Questione sociale è questione ambientale; insieme, sono politica, cultura, vita delle persone, rapporti tra generazioni, spiritualità ed educazione. Juan Carlos Galeano, originario della Regione amazzonica colombiana, insegna poesia latino-americana e cultura dei popoli amazzonici all'Università statale della Florida; è anche un poeta:
Quelli che credevano che il fiume fosse una corda per giocare si sbagliavano.
Il fiume è una vena sottile sulla faccia della terra.
[…]Il fiume è una fune a cui si aggrappano animali e alberi.
Se tirano troppo forte, il fiume potrebbe esplodere.
Potrebbe esplodere e lavarci la faccia con l'acqua e con il sangue.
Questo poeta amazzonico (non solo lui: anche Pablo Neruda, Anna Varela, Mario Vargas Llosa, Yana Lucila Lema e altri ancora) si può leggere nella "continuazione" del Sinodo sulla regione Pan-Amazzonica: l'esortazione apostolica Querida Amazonia, pubblicata da Papa Francesco il 2 febbraio di quest'anno; un testo che è esso stesso una contemplazione poetica, a partire dalle parole (in castigliano) che le danno il titolo: "L'Amata Amazzonia si mostra di fronte al mondo con tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero". C'è una poesia di Vinicius De Moraes, poeta e cantante brasiliano, che sembra descrivere proprio lo spirito poetico di Papa Francesco (che infatti la cita):
Il mondo soffre per la trasformazione dei piedi in gomma,
delle gambe in cuoio,
del corpo in tessuto e della testa in acciaio […].
Il mondo soffre per la trasformazione della pala in fucile,
dell'aratro in carro armato,
dell'immagine del seminatore
che sparge semi
in quella dell'automa con i suoi lanciafiamme,
dalla cui semina germogliano deserti.
Solo la poesia, con l'umiltà della sua voce,
potrà salvare questo mondo.
Querida Amazonia. Amata Italia. Ed è poetica anche la struttura del testo dell'Esortazione, che Papa Francesco costruisce attorno a "quattro grandi sogni che l'Amazzonia mi ispira". "Sogno un'Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un'Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un'Amazzonia che custodisca gelosamente l'irresistibile bellezza naturale che l'adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici".
L'esortazione apostolica fa continuare la processione iniziata il 19 gennaio 2018 a Puerto Maldonado in Perù, arrivata a Roma con il Sinodo speciale ("Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro") e ora di nuovo incamminata verso l'Amazzonia, in un itinerario che percorrerà il mondo: "Indirizzo questa Esortazione a tutto il mondo. Lo faccio, da una parte, per aiutare a risvegliare l'affetto e la preoccupazione per questa terra che è anche "nostra" e invitarli ad ammirarla e a riconoscerla come un mistero sacro; dall'altra, perché l'attenzione della Chiesa alle problematiche di questo luogo ci obbliga a riprendere brevemente alcuni temi che non dovremmo dimenticare e che possono ispirare altre regioni della terra di fronte alle loro proprie sfide".
I mercanti di legname hanno parlamentari / e la nostra Amazzonia non ha chi la difenda […]. / Esiliano i pappagalli e le scimmie […] / Non sarà più la stessa la raccolta delle castagne: sono versi di Jorge Verga Marquez, poeta operaio boliviano, letto in Querida Amazonia.
Terra che produceva tre raccolti l'anno, ora gravata dal più grande inceneritore d'Europa, non può essere ulteriormente sacrificata. Ai contadini si chiede di restare, essere presidio, organizzarsi, adottare modelli cooperativi (come chi già lo fa), fruire delle tecnologie che garantiscono prodotti salubri e sollevano l'uomo da tanta fatica. E, soprattutto, di non farsi clientes dei politici. Siate attori, non mendicanti di favori. I vostri padri hanno abbandonato la terra all'industria in cambio del posto fisso che li ha traditi e fatti ammalare. Voi custodite, coltivandolo, ogni singolo centimetro. Tanti giovani già lo fanno, e i prodotti della loro terra ormai sono ottimi: è il grido di mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, Terra dei Fuochi, Campania, Italia.
L'itinerario della processione che - partita dall'Amazzonia - espande sul pianeta il grido della terra e il grido dei poveri e dei popoli, incontra dunque anche l'Italia.
