incontro alle
aspirazioni dei militari di veder riconosciuto un loro maggiore ruolo, sia di sfruttare in
chiave di politica interna, in vista delle prossime elezioni legislative e presidenziali,
il tema della sicurezza nazionale e del ritorno ad una Russia ''grande potenza''.
Leffettiva realizzazione delle misure evocate dal Primo Ministro Putin e dal vertice
delle forze armate russe si scontra, peraltro, con le realtà della situazione economica
del paese e delle sue finanze pubbliche.
4. TURCHIA - I possibili sviluppi del Caso Ocalan. Dopo la conferma avvenuta ieri della sentenza di condanna a morte, lo scenario
più verosimile è quello di una decisione del Governo di attendere la pronuncia della
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, alla quale i legali di Ocalan hanno rivolto
un'istanza di sospensione dell'esecuzione della pena.
Sul piano giuridico, va notato che, pur non avendo ratificato il protocollo n. 6 del
Consiglio dEuropa (relativo allabolizione pena di morte), la Turchia potrebbe
essere comunque tenuta ad atti di sospensiva ai sensi delle disposizioni di altri
protocolli di cui è parte nell'ambito della convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Indipendentemente dagli impegni gravanti sul Paese ai sensi del diritto internazionale,
occorre comunque sottolineare il fatto che la procedura interna turca non si è esaurita,
essendo ancora necessario il parere del parlamento sulla sentenza, da esprimere alla luce
degli interessi nazionali. Anche se poco probabile, esiste anche la possibilità di una
"correzione" della sentenza legata al parere del procuratore della corte di
cassazione.
Da parte italiana, il Governo ha avanzato la richiesta alle Autorità turche che la
sentenza non venga eseguita, anche in considerazione della mancata applicazione in Turchia
della pena capitale dal 1984. Nel sottolineare la ferma contrarietà alla pena di morte
dell'Italia e dell'Unione Europea, il Presidente D'Alema e il Ministro Dini hanno
evidenziato come il riconoscimento alla Turchia dello status di candidato a pieno titolo
dell'Unione dipenda anche dal rispetto dei principi di democrazia, rispetto dei diritti
umani e tutela delle minoranze.