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Va bene l'attuale modello di rappresentanza del Comitato delle regioni?
Caro Senatore,
le domande che volevo porle sul Comitato delle regioni di Bruxelles riguardano sia
l'aspetto istituzionale sia quello politico. Mi piacerebbe sapere se lei reputa utile
l'istituzione del Comitato così come è delineata nel trattato di Maastricht, in secondo
luogo vorrei sapere come si inciderà la Riforma federale dello Stato, da poco approvata
dal Parlamento, sull'assetto del comitato. Lei reputa che i membri del comitato debbano
essere in carica finché sono membri del Comitato oppure reputa che debbano portare a
termine il mandato al Comitato nonostante siano scaduti i tempi di elezione negli organi
amministrativi nazionali?
Un'ultima domanda, reputa soddisfacente la ripartizione dei seggi italiani così com'è
stata decisa dal governo (5 seggi alle regioni a Statuto speciale, 7 alle regioni
ordinarie, 5 alle province e i restanti 7 ai comuni).
Resto in attesa di un suo riscontro e buon lavoro.
Pier Carlo Sandei
Padova
15 marzo 2001
Risponde Tino Bedin
Le osservazioni e le valutazioni tengono conto di due processi in corso a livello
comunitario e nazionale:
- il dibattito sul "Dopo Nizza" per quanto riguarda le istituzioni dell'Unione
è appena cominciato e nell'ambizione di chi lo ha iniziato dovrebbe sfociare in una vera
e propria fase costituente all'interno della quale potrebbe essere ristrutturate anche
forme delegate di rappresentanza che sono nate per "aiutare" l'Europa a
costituirsi in Comunità:
- nel corso della legislatura appena conclusa, la Giunta per gli affari europei del Senato
ha posto come centrale il tema del "deficit di democrazia" che oggi la struttura
dell'Unione patisce; la questione è viva anche in altri parlamenti dellìUnione e
porterà quasi sicuramente e forme nuove di partecipazione democratica e di controllo da
parte di organi istituzionali eletti e non delegati.
UTILITA' - Come strumento di servizio alle istituzioni comunitarie il Comitato
delineato dal Trattato di Maastricht conserva la sua utilità.
Personalmente lo vedo come un autorevole "comitato pareri" sulla compatibilità
territoriale delle iniziative normative comunitarie. Mi sembra utile che sia di origine
politica e che trovi la sua legittimità nella delega da parte degli enti territoriali.
Leggo tuttavia che qualche settimana fa il Comitato individua per sé nuovi spazi e che in
vista della nascita dell'organo istituzionale delegato alla "Costituzione
dell'Unione" (sarà probabilmente una Convenzione sul modello di quella costituita
per la Carta dei diritti) il COR richiede il coinvolgimento istituzionale ed immediato;
chiede cioè di farne parte. Questo mi sembra non adeguato proprio al dibattito il corso
sul futuro dell'Unione.
Non è possibile infatti prevedere che un organismo fatto di rappresentanti delegati
assuma in questa fase un ruolo istituzionale.
Questa esigenza del Comitato va inserita piuttosto in uno dei filoni del dibattito sul
"Dopo Nizza", quello della "seconda Camera" dell'Unione Europea
accanto al Parlamento dell'Unione. Il tema non è molto amplificato, perché si tema di
indebolire il Parlamento dell'Unione che invece ha bisogno di continuare sulla strada del
rafforzamento e della codecisione con il Consiglio dell'Unione. Il tema comunque esiste
perché proprio l'evoluzione democratica dell'Unione assegnerà al Parlamento Europeo un
ruolo di rappresentanza continentale; inoltre l'allargamento dell'Unione, cui non si
accompagnerà un adeguamento dei numero dei deputati europei, rendere ancora più urgente
il problema della rappresentanza territoriale.
Questa rappresentanza territoriale non può ovviamente essere assicurata solo da delegati
di organi regionali o comunali. Ritengo che i parlamenti nazionali siano chiamati a
svolgere un ruolo di primo piano.
Occorre dunque semplificare il quadro europeo attuale, concentrando progressivamente in un
organismo che abbia come cuore i parlamenti nazionali tutte le forme di democrazia
indiretta che in questi decenni l'Europa si è data per aumentare la propria vicinanza ai
concittadini. Dunque i compiti del Comitato delle regioni potrebbero essere svolti come
parte dei compiti di un organo più ampio.
IL FEDERALISMO - Oltre che con l'esigenza istituzionale cui ho fatto cenno, il
Comitato delle regioni deve fare i conti con l'evoluzione del ruolo degli enti locali ed
in particolare delle regioni nella legislazione interna degli Stati membri dell'Unione.
La recente riforma costituzionale italiana, ha ad esempio inserito l'Unione Europea fra le
materie di "legislazione concorrente" fra Stato e Regioni; è stata cioè
inserita in Costituzione la competenza concorrente delle regioni italiani in materia
comunitaria.
Si è trattato solo dell'ultimo ed essenziale anello di una catena che in questa
legislatura ha progressivamente chiarito sia dal punto di vista dell'applicazione che
della elaborazione delle norme comunitarie quale peso hanno le regioni. La competenza
della Conferenza Stato-Regioni in materia di Legge Comunitaria, tanto per fare un esempio,
è stata ormai consolidata.
Si tratta di forme di competenza concorrente che esistono anche in latri paesi
dell'Unione.
Un'espressione immediata di questa competenza è la presenza a Bruxelles di Ufficio di
singole regioni europee ed italiane con compiti non solo di informazione, ma anche di
costruzione delle decisioni politiche e del consenso loro necessario.
Queste "Rappresentanze" regionali sono destinate ad assumere sempre maggiore
peso. E' ragionevole prevedere che esse si consorzino (già le regioni dell'Italia
centrale lo hanno fatto) e che quindi il "sindacato" regionale in Europa venga
svolto prevalentemente da questi organismi.
In questo ruolo - vista la riforma costituzionale italiana e l'equilibro che essa realizza
tra le istituzioni della Repubblica - le Regioni devono farsi carico del ruolo dei Comuni.
DURATA - Poiché considero in questa fase il COR un autorevole "Comitato
pareri" ritengo più produttivo che i membri restino in carica per il periodo del
Comitato e non siano collegati alle scadenze degli organi di designazione: questo - stante
la estrema frequenza di elezioni nell'Unione - renderebbe del tutto impossibile costruire
una effettiva continuità operativa e soprattutto di giudizio.
LA RIPARTIZIONE DEI SEGGI - Credo che per ora il tema tutto interno della
ripartizione dei posti non sia di attualità: considero più attuale la riforma
istituzionale.
Detto questo, credo che l'attuale ripartizione dovrebbe comunque essere rivista. La
riforma costituzionale ha conservato le regioni a statuto speciale: istituto che
personalmente giudico solo un tributo pagato alla storia con conseguenze assai negative
per un regionalismo compiuto nella nostra Repubblica. Comunque attraverso la riforma
costituzionale e gli Statuti regionali anche le regioni a Statuto ordinario assumeranno
ruoli e compito tali che richiedono una rapprsentanza delle regioni italiane
indipendentemente dal loro status. All'interno poi della quota riserva alle istituzioni
repubblicane sub-regionali, la ripartizione deve tenere conto anche delle città
metropolitane, ora che sono in Costituzione.
00
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