i-e106
Venerdì 7 maggio 1999
1. KOSSOVO - Lavvicinamento fra
NATO e RUSSIA.
Il vertice G8 di Petersberg ha riagganciato Mosca alla
collaborazione con Washington e gli alleati europei: è la prima
volta, dallinizio dellintervento militare contro la
RFJ, che Russia e NATO trovano una piattaforma comune.
Lintesa G8 di ieri è stata definita "una prova
generale per il Consiglio di Sicurezza".
Intanto tuttavia proseguirà, intensa, la pressione militare. Il
Ministro degli Esteri tedesco, che ha presieduto il vertice:
"cè ancora molto da fare prima di prendere in
considerazione uninterruzione dei bombardamenti".
Laccordo G8 accoglie le richieste centrali della NATO
(ritiro serbo, rientro profughi, amministrazione interinale per
il Kossovo sotto mandato ONU), compreso lo spiegamento di
"una effettiva presenza internazionale civile e di
sicurezza". Su questultimo punto le concessioni sono
reciproche, ma i dettagli ancora da definire: Mosca ha accettato
il principio di una forza di pace internazionale, Washington e
gli europei hanno rinunciato alla menzione (ma non alla posizione
di fondo sulla necessità) del "ruolo centrale" delle
truppe NATO nella forza stessa. Obiettivo finale del piano di
pace: "autogoverno" per il Kossovo, mantenendo
inalterata l'integrità territoriale e la sovranità della RFJ.
Clinton, ai margini dellincontro con Schroeder: "un
significativo passo avanti: dobbiamo continuare a sostenere
aggressivamente la campagna di bombardamenti e liniziativa
diplomatica".
I Ministri degli Esteri hanno dato mandato ai Direttori Politici
di elaborare - sulla base principi raggiunti dal G8 - il progetto
di una risoluzione da presentare in Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite.
Resta lincognita di Belgrado più isolata
politicamente di quanto non fosse prima di Petersberg. Non ci
sono nuove concessioni a Milosevic, che dovrebbe di fatto
accettare condizioni più severe di quelle che aveva tragicamente
rifiutato a Rambouillet. Negli ultimi giorni è arrivato qualche
segnale conciliante da Belgrado (Jesse Jackson, Rugova), ma le
dichiarazioni ufficiali sono rimaste belligeranti.
Al di là del negoziato diplomatico, lelemento centrale di
ogni futura soluzione politica, ed unico vero metro per misurarne
il successo, resta il ritorno dei profughi albanesi, ovvero
leliminazione della pulizia etnica. La questione della
presenza militare internazionale (e la partecipazione NATO) non
è pertanto accademica o di prestigio: è lunica garanzia
che possa rassicurare i kossovari e quindi ne garantisca il
rientro. Esplicito Rugova, in conferenza stampa a Roma: "una
forza internazionale NATO ed altri paesi- è la condizione
chiave per il ritorno dei rifugiati".
Intanto la NATO fa il bilancio dei primi 43 giorni di operazioni
aeree. La Camera dei Rappresentanti americana ha approvato a
larga maggioranza uno stanziamento di quasi 13 miliardi di
dollari per la continuazione della campagna aerea ed il
rafforzamento della capacità bellica statunitense: la cifra è
più del doppio di quanto richiesto dal Presidente Clinton.
La riunione ministeriale del G8 ha segnato un progresso
significativo per porre fine alla crisi del Kossovo. I punti
principali adottati dai Ministri degli Esteri riguardano la fine
immediata e verificabile della repressione in Kossovo; il ritiro
di forze militari, paramilitari e di polizia dal Kossovo; il
dispiegamento in Kossovo di "una efficace presenza
internazionale civile e di sicurezza" con
lapprovazione delle Nazioni Unite, capace di garantire il
raggiungimento degli obiettivi comuni; la costituzione di
unamministrazione provvisoria per il Kossovo decisa dal
Consiglio di Sicurezza e tale da assicurare le condizioni per
unesistenza pacifica e normale per tutti gli abitanti del
Kossovo; il libero e sicuro ritorno di tutti i rifugiati e gli
sfollati ed un ingresso senza ostacoli per le organizzazioni
umanitarie in Kossovo; lavvio di un processo politico per
lo stabilimento di un regime di sostanziale autogoverno per il
Kossovo, che tenga pienamente conto degli accordi di Rambouillet
e dei principi di sovranità ed integrità territoriale della
Repubblica Federale di Jugoslavia e degli altri paesi della
regione; disarmo dellesercito di liberazione del Kossovo
(UCK); un approccio globale per lo sviluppo economico e la
stabilizzazione dellintera regione. Sulla base di questi
principi, è stato dato mandato ai Direttori Politici di
preparare un progetto di risoluzione per il Consiglio di
Sicurezza ONU.
