Martedì 28 ottobre 2008 nell'aula Nievo dell'Università di Padova si è svolta la tavola rotonda "Meno riposo, più casa (propria)" per approfondire i servizi agli anziani. Pubblichiamo l'intervento del senatore Tino Bedin, presidente dell'Istituto di Riposo per Anziani di Padova.
intervento di Tino Bedin presidente IRA Padova
Le risposte alla condizione di non autosufficienza della persona anziana sono varie e modulate sulle effettive esigenze dell'anziano e sulla capacità complessiva del nucleo familiare di riferimento. Per questo concordo con il titolo di questa tavola rotonda, "Meno riposo, più casa (propria)".
Sono invece meno d'accordo con il sottotitolo, "Oltre il modello residenziale", se l'avverbio "oltre" segnala l'obiettivo di superare comunque la risposta in un ambiente protetto residenziale per alcune condizioni della persona anziana.
Suggerirei una diversa prospettiva: "Non solo il modello residenziale". Si indica così che si crede possibile e realizzabile socialmente una "vita su misura" degli anni, della salute, della efficienza di ciascuna persona e di ciascuna famiglia. Il nucleo familiare è importante in tutte le età, ma è decisivo quando uno dei componenti non basta ancora o non basta più a se stesso, come nel caso dei bambini e degli anziani di grande età.
Sostanzio questa prospettiva con alcune delle risposte che l'IRA ha in parte già realizzate, in parte sta avviando ed in parte sta predisponendo. Il legame fra tutte queste risposte è la centralità dell'assistenza domiciliare.
La vecchiaia sulle proprie gambe. Uno strumento di sostegno all'assistenza domiciliare è la disponibilità di alloggi protetti ed accessibili per gli anziani autosufficienti.
Il peso familiare e sociale della vecchiaia complessa, che si traduce in non autosufficienza, ha posto in secondo piano questo servizio, che appare invece decisivo.
I dati statistici indicano che il 68 per cento degli anziani padovani vive da solo. Può essere - ed in molti casi è - una condizione di libertà per la persona anziana, quindi non una condizione negativa. Ma per stare a casa propria occorre che questa casa sia fatta su misura degli anni che passano.
Un alloggio "accessibile" riduce la fatica di vivere, riduce gli impegni esterni, fa sentire più autonomi. La condizione di sicurezza che ne deriva consente di vivere la vecchiaia con una maggiore tranquillità, ritardando le conseguenze fisiche di traumi di natura psicologica.
Al riguardo l'impegno del sistema comunitario è duplice.
Da una parte progettare la trasformazione urbanistica delle città in modo da prevedere che una parte sia destinata alla popolazione anziana.
Dall'altro lato servono indicazioni nei regolamenti edilizi e incentivazioni con la leva fiscale sia locale che nazionale per le famiglie che decidono di attrezzarsi l'alloggio per la vecchiaia. Penso solo al tema del bagno accessibile. Gli opportuni "sconti" per il risparmio di consumi energetici potrebbero essere applicati anche al risparmio di "consumi umani" che una casa accessibile consente.
L'IRA ha realizzato a Terranegra il complesso Civita nel quale sono compresi 57 alloggi protetti, da tempo occupati da anziani autosufficienti.
La vecchiaia sostenuta. Un secondo strumento di sostegno all'assistenza domiciliare è la disponibilità di servizi semiresidenziali diurni per gli anziani non autosufficienti.
L'IRA si è progressivamente specializzato nel sostegno a condizioni complesse delle persone anziane. Abbiamo la consapevolezza di intervenire solo quando le condizioni generali dell'anziano sono ormai degenerate.
Questa situazione è generalmente gestita efficacemente sul piano sanitario, ma genera problematiche di natura sociale (trauma da ricovero, frustrazione dei familiari, gestione da parte dell'istituzione anche degli aspetti relazionali e umani), con ricadute negative sulla tenuta psichica delle persone in questo delicato passaggio della vita.
Appare quindi necessario il raccordo tra la domiciliarità e la residenzialità, incentrato sulla valorizzazione della semiresidenzialità sia come integrazione dell'assistenza domiciliare di anziani non autosufficienti sia come fase di passaggio alla residenza in struttura protetta.
Nell'ambito del complesso Civita a Terranegra di Padova, di cui ho già detto, l'intervento dell'IRA, proiettato verso l'integrazione dell'anziano nel contesto sociale più ampio di quello istituzionale, comprende anche il Centro diurno socio-sanitario "Casa Famiglia Gidoni" che a partire da dicembre potrà accogliere quotidianamente 30 persone anziane non autosufficienti.
L'IRA continua con questo servizio il proprio impegno a ridurre i pesi che gravano sulle famiglie, specializzando la propria risposta pubblica e comunitaria su missioni aggiornate:
- ritardare e possibilmente evitare l'inserimento in struttura residenziale protetta, per quegli anziani non più assistibili nel regime esclusivo di domiciliarità;
- verificare l'effettiva impossibilità di assistere adeguatamente la persona al di fuori del regime esclusivo di residenzialità;
- ammortizzare il trauma del passaggio dalla vita familiare a quella di convivenza;
- arricchire le opportunità offerte ai cittadini dalla rete territoriale dei servizi socio-sanitari.
L'IRA ritiene decisiva la risposta semiresidenziale nell'attuale evoluzione sia della condizione anziana sia della struttura familiare. Ritiene però doveroso richiamare l'attenzione sulla difficoltà di questa risposta, difficoltà originata principalmente dall'impegno oneroso, anche sul piano economico, che grava sulle famiglie che decidono di mantenere al loro interno un anziano complesso o border line, avvalendosi del supporto della struttura semi residenziale.
