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Giorni dell'Europa

Giovedì 3 giugno 1999

1. KOSSOVO - Attesa della risposta jugoslava al piano di pace internazionale.
Il notevole avvicinamento delle posizioni NATO e UE con quelle russe ha consentito di presentare a Belgrado, se non un’identica posizione, un comune programma concreto che ha praticamente l’appoggio di tutta la comunità internazionale, compresa Mosca. La parola sta ora a Milosevic, ma i margini di manovra si sono ristretti.
L'inviato russo Cernomyrdin ed il Presidente finlandese Ahtisaari sono arrivati ieri a Belgrado. Prime tre ore di colloqui con Milosevic; proseguiranno oggi. Convocato il Parlamento serbo per esaminare il piano di pace. Difficile decisione per il Presidente jugoslavo che si trova di fronte la sostanza delle richieste NATO – con l’avallo russo.
Dopo i colloqui di oggi Ahtisaari riferirà al Consiglio Europeo di Bonn.
Dall’Aja un’altra sconfitta giuridico-diplomatica per Belgrado: la Corte Internazionale di Giustizia ha respinto la richiesta jugoslava di intimare alla NATO la sospensione dei bombardamenti. Il verdetto era atteso, ma la maggioranza (12-4) è risultata molto netta, altra conferma dell’isolamento internazionale della RFJ.
Nel partire per Belgrado, dopo intense consultazioni con europei ed americani a Bonn, Cernomyrdin ha parlato di "approccio comune" raggiunto; Talbott è stato più prudente, ma non c’è dubbio che ci sia stato un significativo avvicinamento. La Russia ha finito con l’accettare le esigenze fondamentali della NATO: ritiro totale delle truppe serbe (militari e paramilitari) dalla regione, nessuna sospensione dei bombardamenti fino a ritiro in corso e verificato, spiegamento di una forza internazionale di pace. Restano da superare divergenze sulla composizione e sul comando della forza.
Questa intesa, oltre a rendere possibile la presentazione di un concreto piano di pace a Milosevic, spiana la via ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU.
Da Washington, Clinton sottolinea che la scelta è ora di Milosevic: "può contenere le perdite ed accettare le richieste basilari per una pace giusta". Al tempo stesso il Presidente americano consulta oggi i Capi di Stato Maggiore sull’eventualità di un’offensiva di terra in caso di rigetto del piano di pace: un’altra pressione indiretta su Belgrado.
Proseguono nel frattempo le azioni militari della NATO, anche se Belgrado è stata risparmiata in questa settantunesima notte di raid. Colpito incessantemente il Kossovo ed i ripetitori della televisione.
Dopo una mancanza di rapporti diretti durata oltre settanta giorni (l'ultimo fu l'inviato statunitense alla vigilia dell'inizio dei raid), un leader dei paesi occidentali, anche se non NATO, ha ieri incontrato il Presidente Milosevic a Belgrado con proposte concrete di accordo: il Presidente finlandese Ahtisaari è da ieri nella capitale jugoslava assieme all'inviato russo per il Kossovo Cernomyrdin per trasmettere al leader serbo le proposte per l'accordo. Queste, come è noto, prevedono la cessazione dei raid assieme al contemporaneo ritiro di tutte le forze serbe dal Kossovo, la costituzione e lo spiegamento di una forza internazionale di pace (alla quale parteciperebbero forze dei Paesi NATO e della Russia), una risoluzione delle Nazioni Unite ispirata ai principi dell'accordo G8 ed il controllo dell'osservanza del piano da parte delle stesse Nazioni Unite.
In pratica a Milosevic si chiede di accettare quel che la delegazione serba a Rambouillet ritenne assolutamente inaccettabile: ed in effetti l'obiettivo della missione di Ahtisaari sembra essere quello di verificare la disponibilità serba ad accettare tale piano, ma non discutere proposte od aggiustamenti. Milosevic ha dunque di fronte a se una scelta difficile – e difficile da giustificare al paese. Di qui la necessità di copertura politica interna per qualunque risposta: convocato per oggi il Parlamento serbo, dove continua a disporre di considerevole maggioranza. Lo stesso Parlamento serbo innescò formalmente l'intervento NATO, quando rispose negativamente nello scorso marzo alle richieste del Gruppo di contatto.
Dopo più di due mesi di bombardamenti, le richieste non sono cambiate salvo le ulteriori garanzie necessarie a riparare la "pulizia etnica" compiuta dai serbi. Per questo, il programma comune presentato da Cernomyrdin e Athisaari rappresenta già un successo diplomatico per la NATO. A maggior ragione per il fatto di essere portato da un russo e dal leader di un paese non NATO.
Negli Stati Uniti pochi commenti, in un'attesa degli eventi (forse con qualche scetticismo). Il Presidente Clinton ha riunito oggi i vertici militari per studiare le opzioni possibili. Ha continuato ad esprimere giudizi molto negativi sul leader serbo, definendolo un vero e proprio criminale, ma al tempo stesso lo indica come (indiretto) interlocutore da cui dipende la scelta sul piano di pace.
I raid dell'Alleanza nel frattempo non si fermano. Risparmiata Belgrado, comunque al buio da molte ore per le distruzioni delle centrali elettriche. Circa 800 le missioni, rivolte essenzialmente sul Kossovo e sui ripetitori televisivi della Serbia centrale.

