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Giorni dell'Europa

Sabato 8 maggio 1999

1. JUGOSLAVIA – Bombardamenti sulla Serbia.
Proseguono le operazioni militari all’indomani del percorso di pace tracciato dal G8. Gli ostacoli verranno dalle parti: Belgrado tace, l’UCK si oppone. Allo scoperto le divisioni in campo kossovaro: da Tirana, un portavoce dei guerriglieri, Krasniqi, accusa Rugova di "tradimento".
In Kossovo, assassinato Aghani, moderato, vicino Rugova. La polizia serba attribuisce l’omicidio all’UCK.
Bombardamenti violenti sulla Jugoslavia. Nella capitale presi di mira centrali delle Forze Armate, degli Interni e della polizia federale, ma alcune bombe colpiscono anche l'Hotel Jugoslavia e l'ambasciata cinese. La Cina chiede una riunione d'emergenza del CdS. La NATO riconosce un altro errore di bersaglio a Nis (un ospedale e un mercato con numerose vittime).
Sul fronte diplomatico, Clinton accentua subito l’apertura a Mosca, proponendo come modello la forza di pace in Bosnia (IFOR/SFOR), approvata dal CdS ONU e con partecipazione di russi ed altri, accanto al nucleo centrale NATO. In campo russo, il vertice G8 è stato preso come un successo politico, ma resta forte la polemica contro Washington e la NATO. Secondo Lavrov, Rappresentante russo all’ONU, l’ostacolo principale ad una soluzione della crisi resta l’intransigenza occidentale.
Il rinnovato ruolo delle Nazioni Unite è stato evidenziato ieri dalla nomina da parte di Kofi Annan dei due inviati speciali per il Kossovo: l'ex primo ministro svedese Carl Bildt, che fu il primo Alto Rappresentante per la Bosnia, e il ministro degli esteri slovacco Eduard Kukan.
A Roma Ibrahim Rugova incontra il Ministro Dini e successivamente il Ministro degli Esteri albanese Milo, giunto appositamente da Tirana.
Nuovo tragico incidente durante i bombardamenti della NATO: gli aerei dell'Alleanza, durante il bombardamento della città di Nis, centrano un ospedale e un mercato causando 15 morti e 60 feriti, secondo fonti locali. In serata la NATO ha ammesso l'errore. Colpita anche Belgrado con massicci attacchi, uno dei quali ha interessato per errore l'Ambasciata cinese e l'Hotel Jugoslavia, causando 26 feriti e due morti secondo fonti cinesi. La Cina ha subito richiesto una riunione d'emergenza del CdS delle Nazioni Unite per discutere l'episodio.
A seguito delle esplosioni a Belgrado anche la nostra Ambasciata ha riportato danni materiali di modesta entità. Bombe alla grafite hanno centrato anche la centrale elettrica di Obrenovac, con conseguente oscuramento di Belgrado.
Negli Stati Uniti si decide intanto di rafforzare il dispositivo militare tramite l'invio di altri 176 aerei.
La determinazione a proseguire le operazioni militari coincide coi primi passi del percorso per una soluzione politica tracciato dal G8. Tale percorso non sarà né breve né facile. Un primo ritardo è causato dal rinvio della riunione dei Direttori Politici del G8 finalizzata a stilare una bozza di risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza, sulla base del documento di principi approvato a livello ministeriale.
Ieri è inoltre giunto il "no" di un esponente dell'UCK su tre punti del documento del G8: quello sul disarmo del movimento guerrigliero stesso (sostenendo che è irrealistico dopo l’aggressione serba delle ultime settimane); quello sulla presenza "civile" internazionale, definita non idonea non solo a garantire la sicurezza della popolazione, ma neanche quella dei membri stessi della "forza"; e infine quello relativo al mantenimento della sovranità jugoslava sul Kossovo.
Rimane comunque il dato positivo, emerso dalla riunione del G8, del "recupero" della Russia e dell'accentuazione del ruolo delle Nazioni Unite. Tale ruolo si esplicherà innanzi tutto nella messa a punto di una risoluzione che fissi le caratteristiche e le modalità di impiego della forza internazionale di pacificazione (già si parla di 60.000 uomini, ben al di là di quanto previsto a Rambouillet, mentre Clinton ha accennato al "modello Bosnia" per la struttura del contingente) ed in secondo luogo in un'opera di mediazione.
A tale ultimo fine ieri il Segretario Generale Kofi Annan ha nominato i due inviati speciali per il Kossovo, nella persona dell'ex primo ministro svedese Carl Bildt e del ministro degli esteri slovacco Eduard Kukan.
Come ha sottolineato il Ministro Dini durante un'audizione a Palazzo Madama, l'entrata in scena delle Nazioni Unite e la prossima adozione di una risoluzione del CdS sul Kossovo trasferiranno il livello della confrontazione in atto, che non sarà più fra RFJ e NATO, ma fra la prima e la comunità internazionale. L’auspicio è che ciò più facile l'accettazione da parte di Belgrado delle condizioni per una cessazione del conflitto.
Intanto continua la mediazione di Cernomyrdin, che sarà a Londra e poi a Bonn per poi decidere, in base all'esito dei colloqui, se effettuare una tappa a Belgrado.
A Roma, il Ministro Dini ha incontrato l'esponente kossovaro-albanese Ibrahim Rugova, col quale ha discusso delle prospettive di evoluzione della crisi nel Kossovo. Rugova ha tenuto a ringraziare l'Italia per la solidarietà mostrata nei confronti dei rifugiati kossovari, manifestando anche l'intenzione di rientrare a Pristina il prima possibile per lavorare per il futuro del Kossovo. Dall'Albania è giunto il Ministro degli Esteri Milo allo scopo di incontrare Rugova, che ha avuto anche una conversazione telefonica con la Albright.

