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Giorni dell'Europa

Giovedì 13 maggio 1999

1. RUSSIA - Il siluramento di Primakov.
Alla vigilia del dibattito parlamentare sull’impeachment (inizia oggi, il voto atteso per sabato), Eltsin impone le dimissioni al premier Primakov. Il siluramento motivato con i mancati progressi dell’economia, ma da tempo il Presidente non nascondeva la diffidenza nei confronti del Primo Ministro, che aveva trovato un modus vivendi con l’opposizione comunista. Pressoché unanimi le reazioni negativi su tutto lo spettro politico russo, inclusi rivali di Primakov come Luzhkov e Yavlinskij.
Nominato a capo del Governo il Ministro degli Interni Sergei Stepashin: è il terzo cambiamento di Primo Ministro in quattordici mesi. Difficile ottenere la fiducia della Duma. Si profila un nuovo confronto Cremlino-parlamento (Chernomyrdin chiede lo scioglimento della Dumache la Costituzione consente) e il rischi di blocco del sistema politico russo, con tutti i riflessi indotti di instabilità e di accrescimento delle spinte centrifughe già esistenti nel paese. La Borsa di Mosca sospende le contrattazioni per eccesso di ribasso.
Quando la Duma si apprestava ad iniziare (oggi) la discussione per la richiesta di impeachment nei confronti di Boris Eltsin (a suo carico cinque capi d'accusa: dissoluzione dell'URSS, guerra in Cecenia, cannonate dell'ottobre 1993 contro il Parlamento, impoverimento generale del paese causato dalle riforme, sfascio delle forze armate), il Capo dello Stato russo ha dimissionato il Primo Ministro Primakov e l'intero governo, affidando l'interim al Ministro degli Interni Stepashin. La ratifica nomina sottoposta ora alla stessa Duma.
Non è stata una sorpresa: ultimamente Eltsin non aveva fatto mistero di ritenere Primakov spendibile. E' sicuramente un Presidente apparentemente tornato alla sua nota combattività quello che decide di giubilare un Primo Ministro, non solo esperto politico sulla breccia da un trentennio, ma gradito ai comunisti che detengono la maggioranza relativa in seno al Parlamento e fra i politici più popolari oggi in Russia, nominando per di più al suo posto un candidato come Stepashin, che ben difficilmente riuscirà ad ottenere il placet dei parlamentari. Dopo tre bocciature da parte del Parlamento, si aprirebbe, secondo la Costituzione russa, la strada allo scioglimento della Duma ed a possibili elezioni anticipate, entrambe le cose richieste dal leader del partito Nostra Casa Russia, nonché mediatore del presidente Eltsin per i Balcani, Chernomyrdin.
Qualora invece la stessa Duma approvasse l'avvio della procedura di impeachment (necessari minimo 300 voti favorevoli), l'assemblea non può essere disciolta prima della fine della procedura stessa: il rischio di una impasse costituzionale sembra quindi possibile in una Russia che, più che mai, necessita sempre più di un governo stabile e delle riforme. Il siluramento di Primakov, che avrebbe forse potuto "aiutare" Eltsin nel dibattito sull’impeachment, è in dunque una sfida aperta alla Duma, reminiscente della prova di forza del 1993. Il contesto tuttavia è diverso: è una Russia diversa, un parlamento postcomunista eletto democraticamente, un Eltsin più debole, politicamente e per stato di salute. Non a caso la Borsa di Mosca ha reagito negativamente agli sviluppi della situazione politica: la seduta di ieri è stata sospesa per eccesso di ribasso.
Secondo le prime dichiarazioni rilasciate dallo stesso Capo dello Stato russo, la decisione sarebbe da imputare al non superamento della crisi economica. Eltsin ha riconosciuto i meriti di Primakov nella sua lotta per stabilizzare il rublo, dopo la gravissima crisi dell'estate scorsa, ma ha sottolineato che resta insoluto il problema di una strategia per uscire dalla crisi. In realtà dissidi tra il Capo dello Stato ed il Primo Ministro lievitavano sin dall'inizio del governo Primakov (che non fu il primo candidato scelto da Eltsin dopo le dimissioni di Kirienko, ma uscì fuori come soluzione di compromesso per sbloccare il confronto con la Duma che aveva rifiutato la scelta presidenziale). Adesso che il Presidente sembra aver recuperato una certa capacità di iniziativa dopo lunghi mesi di assenza per motivi di salute il confronto si è inasprito.
Eltsin ha scelto un suo fedelissimo, Stepashin, che nelle prime dichiarazioni ha ricordato che il compito principale del governo russo rimane quello di portare avanti le riforme economiche con un orientamento sociale, lanciando un appello ai ministri ed ai deputati perché il lavoro prosegua al di là di simpatie ed antipatie politiche.

