Una nota del Servizio Affari comunitari del Senato
Le indicazioni dell'Europa
per il Dpef italiano
Raccomandazioni in materia di bilancio, mercato
dei capitali e mercato del lavoro Lo scorso dicembre il Governo
italiano, in conformità con l'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1466/97 del 7 luglio
1997, ha presentato al Consiglio dell'Unione europea ed alla Commissione europea
l'aggiornamento del Programma di Stabilità dell'Italia.
Esso è stato adottato basandosi sul DPEF 2001-2004, approvato dal Parlamento italiano il
27 luglio 2000, sulle sue Note di aggiornamento, sulla Relazione Previsionale e
Programmatica per il 2001 e sulla legge finanziaria per il 2001 presentata al Parlamento
il 29 settembre 2000.
Nell'aggiornamento del Programma di stabilità - che deve essere periodicamente presentato
da tutti gli Stati membri dell'Unione, inclusi quelli che non fanno parte dell'area
dell'euro - veniva descritto il quadro macroeconomico e di finanza pubblica per il 2000 e
gli obiettivi finali del precedente Governo nel periodo 2001-2004.
Il 15 giugno 2001 il Consiglio dei ministri economici e finanziari (ECOFIN) dell'Unione,
riunitosi in margine al Vertice dei Capi di Stato e di Governo a Göteborg, sulla base dei
programmi di stabilità o convergenza presentati dai vari Stati membri e in attuazione
dell'articolo 99, paragrafo 2, del Trattato sulla Comunità europea, ha formulato una
raccomandazione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri
e della Comunità che è stata successivamente approvata dal Consiglio europeo al suddetto
vertice.
Tale documento si articola in indirizzi generali di politica economica - con riferimento
alle sfide principali che si pongono per la Comunità ed alle politiche raccomandate sotto
i profili degli orientamenti macroeconomici, della qualità delle finanze pubbliche, del
rinvigorimento dei mercati del lavoro, dell'efficienza dei mercati di beni e servizi,
dell'integrazione del mercato dei servizi finanziari, dell'incoraggiamento dell'iniziativa
imprenditoriale, della promozione dell'economia fondata sulla concorrenza e del
miglioramento della sostenibilità ambientale - ed in indirizzi di massima per le
politiche economiche specifici per ogni paese.
Per quanto concerne l'Italia, in particolare, i suddetti indirizzi riscontrano un
rallentamento della crescita, sebbene questa resti su livelli superiori a quella degli
anni '90, con una conferma della tendenziale riduzione della disoccupazione ma ad un ritmo
meno intenso. Si registra inoltre una vigorosa crescita dell'occupazione ma con
persistenti disparità regionali, con una penuria di manodopera al Nord e un livello di
disoccupazione superiore al 20 per cento al Sud. Si afferma inoltre che il rapporto
elevato tra debito pubblico e PIL tende a limitare la quota della spesa pubblica
disponibile per promuovere la crescita con interventi in campi quali l'istruzione, la
Ricerca e Sviluppo (R&S) e gli investimenti in infrastrutture.
Per quanto riguarda la politica di bilancio l'Unione europea raccomanda, pertanto, come
previsto dal citato programma di stabilità aggiornato, di raggiungere nel 2001 un
disavanzo dell'amministrazione pubblica (PA) dello 0,8 per cento del PIL, nella
prospettiva di pervenire all'obiettivo dell'equilibrio del bilancio nel 2003, grazie al
conseguimento di avanzi primari. Si raccomanda altresì di compensare eventuali perdite di
gettito derivanti da ulteriori riduzioni di imposte e contributi con tagli delle spese;
garantire nell'elaborazione del bilancio per il 2002 una razionalizzazione più completa
della spesa pubblica; rafforzare il patto di stabilità interna garantendone
un'applicazione più rigorosa da parte delle amministrazioni decentrate con un controllo
più efficace delle spese primarie correnti, in particolare per la sanità; accelerare la
riduzione dell'elevato debito pubblico al fine di raggiungere, entro il 2003, un rapporto
debito-PIL inferiore al 100 per cento; prepararsi alle sfide di bilancio di lungo termine
derivanti dall'invecchiamento della popolazione procedendo al riesame dei parametri del
sistema pensionistico, nel 2001, incentivando lo sviluppo di regimi privati di pensione
integrativa.
