Un ordine del giorno alle commissioni Esteri e Difesa Sul commercio delle armi
il governo riferisca ogni anno anche alle associazioni Nell'ambito della modifica alla legge 185/1990
Nell'ambito del dibattito sulla modifica alla legge 185/1990, in corso alle commissioni riunite Esteri e Difesa, è stato presentato un ordine del giorno che impegna il governo a un rapporto strutturato con le organizzazioni non governative.
Pubblichiamo il testo dell'ordine del giorno e l'illustrazione del primo firmatario, il senatore Tino Bedin.
Il governo non ha accolto l'ordine del giorno e ha chiesto di ritirarlo. Il senatore Bedin ha comunque chiesto la votazione.
Il Senato, premesso che:
la legge n. 185 del 1990 che regolamenta il commercio e la produzione di armi garantendo trasparenza, controllo al finanziamento, alla produzione e alla esportazione dei materiali di armamento costituisce un esempio normativo molto avanzato a livello internazionale;
l'autorità politica, in base a tale legge, assume poteri e responsabilità in materia di destinazione finale di materiali assemblati all'estero o prodotti con pezzi e componenti italiani e che nei casi di coproduzione deve essere dichiarato sin dall'inizio non solo l'industria e il paese con il quale si coproduce, ma anche l'eventuale paese terzo, acquirente del materiale dell'armamento;
è sul destinatario finale che il Ministero degli affari esteri valuta la coerenza con i principi e i divieti della legge (divieto di esportazione verso i paesi i cui governo sono responsabili di violazioni dei diritti umani) ed è il destinatario finale che appare nella relazione annuale resa dal Governo italiano al Parlamento;
l'accordo quadro per la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa sottoscritto a Farnbourogh il 27 luglio 2000 tra la Repubblica francese, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica italiana, il Regno di Spagna, il Regno dì Svezia, e il Regno unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del nord riconduce in una dimensione internazionale l'intera problematica introducendo due nuovi fattispecie relative ad accordi intergovernativi o interaziendali approvati dai governi dei paesi firmatari e una nuova modalità autorizzativa denominata "licenza globale del progetto";
considerato che: tale nuova situazione ha suscitato vasta e legittima apprensione negli ambienti più sensibili della società italiana e nelle strutture associative da tempo impegnate per il rispetto dei diritti umani e il controllo del commercio delle armi;
l'accordo quadro è perfettamente compatibile con la possibilità di mantenere un quadro efficace di garanzie in materia di trasparenza, controllo, destinazione finale e transazioni finanziarie relative ai materiali di armamento, adeguando il dettato della legge n. 185 del 1990 ai nuovi contenuti dell'accordo stesso;
in mancanza di tale adeguamento potrebbero risultare inapplicati gli aspetti più qualificanti della normativa nazionale in materia di procedure di autorizzazione, controlli efficaci per evitare triangolazioni irregolari, controlli bancari, divieto di esportazione verso paesi in conflitto tra loro o soggetti a embargo internazionale o la cui politica contrasti con i principi della nostra Costituzione o violi i diritti dell'uomo;
appare necessario dare legittimità istituzionale ad un confronto permanente anche con la società civile e le espressioni organizzate di essa che interpretano con più rigore il principio etico della convivenza pacifica tra i popoli e della soluzione negoziata delle crisi internazionali;
impegna il Governo
a promuovere un incontro annuale con le associazione non governative maggiormente rappresentative, notoriamente impegnate in materia di rispetto dei diritti umani, nel controllo sul commercio degli armamenti e in iniziative umanitarie di grande valore etico e morale per discutere con loro, recependone le osservazioni, i contenuti della relazione annuale al Parlamento redatta ai sensi dell'articolo 5 della legge 9 luglio 1990 n. 185.
di Tino Bedin
capogruppo in Commissione Difesa al Senato
Le premesse dell'ordine del giorno sono sufficientemente articolate per chiarire il senso di un dispositivo che nasce dalla stesse esigenza da cui è nata la richiesta da me avanzata di audizioni di organizzazioni non governative, imprese e istituzioni; a testimonianza che quella richiesta non era dilatoria né strumentale, ma funzionale allo spirito che dovrebbe animare il del disegno di legge al nostro esame, in quando modificativo della legge 185 del 1990.
