di Tino Bedin presidente di AltaVita
Nella nostra Repubblica ciascuna persona è una "istituzione", visto che l'articolo 1 della Costituzione sancisce che "la sovranità appartiene al popolo". Per questo ad AltaVita si celebra la Festa della Repubblica mettendo al centro le Persone che con il loro voto l'hanno consolidata ed aggiornata.
Le persone innanzi tutto. In un tempo in cui comportamenti inadeguati o riprovevoli (quando non criminosi) e un'interessata propaganda riducono la considerazione generale per la politica, il rilancio della sovranità popolare repubblicana è una delle strade per ristabilire l'unità fra cittadini ed istituzioni. La "titolarità istituzionale" di ciascun cittadino obbliga la rappresentanza democratica alla "rendicontazione" costante della propria attività sia sul piano delle decisioni che sul piano dei comportamenti. Sulla base di questa "titolarità istituzionale" diffusa il voto non è un atto di delega periodica del cittadino, ma l'accettazione delle obbligazioni civili e politiche che candidati e partiti si assumono dei confronti degli elettori e di cui devono costantemente rendere conto.
Per questo l'altro oggetto della celebrazione del 2 Giugno nelle strutture di AltaVita è il voto. Mentre nei municipi in occasione della Festa della Repubblica i sindaci festeggiano i giovani neo-maggiorenni, ogni 2 Giugno ad AltaVita si attribuisce il titolo di "Grande della Repubblica" agli anziani che raggiungono i sessant'anni di "maggiore età" e quindi i sessant'anni del diritto di voto, cioè dello strumento essenziale alla sovranità popolare e quindi alla democrazia. Il titolo è attribuito anche agli "ultrasessantenni del voto", che non sono stati insigniti negli anni precedenti, perché solo da pochi mesi fanno parte delle varie comunità di AltaVita.
Fin dall'origine è proprio il voto del resto il fondamento della Repubblica italiana. Essa non è nata né da una rivoluzione né da un colpo di Stato né da una decisione parlamentare: italiane (per la prima volta) e italiani il 2 giugno 1946 hanno votato per la forma istituzionale della loro nazione e hanno issatola bandiera della repubblica sull'Italia intera.
Oggi, come allora, come lungo tutti i sessantasette anni di Repubblica il voto è decisivo. I "Grandi della Repubblica" di quest'anno hanno compiuto 21 anni nel 1953 e hanno potuto partecipare ad una delle elezioni politiche più drammatiche non solo di quei primi anni di Repubblica ma di tutta la vita politica italiana. Il voto degli italiani - oltre a scegliere la rappresentanza parlamentare - doveva esprimere un giudizio sulla correzione del sistema proporzionale puro con l'introduzione di un premio di maggioranza. "Legge truffa" la battezzarono allora le opposizioni, mentre oggi nessuno contesta che con risultati elettorali di gran lunga inferiori a quelli previsti dalla legge del 1953 un partito si veda attribuito la maggioranza assoluta della Camera e di ciascuna circoscrizione regionale del Senato. Comunque sia, allora gli italiani scelsero: confermarono la fiducia a chi li stava governando, ma non fecero scattare il premio di maggioranza. Forza e saggezza del voto popolare, sessant'anni fa e in molte altre circostanze.
Quest'anno c'è un motivo in più per rendere onore ai "Grandi della Repubblica" nella Festa del 2 Giugno. L'origine di questo ulteriore omaggio ai nostri vecchi è ancora nell'articolo 1 della Costituzione repubblicana: il lavoro come fondamento della comune cittadinanza.
È di ieri la pubblicazione di alcuni dati dell'Istat sull'occupazione: nei primi tre mesi del 2013 il tasso di disoccupazione in Italia è arrivato al 12,8 per cento, il livello più alto dal primo trimestre 1977, registrando un nuovo massimo storico. Trentasei anni fa i grandi vecchi di oggi lavoravano essi stessi ed indirizzavano il lavoro dei figli e il loro impegno ha progressivamente prodotto la "società del benessere". L'Italia non è oggi in grado di conservare quel risultato.
È dell'altro ieri, invece, la relazione annuale del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. La diagnosi più drammatica della relazione è così riassunta: l'Italia è indietro di 25 anni, durante i quali non è stata capace di rispondere "agli straordinari cambiamenti geo-politici, tecnologici e demografici". All'incirca un quarto di secolo è i grandi vecchi di oggi sono usciti dalla vita attiva ed è come se da allora chi li ha sostituiti non fosse stato più all'altezza del cambiamento che continuava.
Celebrare il 2 Giugno con i "Grandi della Repubblica" è un modo per attingere dagli anziani competenze e qualità che ci consentano di "essere all'altezza dell'articolo 1" della Costituzione, come ci ha spronato uno dei nostri vecchi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
2 giugno 2013
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