Nel campo del mercato del lavoro gli indirizzi di politica economica raccomandano: una
maggiore differenziazione salariale che compensi i differenziali di produttività tra le
varie regioni e tenga conto maggiormente delle condizioni locali del mercato del lavoro;
un rafforzamento della flessibilità del mercato del lavoro coniugando una migliore
protezione sociale dei disoccupati - giudicata frammentaria e limitata - con
un'attenuazione della protezione dei lavoratori assunti a tempo indeterminato, il
proseguimento dell'alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro, con particolare
riferimento alla riduzione del "cuneo fiscale" per i salari più bassi.
Nel campo della concorrenza e dei mercati dei prodotti il documento europeo formula le
seguenti raccomandazioni: incentivare le imprese a partecipare maggiormente alla R6S e
continuare a promuovere la diffusione delle TIC e l'utilizzo del commercio elettronico;
garantire che il processo di liberalizzazione del settore dell'energia consenta di offrire
tariffe più vantaggiose alle famiglie e alle piccole imprese che ancora non sono in grado
di scegliere il loro fornitore; garantire l'offerta di servizi di pubblica utilità
competitivi a livello locale nel quadro della riforma di questo settore; ridurre
ulteriormente gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese e proseguire gli sforzi per
razionalizzare le regolamentazioni e le procedure amministrative; e aumentare la
concorrenza e liberalizzare l'accesso ai servizi dei professionisti.
Per quanto concerne, infine, il mercato dei capitali, si raccomanda di continuare a
sviluppare il mercato del capitale di rischio allentando le restrizioni che limitano gli
investimenti azionari degli investitori istituzionali e adottando il sistema fiscale per
facilitare l'investimento e l'iniziativa imprenditoriale, anche attraverso la revisione
delle disposizioni del diritto fallimentare.
Nel DPEF 2002-2006, all'esame della Giunta, si evidenzia come il Governo, in occasione del
Consiglio europeo di Göteborg, abbia confermato gli impegni assunti dall'Italia nel
quadro del Patto di stabilità e crescita. Nello stesso documento, tuttavia, si rileva la
difficoltà di conseguire gli obiettivi prefissati, soprattutto per quanto concerne l'anno
in corso, "sia per lo stato dai conti pubblici ereditati dal precedente esecutivo,
sia per l'indebolimento della congiuntura economica, sia per la brevità del tempo a
disposizione per un'azione correttiva" (paragrafo IV.2).
In merito all'indebitamento netto della PA nel 2001, in particolare, viene riscontrato un
"extra deficit" di 44.500 miliardi di lire, corrispondente all'1,9 per cento del
PIL, rispetto ai circa 19.000 miliardi assunti come impegno a livello europeo,
corrispondenti alla citata quota dello 0,8 per cento del PIL. Ne consegue l'esigenza di
una correzione corrispondente a circa 25.500 miliardi, ossia all'1,1 per cento del PIL. A
tal proposito viene scartata dal Governo, secondo quanto si evince dal DPEF, una
"violenta" manovra di finanza pubblica (con aumenti di tasse delle spese sociale
e sanitaria), ritenuta pericolosa per i potenziali effetti regressivi sull'economia, e si
preannunciano una serie di misure di natura contabile ("rallentare la trasformazione
dell'extra fabbisogno di cassa in nuovo indebitamente netto"), volte a valorizzare il
patrimonio pubblico accelerando ed ampliando la portata del programma di privatizzazione e
volto, soprattutto, a rilanciare lo sviluppo in modo da incidere sul denominatore del
rapporto fra deficit e PIL (paragrafo 8).
