EUROPEI

Quasi pronto un regolamento sullo statuto e sui finanziamenti
Per la grande Europa politica
si preparano
partiti a dimensione continentale

Con l'allargamento il loro ruolo sarà ancora più decisivo per creare positizioni comuni. I criteri minimi per il riconoscimento. Avranno personalità giuridica

di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei del Senato

E' ormai nella fase conclusiva la procedura di adozione da parte dell’Unione Europea di un Regolamento sullo statuto e il finanziamento dei partiti politici europei. Si tratta di un regolamento che riguardare appunto i "partiti a dimensione europea" e non avrà né conseguenze né valore giuridico o politico per regole nazionali riguardanti i partiti nazionali.
Anche con questa precisazione, il tema del finanziamento dei partiti è un argomento politicamente molto delicato, in Europa ed in Italia. E' quindi importante ed utile che si sia cercata una soluzione normativa improntata alla trasparenza e che se ne discuta apertamente nell’Unione Europea, sia in sede di Parlamento che di Consiglio che di Commissione europea. Il fatto che questo lungo dibattito abbia la sua eco in Italia solo nella Giunta per gli Affari europei del Senato è l’ulteriore conferma sia del ruolo che questa Commissione deve svolgere sia del "crocevia" che ormai anche i singoli parlamenti nazionali sono diventati tra esigenze dei cittadini e crescita dell’Unione.
Una ricerca che continua. Il tema – come ho detto – è molto rilevante ed in sede europea, pur essendo vicina una decisione, non si ritiene conclusa la ricerca di una codificazione ancora più condivisibile.
Che siamo in presenza di una ricerca lo dimostrano due elementi.
Intanto la proposta sulla quale formalmente in Senato italiano è stato chiamato ad esprimere un parere al governo, non è l’ultima proposta; il 21 giugno scorso la Commissione europea ha presentato una ulteriore proposta di regolamento del Consiglio, nella quale sono introdotte innovazioni rilevanti sul piano dei principi (come il riferimento alla Carta dei diritti fondamentali) e sul piano giuridico (come il nuovo articolo 2 sulla personalità giuridica dei partiti europei). Successivamente il 10 luglio il Gruppo Affari generali della Presidenza del Consiglio dell’Unione ha una sua ulteriore proposta, chiedendo alle delegazioni nazionali di esprimere le loro osservazioni entro il 28 agosto. La Presidenza belga dell’Unione formulerà quindi la proposta conclusiva.
Il secondo elemento che sottolinea il carattere di ricerca anche di questa ultima proposta di regolamento è la sua limitata validità temporale, sulla quale ritornerò in seguito.
Partiti che si occupino di tutta l’Unione. Il tema del finanziamento pubblico è solo uno dei contenuti del futuro Regolamento europeo. La vera novità è lo statuto dei partiti europei: questa è una tappa molto importante per l'unione dell'Europa e per la democrazia in Europa. Esso ha un significato da non sottovalutare per l'unificazione del nostro continente. Il Regolamento sullo statuto e il finanziamento dei partiti europei è un nuovo passo verso la costruzione di un'Europa politica. Coloro che credono in un'Europa politica, come vi crede il nostro gruppo, sanno che i partiti ne sono un elemento fondamentale. Le entità politiche, come gli Stati membri, hanno partiti che agiscono da collante. L'Europa ha bisogno di partiti che si occupino e lavorino in tutta l'Unione. I partiti europei sono uno strumento che può dare coesione e coerenza all'Unione europea.
Insomma, i partiti europei danno un prezioso contributo all'integrazione europea che non deve essere sottovalutato e il loro ruolo non può essere svolto da nessun partito nazionale.
Dal Trattato di Maastricht al Trattato di Nizza. Quella di uno statuto europeo dei partiti non è del resto una esigenza di oggi. Pur da queste diverse posizioni, il Parlamento europeo chiede dagli anni Ottanta una base giuridica per i partiti europei.
