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Giovedì 22 aprile 1999
1. KOSSOVO - Belgrado bombardata.
Continuano gli attacchi della NATO, che ha colpito anche di giorno Belgrado
nella giornata di ieri. Nella notte la capitale è stata fatta oggetto di due diverse
ondate di bombardamenti. Raid anche in Voivodina e nel centro del paese. Distrutto
l'ultimo ponte che collegava le due sponde del Danubio a Novi Sad. Nel frattempo si fa
strada l'ipotesi dell'attacco di terra: il Segretario Generale della NATO autorizza i
comando dell'Alleanza a rivedere i piani prendendo in considerazione anche la missione
terrestre. Si parla anche del dopoguerra: il Presidente francese Jacques Chirac parla di
un'ipotesi di amministrazione dell'Unione Europea sul Kossovo.
Dopo il bombardamento dall'alto significato simbolico dell'altra notte del grattacielo al
centro della città simbolo in qualche modo del potere di Milosevic, Belgrado ha
continuato ad essere l'obiettivo dei raid dell'Alleanza. Lanci di missili nella giornata
di ieri che hanno distrutto un ponte in costruzione nell'immediata periferia della città
e nuova pesante notte di bombardamenti con due diverse ondate di azioni. Colpito
nuovamente l'aeroporto militare di Batajnica e la zona attorno alla stazione ferroviaria.
Anche la Voivodina, ed in particolare il suo capoluogo Novi Sad, è stata centrata da vari
missili della NATO. Distrutto l'ultimo ponte che collegava le due sponde del Danubio e la
città è ormai divisa in due. Continuane anche le azioni contro le televisioni serbe:
sono stati distrutti ripetitori televisivi sul monte Frunska Gora, a metà strada tra
Belgrado e Novi Sad, oscurando le trasmissioni in molte zone del settentrione della
Federazione Jugoslava.
Ma quel che sembra la vera novità del giorno è il repentino rafforzarsi dell'opzione
riguardante le manovre di terra. Il Segretario Generale della NATO, Javier Solana, ha
autorizzato i comandi dell'Alleanza a rivedere i piani della campagna, per prendere in
considerazione la possibilità di inviare truppe di terra nella regione. E dall'altra
sponda dell'Atlantico la Casa Bianca ha dichiarato di essere già pronta a rivedere i
piani elaborati sei mesi fa al riguardo. Particolarmente favorevole al riguardo sembra
essere il Primo Ministro britannico, Tony Blair, che ieri ha incontrato il Presidente
Clinton a Washington per convincerlo che il momento per cominciare a discutere in modo
più dettagliato le modalità d'intervento di una forza di terra NATO nel Kossovo. Sembra
comunque ormai non esservi più dubbio che il tema sarà approfondito nei dettagli nel
corso del summit della NATO previsto nella capitale americana, in occasione del
cinquantenario della firma del Trattato istitutivo dell'Alleanza.
Nel frattempo nella giornata di ieri sono giunti in Albania, dopo una sosta in Italia, gli
elicotteri statunitensi Apache, destinati ad essere il perno delle future azioni, siano
esse solo aeree od anche terrestri, dell'Alleanza atlantica nella martoriata regione.
Da parte americana è stato ammonito il Presidente jugoslavo contro un possibile
intervento armato serbo in Montenegro, dopo gli inquietanti sviluppi dell'altro giorno.
Stretti contatti sarebbero in corso tra l'Amministrazione USA ed il governo del Presidente
Djukanovic, in posizione sempre più critica nei confronti della politica di totale
chiusura di Milosevic. Questi, intervistato per la prima volta dall'inizio degli scontri
da una televisione statunitense, avrebbe fatto stato di non precisate "possibili e
più facili soluzioni della crisi se la NATO sospende i bombardamenti".
2. KOSSOVO – Profughi in tutte le direzioni.
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ritiene inevitabile,
di fronte al rafforzarsi delle ipotesi di un intervento via terra della NATO, lo
spostamento dei profughi verso aree più sicure. Continua nel frattempo a singhiozzo
l'esodo, tra momentanee aperture e sempre più frequenti chiusure delle frontiere da parte
delle Autorità serbe. La situazione incomincia ad essere pesante anche in Bosnia
Erzegovina, dove si sarebbero rifugiati circa 40.000 profughi sia albanesi che mussulmani
del Sangiaccato che serbi. Il Governo italiano stanzia nuovi fondi sia per gli aiuti che
per le spese della missione militare.
I timori di un probabile coinvolgimento dell'Albania e della Macedonia nella crisi
militare, rafforzati con il contemporaneo intensificarsi dei discorsi relativi ad un
possibile intervento via terra dell'Alleanza, ha spinto l'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati (UNHCR) a lanciare un grido d'allarme per lo spostamento dalle aree
a ridosso della crisi dell'ingente massa di profughi presenti sia nei campi di accoglienza
allestiti che presso le famiglie albanesi. Ciò dovrebbe avvenire rapidamente e comunque
prima di qualsiasi azione militare.
Continuano nel frattempo ad arrivare, sia pure in quantità molto più ridotte, profughi
soprattutto in Albania, mentre giungono notizie di un numero consistente di sfollati (tra
5000 e 7000) bloccati da quattro giorni dalle Autorità macedoni in una zona impervia ad
una cinquantina di chilometri a nord di Skopje.
La situazione starebbe diventando critica anche in Bosnia Erzegovina, dove dall'inizio
della crisi si sarebbero rifugiati circa 40.000 profughi provenienti sia dalle comunità
albanesi del Montenegro e del Kossovo, che da quelle mussulmane del Sangiaccato e dalla
stessa Serbia, per sfuggire agli obblighi militari. Finora, nonostante l'altissima
tensione, la Bosnia Erzegovina è riuscita a tenersi fuori dalla crisi, ma si teme che un
flusso rafforzato di profughi potrebbe rendere precari i già precari equilibri interni
della Federazione.
