Forse la svolta: la Federazione Jugoslava accetta il piano di pace in dieci
punti elaborato in base ai principi fissati del G8. Il si del Parlamento serbo segue
quello di Milosevic, il cui nome però non appare in alcuna dichiarazione. Solo i deputati
del Partito radicale serbo di Seselj hanno votato contro il piano di pace, mentre gli
altri si sono pronunciati a favore, con una maggioranza di 136 a 74.
Mentre l'inviato europeo, il Presidente finlandese Ahtisaari illustra a Colonia al
Consiglio Europeo i risultati della missione a Belgrado, Cernomyrdin ed il Segretario
statunitense alla Difesa Rubin spiegano che per arrivare alla cessazione dei bombardamenti
è necessario che, quantomeno, inizi e sia verificabile il ritiro delle forze serbe dal
Kossovo.
Si sarebbe già iniziato a lavorare alla preparazione di una risoluzione del Consiglio di
Sicurezza che funga da "cornice giuridica" all'attuazione pratica del piano di
pace.
Ottimismo manifestato, sia pure in termini diversi, da tutti i principali leaders dei
Quindici. Reazioni prudenti ma possibiliste a Washington. L'Alleanza atlantica aspetta di
vedere nei fatti il ritiro delle truppe jugoslave e nel frattempo non sospende i raids. Da
parte dell'UCK da un lato si sostiene di accettare il piano, dall'altro si sottolinea che
si tratterebbe di un ennesimo bluff del Presidente jugoslavo. Nel frattempo
sarebbero intensi i combattimenti proprio tra gli indipendentisti e le truppe serbe vicino
al confine albanese.
La NATO da parte sua continua con i raid: risparmiata Belgrado ma colpiti soliti obiettivi
in Kossovo e nella Serbia meridionale.
Il Parlamento serbo ha approvato il piano di pace, sul quale precedentemente nel corso dei
colloqui con Cernomyrdin ed Ahtisaari già si era espresso positivamente il presidente
Milosevic. Il piano presentato all'Assemblea riprende i principi indicati dai G8 e prevede
dieci punti :
- La cessazione immediata e verificabile della violenza e della repressione in Kossovo;
- Il ritiro verificabile di tutte le forze militari, di polizia e paramilitari che
dovrebbe avvenire secondo un calendario rapido (stando ad una nota in calce al documento,
entro 7 giorni);
- Lo spiegamento di una forza internazionale civile e di sicurezza che agisca sotto
l'egida ed in base allo statuto delle Nazioni Unite;
- Una presenza di sicurezza internazionale, con sostanziale partecipazione NATO, sotto un
comando e un controllo unificato che possa garantire un clima di sicurezza per l'insieme
della popolazione della ragione e permettere il ritorno in Kosovo dei rifugiati;
- La creazione di un'amministrazione provvisoria che assicuri al Kosovo una sostanziale
autonomia nell'ambito della RFJ;
- Dopo il ritiro, personale serbo e jugoslavo (non oltre qualche centinaia) potrà tornare
nella regione con compiti quali la bonifica dei campi minati o la presenza ai principali
valichi di confine;
- Il ritorno in condizioni di sicurezza e libertà dei profughi;
- Un processo politico che porti ad un accordo quadro ad interim per un'amministrazione
autonoma nel Kossovo che tenga conto dei principi fissati nell'intesa di Rambouillet,
della sovranità ed integrità territoriale della Federazione Jugoslava e degli Stati
della regione, oltre che della smilitarizzazione dell'UCK;
- Un approccio globale allo sviluppo economico della regione;
- La cessazione delle attività militari, concordata e definita attraverso un accordo
tecnico-militare, che scatterà soltanto quando l'inizio del ritiro sarà cominciato e
verificabile.
L'assemblea, composta da 250 deputati, ha dato il suo benestare al documento con 136 voti
favorevoli e 74 contrari, quelli dei rappresentanti del Partito radicale serbo
dell'ultranazionalista Seselj. Dopo il risultato del voto, lo stesso Seselj ha
preannunciato che, laddove si decidesse di dare seguito al piano, il suo Partito uscirà
dalla coalizione di governo serba.Il nome di Slobodan Milosevic non ricorre in alcuno dei
documenti fatti circolare a Belgrado, su cui sempre si parla di "presidenza
jugoslava". Nei prossimi giorni sarà interessante capire gli sviluppi della
situazione interna serba: da un lato vi è chi sostiene che potrebbe essere un preludio
alla "uscita di scena" dello stesso Milosevic, con un rafforzamento invece del
potere e del ruolo di Draskovic, dall'altro lato si osserva invece come ci si possa
trovare di fronte ad un'ennesima manifestazione delle capacità dell'uomo forte di
Belgrado di "prendere l'ultimo treno" e di continuare a rappresentare l'elemento
centrale del potere a Belgrado. Certo rispetto al passato adesso vi è l'iniziativa del
Tribunale dell'Aja nei suoi confronti. Le prime precisazioni sulle modalità di attuazione
sono venute da Cernomyrdin, cui hanno fatto immediatamente seguito quelle del Dipartimento
di Stato, il quale si è affrettato a sottolineare come l'interruzione dei bombardamenti
avverrà solo quando si costaterà che il ritiro delle forze serbe dal Kossovo sarà stato
effettivamente avviato. Durante la pausa dei bombardamenti dovrà essere approvata una
risoluzione del CdS, alla cui stesura già da ieri stanno lavorando i direttori politici
del G8 (secondo il Ministro degli Esteri tedesco Fischer il testo sarebbe già quasi
pronto), e solo successivamente i bombardamenti cesseranno definitivamente. Adesso il
negoziato su alcuni aspetti tecnici, in particolare quelli connessi al comando della
costituenda forza multinazionale, sono demandati ai tecnici, in primis ai militari.
