L'UMANITÀ

La discriminazione avviene molto spesso
in forme "socialmente tollerate", che non generano solidarietà

Le vittime dell'omofobia
"invitate" al silenzio

Veglia ecumenica organizzata da numerose Chiese locali: un messaggio contemporaneamente di educazione e di accoglienza

di Tino Bedin

C'è un dato molto eloquente sulle discriminazioni: è fornito dall'OSCAD, che è l'Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori, istituito nel 2010 da Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri. Tra il 2010 e il 2017 nettamente in testa tra le segnalazioni pervenute alle Forze dell'Ordine risulta l'ambito discriminatorio riguardante la razza o l'etnia: oltre la metà delle segnalazioni riguarda questo ambito e non è certo una sorpresa. Meno scontato è che il secondo posto delle segnalazioni di discriminazione tocchi all'ambito dell'orientamento sessuale, che supera di cinque punti percentuali l'ambito delle discriminazioni riguardanti l'ambito religioso.

Messaggio di educazione e di accoglienza. La dimensione è così inquietante che domenica 13 maggio in tutte le chiese dell'archidiocesi di Palermo i credenti sono stati invitati dal loro metropolita mons. Corrado Lorefice a pregare con queste parole: "Gesù di Nazareth, testimone delle viscere di misericordia di Dio per gli uomini, il Crocifisso risorto che libera dal peccato e dalla morte, ha fatto dell'accoglienza e del riconoscimento dell'altro il paradigma e il segno dell'irruzione del regno di Dio nel mondo. Mentre deploriamo con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente, preghiamo perché i cristiani, attingendo con ascolto discepolare alla grazia dell'Evangelo, testimonino e annuncino, con audacia profetica, l'incondizionato rispetto dovuto ad ogni persona e denuncino ogni forma di discriminazione ed emarginazione".
L'iniziativa della Chiesa palermitana è una fra le molte che hanno caratterizzato anche quest'anno la Veglia ecumenica per il superamento dell'omofobia organizzata da numerose Chiese locali a metà maggio: un messaggio contemporaneamente di educazione e di accoglienza, come la Chiesa deve saper fare nei confronti delle discriminazioni. Nella Chiesa è infatti in corso una riflessione "utile a favorire il dialogo e la conoscenza reciproca, in vista di un nuovo atteggiamento pastorale da ricercare assieme alle nostre sorelle e fratelli Lgbt", scrive - ad esempio - l'arcivescovo di Bologna mons. Matteo Zuppi. La citazione è dalla prefazione del libro "Un nuovo ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt", uscito in Italia per Marcianum Press a fine maggio e scritto da padre James Martin, gesuita statunitense nominato da Papa Francesco consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.

Si abbassa il livello di allarme sociale. Tornando ai dati dell'OSCAD, si legge che nella classifica delle segnalazioni costituenti reato: le discriminazioni per credo religioso sono al secondo posto, quelle per orientamento sessuale al terzo. Insomma, i due ambiti di discriminazione invertono la loro posizione in classifica (quasi con la stessa distanza percentuale). Di gran lunga in testa c'è ovviamente (?!) il reato di discriminazione per razza.
Il dato statistico aiuta ad entrare più in profondità nel fenomeno dell'omofobia: da un lato evidenzia che, come avviene per la violenza contro le donne, non sempre l'aggressione verbale o fisica viene denunciata per cui non lascia traccia; in secondo luogo si conferma che la discriminazione avviene molto spesso in forme "socialmente tollerate", come l'insulto verbale, che non generano solidarietà per la vittima, che è allora costretta ad "autodeterminarsi" in difesa, escludendosi dal contesto o restando in silenzio. Non si toglie così solo la voce alle vittime di omofobia; si abbassa progressivamente il livello di allarme sociale per il fenomeno, come spiega sinteticamente la Relazione della Commissione parlamentare "Jo Cox" commentando i dati sulle denunce per episodi di violenza subiti da omosessuali o transgender: "Si tratta di percentuali basse, che segnalano la difficoltà, per vari motivi, delle vittime a denunciare, con la conseguenza di consentire la sottovalutazione del fenomeno sia da parte dell'opinione pubblica sia dei vari attori istituzionali e professionali che dovrebbero combatterlo".
È anche per questo che l'omofobia in Italia non è ancora considerata un reato, nonostante le dimensioni del fenomeno e le sofferenze che esso provoca. Nella scorsa legislatura il Parlamento non ha trovato accordo sui contenuti di una legge specifica e sulla delimitazione del reato di omofobia. L'attuale legislatura sembra orientata a non impegnarsi sui temi della persona umana.

Vittime e carnefici sempre più giovani. Intanto l'omofobia dilaga tra gli odiatori del web. Ne ha fatto esperienza anche padre James Martin, quando il suo libro è uscito negli Stati Uniti: "Il libro è stato contestato da alcuni conservatori, ma non tutti. Le critiche più violente provengono dal web. La spiegazione più semplice è anche la più pertinente: molti di questi siti sono mossi da omofobia e odio. L'idea che si possa anche solo ascoltare una persona Lgbt è per loro anatema!". L'omofobia diventa sempre più anche una delle espressioni del cyberbullismo: nel quale l'età dei carnefici e delle vittime si equivale e si abbassa velocemente. "Quando le discriminazioni - ci ricorda il Presidente Sergio Mattarella - hanno come bersaglio ragazzi e adolescenti vi è il rischio grave di compromettere fragili equilibri, perché gli anni della giovinezza sono quelli in cui si costruisce l'accettazione di sé, che è parte importante della futura serenità. Molto giovani sono anche coloro che pongono in essere condotte omofobiche. Così, se alle giovani vittime va prestata un'attenzione particolare, nondimeno bisogna promuovere, soprattutto nei ragazzi, una positiva educazione all'incontro con l'altro". Tragiche scelte di suicidio o drammatiche "fughe" da se stessi confermano che adolescenti e giovani sono particolarmente vulnerabili alle discriminazioni e alle violenze per il loro orientamento sessuale; più vulnerabili di altri coetanei fatti oggetto di discriminazione per razza (un ragazzo nero) o per religione (un ragazzo ebreo). Il ragazzo nero e il ragazzo ebreo hanno a casa una famiglia attrezzata contro le discriminazioni e accogliente. Il ragazzo omosessuale non ha generalmente questa protezione domestica; in molti casi non viene accettato.

13 maggio 2018


um-021
2 ottobre 2018
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Tino Bedin