Nell'ambito del dibattito sulla modifica alla legge 185/1990 sul commercio delle armi, in corso alle commissioni riunite Esteri e Difesa, il gruppo Margherita-L'Ulivo ha presentato un ordine del giorno che impegna il governo a promuovere regole comuni tra i ministeri dell'Economia e delle Finanze nella gestione delle licenze globali di progetto.
Dell'ordine del giorno, che il governo accoglierebbe solo come raccomandazione, pubblichiamo il testo e l'illustrazione del capogruppo senatore Tino Bedin.
Ordine del giorno
Il Senato, impegna il Governo a promuovere, insieme alle altre cinque nazioni dell'Accordo quadro, regole comuni tra i ministeri dell'economia e delle finanze in merito alle autorizzazioni nei confronti delle società operanti nel settore e titolari di licenza globale di progetto così come previsto dall'articolo 27 della legge n. 185 del 1990.
Uno degli obiettivi dell'Accordo quadro di Farnborough è la creazione di sinergie tra i progetti nazionali e i progetti multinazionali in materia di industria della Difesa. Ci pare dunque indispensabile che alle procedure previste per l'applicazione dell'accordo quadro vengano applicate le sinergie che opportunamente la legge 185 del 1990, già prevede per i contratti nazionali.
Si tratta di una indicazione utile sia sul piano interno sia nei rapporti esterni; essa consente all'Italia e agli altri cinque paesi di fare la loro parte per attuare il Piano d'azione della Commissione europea del 1997 sull'industria europea di Difesa, accrescendo in particolare le possibilità di integrare la Difesa nella politica commerciale e nel mercato unico.
La struttura governativa dei singoli stati deve essere attrezzata, perché con la ratifica dell'accordo si entrerà in un mercato integrato della Difesa al cui interno uomini, materiali e tecnologie potranno spostarsi più liberamente, anche se resterà un controllo dei governi che decideranno, programma per programma, se adottare o meno le nuove procedure. Ancora di più quindi serve la collaborazione interna ed esterna fra i ministeri.
In ritardo i programmi della Commissione europea
Non è una cosa scontata questa partecipazione al mercato unico. Nel dibattito che si è svolto in aprile al Parlamento di Strasburgo, il commissario responsabile per le imprese, Liikanen, ha rilevato che vi erano progressi in 11 dei 14 punti del piano d'azione per le industrie di Difesa enunciato nella comunicazione della Commissione del dicembre 1997, ma ha ammesso che fino a poco tempo fa le discussioni al Consiglio erano caratterizzate da differenze di opinioni tra paesi membri e che il progresso è stato difficile per le misure che esigono una azione legislativa come quelle sui dazi doganali e i trasferimenti intracomunitari, ricordando che la Commissione ha aperto delle procedure d'infrazione contro 10 paesi membri sul tema dell'applicazione adeguata del tariffario doganale comune ai beni militari e non.
Credo infine che questa collaborazione tra i due ministeri italiani, che dovranno affiancare il ministero della Difesa, posta costituire in embrione la base nazionale di un'Agenzia europea degli armamenti, che deve essere il prossimo passo dopo l'Accordo di Farnborough.
Garantire il ruolo dei Parlamenti
Tornando dunque al dispositivo dell'ordine del giorno, esso tiene conto della situazione attuale degli accordi tra i paesi nel settore dell'industria della Difesa e propone quindi il coordinamento tra ministri omogenei. Abbiamo però chiaro che l'obiettivo finale deve essere la creazione dell'Agenzia europea per gli armamenti.
Questa Agenzia è utile anche per superare il pur positivo accordo che in Italia è stato ratificato con la legge 348/2000. Mi riferisco alla convenzione tra i governi italiano, francese, tedesco e britannico sull'istituzione dell'Organizzazione Congiunta per la Cooperazione in materia di Armamenti (OCCAR), accordo che era stato firmato e presentato all'air show sempre di Farnborough il 9 settembre 1998.
L'Organizzazione congiunta è stata effettivamente istituita con l'obiettivo di pervenire ad una comune politica in tema di approvvigionamento degli armenti, nell'ottica della realizzazione di un'Agenzia europea per gli armamenti. Poiché però all'Organizzazione sarà attribuita la personalità giuridica che le permette di avere capacità negoziale propria (stipula di contratti, assunzione di personale, conduzione di attività negoziali in genere), è indispensabile che essa sia al più presto trasformata in un organismo europeo, che agisca su mandato dei parlamenti europeo e nazionali e il cui statuto preveda puntuali riferimenti sia all'Accordo di Farnborough, che al Codice di comportamento, oltre che l'indicazione degli organi democratici con funzione di indirizzo e di controllo.