2. KOSSOVO – Forse in cielo gli apaches.
Dopo il rallentamento dell'inizio di settimana riprendono e si intensificano gli attacchi aerei della NATO sulla Serbia. Il gen. Clark ha definito quella di ieri la migliore giornata della campagna aerea. Si avvicinerebbe Il momento dell'utilizzo degli Apache, che segnerebbe una dimensione più mirata a colpire le forze militari serbe in Kossovo – con maggiori rischi di perdite per la NATO. Intanto il bersaglio principale è stato la città industriale di Nis, da due giorni è sottoposta ad un fuoco incessante, ma all'alba di oggi nuove si sono avute nuovamente esplosioni su Belgrado.
Le iniziative diplomatiche per la ricerca di una soluzione politica proseguono, malgrado la crisi russa getti una nuova incognita sulla capacità di Mosca di mantenere un ruolo di primo piano nel Kossovo (per un periodo di durata incerta il confronto politico interno relegherà ai margini degli interessi russi le preoccupazioni internazionali).Sempre attivo Cernomyrdin: proprio da Mosca, dove sono recati anche il Presidente francese Chirac e Vice Segretario di Stato statunitense, Talbott giunge la notizia di un possibile un viaggio congiunto a Belgrado Cernomyrdin-Talbott; nessuna conferma americana. Continua l’ammorbidimento cinese. La visita nella capitale cinese di Schroeder è servita a riaprire il dialogo con la Cina dopo gli avvenimenti della scorsa settimana. Il primo ministro tedesco non è riuscito ad ottenere l'appoggio cinese al piano G8, in quanto il governo cinese non è disposto ad esaminare tali proposte prima che siano cessati i bombardamenti, ma Cernomyrdin annuncia che la Cina non porrebbe il veto una risoluzione del CdS che avesse ottenuto il consenso russo. Allo stesso tempo la NATO, per bocca del portavoce Shea, si dice disponibile a ritagliare un ruolo per la Cina: aprirebbe, infatti, a Pechino su una eventuale partecipazione di truppe cinesi nella forza multinazionale da schierare in Kossovo.
Intanto Belgrado continua a rifornirsi di petrolio, in maniera quantitativamente limitata ma costante, attraverso fornitori privati di paesi confinanti, in primis greci. La RFJ disporrebbe ancora di larghe quantità di greggio, nonostante i depositi di carburante siano stati uno dei bersagli principali dei raids NATO. Dopo i Paesi dell'UE, 13 Stati europei fanno proprie le sanzioni anti-Milosevic adottate dall'Unione Europea lo scorso lunedì.
Il ritorno del bel tempo sulla penisola balcanica (ed il superamento dello shock seguito al bombardamento dell'Ambasciata di Cina a Belgrado) hanno portato ad una ripresa con rinnovata intensità dei bombardamenti NATO sulla Jugoslavia. Mentre Belgrado fino all'alba di oggi, quando è stato nuovamente colpito l'aeroporto militare, continua ad essere risparmiata dai raids dell'aviazione NATO, gli stessi si concentrano da due giorni sulla città di Nis dove un missile caduto nel pomeriggio di ieri in una zona residenziale potrebbe aver causato vittime tra i civili. Dal sindaco di Nis trapela, se non un segnale di ribellione nei confronti di Milosevic, sicuramente uno di stanchezza: attraverso il primo cittadino, Nis chiede al presidente serbo "spiegazioni" su una guerra che non accenna a finire. Gli attacchi portati in modo massiccio in tutta la zona meridionale del Kossovo (dove un Mig serbo sarebbe stato abbattuto dai colpi sparati dall'Uck) potrebbero essere un segnale dell'imminente utilizzo degli elicotteri anticarro "Apache". Parallelamente proseguono le iniziative volte a dare una soluzione diplomatica alla crisi: alcuni spiragli sembrano venire dalla notizia filtrata in serata da Mosca che Cernomyrdin e Talbott potrebbero recarsi congiuntamente a Belgrado nei prossimi giorni. Lo ha affermato lo stesso Cernomyrdin sottolineando che nei colloqui avuti ieri con Talbott le rispettive posizioni si sarebbero avvicinate. Talbott ha lasciato in anticipo la capitale russa a causa, secondo Cernomyrdin, alla crisi politica in corso tra Duma e Cremlino. Potrebbero recare a Belgrado già domani, dopo essere stati oggi insieme ad Helsinki per incontrare il presidente finlandese Ahtisaari, del quale si parla come possibile mediatore ONU per la Jugoslavia.
