di Tino Bedin
1. La finalizzazione 2002-2009 dell'addizionale regionale all'IRPEF
Per il 2010 la Giunta regionale prevede che il Veneto sarà l'unica regione in Italia che riesce a togliere l'addizionale Irpef anche sui redditi medio-alti. Ciò è possibile, ha spiegato il presidente della Regione Giancarlo Galan, grazie al risparmio di risorse realizzato attraverso "una buona amministrazione generalizzata, che ha mantenuto però alti, gli standard senza tagliare nessun servizio".
1.1. Il presidente Galan ha riferito che "a partire dal 2002 la regione del Veneto aveva introdotto l'addizionale Irpef chiedendo ai cittadini veneti un sacrificio per mantenere la sanità regionale a livelli di eccellenza".
L'assessore regionale al Bilancio Isi Coppola ha precisato che l'addizionale Irpef veniva impiegata per coprire il differenziale di deficit del servizio sanitario regionale e che "quest'anno il sistema è a pareggio e ci troviamo quindi nella condizione di poter togliere questa tassa. Nel tempo infatti è cresciuto il processo di razionalizzazione del nostro servizio sanitario che resta un'eccellenza a livello nazionale ed europeo".
1.2. Sul piano dell'impatto dell'Irpef regionale sui contribuenti questi i dati forniti dalla Regione Veneto.
Dal 2003 è iniziato un percorso di progressiva riduzione dell'imposta sia in termini di gettito, passando da 201 milioni di euro del 2002 ai 131 milioni del 2009, sia del numero di contribuenti interessati, dai 2,8 milioni del 2002 a meno di 500 mila del 2009.
Per un cittadino veneto con un reddito imponibile pari a 30 mila euro, questa misura si tradurrà in un risparmio di 150 euro, mentre per un cittadino con un reddito imponibile di 50 mila euro il risparmio sarà di 250 euro. Per un nucleo familiare in cui i due coniugi abbiano un reddito rispettivamente di 35 mila e 30 mila euro, il risparmio fiscale è complessivamente pari a 325 euro.
L'iniziativa riguarda circa 500 mila cittadini.
2. La situazione dei "grandi vecchi" in Veneto
Una rifinalizzazione dell'addizionale regionale all'Irpef nell'ambito della longevità è motivata da ragioni demografiche, di equilibrio nei servizi e di fiscalità generale.
2.1. Il Veneto è sfidato nei prossimi anni dalla longevità e dall'assistenza a lungo termine (Long Term Care) alla popolazione più anziana. Si tratta di una sfida che può paragonarsi a quella affrontata dal Veneto con il riequilibrio del sistema sanitario: si tratta infatti di facilitare l'equilibrio tra salute ed età più lunga.
Sono circa 500 mila i cittadini veneti che hanno superato i 75 anni; di questi poco meno di 300 mila sono ultraottantenni, i "grandi vecchi". Si tratta cioè di un numero di veneti identico a quello interessato dalla abolizione dell'addizionale Irpef regionale.
2.2. L'equilibrio della Sanità veneta è stato in parte ottenuto trasferendo i costi alle famiglie con "grandi vecchi": spese sostenute per l'assistenza sia domiciliare sia residenziale. Si tratta di un incremento di spesa familiare che è indipendente dal reddito e che grava esclusivamente sui diretti interessati.
Per considerare pienamente concluso il processo di equilibrio del Sistema sanitario appare coerente riportare in equilibrio anche questi "centri di costo familiari" originati in particolare dalla nuova organizzazione ospedaliera e dal supporto sanitario che cresce con la longevità.
2.3. La spesa pubblica dei paesi europei destinata a copertura della Long Term Care è variabile. Tale spesa si ritiene che debba crescere. La curva dei costi evidenzia che siamo vicini allo zero per le età inferiori ai 65 anni, mentre per le età superiori si realizza un incremento rapido, che differisce da paese a paese, ma sempre comunque crescente nel tempo.
Quanto alle possibili evoluzioni, uno studio dell'Isvap afferma: va in primo luogo segnalato che il costo futuro atteso riguarderà in modo specifico i paesi dell'Europa meridionale. I paesi del Nord-Europa uniti al Canada ed, in parte, agli USA sono già contraddistinti dalla forte crescita fiscale operata per finanziare un piano per la non autosufficienza; viceversa gli stati dell'Europa meridionale ed in particolare l'Italia, caratterizzata dalla rilevante crescita degli individui anziani nell'arco dei prossimi cinquanta anni, non hanno ancora indirizzato il prelievo fiscale in ordine al finanziamento di un piano che serva a garantire uno strumento di cura per i disturbi della non autosufficienza.
