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Giorni dell'Europa

Venerdì 4 giugno 1999

1. KOSSOVO - Concrete ipotesi di pace.
Forse la svolta: la Federazione Jugoslava accetta il piano di pace in dieci punti elaborato in base ai principi fissati del G8. Il si del Parlamento serbo segue quello di Milosevic, il cui nome però non appare in alcuna dichiarazione. Solo i deputati del Partito radicale serbo di Seselj hanno votato contro il piano di pace, mentre gli altri si sono pronunciati a favore, con una maggioranza di 136 a 74.
Mentre l'inviato europeo, il Presidente finlandese Ahtisaari illustra a Colonia al Consiglio Europeo i risultati della missione a Belgrado, Cernomyrdin ed il Segretario statunitense alla Difesa Rubin spiegano che per arrivare alla cessazione dei bombardamenti è necessario che, quantomeno, inizi e sia verificabile il ritiro delle forze serbe dal Kossovo.
Si sarebbe già iniziato a lavorare alla preparazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che funga da "cornice giuridica" all'attuazione pratica del piano di pace.
Ottimismo manifestato, sia pure in termini diversi, da tutti i principali leaders dei Quindici. Reazioni prudenti ma possibiliste a Washington. L'Alleanza atlantica aspetta di vedere nei fatti il ritiro delle truppe jugoslave e nel frattempo non sospende i raids. Da parte dell'UCK da un lato si sostiene di accettare il piano, dall'altro si sottolinea che si tratterebbe di un ennesimo bluff del Presidente jugoslavo. Nel frattempo sarebbero intensi i combattimenti proprio tra gli indipendentisti e le truppe serbe vicino al confine albanese.
La NATO da parte sua continua con i raid: risparmiata Belgrado ma colpiti soliti obiettivi in Kossovo e nella Serbia meridionale.
Il Parlamento serbo ha approvato il piano di pace, sul quale precedentemente nel corso dei colloqui con Cernomyrdin ed Ahtisaari già si era espresso positivamente il presidente Milosevic. Il piano presentato all'Assemblea riprende i principi indicati dai G8 e prevede dieci punti :
- La cessazione immediata e verificabile della violenza e della repressione in Kossovo;
- Il ritiro verificabile di tutte le forze militari, di polizia e paramilitari che dovrebbe avvenire secondo un calendario rapido (stando ad una nota in calce al documento, entro 7 giorni);
- Lo spiegamento di una forza internazionale civile e di sicurezza che agisca sotto l'egida ed in base allo statuto delle Nazioni Unite;
- Una presenza di sicurezza internazionale, con sostanziale partecipazione NATO, sotto un comando e un controllo unificato che possa garantire un clima di sicurezza per l'insieme della popolazione della ragione e permettere il ritorno in Kosovo dei rifugiati;
- La creazione di un'amministrazione provvisoria che assicuri al Kosovo una sostanziale autonomia nell'ambito della RFJ;
- Dopo il ritiro, personale serbo e jugoslavo (non oltre qualche centinaia) potrà tornare nella regione con compiti quali la bonifica dei campi minati o la presenza ai principali valichi di confine;
- Il ritorno in condizioni di sicurezza e libertà dei profughi;
- Un processo politico che porti ad un accordo quadro ad interim per un'amministrazione autonoma nel Kossovo che tenga conto dei principi fissati nell'intesa di Rambouillet, della sovranità ed integrità territoriale della Federazione Jugoslava e degli Stati della regione, oltre che della smilitarizzazione dell'UCK;
- Un approccio globale allo sviluppo economico della regione;
- La cessazione delle attività militari, concordata e definita attraverso un accordo tecnico-militare, che scatterà soltanto quando l'inizio del ritiro sarà cominciato e verificabile.
L'assemblea, composta da 250 deputati, ha dato il suo benestare al documento con 136 voti favorevoli e 74 contrari, quelli dei rappresentanti del Partito radicale serbo dell'ultranazionalista Seselj. Dopo il risultato del voto, lo stesso Seselj ha preannunciato che, laddove si decidesse di dare seguito al piano, il suo Partito uscirà dalla coalizione di governo serba.Il nome di Slobodan Milosevic non ricorre in alcuno dei documenti fatti circolare a Belgrado, su cui sempre si parla di "presidenza jugoslava". Nei prossimi giorni sarà interessante capire gli sviluppi della situazione interna serba: da un lato vi è chi sostiene che potrebbe essere un preludio alla "uscita di scena" dello stesso Milosevic, con un rafforzamento invece del potere e del ruolo di Draskovic, dall'altro lato si osserva invece come ci si possa trovare di fronte ad un'ennesima manifestazione delle capacità dell'uomo forte di Belgrado di "prendere l'ultimo treno" e di continuare a rappresentare l'elemento centrale del potere a Belgrado. Certo rispetto al passato adesso vi è l'iniziativa del Tribunale dell'Aja nei suoi confronti. Le prime precisazioni sulle modalità di attuazione sono venute da Cernomyrdin, cui hanno fatto immediatamente seguito quelle del Dipartimento di Stato, il quale si è affrettato a sottolineare come l'interruzione dei bombardamenti avverrà solo quando si costaterà che il ritiro delle forze serbe dal Kossovo sarà stato effettivamente avviato. Durante la pausa dei bombardamenti dovrà essere approvata una risoluzione del CdS, alla cui stesura già da ieri stanno lavorando i direttori politici del G8 (secondo il Ministro degli Esteri tedesco Fischer il testo sarebbe già quasi pronto), e solo successivamente i bombardamenti cesseranno definitivamente. Adesso il negoziato su alcuni aspetti tecnici, in particolare quelli connessi al comando della costituenda forza multinazionale, sono demandati ai tecnici, in primis ai militari. Il Presidente finlandese Ahtisaari si è recato da Belgrado direttamente a Colonia per illustrare ai Quindici i risultati della Missione a Belgrado. Favorevole ottimismo per una rapida soluzione della crisi sarebbe stata manifestata dai leaders europei, con alcune differenze tra Blair e gli altri. Oggi nella giornata dovrebbe tenersi un nuovo vertice a tre a Helsinki tra Cernomyrdin, Ahtisaari e Talbott. A Washington, dove pure è stato registrato un certo ottimismo per gli sviluppi della situazione, si mantiene tuttavia un atteggiamento prudente.
Gli sviluppi della situazione maturati a Belgrado non sono stati accolti in maniera molto positiva dall'Uck. Mentre la dirigenza parla di una generica accettazione del piano di pace, alcuni suoi esponenti di rilievo hanno subito dichiarato che non intendono deporre le armi finché non sarà raggiunta l'indipendenza del Kosovo e che dopo i massacri perpetrati non è da parte loro possibile avere fiducia dei soldati serbi, anche qualora tra questi ultimi e la popolazione kossovara si interporrà una forza multinazionale.
Sul fronte militare, oltre ai già ricordati violenti scontri tra UCK e truppe serbe ai confini albanesi, è da registrare una nuova notte di bombardamenti da parte dell'Alleanza atlantica. Risparmiata Belgrado, sono stati invece colpiti soliti obiettivi, tra i quali infrastrutture di telecomunicazioni, nel Kossovo e nella Serbia meridionale.