2. CUBA-SPAGNA – Rinviata la visita dei reali.
Sembra rinviata a data da destinarsi la visita dei Reali di Spagna nell'isola caraibica. Dopo un lungo periodo di miglioramento nei rapporti tra l'Avana e Madrid l'irrigidimento del regime castrista negli ultimi mesi proietta adesso prospettive meno ottimistiche sulle relazioni ispano-cubane. Timori per il vertice ibero-americano che si dovrebbe tenere nella capitale cubana nel prossimo novembre.
Lo stesso Primo Ministro spagnolo Aznar parla di "circostanze che disgraziatamente non si sono rese disponibili per la realizzazione dell'evento". Da parte cubana che non si sia spinto con "sufficiente entusiasmo" per rendere possibili tali circostanze, sulla falsariga di quelle create per la visita di Giovanni Paolo II (possibilità per il Sovrano di rivolgersi direttamente al popolo cubano, trasmissione in diretta televisiva della visita, incontri con dissidenti).
Dopo le aperture dello scorso anno Cuba sembra avviata ad una fase (ciclica?) di irrigidimento del regime. L’esigenza di mantenere il controllo politico all’interno- che potrebbero aver anche ispirato la recente sostituzione agli Esteri di Robaina con un fedelissimo del lider maximo - avrebbero fatto premio sulla speranza di ricadute positive esterne (anche in USA) della visita.
Il viaggio potrebbe adesso collocarsi a ridosso del vertice ibero-americano, programmato all'Avana nel prossimo novembre. La scelta di Cuba fu in certo modo accettata da Madrid nell'ambito della politica di riavvicinamento, ma incominciano adesso ad addensarsi nubi polemiche, causa l'involuzione politica in atto sull'isola caraibica. Già taluni paesi latino-americani (Uruguay, Argentina, Nicaragua tra gli altri) manifestano crescentemente le loro critiche alla repressione del dissenso a Cuba (voto di condanna a Cuba a Ginevra, alla Commissione dei Diritti Umani), col rischio di assenze o comunque di partecipazioni non al massimo livello al vertice ibero-americano, esercizio nel quale la Spagna investe fortemente in termini politici ed economici.

3. GRECIA – Attiva presenza nei Balcani.
Atene sempre più attiva nell'area, sia in prospettiva di una sua partecipazione alla ricostruzione economica postbellica della regione, sia nel sostegno agli investimenti diretti delle imprese elleniche nei paesi dell'area, con una particolare attenzione verso la Macedonia e la Bulgaria.
Sarebbe in corso di avanzata concertazione un piano d'azione greco per la ricostruzione postbellica dei Balcani: il Ministro dell'Economia Papantoniou ha incontrato nei giorni scorsi altri esponenti del governo e rappresentanti del settore privato e bancario. Questo piano d'azione costituirebbe in seguito la base per ogni decisione in merito al contributo greco per lo sforzo internazionale di ricostruzione che interesserà l'area attualmente oggetto del conflitto.
La strategia greca verso i Balcani tende a rafforzare anche i rapporti bilaterali, anche con paesi in passato divisi da aspre polemiche con Atene. Sarebbe il caso della Macedonia e della Bulgaria, nei confronti dei quali sarebbe in atto un nuovo impulso sia per quanto riguarda i contatti politici (scambi frequenti di visite ad alto livello) che le relazioni economiche, con importanti acquisizioni nel settore energetico in Macedonia e nella produzione di beni a largo consumo in Bulgaria.

