SICUREZZA E DIFESA

Richiesta del senatore Tino Bedin in parlamento
Il governo deve dare
informazioni sulla Somalia

Sollecitato anche un più adeguato trattamento economico dei militari italiani in Afghanistan

Mercoledì 30 gennaio il Senato ha esaminato ed approvato con alcune modifiche il decreto legge che proroga la partecipazione italiana ad azioni militari internazionali. Nel corso del dibattito il senatore Tino Bedin è intervenuto per motivare il voto sull'articolo 1 del decreto, prima per sostenere l'insieme delle missioni, poi per sostenere un emendamento che precisa che le operazioni relative a "Liberà duratura" sono limitate all'Afghanistan. Infine il senatore Bedin ha sostenuto un ordine del giorno, che risulta così sottoscritto da senatori di Ccd-Cdu, An, Ds e Margherita, sull'adeguamento del trattamento economico dei militari impegnati in Afghanistan. Riportiamo una sintesi delle dichiarazioni di voto.

interventi in Senato di Tino Bedin
capogruppo in Commissione Difesa

Il gruppo Margherita-L'Ulivo conferma il giudizio favorevole sull'articolo 1 del decreto-legge. Conseguentemente, il nostro Gruppo voterà contro l'emendamento che chiede di escludere la missione "Libertà duratura", pur nel rispetto delle opinioni personali.
Del resto con l'accettazione da parte del governo di un emendamento che va nella direzione da noi chiesta in discussione generale si elimina il rischio di dare la delega al Governo al fine di consentire un allargamento del fronte a cui partecipano le nostre Forze armate. Il mandato parlamentare viene giustamente limitato all'Afghanistan.
Ma intervengo soprattutto perché non ritengo accettabile che resti agli atti solo la voce del senatore Pellicini il quale ha definito il presente provvedimento un atto tecnico. Si tratta invece complessivamente di una scelta politica, motivata anche dalle considerazioni svolte la scorsa settimana in occasione del dibattito sul decreto-legge riguardante la missione "Libertà duratura", Tra i risultati raggiunti dall'aver partecipato a questa azione militare, ricordavo la settimana scorsa che, al di là del fatto che il Mullah Omar o il fantomatico Osama Bin Laden non siano stati assicurati alla giustizia internazionale, in Afghanistan è comunque oggi finito un regime che costituiva un vincolo pesantissimo per la popolazione locale e un notevole rischio per la comunità internazionale. Qui ci troviamo di fronte ad un'azione militare che non è configurabile come una guerra - non ho usato questa parola la settimana scorsa, né lo faccio oggi per questo decreto di carattere generale: anche "Libertà duratura" è un'operazione militare di difesa della pace, di legittima difesa - come hanno detto le Nazioni Unite - e in questo ambito deve rimanere.
Per questo ho richiamato nel mio intervento iniziale - e lo ribadisco - la necessità che le fonti di legittimità degli interventi militari a cui partecipano le Forze armate italiane siano sempre ben chiare e possano essere sempre confrontate con l'attività sul campo. Tali fonti di legittimità sono le Nazioni Unite, la NATO, l'Unione europea e, per quanto riguarda la Somalia, anche il Governo riconosciuto di quel Paese.
A proposito di Somalia, richiamo l'attenzione del sottosegretario Bosi sul fatto che nel corso della discussione generale avevo chiesto - e credo sia dovere del Governo rispondere - informazioni se siano già iniziate da parte di truppe americane, inglesi e tedesche azioni militari in Somalia. Ieri mattina il ministro Martino ha detto di non saperne nulla; ritengo che a distanza di 24 ore il Governo debba essere in grado di dirci se sono in atto azioni militari in Somalia.
In merito al trattamento economico del personale impegnato nella missione "Libertà duratura", infine, vorrei apporre la mia firma all'ordine del giorno, chiedendo, però, al senatore Pellicini - se lo ritiene possibile - di modificare una delle frasi in esso contenute in linea con la modifica poc'anzi introdotta all'articolo 1 del decreto-legge; mi riferisco al paragrafo che inizia con le parole: "che siffatta circostanza" e si conclude con le seguenti: "e nei connessi interventi in base a Risoluzioni ONU". A mio avviso, questa frase andrebbe raccordata con il nuovo testo risultante dall'approvazione dell'emendamento, che precisa i confini dell'azione militare. Sul merito del trattamento economico condivido la valutazione che la riduzione al 90 per cento di tutte le indennità è da rivedere in particolare quando i militari italiani si trovano in territori ostili.

30 gennaio 2002



 INTERVENTO IN DISCUSSIONE GENERALE

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3 febbraio 2002
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