L'UMANITÀ

Spazi civili nei quali la quotidianità dell'esperienza laicale accorcia le distanze
L'urbanistica dell'incontro
è fatta da piazze e ospedali da campo

Per le persone che non conoscono la strada per la salvezza
o perché nessuno l'ha loro insegnata o perché la vita l'ha cancellata dalla loro mente e dal loro cuore, oppure non hanno la forza di arrivarci

di Tino Bedin

Sono due le rappresentazioni della Chiesa che con insistente sollecitudini Papa Francesco va proponendo ai fratelli nella fede: la Chiesa ospedale da campo e la Chiesa in uscita. Sono modi di vivere la stessa realtà. Papa Francesco stesso, infatti, lega insieme le due proposte nel discorso del novembre 2015 alla Chiesa italiana riunita a Firenze per il quinto Convegno ecclesiale nazionale: "Questo nostro tempo richiede di assumere i problemi come sfide e non come ostacoli. Voi, dunque uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete chiamateli, nessuno escluso (cfr. Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, 'zoppi, storpi, ciechi, sordi' (Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo".

L'ambulanza che ti raccoglie. "Piazze e ospedali da campo" insieme, dice il Papa e, se non ci sono, li realizza, per provarci che è possibile. Nella settimana di novembre che si è conclusa con la seconda Giornata mondiale dei Poveri il Pontefice ha fatto aprire in piazza San Pietro a Roma un ambulatorio per analisi cliniche e visite mediche specialistiche, al quale hanno fatto ricorso i senza fissa dimora e in generale persone che si trovano in difficoltà economiche. Viene in mente "Basiliade", la città-ospedale della Cappadocia (oggi Turchia) dove si curano tutte le malattie delle persone disagiate chiamate "a diventare Dio", dice San Basilio Magno, il fondatore nell'anno 370.
La proposta si precisa ulteriormente proprio grazie a questo esempio concreto. L'ospedale da campo è una scelta preferenziale per i poveri. Sono persone che spesso non sanno dove andare, che non conoscono la strada per la salvezza o perché nessuno l'ha loro insegnata o perché la vita l'ha cancellata dalla loro mente e dal loro cuore. Oppure non hanno la forza di arrivarci. Ci sono tutti i giorni: pensiamo alle fratture familiari provocate dall'emigrazione che stanno generando centinaia di migliaia di minori non accompagnati. Per questo è l'ospedale che va da loro. A metà del secolo scorso Don Primo Mazzolari ci suggerisce come con un'immagine che anticipa quella utilizzata da Papa Francesco: "Quando tu sei stanco nel cammino e butti in terra lo zaino, perché non ce la fai più a portarlo, e ti accasci sul tuo zaino, la Chiesa è l'ambulanza che ti raccoglie". È l'ambulanza dell'ospedale da campo.
L'ospedale da campo - anche se non necessariamente ha strutture, reparti e primari - è parte di una "urbanistica dell'incontro", di un'idea di città e quindi di una visione "politica". Papa Francesco ne parla nella Evangelii gaudium: "Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell'altro".

Protagonisti i laici. Il contesto di "polis", per questo politico, richiede una presenza larga e originale di laici: piazze e ospedali da campo sono spazi civili nei quali proprio la quotidianità dell'esperienza laicale accorcia le distanze.
Sono laici che devono essere competenti, formati, esperti. Non si può improvvisare nell'ospedale da campo. Il personale sanitario deve saper scegliere. non ha né macchinari attrezzati né colleghi con cui consultarsi. Bisogna procurare l'acqua, mentre attorno sono danneggiati gli acquedotti. L'energia elettrica è un'incognita. I pazienti non sono come gli utenti degli ospedali fissi: oltre alla salute hanno perso tutto, non hanno idea del loro destino, nessuno probabilmente verrà a trovarli. Qui l'amicizia diventa cura primaria: è la maschera dell'ossigeno che fa rifiatare la speranza, che riduce la paura, che alimenta prossimità e vicinanza.
Nell'urbanistica dell'incontro il protagonismo dei laici è del resto ineludibile per la sua dimensione. Quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio ne dava un'idea così: "Una volta un prete molto saggio mi disse che ci troviamo in una situazione totalmente opposta a quella prospettata nella parabola del buon pastore, che aveva novantanove pecore nel recinto ma andò a cercare l'unica che si era smarrita: ora ne abbiamo una nel recinto e novantanove che non andiamo a cercare". Serve la dimensione da Popolo di Dio, come ci ha già anticipato il Concilio. La Gaudium et Spes comincia così: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".

20 gennaio 2019


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18 febbraio 2019
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