Non c'è pietà per i morti di fame. "È possibile che le morti annuali legate alla fame possano superare quelle del Covid. Ma questo non fa notizia, questo non genera empatia", annota con amarezza Papa Francesco nel videomessaggio inviato sabato 16 ottobre al quarto Incontro mondiale dei Movimenti popolari.
Sempre più stranieri gli uni per gli altri. La globalizzazione ha via via cancellato "la fame nel mondo": non quella per cui milioni di persone continuano a morire, ma quella dell'impegno socio-politico con il quale la si combatteva negli anni Sessanta e Settanta, illuminati dalla profezia sul mondo globale proposta da san Paolo VI nell'enciclica "Populorum progressio". Nel mondo rimpicciolito dall'economia globale siamo diventati sempre più stranieri gli uni per gli altri. L'Aiuto pubblico allo Sviluppo non è più un tema dei partiti italiani (e dei loro elettori). La Cooperazione decentrata non è più una voce frequente nei bilanci comunali. È vero che si sente dire "Aiutiamoli a casa loro" (con l'obiettivo di riportare i gravi problemi delle migrazioni economiche là dove si generano), ma al momento di pagare c'è sempre una luminaria natalizia che ha la precedenza.
Ci sarebbero degli impegni solenni e storici contro "la fame nel mondo", quella concreta e quella scelta come obiettivo politico. Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell'ONU hanno sottoscritto l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, nella quale "Sconfiggere la fame" è il secondo degli obiettivi, conseguenza del primo "Sconfiggere la povertà". Erano anche tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, da raggiungere nel 2015 e non raggiunti e quindi procrastinati al 2030. Inutilmente.
A metà del percorso verso il 2030, questa è la situazione riassunta da Papa Francesco nel videomessaggio di otto giorni fa.
"Non possiamo non interrogarci sul flagello della crisi alimentare. Nonostante i progressi della biotecnologia, milioni di persone sono state private di alimenti, benché questi siano disponibili. Quest'anno venti milioni di persone in più si sono viste trascinate a livelli estremi di insicurezza alimentare, salendo a molti milioni di persone. L'indigenza grave si è moltiplicata. Il prezzo degli alimenti è aumentato notevolmente. I numeri della fame sono orribili, e penso, per esempio, a Paesi come Siria, Haiti, Congo, Senegal, Yemen, Sud Sudan; ma la fame si fa sentire anche in molti altri Paesi del mondo povero e, non di rado, anche nel mondo ricco".
La situazione non migliora; anzi peggiora: nei numeri e nei suoi contenuti sociali. Succede infatti che rispetto al tempo della "Populorum progressio" c'è molto più cibo a disposizione, ma questo cibo costa sempre di più e chi ha fame non può comprarselo. Succede che il cibo alimenta la finanza, non lo stomaco.
"È ciò che la Dottrina sociale della Chiesa ha chiamato strutture di peccato, che siamo chiamati anche noi a convertire e che non possiamo ignorare nel momento in cui pensiamo al modo di agire. Il cambiamento personale è necessario, ma è anche imprescindibile adeguare i nostri modelli socio-economici, affinché abbiano un volto umano, perché tanti modelli lo hanno perso", precisa Papa Francesco per evitare che la situazione sia considerata ineluttabile.
Il "testo base" per tre Papi. In questo messaggio ai Movimenti popolari la Dottrina sociale della Chiesa non è solo citazione, è protagonista in proprio nella sintesi voluta da san Giovanni Paolo II e redatta nel 2004 dall'allora Pontificio Consiglio "Giustizia e Pace" con il titolo Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Papa Francesco rilancia il Compendio con tre obiettivi:
- segnalare che è il "testo base" della predicazione della Chiesa: "A volte, quando i Papi, sia io, sia Benedetto, o Giovanni Paolo II, diciamo qualcosa, c'è gente che si meraviglia: Da dove ha preso questo? È la dottrina tradizionale della Chiesa. C'è molta ignoranza in questo";
- confermarne i contenuti: "Nel capitolo quarto di questo documento troviamo principi come l'opzione preferenziale per i poveri, la destinazione universale dei beni, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, il bene comune, che sono mediazioni concrete per attuare a livello sociale e culturale la Buona Novella del Vangelo";
- suggerirne la lettura: "Raccomando a voi, e a tutti i leader sociali, sindacali, religiosi, politici e imprenditoriali di leggerlo".
