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Giorni dell'Europa

Giovedì 17 giugno 1999

1. KOSSOVO: Accordo di massima per il ruolo delle truppe russe.
Spiegamento della forza multinazionale e ritiro dell'esercito jugoslavo, nel rispetto dei tempi previsti dall'accordo. La NATO decisa ad accelerare il disarmo dell'UCK, malgrado la riluttanza delle milizie a consegnare le armi. Difficoltà anche nei rapporti tra l’UCK ed i soldati russi.
Sul ruolo del contingente russo e sulla catena di comando della KFOR sarebbe stato trovato un accordo ieri sera ad Helsinki in un incontro fra i Ministri della Difesa russo e americano.
Si intensificano i movimenti di popolazione: il caotico ma festivo rimpatrio dei profughi albanesi attraverso i confini che li avevano visti in fuga poche settimane fa; la corsa serba e di altre minoranze all’abbandono del Kossovo per paura di rappresaglie. Ignorati i programmi di rientro dell’UNHCR e, in generale, il tentativo della comunità internazionale di disciplinare i movimenti dei profughi ed evitarne di nuovi (serbi).
La tensione etnica è molto forte, alimentata dal continuo ritrovamento di fosse comuni o di altre tracce di massacri. Altri danni sono stati causati dall’esercito serbo in ritirata, mentre si segnalano episodi di violenza di segno opposto (incendi di monasteri e di abitazioni serbe).
Continua regolarmente il dispiegamento della forza multinazionale di sicurezza in Kosovo, dove già si trovano oltre 15.000 delle 50.000 unità previste. Rimangono ancora aree da occupare, ma l’estensione della presenza KFOR sul territorio non incontra ostacoli.
Il problema maggiore, per ora, è il disarmo dell'UCK che al momento rifiuta di deporre le armi. La NATO sembra voler dare una applicazione "elastica" di questo punto dell'accordo, ma solo fino a quando i serbi non avranno ultimato il loro ritiro. Dopodiché, come ha ribadito ieri il gen. Jackson, la NATO stringerà i tempi ("disarmo in un paio di giorni"). Una prima intesa raggiunta ieri a Tirana prevederebbe che all'UCK sia requisito subito tutto l'armamento pesante, lasciando quello leggero. Nel frattempo ieri un gruppo di soldati americani ha disarmato un gruppo di duecento guerriglieri che si erano rifiutati di deporre le armi, arrestandone i capi. Fra le motivazioni addotte dall'UCK: la popolazione albanese ritiene "nemica", e subentrante alle forze serbe, la presenza dell'esercito russo in Kossovo.
Ieri sera ad Helsinki sarebbe stato raggiunto un accordo tra russi ed americani sul ruolo del contingente russo e sulla linea di comando nella quale questo dovrà essere inserito. L’intesa raggiunta dovrebbe essere formalizzata nell'incontro di domenica tra Clinton e Eltsin al margine del G8. Prevederebbe che i russi si dispongano nella zona destinata ai tedeschi, quella di Prizren, rispondendo direttamente al comando tedesco. Sarebbe anche stato trovato l'accordo sulla gestione dell'aeroporto di Pristina, teatro la notte tra venerdì e sabato scorso del blitz dei parà russi.
Il colpo di mano è stato salutare per il morale di Mosca, che per tutta la durata dell’intervento NATO aveva subito l’iniziativa politico-militare occidentale, senza riuscire ad evitare ai serbi l’epilogo finale della ritirata – alle condizioni NATO. Tuttavia dopo l’ingresso trionfale a Pristina e la "presa" dell’aeroporto, lo sparuto contingente russo (200 uomini, 16 camion) si è trovato isolato (senza rifornimenti) in mezzo al massiccio spiegamento della KFOR. Le resistenze dei paesi confinanti al transito di altre truppe russe sono state un ulteriore segnale della debolezza politica di Mosca nella regione.
Continua senza soste, anche in presenza di ammonimenti in senso contrario da parte dell'UNHCR, il rientro di migliaia di profughi dall'Albania. Attraverso il valico di Morini ieri circa 10.000 persone hanno varcato il confine dirette in Kossovo. La situazione è caotica: molti sono tornati indietro verso i campi profughi che per mesi li hanno accolti. Il fenomeno si spiegherebbe in questo modo: gli uomini rientrano in avanscoperta per verificare le condizioni in cui si trovano le case ed i villaggi abbandonati. Se trovano (spesso) scenari desolanti preferiscono, per il momento, fare ritorno in Albania; altre volte, tornano a prelevare le famiglie. Questa continua migrazione di profughi sta rendendo di nuovo difficile la situazione nel campo di Kukes dove si starebbero affollando migliaia di persone.
All'esodo dei serbi dal Kossovo si è aggiunto ieri quello dell'arcivescovo serbo ortodosso che ha lasciato la città di Prizren perché considerata ormai insicura.