3. Destinazione di scopo e a tempo dell'addizionale IRPEF in Veneto
Per il 2010 e per un periodo di tempo programmabile fino all'equilibrio (5-7 anni?) il Veneto si trova nella felice opportunità di affrontare la spesa per l'assistenza a lungo termine della sua popolazione più anziana (che deve essere vista alla stregua di una necessità e non come il costo di un servizio) senza istituire una tassazione specifica e ad invarianza del peso fiscale attuale sui contribuenti.
3.1. A tale risultato si arriva trasformando l'attuale gettito dell'addizionale Irpef in un fondo specifico per la Long Terme Care in Veneto.
Le cifre riportate sulla origine del citato gettito, indicano che il vantaggio familiare dall'abolizione dell'Irpef regionale varierebbe da poco più di 10 a meno di 30 euro al mese: vantaggio che - trattandosi di redditi medio-alti - non cambiano la qualità della vita e la propensione al consumo.
I 131 milioni di euro di gettito, quantificati per il 2009 possono invece consentire azioni di riequilibrio decisive per la spesa dei 500 mila veneti ultrasettancinquenni. Si tratta di una spesa individuale importante in quanto concentrata su un numero limitato di famiglie venete.
3.2. Per essere produttivo, il fondo non sarebbe quindi un generico incremento del Fondo regionale per la non autosufficienza, ma la dotazione finanziaria specifica e straordinaria per un progetto riguardante "i grandi vecchi".
La "destinazione di scopo" del gettito per il periodo programmato dovrebbe essere definita con sufficiente precisione, in modo da poterne misurare gli effetti anno per anno.
4. Il riequilibrio tra salute e longevità in Veneto
In considerazione della sua derivazione (la conclusione del riequilibrio del sistema sanitario veneto) la dotazione finanziaria straordinaria dovrebbe essere legata in particolare proprio alla nuova organizzazione sanitaria, e quindi essere destinata alle spese per la salute, con lo scopo di arrivare all'equilibrio tra salute e longevità.
Questo comporterà una riduzione della spesa sanitaria sostenuta dalle famiglie sia direttamente sia attraverso la retta nelle residenze protette, consentendo un contenimento dei costi di "assistenza domiciliare" o "alberghieri" con un vantaggio generalizzato per l'insieme della popolazione anziana del Veneto.
4.1. Si indicano qui due ambiti complessi di intervento (all'interno dei quali sono possibili progetti specifici): l'assistenza post-ospedaliera e l'alternativa alla ospedalizzazione dei "grandi vecchi". In entrambi questi ambiti è possibile la partecipazione delle strutture residenziali già operanti, che verrebbero così sfidate a scegliere percorsi di ulteriore qualificazione e differenziazione.
a) Sostegno effettivo alle dimissioni ospedaliere di persone longeve incentrato sulle nuove ASP (Aziende pubbliche di Servizio alla Persona) e Fondazioni previste dalla riforma delle Ipab. ASP e Fondazioni potrebbero partecipare a progetti di salute pubblica per i grandi vecchi dimessi dall'ospedale:
- con un servizio domiciliare specializzato,
- con residenzialità temporanea finalizzata alla riabilitazione post-acuzie e alla riorganizzazione dell'ambiente familiare per il ritorno in famiglia.
b) Alternativa alla ospedalizzazione di persone longeve in un ambiente caratterizzato da prevalente organizzazione "sociale" e più "amichevole" sia per gli anziani che per i familiari:
- con residenzialità temporanea per il controllo sanitario di patologie non acute;
- con l'organizzazione di una vigilanza sanitaria interna che riduca l'accesso improprio al pronto soccorso ospedaliero.
4.2. Si tratta di progetti in parte già presenti come progetti sperimentali in Veneto, ad esempio, nel Piano locale della non autosufficienza vigente nell'Ulss 16 di Padova, con il progetto di Nuclei ad Alta intensità assistenziale. Il Piano locale rende possibile la sperimentazione nell'ambito dell'Ulss di 60 posti a maggior assistenza sanitaria. La sperimentazione ha però attualmente limiti oggettivi nella indisponibilità di risorse finanziarie specifiche.
15 novembre 2009
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