C'è un'attualità della Dottrina sociale che sta diventando sempre più un'urgenza.
"In questo tempo sono successe molte cose, tante sono cambiate. Si tratta di cambiamenti che segnano punti di non ritorno, punti di svolta, crocevia in cui l'umanità è chiamata a scegliere. Occorrono nuovi momenti di incontro, discernimento e azione congiunta. Ogni persona, ogni organizzazione, ogni Paese, e il mondo intero, ha bisogno di cercare questi momenti per riflettere, discernere e scegliere. Perché ritornare agli schemi precedenti sarebbe davvero suicida e, se mi consentite di forzare un po' le parole, ecocida e genocida".
"La Dottrina sociale della Chiesa non contiene tutte le risposte, ma ha alcuni principi che possono aiutare questo cammino a concretizzare le risposte e aiutare sia i cristiani sia i non cristiani", scrive ancora il Santo Padre. Portare queste risposte nel dibattito pubblico e nel confronto politico è un modo di sostenere il cammino comune.
"Voglio chiedere, in nome di Dio". In Italia può essere l'occasione per rimotivare il cattolicesimo democratico. Per chi ne sentirà l'esigenza Papa Francesco non si è limitato a suggerire lo studio del Compendio della Dottrina sociale. Ha offerto un sommario sui cui titoli applicarlo, considerando "imprescindibile adeguare i nostri modelli socio-economici, affinché abbiano un volto umano, perché tanti modelli lo hanno perso".
E, pensando a queste situazioni, divento insistente nel chiedere. E inizio a chiedere. A chiedere a tutti. E a tutti voglio chiedere in nome di Dio.
Ai grandi laboratori, che liberalizzino i brevetti. Compiano un gesto di umanità e permettano che ogni Paese, ogni popolo, ogni essere umano, abbia accesso al vaccino. Ci sono Paesi in cui solo il tre, il quattro per cento degli abitanti è stato vaccinato.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai gruppi finanziari e agli organismi internazionali di credito di permettere ai Paesi poveri di garantire i bisogni primari della loro gente e di condonare quei debiti tante volte contratti contro gli interessi di quegli stessi popoli.
Voglio chiedere, in nome di Dio, alle grandi compagnie estrattive - minerarie, petrolifere -, forestali, immobiliari, agroalimentari, di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne, di smettere d'inquinare i fiumi e i mari, di smettere d'intossicare i popoli e gli alimenti.
Voglio chiedere, in nome di Dio, alle grandi compagnie alimentari di smettere d'imporre strutture monopolistiche di produzione e distribuzione che gonfiano i prezzi e finiscono col tenersi il pane dell'affamato.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai fabbricanti e ai trafficanti di armi di cessare totalmente la loro attività, che fomenta la violenza e la guerra, spesso nel quadro di giochi geopolitici il cui costo sono milioni di vite e di spostamenti.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai giganti della tecnologia di smettere di sfruttare la fragilità umana, le vulnerabilità delle persone, per ottenere guadagni, senza considerare come aumentano i discorsi di odio, il grooming [adescamento di minori in internet], le fake news [notizie false], le teorie cospirative, la manipolazione politica.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai giganti delle telecomunicazioni di liberalizzare l'accesso ai contenuti educativi e l'interscambio con i maestri attraverso internet, affinché i bambini poveri possano ricevere un'educazione in contesti di quarantena.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai mezzi di comunicazione di porre fine alla logica della post-verità, alla disinformazione, alla diffamazione, alla calunnia e a quell'attrazione malata per lo scandalo e il torbido; che cerchino di contribuire alla fraternità umana e all'empatia con le persone più ferite.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai Paesi potenti di cessare le aggressioni, i blocchi e le sanzioni unilaterali contro qualsiasi Paese in qualsiasi parte della terra. No al neocolonialismo. I conflitti si devono risolvere in istanze multilaterali come le Nazioni Unite. Abbiamo già visto come finiscono gli interventi, le invasioni e le occupazioni unilaterali, benché compiuti sotto i più nobili motivi o rivestimenti.
Oltre ai contenuti, Papa Francesco suggerisce anche un modo per "fare politica" da cristiani nella globalizzazione: essere insistenti nel chiedere.
24 ottobre 2021