2. NATO – Chi succederà a Solana?
Il ministro della Difesa tedesco Rudolf Scharping (Spd) ha nuovamente smentito le notizie ricorrenti sulla sua candidatura a Segretario Generale della NATO. La nomina però di Javier Solana alla carica di Mr. Pesc rende adesso imminente la scelta della nuova guida della Nato.
''Come ministro della Difesa ho un incarico assolutamente interessante che mi soddisfa pienamente e che porto avanti volentieri'', ha detto Scharping al quotidiano berlinese 'Der Tagespiegel'. Anche Volker Ruehe, ex ministro della Difesa e vicepresidente della Cdu, avrebbe escluso una sua nomina al vertice della Nato. Allo stesso 'Tagesspiegel' egli ha ribadito di volersi concentrare sulla guida della Cdu nel suo Land, lo Schleswig-Holstein. La nomina però del Segretario Generale della NATO, Javier Solana, alla carica di responsabile della politica estera e della sicurezza comune dell'UE, avvenuta nel corso della serata di ieri a Colonia, apre comunque adesso il processo di transizione all'Alleanza atlantica, da concludersi al massimo entro il prossimo dicembre.

3. IRAN-NORVEGIA – Scambio di ambasciatori.
Prosegue il lavoro diplomatico di Teheran alla ricerca di una normalizzazione dei rapporti con l'Occidente dopo anni di tensione nelle relazioni bilaterali con molti Paesi.
L'accordo di nominare ambasciatori a Oslo e a Teheran per la prima volta dopo sei anni è segno dei progressi verso la normalizzazione registratisi nelle relazioni tra la Norvegia e l'Iran. La compagnia aerea iraniana Iran Air dovrebbe cominciare alla fine del mese ad effettuare voli verso la capitale norvegese. L'avvicinamento avviene dopo che il parlamento norvegese ha approvato questo nuovo approccio verso l'Iran, alla luce dell'evoluzione politica in atto nel paese ed in seguito anche alla visita di una delegazione a Teheran. La tensione nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi sono cominciate anni fa dopo la ''Fatwa'', la condanna a morte dello scrittore anglo-indiano Salman Rushdie per il suo libro ''Versi satanici''.