Il Governo preannuncia inoltre, a causa della perdurante incertezza relativa all'entità
dell'indebitamento e alla struttura dei conti pubblici, la presentazione di un quadro
aggiornato di finanza pubblica, il prossimo autunno, mirato a dare conto degli sforzi
intrapresi per conseguire l'obiettivo del rispetto dei parametri europei nel corso del
2001, che nel rispetto delle procedure previste dal Patto di stabilità e crescita,
comporterà anche la presentazione di un aggiornamento del quadro degli obiettivi di
mercato e di finanza pubblica per il prossimo quadriennio alle istituzioni comunitarie
(paragrafo IV.2).
In tale prospettiva viene descritta una serie di misure, alcune delle quali oggetto di
provvedimenti già presentati al Parlamento (come i disegni di legge n. 373 e n. 374), cui
sarà improntata l'azione del Governo. Esse riguardano, fra l'altro: l'attuazione della
direttiva in materia di contratti di lavoro a tempo determinato; l'emersione dell'economia
sommersa; la riduzione dei vincoli alla realizzazione di grandi infrastrutture attraverso
il sistema della "legge obiettivo"; la detassazione degli utili reinvestiti in
beni strumentali nell'esercizio delle attività produttive; la liberalizzazione delle
ristrutturazioni immobiliari; l'eliminazione della tassa sulle successioni; il
riconoscimento dei diritti degli inventori sulle rispettive invenzioni; la possibilità di
sottoscrivere il capitale sociale delle imprese attraverso una polizza assicurativa; la
liberalizzazione dei flussi finanziari connessi al trattamento di fine rapporto (TFR),
nella prospettiva dello sviluppo dei fondi aperti; la promozione dello sviluppo dei fondi
immobiliari; il nuovo diritto societario; l'introduzione di disposizioni volte a favorire
il rimpatrio di capitali italiani dall'estero in corrispondenza della conversione
nominativa in euro; interventi connessi alle privatizzazioni (dismissioni, gestione del
patrimonio immobiliare, operazioni concernenti dividendi e cartolarizzazioni); l'apertura
del mercato elettrico e la scissione di proprietà e gestione della rete per i servizi
locali; l'abbattimento di costi amministrativi attraverso la semplificazione di
procedimenti.
Nel DPEF vengono poi preannunciati interventi volti a ridurre, come raccomandato nei
citati indirizzi di politica economica adottati dall'ECOFIN, la spesa sanitaria e
previdenziale. Tra questi figura l'introduzione di un sistema di "conditional
grants" sulla base del quale i fondi trasferiti dallo Stato alle regioni in campo
sanitario vengono collegati a sistemi di auditing sui centri di costo e al rispetto
di specifici parametri basati su un benchmark (sorta di indice delle prestazioni
migliori).
Per quanto concerne la previdenza viene preannunciata la conferma dei diritti acquisiti,
con l'integrazione a un milione delle pensioni di base, la verifica della cosiddetta
riforma Dini, l'eliminazione del cumulo tra pensione e lavoro, l'introduzione del sistema
contributivo, la liberalizzazione dell'età pensionabile e la promozione dei
fondi-pensione.
Il DPEF rileva inoltre l'impulso che deriverà al mercato e al settore del no-profit
del preannunciato processo di devoluzione alle regioni di competenze in materia di
sanità, istruzione e sicurezza. Al capitolo III.2 del DPEF vengono poi descritte più
analiticamente delle iniziative che il Governo intende adottare (in materia di riduzione
della pressione fiscale - una volta coperto il maggiore disavanzo -, valorizzazione e
formazione del capitale umano, promozione della ricerca e dell'innovazione tecnologica,
sviluppo della società digitale ed ingresso nella società dell'informazione, rimozione
delle discriminazioni nel mondo del lavoro e interventi nel campo della previdenza,
dell'assistenza sociale e del mercato del lavoro) che appaiono volte a recepire le
raccomandazioni specificatamente indirizzate all'Italia dall'Unione europea nel documento
dello scorso 15 giugno.
Per quanto concerne i profili comunitari il DPEF reca inoltre un riferimento al rilancio
del Mezzogiorno ed all'impiego dei fondi comunitari nella prospettiva di beneficiare del
meccanismo premiale, corrispondente al 10 per cento dei fondi disponibili, previsto
dall'Unione europea per i soggetti che conseguono determinati parametri di efficienza.
18 luglio 2001 |