Andata e ritorno. Ulteriori sostegni alla assistenza domiciliare derivano dalla evoluzione delle strutture residenziali. Una delle evoluzioni più impegnative è l'organizzazione di quella che chiamerei "andata e ritorno".
La Casa di riposo è per definizione un viaggio di sola andata. Tristemente, e letteralmente, le persone salgono su un treno che viaggia su un binario morto. Il modello residenziale non è però necessariamente così.
L'iniziativa dell'Ulss 16 di Padova dei "brevi soggiorni", dei soggiorni di sollievo è già una modalità cui le case di riposo si stanno applicando.
La ritengo una modalità da monitorare e da perfezionare progressivamente, fino a creare dei percorsi "normali" che portino dentro e fuori la struttura residenziale.
Ancora legata al principio dell'andata e ritorno è l'offerta di un servizio residenziale temporaneo con un supporto sanitario e riabilitativo di base in alternativa al ricovero ospedaliero e come momento di passaggio tra il ricovero ospedaliero ed il ritorno alla vita familiare domestica. Si tratta anche in questo caso di ridurre i pesi sulle famiglie, specializzando le risposte pubbliche e comunitarie sulla base delle specifiche missioni.
Le strutture residenziali specializzate nel sostegno alla "grande età" potrebbero essere coinvolte in questa programmazione prevalentemente sanitaria.
L'IRA sta realizzando a Selvazzano Dentro un nuovo Centro servizi per persone anziane, che in parte potrà comprendere anche una residenza sanitaria distrettuale. In particolare l'IRA sta sottoponendo alle Istituzioni titolari dei servizi sociosanitari il progetto "Ritorno a Casa mia", con cui rispondere all'esigenza di molti anziani di ritornare a casa propria dopo un periodo di assenza per malattia, ma di ritornarvi preparati a stare nel tessuto familiare senza sconvolgerlo e senza appesantirlo in modo insopportabile.
Ricreare il grado di autosufficienza originario prima del rientro in famiglia è un modo per migliorare la salute e il benessere degli anziani e ad elevare la qualità dei servizi loro offerti.
Contemporaneamente si tratta di favorire una presa in carico dell'anziano "a base familiare", non a parole ma offrendo supporto-sostegno alla famiglia che cura. È diffuso oggi il bisogno di sollievo, cioè di una modalità con cui un esterno offre alla famiglia un temporaneo intervallo dal proprio ruolo di cura, consentendole una vita meno precaria senza sentirsi colpevolizzata.
Il Centro per Anziani IRA a Selvazzano Dentro si presta al riguardo con tre diverse risposte:
- un nucleo residenziale di riabilitazione con 20 posti letto per un massimo di sei settimane;
- un nucleo di degenza post-ospedaliera di 20 posti letto per un massimo di sei settimane;
- un centro diurno per il soggiorno e la riabilitazione giornaliera per anziani non autosufficienti.
L'accessibilità territoriale delle residenze protette. SUltima evoluzione necessaria è l'accessibilità delle residenze protette. Parlo di "accessibilità" non riferita ai residenti, ma ai loro familiari. È possibile "fare più casa propria" anche in una residenza protetta, quando questa è facilmente e rapidamente raggiungibile dalla rete parentale del residente.
La presenza dei familiari è decisiva per la qualità della vita degli anziani.
L'accessibilità ha come conseguenza il decentramento delle residenze, sulla base di una programmazione che va aggiornata.
L'IRA ha già avviato questa risposta con il citato nuovo Centro Servizi per Anziani a Selvazzano Dentro che a partire dal 2010, oltre ai servizi innovativi già ricordati, metterà a disposizione una Residenza sanitaria assistenziale per 80 persone anziane non autosufficienti.
Un costo importante. "Non solo il modello residenziale", dicevo all'inizio. L'esperienza dell'IRA Padova. L'istituto assicura residenze protette a 564 anziani, di cui 446 non autosufficienti. Ma aggiunge altre risposte: la specializzazione sanitaria interna, gli alloggi protetti, il centro diurno, un Pensionato (il Piaggi) con cui valorizza l'autonomia e l'indipendenza, e presto un decentramento territoriale e sperabilmente un raccordo tra ospedale e famiglia.
Altri attori nel nostro territorio danno analoghe risposte. Segno che l'impegno progettuale ed organizzativo è diffuso e va appunto nella direzione di assicurare una "vita su misura" per ciascuna situazione personale e familiare.
Il tema delle risorse finanziarie necessarie a questa "vita su misura" non può essere ignorato, perché le famiglie da sole non sono in grado di sopportare questa riorganizzazione.
Non è questa tavola rotonda il luogo per approfondire questo aspetto decisivo, ma è opportuno che gli operatori sociali e pubblici lo abbiano presente.
Il tema delle risorse - ed è l'ultimo spunto per un successivo confronto che propongo - va tenuto presente anche nella legge regionale di applicazione della riforma nazionale delle Ipab. Il progetto di legge base prevede di fatto una regionalizzazione delle case di riposo attualmente Ipab. Non so se sia la soluzione migliore anche dal punto di vista finanziario. Varrebbe la pena insistere sulla soluzione "comunitaria" delle istituzioni per anziani, che è quella che ha consentito ad enti come l'Istituto di Riposo per Anziani di Padova di contare su quasi due secoli sulla benefica attenzione dei padovani.
28 ottobre 2008
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