Il risultato politico di maggior rilievo è indubbiamente
costituito dall'aver acquisito il consenso russo al dispiegamento
di una "presenza di sicurezza" in Kossovo. Sulla
partecipazione NATO (la cui necessità veniva ribadita a Roma
anche dal "moderato" Rugova), il G8 sorvola; resta un
elemento non risolto, assieme al consenso di Belgrado al piano,
ai tempi del ritiro jugoslavo, quelli per la sospensione dei
bombardamenti ecc.
Qualche reazione negativa in campo kossovaro: dellUCK, che
non vuole essere disarmata; di gruppi di profughi riparati nel
campo di Kukes, dove la "mancata indipendenza" viene
letta come una "beffa". Soprattutto, gli albanesi
temono che il piano di pace non ne garantisca a sufficienza le
condizioni per un ritorno alle proprie case (o quello che ne
resta) in condizioni di sicurezza.
In realtà laccordo G8 è un accordo su principi, un punto
di partenza per un processo politico-diplomatico, sostenuto
implicitamente (Mosca non può certo riconoscerlo apertamente)
dalla continuazione dellintervento militare della NATO. Le
reciproche concessioni sono state importanti, specie da parte
russa: il solo fatto di accettare una piattaforma comune con
Washington e quattro paesi NATO è una rivoluzione copernicana
dopo un mese e mezzo di campagna militare in crescendo-
rispetto alliniziale reazione di Primakov-
allinizio dei bombardamenti. In campo NATO: oltre ad
accantonare (per il momento) la questione della composizione
della futura forza di pace, Washington accetta indirettamente la
possibilità di ritrovare Milosevic come controparte di una
futura soluzione, facendo intravedere al Presidente jugoslavo una
via duscita. Oltre la potenziale collaborazione con la
Russia, la NATO ottiene un percorso ONU che dia legittimità
internazionale allassetto transitorio per il Kossovo al
termine delle ostilità.
Ad attuare i principi di Petersberg dovrà tuttavia concorrere
Belgrado. Intanto continuano le attività militari sia da parte
della NATO (in tal senso si erano espressi nel pomeriggio di ieri
tanto Clinton quanto Schroeder nella congiunta conferenza stampa)
che da parte delle milizie serbe nel nord dell'Albania, come
denunciato dalla polizia di frontiera di Tirana. Nella serata di
ieri l'allarme aereo è scattato a Belgrado. Nella notte è stata
pesantemente bombardata la città di Nis, come anche molte altre
località della Serbia, compresa la città natale di Milosevic.
La NATO ha fornito ieri un dettagliato bilancio delle operazioni
militari dopo 43 giorni di attività e della situazione in cui
versano le forze di terra serbe. Al di là dei circa 300 veicoli
militari distrutti, a Bruxelles si è voluto sottolineare il
danno causato alle infrastrutture civili e militari (in primis
ponti e depositi di munizioni e carburante) che avrebbe permesso
di conseguire l'obiettivo di impedire alle forze di muoversi. Ora
si passerebbe a quello di farle allontanare dal Kossovo,
prendendole direttamente di mira.
Il governo di Tirana avrebbe intenzione di denunciare Milosevic
al Tribunale dell'Aja non solo per genocidio "ma anche per
il grande danno economico causato all'Albania".