La prossima Settimana sociale dei Cattolici italiani si terrà nel 2021 a Taranto; l'arcivescovo mons. Filippo Santoro ne è il presidente del Comitato organizzatore e sa bene che c'è anche Taranto come stazione della processione: "La cosmovisione amazzonica ha molto da insegnare al mondo occidentale dominato dalla tecnologia molto spesso al servizio di una economia che uccide e della idolatria del denaro. Specie per noi a Taranto - dove un certo modello di sviluppo distrugge l'ambiente, la salute e il lavoro - anche la Querida Amazonia è un pressante invito a superare la monocultura dell'acciaio mettendo al centro la cura della casa comune ed il lavoro degno".
Preghiera per il sanmarzano e il cavolo torzella. Proprio ad Acerra Papa Francesco aveva pensato di andare a "baciare la terra", la Terra dei Fuochi, domenica 24 maggio, giusto nel quinto compleanno della Laudato si'. Sarebbe stato (e sicuramente lo sarà presto) uno di quegli incontri così veri da diventare subito icone: come a Lampedusa con i profughi, come ad Amatrice con i terremotati, come in Piazza San Pietro da solo (ma c'era il mondo che gridava impaurito con lui) un venerdì di questa Quaresima, nel pieno della pandemia che ha cancellato tutte le agende e zittito molte voci di dolore.
Ad Acerra Papa Francesco avrebbe incontrato l'Italia dei Fuochi: "Basta leggere - spiega mons. Di Donna - l'elenco dei siti di interesse nazionale a fini di bonifica: Piemonte, Lazio, Lombardia (Brescia, innanzitutto), Toscana, Sicilia, anche la Val d'Aosta, la Puglia… Amianto, discariche, impianti chimici, siderurgici, raffinerie, aree portuali, inceneritori. L'Italia è purtroppo piena di Terre dei Fuochi sulle quali si tace ottenendo l'effetto di scaricare su un solo capro espiatorio - Acerra e territorio - sentenza e condanna. Terra velenosa, dicono, destinata ormai, al massimo, alla vocazione di discarica e pattumiera, buona sola per essere abbandonata al destino di polo dei rifiuti. Un punto che ci coinvolge tutti, io come i fratelli vescovi delle 69 diocesi delle Terre dei Fuochi, dalla Val d'Aosta alla Sicilia. Il quinto anniversario della Laudato si' è il momento per radunarci fra confratelli vescovi e dirsi che l'ecologia integrale è questione di assoluta primarietà. Tutto è connesso, nell'ecologia integrale dove il peccato - mortale - è anche quello di biocidio che si commette in molti modi".
Nel tempo sospeso, la Terra dei Fuochi continua intanto a bruciare vite umane, come quella di Stefano che il vescovo mons. Di Donna ha chiamato per nome in un'omelia domenicale nella sua cattedrale deserta: "La pandemia non ci faccia dimenticare l'emergenza ambientale per la quale si continua a morire. Le due emergenze sono molto collegate tra loro: non a caso proprio in questo periodo in cui tutto era fermo, abbiamo visto che l'inquinamento è fortemente diminuito. Le acque del mare e dei fiumi sono tornate più limpide, gli animali hanno ripreso il loro habitat. Dobbiamo approfittare di questo momento per continuare questo impegno".
Ha annodato insieme le due situazioni, nel paradigma dell'ecologia integrale, anche Papa Francesco, il 22 aprile in occasione della cinquantesima Giornata mondiale della Terra: "Come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide della globalizzazione. (…) Viviamo quindi nella casa comune come in un'unica famiglia umana e nella biodiversità con le altre creature di Dio".
"Siamo fatti di materia terrestre, e i frutti della terra sostengono la nostra vita", ha annotato Francesco nello stesso discorso. Lo siamo da sempre; lo siamo in Amazzonia; lo siamo in Campania.
Laudato si', mi' Signore, / per sora nostra matre Terra, / la quale ne sustenta e governa, / e produce diversi frutti con coloriti fiori et herba: San Francesco d'Assisi.
C'era una volta un paesaggio / che appariva col suo fiume i suoi animali, / le sue nuvole, i suoi alberi. / A volte però, quando da nessuna parte si vedeva il paesaggio col suo fiume e i suoi alberi, / a queste cose toccava apparire nella mente di un ragazzo. / […] Del fiume fa' il tuo sangue […]. / Poi piantati, / germoglia e cresci / che la tua radice / si aggrappi alla terra / perpetuamente / e alla fine / sii canoa, / scialuppa, zattera, / suolo, giara, / stalla e uomo: Javier Yglesias, poeta della Regione di Loreto, Amazzonia peruviana.
Benedetto si' tu Signore, per i prodotti di eccellenza di Acerra, benedetto per le zucche, i carciofi, le mammarelle, le patate, i fagioli dent'e muorto, i calabricito, il sanmarzano e il cavolo torzella: mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra.
24 maggio 2020