2. EUROPA – Raddoppia il traffico aereo civile.
Secondo le previsioni più accreditate, il traffico aereo dovrebbe praticamente raddoppiare nei prossimi venti anni. Questo aumento, estremamente positivo per l'industria aeronautica, sottoporrà a dura prova le strutture aeroportuali a livello mondiale, ed in particolare in Europa.
Mentre, infatti, il sistema aeroportuale statunitense si basa su sistemi di controllo unificati, in Europa esistono 49 centri di controllo aereo separati, che usano 31 diverse reti informatiche. Inoltre alcuni aeroporti europei, ed in particolare Heathrow, sono già oggi altamente congestionati.
E' probabile quindi che si realizzi in Europa una "strozzatura" allo sviluppo del traffico aereo che impedirà il repentino aumento dei voli richiesto dal mercato. Non potendo aumentare il numero dei voli, è probabile che si ricorrerà ad un aumento del numero di passeggeri trasportati da ciascun volo incrementando le dimensioni degli aeromobili.
Questo spiega probabilmente la diversità di approccio sulle due sponde dell’Atlantico al progetto di costruzione dei grandi aeromobili definiti "superjumbo": mentre la Boeing stima che non esista una sufficiente domanda da parte delle compagnie per un velivolo di dimensioni superiori all'attuale Boeing 747, il consorzio europeo Airbus, anche in considerazione delle prevedibili esigenze del mercato europeo, ha in programma la realizzazione di un quadrireattore, denominato A3XX, che dovrebbe trasportare tra i 500 e i 1000 passeggeri.

3. MERCOSUR – L’America Latina "copia" l’Europa.
Alla vigilia del vertice Euro-latino-americano che avrà luogo a Rio de Janeiro a fine mese, il Mercosur si dota di un Comitato per fissare obiettivi economici comuni.
I Ministri dell'Economia dei quattro paesi che compongono il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) hanno deciso di fare il primo passo verso il processo di convergenza delle rispettive politiche economiche, sull'esempio di quanto fatto in nei Paesi UE. La "piccola Maastricht", come è stata ribattezzata dal Presidente argentino Menem, si pone come obiettivo il coordinamento delle politiche macroeconomiche attraverso la fissazione di obiettivi comuni in materia di inflazione, tassi di interesse, deficit e debito pubblico. L'obiettivo, per ora lontanissimo, è quello di creare i presupposti per una moneta comune nei Paesi dell'area del cono sud.
Per dare concretezza a questo obiettivo sono stati creati un Comitato Politico ed uno tecnico. Il primo, composto dai vice Ministri dell'Economia, avrà il compito di monitorare la congiuntura economica degli Stati membri, il secondo, di cui fanno parte gli istituti statistici di ogni Stato membro, è un Comitato Tecnico incaricato di unificare i dati econometrici, attività questa propedeutica alla fissazione di qualsiasi obiettivo macroeconomico comune.

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