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Giorni dell'Europa

Mercoledì 28 aprile 1999

1. JUGOSLAVIA – Bombardamenti: diplomazia incerta.
Incessanti bombardamenti: colpiti ripetutamente numerosi bersagli a Belgrado ; vittime civili a Surdunica, nella Serbia meridionale; bombardati obiettivi anche a Podgorica (Montenegro). Concentrazione degli attacchi su ripetitori televisivi e raffinerie.
Sul fronte diplomatico la situazione resta fluida. Nessun risultato concreto dai colloqui a Mosca tra Talbott e Cernomyrdin, ma riaffermazione della volontà di "lavorare insieme" alla Russia nella crisi del Kossovo. La porta rimane aperta ad un ruolo di Mosca: questa sera Kofi Annan arriva nella capitale russa per colloqui con Eltsin ed i vertici del governo. Oltre il dissenso sulla composizione della futura di pace, il "problema" della mediazione russa è la (finora) limitata influenza su Belgrado.
L’interrogativo è la dirigenza serba, nel cui interno affiorano crescenti divisioni. Non solo Draskovic conferma le aperture su un possibile dispiegamento di una forza internazionale di pace nella regione, ma anche dal partito di Mirjana Markovic si è levata una voce (Goran Matic) per un compromesso con la NATO. Sul fronte opposto, il leader nazionalista e vice Primo Ministro Seselj attaccano invece violentemente l’Alleanza. Milosevic tace.
A differenza delle settimane scorse il maltempo non ha frenato le azioni dell'Alleanza atlantica e la trentacinquesima notte di bombardamenti sulla Jugoslavia ha portato nuovi attacchi su Belgrado. Colpito il quartiere residenziale di Dedinje, dove sorge la residenza ufficiale dei Presidenti jugoslavi, il "Castello Bianco", e vari ripetitori televisivi privati che ritrasmettono il segnale della televisione di stato jugoslava, impossibilitata a trasmettere dopo la distruzione delle sue infrastrutture. Lanciati missili anche su vari sobborghi industriali della capitale, quali Racovica, Topcider, Senjak, Resnik e ancora bombardamenti sulle raffinerie. Nella giornata d ieri un villaggio nella Serbia meridionale al confine tra Kossovo e Bulgaria, Surdulica, è stata praticamente rasa al suolo da missili NATO: fonti serbe parlano di perlomeno 20 morti, tra i quali vari bambini; Bruxelles conferma soltanto l'azione su Surdulica. Sempre ieri colpita ripetutamente la capitale del Montenegro, Podgorica.
Non sono ancora entrati in azione gli elicotteri anticarro Apache, ma aerei alleati hanno cominciato a colpire bersagli militari tattici in azione in Kossovo.
In un briefing alla NATO a Bruxelles, Clark ha sostenuto che la RFJ comincia a pagare lo scotto della campagna alleata. Oltre il 70% delle riserve di carburante jugoslavo è stato distrutto e che il paese ormai si trova nell'impossibilità di poter raffinare nuovo greggio vista la distruzione pressoché totale delle sue raffinerie. Ciò rende, secondo il generale, ancora più indispensabile l'applicazione rigida e totale dell'embargo petrolifero nei confronti della Jugoslavia.
Da Washington intanto il Presidente Clinton richiama circa 33.000 riservisti. Il rafforzamento non costituisce preparativo per il passaggio ad un’offensiva di terra, ma riguarda soprattutto tra piloti civile e personale aeronautico, per incrementare il ritmo degli attacchi aerei. Un primo scaglione sarà impiegato per il rifornimento in volo dei velivoli impegnati nelle missioni mediante nuovi aerei cisterna richiesti da Clark. Si tratta comunque del più massiccio richiamo di civili sotto le armi deciso da Washington dall'epoca della Guerra del Golfo.
Dopo un lungo colloquio di oltre tre ore, nulla di fatto per ora nell'incontro a Mosca tra il vice Segretario di Stato Talbott ed il Rappresentante del Presidente russo per il Kossovo, l'ex Primo Ministro Cernomyrdin, che non si recherà oggi a Strasburgo al Consiglio d'Europa. I principali punti di disaccordo sono la dinamica della sospensione dei bombardamenti (subordinata alle note cinque condizioni, secondo la NATO, preventiva agli adempimenti jugoslavi, secondo Belgrado) e la natura e composizione della futura forza di pace.
La Russia rimane al centro dell'attività diplomatica di questi giorni: in serata è atteso a Mosca il Segretario Generale delle Nazioni Unite. Kofi Annan, per colloqui con il Presidente Eltsin su una possibile iniziativa di pace dell'ONU. Finora i margini negoziali di Mosca sono stati limitati dal fatto di non essere riuscita ad ottenere concessioni sostanziali da Belgrado dove sia la visita di Primakov che di Cernomyrdin sono state piuttosto deludenti (per la Russia).
Si avverte comunque un clima di possibili novità da parte jugoslava, anche se i messaggi che giungono da Belgrado restano contraddittori. Da un lato infatti il vice Primo Ministro Draskovic insiste, nonostante un certo scetticismo che circonda le sue dichiarazioni, nel ribadire che i vertici jugoslavi, compreso Milosevic, sarebbero ormai disposti a discutere ed accettare il dispiegamento di una forza militare internazionale di pace sotto l'egida dell'ONU nel Kossovo e non esclude che il governo federale di Belgrado possa, dopo un accordo di pace, riconoscere gli effetti di indagini internazionale sugli episodi di pulizia etnica nel Kossovo. Dall'altro lato il Presidente Milosevic, comparso ieri in pubblico in occasione delle cerimonie per la festività nazionale jugoslava, tace e non conferma in alcun modo le aperture del suo vulcanico vice Primo Ministro, senza però neanche dare segnali di volerlo per ora ostacolarlo. A favore di una soluzione diplomatica, con l’aiuto di Mosca, si è espresso Goran Matic dell’Unione Jugoslava di Sinistra, di Mirjana Markovic, moglie di Milosevic. Non è da escludere l’inizio di posizionamenti all’interno della dirigenza serba, in vista di un cambiamento di rotta. Esplicitamente contrario a compromessi con la NATO è il vice premier serbo Seselj, leader del partito ultranazionalista, che invece incita con comunicati pubblici il paese a difendersi "dall'aggressione straniera con le armi".
In Montenegro, nel frattempo, continua la forte tensione tra i filoserbi che si raggruppano attorno all'ex presidente montenegrino ed attuale Primo Ministro federale Bulatovic, ed i sostenitori del governo del Presidente Djuganovic, sempre più contrario alla politica di Belgrado: non a caso ieri si è parlato di una festa dimezzata in Montenegro.