4. EURO – Continua la debolezza.
La valuta europea è scesa sotto la soglia di 1,04 dollari per un euro. E le avvisaglie che giungono dai mercati asiatici per la giornata di oggi non sembrano essere particolarmente incoraggianti. Critiche sempre forti in Germania sulle decisioni a favore dell'Italia prese nell'ultimo Consiglio Ecofin della settimana scorsa.
Alla radice della debolezza dell’euro i problemi strutturali delle economie UE.
A Tokyo la valuta europea è stata valutata sotto il livello di 1,035 dollari per un euro. C'è molta attesa per quanto accadrà oggi sui mercati valutari europei, alla luce anche di possibili sviluppi provenienti da Belgrado. Le difficoltà della valuta europea ridanno intento fiato agli oppositori dell'Euro nel Regno Unito, mentre in Germania aspre critiche sono mosse alle decisioni del Consiglio Ecofin della settimana scorsa e preoccupazioni, per bocca dello stesso Ministro delle Finanze Eichel, si esprimono nei confronti della congiuntura italiana.
La debolezza dell’euro è perniciosa per l’immagine dell’Europa in Germania, in un pubblico abituato ad un cinquantennio di marco forte e con una cultura monetaria ancora influenzata dall’iperflazione di Weimar. D’altro canto, è una debolezza solo in parte congiunturale (differenziale tassi, guerra Kossovo), mentre riflette problemi strutturali (rigidità del mercato del lavoro, eccessiva regolamentazione, insufficiente concorrenza ecc.), non monetaria, dell’economia europea rispetto a quella americana. Di qui, dopo gli entusiasmi iniziali, la minor fiducia dei mercati verso l’euro rispetto alle valute tradizionali (dollaro, sterlina, yen).

5. CONSIGLIO EUROPEO DI COLONIA – L’agenda dei lavori.
Iniziano questa mattina i lavori del vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Quindici di fine presidenza tedesca. Temi di politica estera e di sicurezza comune nella mattinata, il Patto europeo sull'occupazione e le tematiche istituzionali nei lavori pomeridiani.
La riunione di Colonia costituisce un importante momento di verifica per l'Unione, al termine di un semestre di presidenza tedesco svoltosi in condizioni difficili e non previste sia per cause esogene (la crisi nei Balcani) che endogene all'UE (la crisi e le dimissioni della Commissione Santer). Si tratta quindi di un Consiglio che è chiamato a dare risposte sulle capacità di reazione dell'Unione, sia per quanto riguarda la situazione di grave crisi internazionale che si svolge a pochi chilometri dai suoi confini, sia per quanto concerne il proseguimento della costruzione istituzionale in senso lato dell'Unione Europea, dopo l'importante risultato dell'approvazione di Agenda 2000 nello scorso mese di marzo.
L’O.d.G. del Consiglio è grosso modo diviso in queste due grandi tematiche. Le questioni di politica estera e della sicurezza saranno affrontate nel corso della mattinata (compreso la politica di difesa e di sicurezza comune), mentre nel pomeriggio i Capi di Stato e di Governo dei Quindici esamineranno le questioni connesse con il c.d. trittico istituzionale (avvio del processo di revisione dei Trattati, Carta Europea dei diritti fondamentali, oltre alla politica di difesa), nonché l'altro grande tema delle politiche interne della Comunità, l'elaborazione di un patto europeo per l'occupazione.
Fra i temi di politica estera da segnalare, oltre naturalmente al Kossovo ed al Patto di stabilità per i Balcani, la strategia comune dell'Unione nei confronti della Russia.
Nel corso dei lavori del Consiglio potrebbe anche essere definita la nomina del c.d. Mr. Pesc, il rappresentante-responsabile della politica estera comune dei Quindici introdotto con le recenti riforme istituzionali. Al momento sembrerebbe favorita la candidatura dell'attuale Segretario Generale della NATO Javier Solana, ma il perfezionamento potrebbe slittare ad un momento ritenuto più opportuno, tenuto conto della valenza politica e dell’attuale ruolo di Solana come Segretario generale di una NATO impegnata militarmente per il Kossovo.
Ai lavori sarà presente, oltre che il Presidente dimissionario della Commissione Jacques Santer, anche quello designato, Romano Prodi, su invito della Presidenza tedesca.

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3 giugno 1999
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