2. ALBANIA – Si spostano i campi-profughi.
In Albania, i pericoli insiti nello stazionamento di un numero così elevato di profughi a ridosso della frontiera con il Kossovo hanno spinto le Nazioni Unite a prendere in considerazione lo spostamento dei campi di Kukes in altra zona più interna.
Dalla Macedonia è in arrivo il primo contingente di profughi diretto alla base di Comiso, nel quadro dell'iniziativa italiana di accoglienza di 10.000 profughi attualmente in Macedonia.

3. CONSIGLIO D'EUROPA – Una dichiarazione da Budapest.
In esito alla riunione di Budapest del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa è stata approvata una dichiarazione di appoggio alla risoluzione del G8 sul Kossovo, in cui si richiede di processare i responsabili delle atrocità commesse nella martoriata provincia. Nominato un Commissario per i diritti umani ed accolta la Georgia quale 41.o membro dell'organizzazione.
I Ministri degli Esteri dei Paesi membri del Consiglio d'Europa, riuniti a Budapest nel cinquantesimo anniversario dell'organizzazione, hanno chiesto che i responsabili delle deportazioni e delle violazioni dei diritti umani in Kossovo rispondano davanti ad un tribunale internazionale. Nella dichiarazione finale della riunione si esprime anche approvazione per la risoluzione sul conflitto in Kossovo approvata dai Ministri del G8, nonché gratitudine per l'opera di assistenza ai profughi portata avanti da vari Governi, organizzazioni e ONG.
Il Sottosegretario Ranieri, che ha rappresentato l'Italia alla riunione, ha evidenziato l'importante ruolo che il Consiglio d'Europa può svolgere nella ricostruzione di un tessuto di convivenza democratica e di sviluppo politico, economico e sociale delle regioni interessate al conflitto. Per queste ragioni l'Italia ha sostenuto l'inclusione del Consiglio d'Europa fra le organizzazioni che parteciperanno alla definizione di un Patto di stabilità per l'Europa sudorientale.

4. ALBANIA – MACEDONIA – Il programma della visita di Scalfaro.
Visita a Tirana del Presidente Scalfaro e del Ministro Dini, finalizzata a discutere gli ultimi sviluppi della crisi kossovara coi leaders albanesi ed a visitare le strutture ed il personale dei campi profughi. Il Capo dello Stato proseguirà per Skopje lunedì.
Oggi il Presidente Scalfaro, accompagnato dal Ministro Dini e dal Sottosegretario Barberi, effettua una visita in Albania al duplice scopo di fare il punto della delicata situazione del Paese con le massime Autorità dello Stato e di visitare i campi profughi allestiti nel quadro dell'operazione Arcobaleno, nonché il personale civile e militare in essi impegnato. Nei colloqui con il Presidente Mejdani, il Primo Ministro Maiko e il Presidente del Parlamento Gjnushi si parlerà di conflitto in Kossovo e di ripercussioni sull'Albania. A prescindere dall'emergenza profughi, le forze serbo-federali hanno a più riprese effettuato incursioni militari in territorio albanese.
La successiva (10 maggio) visita del Presidente della Repubblica nella FYROM costituirà un’occasione per incontrare il contingente militare italiano presente nel Paese (circa 1100 persone, su un totale di 14.000 soldati NATO) e fare il punto della situazione con le Autorità macedoni. Preoccupano, che è finora riuscita a mantenere una precaria stabilità nella dissoluzione jugoslava, le ricadute economiche e soprattutto il rischio di estensione della crisi. Gli equilibri etnico-sociali interni sono fragili: ora, sul territorio della FYROM (che già ospita una nutrita minoranza albanese) si trovano quasi 200.000 rifugiati.
Nel corso dei colloqui, saranno discusse la crisi e le prospettive di soluzione politica, nonché le operazioni di assistenza ai rifugiati presenti nel paese (l’Italia ha annunciato la propria disponibilità a ospitare 10.000 profughi kossovari provenienti dalla FYROM).

5. SVIZZERA – Colloqui con l’Italia sull’Europa.
Si terrà lunedì prossimo a Berna un incontro fra il Segretario Generale, Amb. Vattani e il collega elvetico Jakob Kellenberger. In agenda l'integrazione europea, la situazione nei Balcani, la Russia, il processo di pace in Medio Oriente e i rapporti bilaterali.

Giorni dell'Europa


31 luglio 1999
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