L'utilità delle audizioni
Ci pareva e ci pare tuttora giusto dedicare un tempo, pur compatibile con il programma parlamentare, ad audizioni dei soggetti che sono interessati al nostro lavoro parlamentare. L'audizione poteva essere calendarizzata anche nel corso dell'esame del provvedimento, prima di passare all'articolo 3. Le osservazioni che in ogni caso stiamo raccogliendo sono infatti relative più alla parte nazionale del disegno di legge, che alla parte di ratifica dell'accordo di Farnborough.
Ho fatto questa richiesta, non perché non mi senta di rappresentare nello svolgimento del mio mandato il complesso della società italiana, ma perché ritengo che la sicurezza e la pace da una parte, l'industria della Difesa con i contenuti di tecnologia e di ricerca che ha dall'altra, siano materie nelle quali il coinvolgimento delle opinioni pubbliche risulta particolarmente utile.
Ricordo del resto che uno dei percorsi generali che sia a livello di Governo, con la spinta del ministro Buttiglione, che a livello di Parlamento e di stessa Unione Europea abbiamo intrapreso è proprio quello del coinvolgimento delle opinioni pubbliche nei processi europei, in modo da garantire alle istituzioni dell'Unione un adeguato consenso.
La mia proposta, che ribadisco, è quindi di procedere all'ascolto delle organizzazioni non governative che in maniera associata hanno dato vita e danno vita ad una campagna di attenzione sul disegno di legge al nostro esame.
La seconda proposta è di offrire ascolto alle istituzioni della Repubblica che hanno partecipato al dibattito, a cominciare dalle regioni che si sono espresse con un voto, anche se questo non è un atto dovuto.
La terza proposta è di ascoltare le imprese dell'industria italiana della Difesa, in particolare quelle che agiscono a livello europeo. Si tratterebbe anche dell'avvio di una procedura che potrebbe riguardare l'esame del Progetto Galileo finalmente diventato realtà in Europa, nonostante le opposizioni degli Stati Uniti.
Seguire l'esempio del Parlamento europeo
Ho richiamato - anche se in maniera non rituale - la proposta perché tra i soggetti che ho elencati vi sono anche i destinatari dell'ordine del giorno, cioè le associazioni non governative alle quali il governo si impegna annualmente a riferire sulla relazione annuale prevista dalla legge 185/1990.
Quella che propongo è del resto una procedura che ha già dei precedenti e che in tema di questioni che toccano i diritti umani, in particolare il diritto alla sicurezza, ha precedenti anche fuori dell'Italia.
Attualmente la Commissione straordinaria speciale sui diritti umani del nostro Senato ha all'ordine del giorno la Risoluzione del Parlamento Europeo sui diritti umani. La risoluzione ha un apposito paragrafo dal numero 15 al numero 20, intitolato "Dialogo con la società civile", nel quale "sottolinea l'importante ruolo svolto dalle ONG nella preziosa opera di collegamento tra la società civile e le istituzioni" e, dopo aver invitato "il Consiglio e la Commissione a promuovere una cultura della consultazione e del dialogo con le organizzazioni non governative", "si compiace che continui ad operae il Forum di discussione sui diritti dell'uomo, che costituisce un'idonea piattaforma per il dialogo con la società civile; raccomanda - e questo ci riguarda direttamente - che la presidenza inviti i parlamenti nazionali a partecipare ai Fora di discussione".
La proposta di dispositivo dell'ordine del giorno va in questa direzione e mi auguro che possa essere fatto proprio dalle commissioni.
Ovviamente è anche in modo molto concreto da parte del Senato di assicurare che lo spirito con il quale la legge 185 è stata votata nel 1990 non viene meno anche in un mutato quadro europeo ed internazionale.
18 settembre 2002 |