Dal resoconto della seduta del 18 settembre 2002 delle commissioni riunite Esteri e Difesa del Senato, riportiamo gli interventi del senatore Tino Bedin
Disegno di legge
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra la Repubblica francese, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica italiana, il Regno di Spagna, il Regno di Svezia e il Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, con allegato, fatto a Farnborough il 27 luglio 2000, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, approvato dalla Camera dei deputati
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Il presidente CONTESTABILE ricorda che nella seduta del 10 luglio si era proceduto all'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 1.
Si procede quindi alle dichiarazioni di voto relative all'emendamento 1.1
Interviene il senatore BEDIN per preannunciare, a nome del Gruppo Margherita-DL-L'Ulivo, il voto contrario sull'emendamento 1.1. A tal riguardo osserva come la sua parte politica ha sempre fatto proprio lo spirito sotteso all'accordo di Farnborough del 2000, in quanto non si può pensare ad un'effettiva capacità militare europea senza considerare quella disponibilità di strumentazione alla quale può soddisfare solo un'industria europea della difesa efficiente e moderna.
Ricorda inoltre che il nuovo istituto della licenza globale di progetto contiene al suo interno delle note, sia positive che negative, che la politica italiana non può non prendere nella dovuta considerazione. Infatti, l'accordo assicura che le decisioni sulle licenze di esportazione saranno prese in base ad un consenso comune di tutti gli stati partecipanti alla coproduzione che, se da un lato presenta il rischio di ridursi al minimo denominatore comune, dall'altro offre a tutti gli stati la possibilità di un comune progresso verso standard più elevati. Inoltre lo stesso documento prevede la redazione, concordata dagli stati partecipanti, di "liste bianche" di destinazioni legittime per ogni coproduzione. Attraverso tale strumento sarebbe possibile stabilire le idonee restrizioni al commercio a seconda del tipo di armamento prodotto, pur rimanendo il limite derivante dal loro carattere riservato.
Pone quindi l'accento sul fatto che in ogni caso l'accordo afferma esplicitamente che ogni nuova intesa avverrà nell'ambito di quanto stabilito dal codice di condotta europeo sull'esportazione di armi, che si prefigge come obiettivo anche quello di promuovere una maggiore trasparenza tra i paesi membri dell'Unione.
Nel ribadire, infine, il voto contrario della propria parte politica in ordine all'emendamento 1.1, esprime l'invito ai presentatori a considerare l'opportunità di un ritiro.
Poiché non sono stati approvati emendamenti all'articolo 1, si procede alle dichiarazioni di voto relative all'emendamento 2.1.
Il senatore BEDIN annuncia, a nome del Gruppo Margherita-DL-L'Ulivo, il voto contrario sull'emendamento 2.1.
Sottolinea il colpevole ritardo con cui il Governo ha presentato alle Camere il provvedimento in esame, osservando che gli altri Paesi firmatari dell'accordo di Farnborough hanno già provveduto alla ratifica entro il 2001.
Risponde quindi ai rilievi formulati dal sottosegretario Berselli, rilevando che, se nella passata legislatura il governo di centro-sinistra aveva presentato un provvedimento di modifica della legge n. 185 del 1990 ancora prima della sottoscrizione dell'accordo, ciò costituisce un'ulteriore riprova della validità della condotta della propria parte politica, tesa a dimostrare la validità di un'analisi separata di tali modifiche rispetto ai contenuti del trattato di Farnborough.
Da ultimo osserva che l'avviso contrario nei confronti dell'emendamento 2.1 è motivato anche da precise necessità pratiche. Infatti, essendo ormai l'accordo pienamente operativo, la sua mancata ratifica penalizzerebbe oltremisura l'industria militare italiana, che a tutt'oggi non può beneficiare, al contrario di quelle degli altri Paesi firmatari, dei benefici derivanti dal trattato stesso.
Previa verifica del numero legale, viene quindi posto ai voti l'emendamento 2.1, che risulta respinto.
Il presidente CONTESTABILE fa presente che sono da considerarsi inammissibili, in quanto privi di reale portata modificativa ai sensi dell'articolo 100, comma 8, del Regolamento, gli emendamenti 2.3, 2.4, 2.5, 2.6 e 2.7. Rileva poi che sono da considerarsi preclusi gli emendamenti 2.2, 2.13, 2.8, 2.9, 2.10, 2.11, 2.12, 2.14, 2.15, 2.16 e 2.17.
Non essendo stati approvati emendamenti all'articolo 2, si procede alle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno presentati e relativi all'articolo 3.
Il senatore BEDIN ribadisce l'avviso favorevole del Gruppo Margherita-DL-L'Ulivo in ordine al primo ordine del giorno 0/1547/1/3 e 4. In particolare si sofferma sulla necessità di un coinvolgimento diretto delle associazioni non governative impegnate in materia del rispetto dei diritti umani in ordine al commercio degli armamenti, attraverso la promozione di un incontro annuale con il Governo allo scopo di discutere i contenuti della relazione annuale al Parlamento redatta ai sensi della legge n. 185 del 1990. Ciò consentirebbe, a suo avviso, di valorizzare l'importante contributo fornito da tali organismi.
Il presidente PROVERA invita il senatore Bedin a considerare l'opportunità di un ritiro degli ordini del giorno.
Il senatore BEDIN replica osservando che sarebbe più opportuno pervenire all'esame in Assemblea con ordini del giorno votati e quindi fatti propri dalle Commissioni riunite, e non da una sola parte politica.