Con il Trattato di Maastricht, dieci anni fa, il Parlamento europeo è riuscito ad ottenere un importante risultato con l'articolo 191, approvato all'unanimità dai governi degli Stati membri. L'articolo recita: "I partiti politici a livello europeo sono un importante fattore per l'integrazione in seno all'Unione. Essi contribuiscono a formare una coscienza europea e ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell'Unione".
Se i partiti europei devono svolgere questo ruolo, allora devono essere dati loro, con apertura e trasparenza, una solida base di legittimità e i mezzi necessari per le loro attività. Per compiere il proprio lavoro, i partiti europei hanno bisogno, per esempio, di locali e di collaboratori, in altre parole di soldi. Finora i partiti europei sono stati finanziati dai loro gruppi politici nel Parlamento europeo. Ma proprio tale finanziamento indiretto da parte dei gruppi parlamentari è stato oggetto delle critiche della Corte dei conti europea per scarsa trasparenza e uso improprio dei fondi del Parlamento, una situazione che la Corte non è più disposta a tollerare.
E tuttavia l'articolo 191 ha, nella versione dei Trattati adottata a Maastricht, un carattere esclusivamente declaratorio e non contiene disposizioni concrete che rendano possibile l'emanazione delle necessarie norme. C'era allora da costruire con attenzione la base giuridica del provvedimento del finanziamento. A questo spingevano anche le critiche della Corte dei conti. È questa, nella sostanza, la motivazione della proposta di regolamento sul finanziamento dei partiti politici europei.
La Commissione europea ha deciso di adottare un approccio basato su due linee strategiche.
La prima, che al Consiglio europeo di Nizza è stata coronata dal successo, ha portato ad inserire nell'articolo 191 una disposizione concreta che consenta in futuro di adottare a maggioranza qualificata, e tramite la procedura della codecisione, un atto per il finanziamento dei partiti politici europei.
Con il Trattato di Nizza, l'articolo 191 viene cioè ampliato e diventa una vera e propria base giuridica. "Il Consiglio, deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251, determina lo statuto dei partiti politici a livello europeo, in particolare le norme relative al loro finanziamento".
L’incoraggiamento, che è venuto dal segnale politico dato al massimo livello politico a Nizza, ha motivato la seconda linea di intervento della Commissione europea, che è appunto la proposta di una normativa transitoria sulla base dell'articolo 308. Si tratta di una solida base giuridica per questa proposta, tanto che sia la Commissione europea che la commissione giuridica del Parlamento europeo sono state favorevoli alla scelta di una normativa di transizione fondata sull'articolo 308.
Va ricordato che, anche in considerazione di queste scelte politiche condivise, il bilancio dell'Unione europea mette a disposizione già per l'anno in corso dei fondi, con la linea B3-500: 7 milioni di euro per tutti i partiti. In effetti, come dicono i critici, non si tratta di somma molto abbondante. Anche la ripartizione dei fondi è stabilita dal regolamento.
Alcuni principi essenziali. Ora questa situazione va codificata, appunto con il Regolamento che contenga alcune condizioni. Tra queste, voglio sottolineare il principio in base al quale un partito europeo è vincolato dai principi della democrazia, del rispetto dei diritti fondamentali e del controllo sulle entrate e sulle spese, sanciti dal Trattato sull'Unione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali. Si tratta di un'affermazione di principi più avanzata rispetto a quanto imposto ai partiti dagli ordinamenti nazionali. Mi pare che il testo consenta di mettere in pratica due principi: da una parte, nella definizione di partito europeo si mantiene un certo margine di flessibilità e una possibilità di futura evoluzione; allo stesso tempo, però, si garantisce un livello e dei criteri democratici di minima sul piano della rappresentatività europea, nonché la massima trasparenza nel finanziamento.