2. KOSSOVO LAlbania sulla
distribuzione degli aiuti.
Il Governo albanese ha approvato un
"memorandum-tipo" insieme ai Governi dell'Unione
Europea relativo all'amministrazione e distribuzione degli aiuti
umanitari per i profughi. Le Autorità centrali e locali
tedesche, dopo le resistenze inizialmente opposte dalle
amministrazioni locali, rette da giunte conservatrici, hanno
annunciato che saranno accolti altri profughi.
Nel memorandum si precisano le basi della collaborazione tra chi
invia gli aiuti e chi li riceve, con relativo scambio di
informazioni sul tipo delle necessità, sulle aree di intervento,
sul numero di rifugiati, sulla situazione sanitaria, sulla
quantità e tipo dei materiali consegnato. L'obiettivo del
documento e di coordinare al meglio gli sforzi per dare una
risposta alle necessità dei campi di accoglienza.
Il Governo albanese ha anche deciso agevolazioni per quanto
riguarda la NATO ed il suo personale in Albania., facilitando gli
spostamenti di uomini, automezzi, navi aerei e dei rifornimenti.
Alla NATO si offre altresì la possibilità di usare aeroporti,
strade, ferrovie e porti senza versare alcuna tassa.
Il Ministro dell'Interno tedesco, Schily, ha affermato che la
Germania accoglierà altri 5000 profughi, che si aggiungeranno ai
quasi 10.000 già arrivati.
3. COMMISSIONE EUROPEA Un
irlandese con Prodi.
L'irlandese O'Sullivan è stato scelto quale capo di
Gabinetto del futuro Presidente Prodi.
Il Presidente designato Prodi ha scelto l'irlandese David
O'Sullivan quale suo futuro capo di Gabinetto. Il quarantaseienne
funzionario della Commissione è attualmente direttore generale
responsabile per l'educazione, la formazione e la gioventù.
4. CINA Retromarcia sugli scambi
con lEuropa.
Nei colloqui con UE, Pechino ritira alcune concessioni
sullaccesso al mercato interno anticipate dal Primo
Ministro a Washington. Più lontano il compromesso
sullingresso nel WTO.
Gli ambienti industriali e la burocrazie ministeriale avevano
trovato eccessive le promesse fatte da Zhu Rongji agli americani
su assicurazioni, joint ventures straniere e settore finanziario.
5. SUD EST EUROPEO Aziende
italiane esportano parte del lavoro.
E' in aumento, in particolare nel settore calzaturiero
italiano di qualità medio-bassa, la prassi di realizzare parti
del ciclo produttivo all'estero in paesi a basso costo della
manodopera. Tale sistema contribuisce a mantenere la
competitività di costo dei prodotti; fa sopravvivere
lexport, ma non impedisce il calo delloccupazione in
Italia.
Si va diffondendo in maniera sempre maggiore, soprattutto nel
settore calzaturiero, la prassi di produzione denominata TPP
(traffico di perfezionamento passivo) che consiste nella
produzione all'estero di alcuni pezzi del prodotto finale, che
vengono poi assemblati in Italia. Nel 1998 tale sistema di
produzione ha generato nel settore calzaturiero un volume
d'affari di 550 miliardi, in aumento del 146% rispetto all'anno
precedente.
Tale sistema è evidentemente mirato all'abbattimento dei costi
di produzione tramite lo spostamento in Paesi a basso costo della
manodopera (il fenomeno riguarda in ordine di rilevanza Romania,
Albania e Bulgaria) di parte della produzione. Se da una parte
tale prassi contribuisce a mantenere la competitività di prezzo
per i prodotti di fascia medio-bassa, dall'altra non contribuisce
alla creazione di posti di lavoro in Italia. Nel nostro Paese
tende a rimanere per intero la produzione delle sole calzature di
fascia alta; il mantenimento (o accrescimento) dell'occupazione
(in questo come negli altri settori industriali) dipende dal
miglioramento qualitativo e dall'innovazione tecnologica.
31 luglio 1999 webmaster@euganeo.it |
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il collegio senatoriale
di Tino Bedin |