L'UMANITÀ

Lettura sociale e politica dell'enciclica Laudato si' - 5
Indispensabile un'autorità mondiale
per l'ambiente

La politica deve recuperare la sua capacità di guida rispetto ai poteri economico-finanziari transnazionali, in funzione del bene comune

di Tino Bedin

Con la politica, l'educazione, la finanza, il mercato entriamo nel cuore della dimensione sociale e politica dell'enciclica Laudato si'.
Politica e cultura non se cavano per niente bene nella globalizzazione.

53. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. (…) Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c'è bisogno di costruire leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future. Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la libertà e la giustizia.
L'insufficienza culturale è generata da un'informazione non adeguata ed è alimentata dal consumismo. Sono componenti così decisive nel provocare il "grido della terra e il grido dei poveri" che Papa Francesco le descrive con una veemenza profetica.
49. Vorrei osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. (…) Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodità di uno sviluppo e di una qualità di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. Questa mancanza di contatto fisico e di incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienza e a ignorare parte della realtà in analisi parziali.
Il consumismo non è solo un comportamento; è un modello che sta soppiantando altri modelli educativi e formativi. "Abbiamo troppi mezzi per rachitici fini" (203), osserva con amarezza il Papa; e subito dopo annota: "In tale contesto non sembra possibile che qualcuno accetti che la realtà gli ponga un limite". Il consumismo manda in frantumi la comunità.
203. Dal momento che il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti, le persone finiscono con l'essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue. (…) In questa confusione, l'umanità postmoderna non ha trovato una nuova comprensione di se stessa che possa orientarla, e questa mancanza di identità si vive con angoscia.

204. (…) Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare. (…) In questo orizzonte non esiste nemmeno un vero bene comune. Se tale è il tipo di soggetto che tende a predominare in una società, le norme saranno rispettate solo nella misura in cui non contraddicano le proprie necessità. Perciò non pensiamo solo alla possibilità di terribili fenomeni climatici o grandi disastri naturali, ma anche a catastrofi derivate da crisi sociali, perché l'ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca.

La politica può vincere la sfida del mercato. Qui tocca alla politica. Meglio: deve toccare alla politica, che però è sotto attacco a livello locale e - soprattutto - a livello globale, che è il livello che ormai determina le grandi scelte. La nostra epoca ha sistemi di regolazione, di controllo e di sanzione che andavano bene in epoche ormai passate. Così assistiamo "ad una perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica" (175).
Oggi è normale sentire e leggere: "I mercati sono preoccupati". È invece una degenerazione gravissima che è di oggi e non del passato. Vuol dire che oggi la politica si è arresa al potere dei mercati. Ieri erano i padri fondatori dell'Unione Europea a dare la linea all'economia e ai mercati. Se lasciamo che a fissare i fini sia il mercato, è chiaro che il mercato non si preoccupa dell'equità, della giustizia, della povertà. Il mercato si preoccupa solo della crescita del Pil, mentre è indifferente al come la crescita venga distribuita.
Papa Francesco però non rinuncia alla politica, perché pensa che ce ne sia bisogno sia nella dimensione domestica che nella dimensione planetaria.
Ricorda con quali caratteristiche la politica può vincere la sfida del mercato: "La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione" (178); "Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi" (179).
Richiama i difetti che indeboliscono la politica sia nei risultati sia nella considerazione delle opinioni pubbliche.

178. Il dramma di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta anche da popolazioni consumiste, rende necessario produrre crescita a breve termine. Rispondendo a interessi elettorali, i governi non si azzardano facilmente a irritare la popolazione con misure che possano intaccare il livello di consumo o mettere a rischio investimenti esteri. La miope costruzione del potere frena l'inserimento dell'agenda ambientale lungimirante all'interno dell'agenda pubblica dei governi. Si dimentica così che "il tempo è superiore allo spazio" [130], che siamo sempre più fecondi quando ci preoccupiamo di generare processi, piuttosto che di dominare spazi di potere.

