L'UMANITÀ

La terza Giornata mondiale dei Poveri
Invece di vergognarsi della povertà
la nostra società si vergogna dei poveri

Dalla compassione (che è all'origine della misericordia) milioni di persone sono passate alla paura (che è all'origine della guerra)

di Tino Bedin

Il discepolato della Chiesa di fronte ai poveri è il filo conduttore del servizio petrino di Papa Francesco; discepolato che ha voluto rendere permanente prima con l'impulso straordinario dell'Anno santo della Misericordia e poi con l'istituzione della Giornata mondiale dei Poveri come continuazione a partire dal 2017 del Giubileo straordinario della misericordia: "(…) La Giornata mondiale dei poveri (…) sarà la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia (cfr Mt 25,31-46). Sarà una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21), non potrà esserci giustizia né pace sociale. Questa Giornata costituirà anche una genuina forma di nuova evangelizzazione (cfr Mt 11,5), con la quale rinnovare il volto della Chiesa nella sua perenne azione di conversione pastorale per essere testimone della misericordia" (Lettera apostolica Misericordia et Misera).
La Chiesa ha bisogno dei poveri per essere se stessa. Lo sa da sempre, dalla sua fondazione biblica sulla difesa dell'orfano, della vedova, dello straniero, del povero. Ascoltiamo, ad esempio, Papa san Paolo VI: "Alla scuola del divino Maestro ricorderemo tutti di amare simultaneamente la povertà ed i Poveri; la prima per farne austera norma di vita cristiana, i secondi per farne oggetto di particolare interesse, siano essi persone, classi, nazioni bisognose di amore e di aiuto. Anche di questo ci ha parlato il Concilio. Abbiamo cercato e cercheremo di ascoltarne la voce. Ma il discorso sulla Chiesa dei Poveri dovrà continuare; per noi e per tutti voi, con la grazia del Signore" (24 giugno 1970, udienza generale).

L'originaria povertà creaturale. Anche la persona, ciascuna persona ha bisogno dei poveri per non impazzire. C'è una bella pagina di Papa Francesco nella sua prefazione al libro del cardinale Müller "Povera per i poveri. La missione della Chiesa". È una pagina ricca di spunti; ne ricavo quelli che ci riguardano come persone.
"Originariamente l'uomo è povero, è bisognoso e indigente. Quando nasciamo, per vivere abbiamo bisogno delle cure dei nostri genitori, e così in ogni epoca e tappa della vita ciascuno di noi non riuscirà mai a liberarsi totalmente dal bisogno e dall'aiuto altrui, non riuscirà mai a strappare da sé il limite dell'impotenza davanti a qualcuno o qualcosa. Anche questa è una condizione che caratterizza il nostro essere "creature": non ci siamo fatti da noi stessi e da soli non possiamo darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno. (…) In ogni caso, dipendiamo da qualcuno o da qualcosa. Possiamo vivere ciò come una debilitazione del vivere o come una possibilità, come una risorsa per fare i conti con un mondo in cui nessuno può far a meno dell'altro, in cui tutti siamo utili e preziosi per tutti, ciascuno a suo modo. (…) Quando l'uomo si concepisce così e si educa a vivere così, l'originaria povertà creaturale non è più sentita come un handicap, bensì come una risorsa, nella quale ciò che arricchisce ciascuno, e liberamente viene donato, è un bene e un dono che ricade poi a vantaggio di tutti. (…) Allora, pur facendo tutto ciò che è in nostro potere e rifuggendo ogni forma di irresponsabile assuefazione alle proprie debolezze, non temiamo di riconoscerci bisognosi e incapaci di darci tutto ciò di cui avremmo bisogno, perché da soli e con le nostre sole forze non riusciamo a vincere ogni limite".
La certezza evangelica "Beati i poveri in spirito" si fa così più chiara. Nel messaggio per la prima Giornata mondiale dei Poveri (2017) Papa Francesco ne ritorna ad alimentare la consapevolezza: "Non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita. (…) Povertà significa un cuore umile che sa accogliere la propria condizione di creatura limitata e peccatrice per superare la tentazione di onnipotenza, che illude di essere immortali. La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità".