Riguardo alle modifiche tra la proposta al nostro esame e la più recente, mi pare importante che il Parlamento europeo abbia deciso di inserire un riferimento alla Carta dei diritti fondamentali.
Siamo anche d'accordo sul fatto che i partiti politici europei debbano essere dotati di personalità giuridica. Mi soffermo un attimo sulla personalità giuridica dei partiti. L'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo sarà l’organo chiamato a deliberare, avvalendosi dell'assistenza di un comitato di saggi, su quali debbano essere i criteri che definiscono un vero partito europeo. Naturalmente ci sarà sempre la tentazione di rifiutare o di accettare un partito in base a ragioni di opportunismo politico. Per questo, i partiti devono avere personalità giuridica. Ciò consentirà loro di impugnare una decisione che ritengano ingiusta e contraria al diritto.
Approviamo l'idea di una maggiore trasparenza, segnatamente per quanto riguarda le donazioni di privati ai partiti, fondata sulla informazione pubblica in merito a tali donazioni. Per converso, ai partiti europei è fatto divieto di finanziare i partiti nazionali con i loro fondi. Questo divieto vale anche per il finanziamento delle campagne elettorali.
Mi pare utile sottolineare un ultimo punto: la durata della validità. E' previsto che la normativa cessi di essere in vigore dopo il secondo esercizio di bilancio di applicazione. Questo carattere di transitorietà consentirà di mettere a frutto l'esperienza maturata in quei due anni nella normativa che seguirà.
Servirà anche all’allargamento dell’Unione. In conclusione, ritengo che il regolamento sia valido e positivo. Ne riassumo i due motivi essenziali.
Il primo riguarda la materia del regolamento: esso stabilisce regole e trasparenza in materia di funzionamento e di finanziamento di questi elementi importantissimi per il presente e il futuro dell'Unione europea. Vogliamo trasparenza ed abbiamo anche bisogno di questo statuto dei partiti per avvicinare a noi i partiti dei paesi dell'Europa centrale. Laddove la democrazia è ancora in costruzione è ancora più importante che le strutture democratiche siano rese stabili.
Il secondo motivo riguarda il ruolo che avranno tali partiti in futuro. Un'Europa di 23, 25, 27 o più Stati sarà sempre più difficile da gestire, sarà sempre più difficile procedere e sarà sempre più difficile basarsi su criteri comuni. Questo esige un ruolo attivo dei partiti.
Riferimento nel Parlamento europeo. Ed è importante che a farsene carico sia il Parlamento dell’Unione. Il Parlamento europeo è infatti anche la culla dei partiti europei. Il lavoro svolto insieme nei gruppi politici ha richiesto sempre maggiori contatti tra i vari gruppi, e tra di essi e i partiti nazionali. In tal modo, si sono sviluppate sempre più nuove strutture internazionali di partito e alcuni partiti europei. Ricordo che dal 1976 esiste il Partito popolare europeo, dal 1992 il Partito del socialismo europeo, dal 1993 il Partito europeo dei liberali democratici e riformatori, e infine, sempre dal 1993, la Federazione europea dei partiti verdi. Nel frattempo sono stati fondati altri due partiti europei, il che significa che ora abbiamo già almeno sei partiti europei. Certo, il panorama dei vari partiti non è di facile comprensione. Il numero dei partiti rappresentati nei parlamenti nazionali varia molto da uno Stato membro all'altro. I 626 deputati del Parlamento europeo provengono da ben 130 diversi partiti nazionali. Nel Parlamento europeo questi diversi partiti nazionali si sono riuniti in otto gruppi politici, oltre ai 14 deputati non iscritti in un gruppo.
Anche come segno di condivisione con l’apporto dato dal Parlamento europeo a questo processo di semplificazione della rappresentanza democratica, credo sia utile che il riferimento dei partiti europei di oggi e di domani resti nell’istituzione direttamente votata dai cittadini.

1 agosto 2001


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1   agosto 2001
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