197. Molte volte la stessa politica è responsabile del proprio discredito, a causa della corruzione e della mancanza di buone politiche pubbliche. Se lo Stato non adempie il proprio ruolo in una regione, alcuni gruppi economici possono apparire come benefattori e detenere il potere reale, sentendosi autorizzati a non osservare certe norme, fino a dar luogo a diverse forme di criminalità organizzata, tratta delle persone, narcotraffico e violenza molto difficili da sradicare. Se la politica non è capace di rompere una logica perversa, e inoltre resta inglobata in discorsi inconsistenti, continueremo a non affrontare i grandi problemi dell'umanità. Una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi, poiché non basta inserire considerazioni ecologiche superficiali mentre non si mette in discussione la logica soggiacente alla cultura attuale. Una politica sana dovrebbe essere capace di assumere questa sfida.

Recentemente in Italia la politica ha dimostrato questa capacità, proprio in relazione alle sfide ambientali. In maggio è stata approvata la nuova legge sugli ecoreati, che introduce nel codice penale "nuovi delitti" contro l'ambiente.

Vulnerabilità della terra e vulnerabilità delle persone. La dimensione politica che la Laudato si' affronta (e stimola) è principalmente quella internazionale. "L'interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune" (164). La politica deve recuperare la sua capacità di guida rispetto ai poteri economico-finanziari transnazionali, in funzione del bene comune, perché "lo stesso ingegno utilizzato per un enorme sviluppo tecnologico, non riesce a trovare forme efficaci di gestione internazionale in ordine a risolvere le gravi difficoltà ambientali e sociali" (164).
Pur non definendola nei dettagli, sia descrivendo la situazione sia individuando le vie d'uscita Papa Francesco ritiene indispensabile una autorità mondiale per l'ambiente, sul modello dell'Organizzazione mondiale del commercio. In altre parole le questioni sollevate dall'Enciclica non potranno essere risolte senza un'agenzia in grado di rendere esecutivi gli accordi internazionali su clima e ambiente. Scrive il Papa: "In questo contesto, diventa indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti ed efficacemente organizzate, con autorità designate in maniera imparziale mediante accordi tra i governi nazionali e dotate del potere di sanzionare" (175).
In continuità con l'enciclica Papa Francesco è intervenuto domenica 6 dicembre, nel pieno della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima e domenica 13 dicembre ne ha accompagnato la conclusione ribadendo la connessione tra vulnerabilità della terra e vulnerabilità delle persone.

Angelus, domenica 6 dicembre 2015. Seguo con viva attenzione i lavori della Conferenza sul clima in corso a Parigi, e mi torna alla mente una domanda che ho posto nell'Enciclica Laudato si': "Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?" (n. 160). Per il bene della casa comune, di tutti noi e delle future generazioni, a Parigi ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana. Le due scelte vanno insieme: fermare i cambiamenti climatici e contrastare la povertà perché fiorisca la dignità umana. Preghiamo perché lo Spirito Santo illumini quanti sono chiamati a prendere decisioni così importanti e dia loro il coraggio di tenere sempre come criterio di scelta il maggior bene per l'intera famiglia umana.

Angelus, domenica 13 dicembre 2015. La Conferenza sul clima si è appena conclusa a Parigi con l'adozione di un accordo, da molti definito storico. La sua attuazione richiederà un corale impegno e una generosa dedizione da parte di ciascuno. Auspicando che venga garantita una particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili, esorto l'intera comunità internazionale a proseguire con sollecitudine il cammino intrapreso, nel segno di una solidarietà che diventi sempre più fattiva.

La solidarietà di cui parla il Papa all'Angelus non è elargizione o misericordia. È applicazione del principio di bene comune che, come abbiamo già visto, l'enciclica inserisce nella cura della casa comune. È un principio che non si applica solo alla comunità nazionale, ma anche a quella internazionale.
158. Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri. Questa opzione richiede di trarre le conseguenze della destinazione comune dei beni della terra, ma (…) esige di contemplare prima di tutto l'immensa dignità del povero. (…) Basta osservare la realtà per comprendere che oggi questa opzione è un'esigenza etica fondamentale per l'effettiva realizzazione del bene comune.

5. Continua
13 dicembre 2015


um-013
28 dicembre 2015
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Tino Bedin