4. EUROPA - "Mr. Pesc": nomina di Javier Solana.
Nel corso della serata di ieri a Colonia i Capi di Stato e di Governo dell'UE hanno raggiunto l'accordo sulla nomina del Segretario Generale della NATO ad alto rappresentante per la politica estera e della sicurezza comune. La data dell'assunzione della nuova carica da parte dello spagnolo sarà decisa nelle prossime settimane dai Ministri degli Esteri dei Quindici. Il francese de Boissieu nominato vice di Solana.
La scelta su Solana, nonostante da tempo non vi fossero altri candidature rivali, potrebbe essere stata accelerata dagli sviluppi negoziali provenienti da Belgrado. Nel corso dei lavori formali del Consiglio si era infatti diffusa la sensazione che la nomina ufficiale di Mr. Pesc sarebbe stata rimandata di qualche settimana, in considerazione del momento cruciale della crisi e del ruolo di Solana come Segretario Generale della NATO. Poi, nel corso del pranzo dei Capi di Stato e di Governo dei Quindici l'accordo, confermato dal Primo Ministro spagnolo Aznar.
Il mandato di Solana alla NATO dovrebbe terminare entro il prossimo dicembre e l'Alleanza non può seguire i prossimi sviluppi nel Kossovo con un vuoto al vertice. E' stato quindi delegato ai Ministri degli Esteri dei Quindici di decidere quando formalmente Javier Solana assumerà il nuovo incarico: ciò avverrà probabilmente quando sarà stato trovato un accordo sul nome del successore dello spagnolo alla carica di Segretario Generale della NATO.
Accanto a Solana è stato scelto anche il vice Mr. Pesc: si tratta dell'attuale Rappresentante Permanente francese presso l'UE de Boissieu.

5. BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI - Non c'è l'accordo sul presidente.
Nulla di fatto per la nomina del Presidente al Vertice di Colonia.
Contrariamente a quanto avvenuto per la nomina di Solana, non è stato raggiunto l'accordo per la scelta del nuovo Presidente della BEI al vertice di Colonia. In effetti la candidatura più forte sembrava essere quella dello spagnolo Solves, ma proprio la nomina di Solana rende adesso improbabile la designazione di un altro spagnolo ad un'alta carica europea. La decisione dovrà quindi con ogni probabilità essere presa durante la prossima Presidenza finlandese, che inizia il 1° luglio.

6. CARNE AGLI ORMONI – Contrasto fra le due rive dell’Atlantico.
Il comitato per la risoluzione delle vertenze dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ha approvato le richieste avanzate da Usa e Canada di imporre sanzioni contro l'Unione europea per il bando sulle importazioni di carne trattata con gli ormoni della crescita.
Il comitato del Wto ha anche accettato la richiesta dell'Unione europea di eleggere una commissione arbitrale neutrale che stabilisca l'ammontare degli importi dovuti. Questa commissione dovrebbe dare una risposta entro la metà di luglio rinviando, di fatto, a quella data l'imposizione delle sanzioni. Ma queste sembrano comunque sempre più inevitabili.

7. EUROPA - Difesa comune.
Un'Europa ''capace di giocare pienamente il suo ruolo sulla scena internazionale'' ed in grado di ''rispondere alle crisi internazionali con capacità autonome e credibili forze militari'': questi gli obiettivi dell'accelerazione che i Quindici intendono imprimere alla politica comune di difesa e sicurezza.
Nel corso delle discussioni a Colonia al Consiglio Europeo, i Capi di Stato e di Governo dei Quindici hanno esaminato la questione relativa allo sviluppo della politica di difesa comune dell'Europa. Sarebbe stato concordato che l'ambito di azione del "pilastro europeo" sarà ben definito e non entrerà in conflitto con quello della Nato, che ''resta il fondamento della difesa collettiva dei suoi membri'': l'UE potrà essere in prima linea, senza il necessario coinvolgimento dell'Alleanza Atlantica (e soprattutto degli Stati Uniti), nelle missioni umanitarie, di prevenzione dei conflitti e di peacekeeping. Gli interventi a guida UE potranno, caso per caso, fare ricorso o meno a risorse e strutture Nato. Sara' aperta la partecipazione sia ai membri dell'Unione che fanno parte della Nato sia a quelli che sono fuori dei ranghi dell'Alleanza. Il primo traguardo concreto e' l'integrazione dell'Unione dell'Europa Occidentale nell'UE ''entro la fine del 2000'', che segnerà il dissolvimento dell'UEO. Il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune prevede l'istituzione di strutture decisionali e di pianificazione permanenti, che garantiscano adeguate capacita' di analisi ed intelligence a livello europeo. A Bruxelles sarà creato un comitato composto da rappresentanti dei Quindici con esperienza politico-militare, che potrà contare sull'apporto tecnico di una 'task-force' di militari. In futuro, alle riunioni dei ministri degli esteri dell'UE parteciperanno quando opportuno anche i ministri della difesa.

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4 giugno 1999
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