Il Presidente finlandese Ahtisaari si è recato da Belgrado direttamente a Colonia per
illustrare ai Quindici i risultati della Missione a Belgrado. Favorevole ottimismo per una
rapida soluzione della crisi sarebbe stata manifestata dai leaders europei, con alcune
differenze tra Blair e gli altri. Oggi nella giornata dovrebbe tenersi un nuovo vertice a
tre a Helsinki tra Cernomyrdin, Ahtisaari e Talbott. A Washington, dove pure è stato
registrato un certo ottimismo per gli sviluppi della situazione, si mantiene tuttavia un
atteggiamento prudente.
Gli sviluppi della situazione maturati a Belgrado non sono stati accolti in maniera molto
positiva dall'Uck. Mentre la dirigenza parla di una generica accettazione del piano di
pace, alcuni suoi esponenti di rilievo hanno subito dichiarato che non intendono deporre
le armi finché non sarà raggiunta l'indipendenza del Kosovo e che dopo i massacri
perpetrati non è da parte loro possibile avere fiducia dei soldati serbi, anche qualora
tra questi ultimi e la popolazione kossovara si interporrà una forza multinazionale.
Sul fronte militare, oltre ai già ricordati violenti scontri tra UCK e truppe serbe ai
confini albanesi, è da registrare una nuova notte di bombardamenti da parte dell'Alleanza
atlantica. Risparmiata Belgrado, sono stati invece colpiti soliti obiettivi, tra i quali
infrastrutture di telecomunicazioni, nel Kossovo e nella Serbia meridionale.
2. NATO Chi succederà a Solana? Il ministro della Difesa tedesco Rudolf Scharping (Spd) ha nuovamente smentito
le notizie ricorrenti sulla sua candidatura a Segretario Generale della NATO. La nomina
però di Javier Solana alla carica di Mr. Pesc rende adesso imminente la scelta della
nuova guida della Nato.
''Come ministro della Difesa ho un incarico assolutamente interessante che mi soddisfa
pienamente e che porto avanti volentieri'', ha detto Scharping al quotidiano berlinese
'Der Tagespiegel'. Anche Volker Ruehe, ex ministro della Difesa e vicepresidente della
Cdu, avrebbe escluso una sua nomina al vertice della Nato. Allo stesso 'Tagesspiegel' egli
ha ribadito di volersi concentrare sulla guida della Cdu nel suo Land, lo
Schleswig-Holstein. La nomina però del Segretario Generale della NATO, Javier Solana,
alla carica di responsabile della politica estera e della sicurezza comune dell'UE,
avvenuta nel corso della serata di ieri a Colonia, apre comunque adesso il processo di
transizione all'Alleanza atlantica, da concludersi al massimo entro il prossimo dicembre.
3. IRAN-NORVEGIA Scambio di ambasciatori. Prosegue il lavoro diplomatico di Teheran alla ricerca di una normalizzazione
dei rapporti con l'Occidente dopo anni di tensione nelle relazioni bilaterali con molti
Paesi.
L'accordo di nominare ambasciatori a Oslo e a Teheran per la prima volta dopo sei anni è
segno dei progressi verso la normalizzazione registratisi nelle relazioni tra la Norvegia
e l'Iran. La compagnia aerea iraniana Iran Air dovrebbe cominciare alla fine del mese ad
effettuare voli verso la capitale norvegese. L'avvicinamento avviene dopo che il
parlamento norvegese ha approvato questo nuovo approccio verso l'Iran, alla luce
dell'evoluzione politica in atto nel paese ed in seguito anche alla visita di una
delegazione a Teheran. La tensione nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi sono
cominciate anni fa dopo la ''Fatwa'', la condanna a morte dello scrittore anglo-indiano
Salman Rushdie per il suo libro ''Versi satanici''.