A Pechino, in un viaggio di lavoro che si presentava molto difficile, Schroeder ha riaperto il dialogo tra lo schieramento occidentale e la Cina. I cinesi hanno preso atto delle scuse "incondizionate" del Cancelliere tedesco per il bombardamento dell’ambasciata. Sebbene non sia riuscito nell'intento di ottenere l'appoggio del governo di Pechino al piano del G-8, in quanto per la Cina la cessazione dei bombardamenti è propedeutica a qualsiasi esame di piani occidentali, Schroeder è così riuscito a riannodare il dialogo con la Cina, in considerazione anche del ruolo che la stessa potrà giocare all'interno del Consiglio di Sicurezza nel proseguo della crisi. L'apertura da parte occidentale nei confronti della Cina è proseguita a Bruxelles, dove il portavoce della NATO, Shea, ha reso noto che nella costituenda forza multinazionale di pace da schierare in Kossovo ci sarebbe posto anche per truppe cinesi. La dichiarazione di Shea va nel senso di quelle sempre fatte dalla NATO di totale apertura alla partecipazione di truppe di altri Stati, sebbene la struttura di comando ed il nocciolo duro dello schieramento debbano rimanere quelli dell'Alleanza Atlantica (modello Bosnia, compreso mandato ONU). E' però evidente che un eventuale coinvolgimento di forze di Pechino sarebbe innovativo sul piano politico e dell’equilibrio militare all’interno della forza.
Nonostante la campagna aerea della NATO abbia avuto tra i suoi obiettivi principali i depositi di carburanti, il livello degli approvvigionamenti di petrolio della Jugoslavia sarebbero ancora buoni. Ciò in parte sarebbe dovuto anche al continuo flusso di greggio che, nonostante il blocco delle esportazioni causato dal conflitto, arriverebbe in Serbia da privati ubicati in Stati confinanti. Negli ultimi giorni ben cinque navi cariche di greggio avrebbero raggiunto la Serbia ed altre sarebbero in procinto di arrivarvi.
Contemporaneamente è da segnalare l'iniziativa di 13 Stati europei (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Cipro, Islanda Liechtenstein e Norvegia) che hanno deciso di adottare le misure sanzionatorie già adottate lunedì scorso dai paesi dell'Unione Europea, tra cui spiccano il divieto di concessione di visti di ingresso e l'estensione del congelamento degli averi della Federazione Jugoslava alle persone vicine al regime di Milosevic.

3. KOSSOVO - Lanci dal cielo per i profughi interni.
Riunione di coordinamento alla Farnesina del Sottosegretario Ranieri con gli ambasciatori dei Paesi UE. Dopo essere stata valutata e messa da parte nelle prime settimane dell'intervento militare NATO, l'ipotesi dei lanci di beni umanitari dal cielo per venire incontro ai bisogni primari di centinaia di migliaia di profughi interni è di nuovo sul tavolo. L'ipotesi allo studio prevede però che ad effettuare i lanci siano aerei di associazioni non governative e non quelli militari dell'Alleanza Atlantica. Tale possibilità sarebbe ora più praticabile in quanto i danni i causati dai bombardamenti e le informazioni più precise circa i luoghi in cui si troverebbe il maggior numero di profughi creano ora condizioni più favorevoli alla realizzazione dell'operazione "airdrops".
Si è tenuta ieri alla Farnesina una colazione di lavoro tra il Sottosegretario.

Giorni dell'Europa


31 luglio 1999
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