L'UMANITÀ

La missione nella visione di Papa Francesco / 1
Ora che siamo arrivati
"fino agli estremi confini della terra"

Il cammino può continuare, utilizzando due parole-segnale: periferie, discepoli missionari

di Tino Bedin

Siamo arrivati "fino agli estremi confini della terra". La globalizzazione e i social media consentono di girare il pianeta, di conoscerlo anche nelle persone, di sentircene parte. Vale in particolare per i giovani, ai quali Papa Francesco ha fatto osservare: "Gli estremi confini della terra sono per voi relativi e sempre facilmente navigabili. Il mondo digitale, le reti sociali che ci pervadono e attraversano, stemperano confini, cancellano margini e distanze, riducono le differenze. Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino e immediato" (Messaggio per Giornata missionaria mondiale 2018).
Il cammino indicato da Gesù agli apostoli e partito da Gerusalemme, dalla Giudea e dalla Samaria (Atti 1, 8) è stato percorso. Poco altro resta da percorrere, se per dare un vescovo a Roma e un papa alla Chiesa "sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo", ha annunciato Papa Francesco dal balcone di San Pietro il 13 marzo 2013.

La geografia e la biografia. Arrivando proprio dalle "Missioni", Papa Francesco ha ben chiaro che gli estremi confini della terra si raggiungono e si abitano utilizzando non la geografia ma la biografia: utilizzando l'autobiografia nell'andare: "Io sono una missione in questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo" (Evangelii Gaudium, 273); utilizzando le biografie collettive nel cercare e nell'incontrare: "Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli estremi confini della terra, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella certezza di avere il loro Signore sempre con sé. In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La periferia più desolata dell'umanità bisognosa di Cristo è l'indifferenza verso la fede o addirittura l'odio contro la pienezza divina della vita" (Messaggio per Giornata missionaria mondiale 2018).
In questa citazione recente del pensiero di Papa Francesco si incontrano due delle parole-segnale della sua visione della missione della Chiesa: periferie, discepoli missionari.

Fraintendimento diffuso. "Discepoli missionari" è una parola sola. Non scrive "discepoli e missionari", perché se ne potrebbe ricavare che uno può essere discepolo senza essere missionario.
Il fraintendimento è del resto diffuso nella Chiesa: preti e laici sono spesso portati a considerare la missio ad gentes come un'aggiunta alla normale attività, una "specializzazione" importante ma non necessaria per essere Chiesa. Invece la Chiesa non fa (anche) la missione, la Chiesa è missione: "La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria", è la constatazione iniziale su cui si fonda il Decreto conciliare Ad Gentes sull'attività missionaria della Chiesa, emanato da Papa San Paolo VI il 7 dicembre 1965. A mezzo secolo di distanza Papa Francesco ha dovuto ribadire questo testo conciliare e la natura della Chiesa popolo di Dio pellegrino nel mondo annunciata da tutto il Concilio Vaticano II, constatando che il fraintendimento è ancora diffuso. Lo ha fatto con l'esortazione apostolica Evangelii gaudium, che ha per sottotitolo "L'annuncio del Vangelo nel mondo attuale". C'è un paragrafo intitolato proprio Tutti siamo discepoli missionari, in cui scrive, tra l'altro: "In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. (…) Non diciamo più che siamo discepoli e missionari, ma che siamo sempre discepoli-missionari".
I battezzati non sono solo "evangelizzabili", cioè persone capaci di diventare discepoli dopo aver accolto il dono del Vangelo, sono singolarmente degli "evangelizzatori", cioè persone capaci di condividere il dono del Vangelo. I primi discepoli erano così; è stata così anche la Samaritana e San Paolo è diventato missionario appena ricevuto l'annuncio.
Si può fare ancora.
Papa Francesco ne è convinto ed invita a provarci: "Battezzati e inviati" è il motto da lui proposto per il Mese missionario straordinario che ha indetto per il prossimo ottobre, "perché l'invio per la missione è una chiamata insita nel battesimo".

3 marzo 2019


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20 maggio 2019
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Tino Bedin