Un decreto legge a sostegno dell'impegno italiano nel Kossovo è stato varato ieri dal
governo, stanziando 100 miliardi di lire per l'Operazione Arcobaleno, 24 miliardi al mese
per i militari di stanza in Macedonia ed Albania e 3 miliardi al mese per 500 carabinieri
ausiliari da arruolare immediatamente.
3. RUSSIA - Gelo con l'Ungheria.
Sembra inasprirsi la tensione tra Mosca e Budapest dopo l'episodio del
convoglio umanitario russo per la Jugoslavia bloccato la settimana scorsa ai confini
ungheresi. L'Ambasciatore russo in Ungheria sarebbe stato richiamato in patria per
consultazioni mentre si parla di un rinvio della visita in Russia del Ministro degli
Esteri ungherese.
Mossa aveva in effetti minacciato "un riesame complessivo" dei rapporti con
l'Ungheria, dopo che le Autorità di Budapest avevano bloccato il 10 aprile scorso per
più di 24 ore un convoglio russo di aiuti umanitari diretti alla Jugoslavia per la
presenza di alcuni autocarri blindati, che secondo gli ungheresi avrebbero potuto avere
una funzione militare, e di autocisterne con carburante diesel. Il richiamo
dell'Ambasciatore a Mosca sarebbe il primo segnale della volontà di irrigidimento delle
relazioni. A raffreddare ulteriormente il quadro, giunge la notizia che da parte ungherese
si sarebbe rinviata a data da destinarsi la visita a Mosca del Ministri degli Esteri Janos
Martony, prevista per il prossimo mese di maggio e timori si nutrono anche per la tenuta
del previsto vertice di inizio estate tra i due Primi Ministri, Primakov e Orban.
4. LUSSEMBURGO - Riunione sulle telecomunicazioni.
Riunione oggi a Lussemburgo dei Ministri delle Telecomunicazioni dei Quindici.
Firma elettronica, "millenium bug" e mercato delle telecomunicazioni al centro
delle discussioni.
La riunione dovrebbe limitarsi alla sola mattinata, poiché per nessuno dei punti in
discussione si prevedono particolari difficoltà. Dovrebbero quindi essere adottati senza
problemi la posizione comune del Consiglio sulla proposta di direttiva sulla firma
elettronica ed il progetto di risoluzione sul "millenium bug" che invita gli
Stati membri ad elaborare piani di urgenza affinché si possa assicurare la dovuta
continuità ai servizi essenziali in caso di problemi informatici. Per quanto concerne il
dibattito sulla situazione del mercato delle telecomunicazioni la Presidenza tedesca
auspica che da esso possa emergere una valutazione, da parte dei Ministri, sul grado di
sviluppo raggiunto dal mercato europeo, nonché sugli eventuali ostacoli che ancora si
frappongono ad una sua ulteriore espansione e sui modi per eliminarli. Da parte italiana
non si ritiene che in tale occasione dovrebbe essere sollevata la questione della
possibile alleanza Telecom-Deutsche Telekom.
5. ITALIA - Indagine sulla Commissione europea.
Un italiano nominato tra i cinque saggi incaricati di indagare sul
funzionamento della Commissione e su possibili casi di cattiva amministrazione o frodi in
seno all'amministrazione comunitaria.
Il professor Antonio Tizzano, ordinario di Diritto Comunitario all'Università La Sapienza
di Roma, è stato nominato dall'Ufficio di Presidenza del Parlamento Europeo, in
sostituzione dello spagnolo Carrillo, nel gruppo dei 5 saggi incaricati di indagare sul
funzionamento della Commissione. Come si ricorderà, un primo rapporto del Comitato dei
Saggi, nel mese scorso, particolarmente critico nei confronti della Commissione, ha
portato, per la prima volta nella storia della Comunità, alle dimissioni dell'esecutivo
comunitario guidato da Jacques Santer. Il compito che attende il nuovo membro del
Comitato, che si affiancherà agli altri quattro - di nazionalità francese, olandese,
belga e svedese - che restano in carica, è di elaborare, entro il 1° settembre prossimo,
un secondo rapporto sull'operato della Commissione e sui possibili casi di cattiva
amministrazione o frodi all'interno dell'amministrazione comunitaria.
Al professor Tizzano sono giunti i rallegramenti sia del Ministro Dini che del Ministro
per le Politiche Comunitarie, Enrico Letta, che ha sottolineato l'importanza che il
Governo italiana annette verso un sempre più corretto funzionamento delle istituzioni
comunitarie secondo i principi di trasparenza ed efficienza gestionale.
6. UE - No alla guerra delle banane.
La Commissione non farà ricorso contro le decisioni della OMC sulla c.d.
"guerra delle banane" con gli Stati Uniti.
La decisione, attesa dopo la pronuncia favorevole alle tesi degli USA da parte degli
organismi WTO a Ginevra, è stata comunicata dal Gabinetto del Commissario competente per
il commercio ed i rapporti con il Nordamerica, sir Leon Brittan. In proposito è stato
osservato che da parte comunitaria si è rinunziato a sollevare obiezioni di qualsiasi
tipo, sia sul piano sostanziale che su quello formale e procedurale, preferendo piuttosto
la ricerca di una soluzione negoziata con Washington. Già sarebbero in corso contatti tra
gli esperti competenti per valutare assieme come adeguare le norme comunitarie alle regole
stabilite dal WTO.
22
aprile 1999 webmaster@euganeo.it |
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il
collegio senatoriale di Tino Bedin |