2. KOSSOVO – Profughi: pressione in aumento.
Non accenna diminuire la sistematica espulsione degli albanesi dal Kossovo. Continuano anche gli arrivi in Albania e in Macedonia. Campi sovraffollati. Seri timori per epidemie.
Dopo la relativa calma delle prime settimane, sembra ormai avviato un esodo clandestino dei profughi verso l'Italia, sia pure come tappa di transito per il ricongiungimento con le comunità kossovare in altri paesi d’Europa. Numerosi sbarchi si sono succeduti, nell'ordine di circa un migliaio di arrivi al giorno, sulle coste pugliesi.
L'organizzazione dell'emigrazione clandestina e gli scafisti albanesi, superate le prime settimane di guerra e il disorientamento, sembrano ormai aver ripreso in mano il business dell'attraversamento del Canale d'Otranto con il loro carico di disperati in fuga. Sono infatti ormai vari giorni che si susseguono sbarchi numerosi di profughi, in particolare nel Salento, e gli arrivi quotidiani si aggirano attorno al migliaio di persone. Timori per le possibilità di accoglienza. Vari segnali vi erano stati che la situazione potesse evolversi in questa direzione: da un lato si susseguono sempre più numerose le presenze di scafisti all'interno dei campi profughi intenti ad offrire i "loro servizi" agli sfollati; dall'altro, gli incontri con esponenti delle comunità kossovare residenti all'estero e giunti in Albania per rintracciare i loro congiunti, assieme alle dichiarazioni dell'Alto Commissariato e delle autorità militari sulla necessità di evacuare i campi hanno creato l'humus adatto all'emigrazione clandestina.
Continuano nel frattempo a giungere nuovi profughi soprattutto in Albania: ieri ne sarebbero giunti circa 2000. Vi sono forti timori per lo scoppio di epidemie, soprattutto a Kukes dove già si sarebbero registrati alcuni casi di tifo, epatite e forse colera.

3. CLUB DI PARIGI – Moratoria del debito per Albania e Macedonia.
Decisa moratoria dei debiti a favore dell'Albania e della Macedonia, con scadenza posticipata di un anno. L'iniziativa, promossa dal Ministro dell'Economia e delle Finanze francese Strauss-Kahn, dovrebbe riguardare il pagamento di circa 250 milioni di dollari da parte della Macedonia e di altri 60 milioni di dollari da parte dell'Albania. La moratoria ha portato la scadenza di tali debiti dal 1° aprile 1999 al 21 marzo 2000, ma se la situazione finanziaria di questi due paesi lo dovesse giustificare, non si escludono ulteriori riscadenzamenti.
Il debito complessivo di Skopje si aggira sul miliardo e duecento milioni di dollari, mentre quello albanese, già cancellato fino al 50% negli anni scorsi, si attesta sui 900 milioni di dollari.
L'iniziativa è stata presa per aiutare i due paesi maggiormente impegnati nello sforzo di accoglienza dei profughi.

4. ALBANIA-MACEDONIA – L’associazione all’Unione Europa.
I Ministri degli Esteri dei Quindici, nel corso del Consiglio Affari Generali a Lussemburgo, decidono di accelerare i tempi in vista della conclusione di accordi di associazione con Tirana e Skopje. Secondo fonti tedesche, i negoziati potrebbero essere avviati anche prima della fine della Presidenza di turno della Germania, il 30 giugno prossimo. La decisione di accelerare i tempi è stata persa ieri all'unanimità al Consiglio Affari Generali a Lussemburgo, dopo che la troika aveva avuto un incontro con i Ministri degli Esteri di Albania e Macedonia. Da un lato si tratta di un riconoscimento politico ai due paesi dei Balcani maggiormente impegnati nell'assistenza umanitaria ai profughi kossovari, dall'altro si tratta di definire quanto prima possibile un quadro giuridico chiaro e strumenti appropriati per maggiori aiuti diretti e d indiretti dell'Unione a Tirana e Skopje.

Giorni dell'Europa


31 luglio 1999
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