4. EUROPA - "Mr. Pesc": nomina di Javier Solana. Nel corso della serata di ieri a Colonia i Capi di Stato e di Governo dell'UE
hanno raggiunto l'accordo sulla nomina del Segretario Generale della NATO ad alto
rappresentante per la politica estera e della sicurezza comune. La data dell'assunzione
della nuova carica da parte dello spagnolo sarà decisa nelle prossime settimane dai
Ministri degli Esteri dei Quindici. Il francese de Boissieu nominato vice di Solana.
La scelta su Solana, nonostante da tempo non vi fossero altri candidature rivali, potrebbe
essere stata accelerata dagli sviluppi negoziali provenienti da Belgrado. Nel corso dei
lavori formali del Consiglio si era infatti diffusa la sensazione che la nomina ufficiale
di Mr. Pesc sarebbe stata rimandata di qualche settimana, in considerazione del momento
cruciale della crisi e del ruolo di Solana come Segretario Generale della NATO. Poi, nel
corso del pranzo dei Capi di Stato e di Governo dei Quindici l'accordo, confermato dal
Primo Ministro spagnolo Aznar.
Il mandato di Solana alla NATO dovrebbe terminare entro il prossimo dicembre e l'Alleanza
non può seguire i prossimi sviluppi nel Kossovo con un vuoto al vertice. E' stato quindi
delegato ai Ministri degli Esteri dei Quindici di decidere quando formalmente Javier
Solana assumerà il nuovo incarico: ciò avverrà probabilmente quando sarà stato trovato
un accordo sul nome del successore dello spagnolo alla carica di Segretario Generale della
NATO.
Accanto a Solana è stato scelto anche il vice Mr. Pesc: si tratta dell'attuale
Rappresentante Permanente francese presso l'UE de Boissieu.
5. BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI - Non c'è l'accordo sul
presidente. Nulla di fatto per la nomina del Presidente al Vertice di Colonia.
Contrariamente a quanto avvenuto per la nomina di Solana, non è stato raggiunto l'accordo
per la scelta del nuovo Presidente della BEI al vertice di Colonia. In effetti la
candidatura più forte sembrava essere quella dello spagnolo Solves, ma proprio la nomina
di Solana rende adesso improbabile la designazione di un altro spagnolo ad un'alta carica
europea. La decisione dovrà quindi con ogni probabilità essere presa durante la prossima
Presidenza finlandese, che inizia il 1° luglio.
6. CARNE AGLI ORMONI Contrasto fra le due rive
dellAtlantico. Il comitato per la risoluzione delle vertenze dell'Organizzazione mondiale del
commercio (Wto) ha approvato le richieste avanzate da Usa e Canada di imporre sanzioni
contro l'Unione europea per il bando sulle importazioni di carne trattata con gli ormoni
della crescita.
Il comitato del Wto ha anche accettato la richiesta dell'Unione europea di eleggere una
commissione arbitrale neutrale che stabilisca l'ammontare degli importi dovuti. Questa
commissione dovrebbe dare una risposta entro la metà di luglio rinviando, di fatto, a
quella data l'imposizione delle sanzioni. Ma queste sembrano comunque sempre più
inevitabili.
7. EUROPA - Difesa comune. Un'Europa ''capace di giocare pienamente il suo ruolo sulla scena
internazionale'' ed in grado di ''rispondere alle crisi internazionali con capacità
autonome e credibili forze militari'': questi gli obiettivi dell'accelerazione che i
Quindici intendono imprimere alla politica comune di difesa e sicurezza.
Nel corso delle discussioni a Colonia al Consiglio Europeo, i Capi di Stato e di Governo
dei Quindici hanno esaminato la questione relativa allo sviluppo della politica di difesa
comune dell'Europa. Sarebbe stato concordato che l'ambito di azione del "pilastro
europeo" sarà ben definito e non entrerà in conflitto con quello della Nato, che
''resta il fondamento della difesa collettiva dei suoi membri'': l'UE potrà essere in
prima linea, senza il necessario coinvolgimento dell'Alleanza Atlantica (e soprattutto
degli Stati Uniti), nelle missioni umanitarie, di prevenzione dei conflitti e di peacekeeping.
Gli interventi a guida UE potranno, caso per caso, fare ricorso o meno a risorse e
strutture Nato. Sara' aperta la partecipazione sia ai membri dell'Unione che fanno parte
della Nato sia a quelli che sono fuori dei ranghi dell'Alleanza. Il primo traguardo
concreto e' l'integrazione dell'Unione dell'Europa Occidentale nell'UE ''entro la fine del
2000'', che segnerà il dissolvimento dell'UEO. Il rafforzamento della politica estera e
di sicurezza comune prevede l'istituzione di strutture decisionali e di pianificazione
permanenti, che garantiscano adeguate capacita' di analisi ed intelligence a
livello europeo. A Bruxelles sarà creato un comitato composto da rappresentanti dei
Quindici con esperienza politico-militare, che potrà contare sull'apporto tecnico di una
'task-force' di militari. In futuro, alle riunioni dei ministri degli esteri dell'UE
parteciperanno quando opportuno anche i ministri della difesa.