In un mondo che loda la ricchezza. Anche la società ha bisogno dei poveri per sopravvivere: "Senza una soluzione ai problemi dei poveri - dice Papa Francesco in un'intervista - non risolveremo i problemi del mondo. Quando al centro del sistema non c'è più l'uomo ma il denaro, gli uomini e le donne sono ridotti a semplici strumenti. E così si scarta quello che non serve". Aveva cominciato a gridarlo nella Evangelii Gaudium: "Questa economia uccide", fa prevalere "la legge del più forte, dove il potente mangia il più debole", diffonde la cultura dello scarto in base alla quale "gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi".
Per questo nella Laudato si', l'enciclica sulla salvaguardia della Casa Comune, Papa Francesco insiste sul tema dei poveri: "Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante iniquità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri. Questa opzione richiede di trarre le conseguenze della destinazione comune dei beni della terra, ma, come ho cercato di mostrare nell'Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (186-201), esige di contemplare prima di tutto l'immensa dignità del povero alla luce delle più profonde convinzioni di fede. Basta osservare la realtà per comprendere che oggi questa opzione è un'esigenza etica fondamentale per l'effettiva realizzazione del bene comune".
Intanto però si è formato e si sta ampliando di continente in continente un "mondo che loda, insegue, imita coloro che hanno potere e ricchezza, mentre emargina i poveri e li considera uno scarto e una vergogna" (Giornata mondiale dei Poveri 2018).

Una società che rischia di scoppiare di paura. Scarto, vergogna: il grido profetico di Papa Francesco a nome nei poveri si fa qui più acuto. Invece di vergognarsi della povertà "creata dall'egoismo, dalla superbia, dall'avidità e dall'ingiustizia. (…) peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche", la società contemporanea si vergogna dei poveri, al punto che si è creata "una fobia dei poveri, considerati non solo come persone indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani" (Giornata mondiale dei Poveri 2018).
La "società compassionevole" sta sempre più lasciando il posto ad una società che respinge; dalla compassione (che è all'origine della misericordia) milioni di persone sono passate alla paura (che è all'origine della guerra). La mutazione è così profonda e diffusa che per catalogarla i sociologi hanno dovuto ricorrere ad una parola nuova, mutuata dal greco: aporofobia. Il presidente della Pontifica accademia delle scienze sociali Stefano Zamagni la spiega così: "Un termine che può sembrare strano, ma è efficace: aporos, in greco, è l'abbandonato; l'aporofobia è non solo la paura, ma una paura mista a disprezzo del povero che, di conseguenza, viene lasciato in balia del proprio destino. Gli ultimi non votano, non partecipano. Papa Francesco ha introdotto per loro questo concetto: scarti umani. Gli scarti umani sono persone che non entreranno mai in nessun processo produttivo, né decisionale".
Nell'editoriale della rivista Vita dell'11 giugno di quest'anno Zamagni colloca storicamente e sociologicamente questa trasformazione: "Siamo nel bel mezzo di una trasformazione di portata epocale, come poche ve ne sono state nel passato: La storia ci insegna che quando una società si trova ad affrontare un punto critico - l'ultimo è stato nel 2001, quando ci fu il passaggio dalle tecnologie settoriali a quelle trasversali con l'ingresso sul mercato di iPhone e iPad - nascono le paure. La paura, che è un potente aggregatore di consenso politico, è usata da chi interpreta l'agire politico in chiave meramente strumentale per orientare il consenso a breve termine. La paura, però, ha bisogno di essere oggettivata. Si cerca allora un riferimento per poter addossare a certe categorie di persone l'origine della stessa paura. Il capro espiatorio, oggi, sono gli ultimi. Viene così intensificata la paura che gli ultimi possano minacciare i penultimi".
Ma il "profeta" Francesco avverte: "Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre. (…) La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera" (Giornata mondiale dei Poveri 2019). E cita Don Primo Mazzolari: "Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta".
In questa società che rischia di scoppiare di paura Papa Francesco invoca: "La condizione dei poveri obbliga a non prendere alcuna distanza dal Corpo del Signore che soffre in loro. Siamo chiamati, piuttosto, a toccare la sua carne per comprometterci in prima persona in un servizio che è autentica evangelizzazione" (Giornata mondiale dei Poveri 2019).

17 novembre 2019


um-032
11 febbraio 2020
scrivi al senatore
Tino Bedin