Cominciando a sfogliare l'enciclica Laudato si', ci sono apparsi chiari l'ispirazione e il titolo: partendo da San Francesco, Papa Francesco ci propone l'ecologia integrale in cui sono intimamente legate condizioni che solitamente appaiono del tutto separate, come la giustizia sociale e l'ambiente.
Prima di addentrarci nella lettura, cerchiamo di collocarla nel magistero pontificio. Questo ci fornirà altre informazioni preliminari per capire meglio il testo.
Un'enciclica sociale. Enciclica (parola greca che significa lettera circolare) è una lettera che il Papa indirizza ai vescovi e ai fedeli su importanti temi dottrinali, morali o sociali. È parte del magistero ordinario del Papa e non contiene definizioni infallibili.
Ad utilizzare per primo questo strumento - così oggi lo conosciamo - è stato Papa Benedetto XIV il 3 dicembre 1740. Da allora le encicliche papali sono state 348, compresa quest'ultima.
Un nucleo di questo ampio patrimonio di magistero ecclesiale è costituito dalle "encicliche sociali". La prima è la Rerum novarum: è stata scritta nel 1891 da Papa Leone XIII che di fronte alla rivoluzione industriale aveva affrontato la questione operaia nella chiave della giustizia sociale.
Ne sono seguite altre dieci (compresa la Laudato si') e un Radiomessaggio.
Si tratta di testi in buona parte collegati fra loro, cioè scritti per aggiornare la dottrina sociale della Chiesa in particolari anniversari della Rerum novarum: dopo 40 anni esce la Quadragesimo Anno di Pio XI nel 1931; dopo mezzo secolo nel 1941 siamo nel pieno della seconda guerra mondiale e per superare il fragore delle armi Pio XII rinuncia alla carta e utilizza lo strumento del radiomessaggio per farsi sentire da tutti sul nuovo ordine internazionale; dopo sessant'anni Papa Giovanni XXIII scrive la Mater et Magistra sulle questioni della giustizia e della pace; dopo ottant'anni Paolo VI scrive la Octogesima adveniens sulla questione di una "nuova civiltà"; dopo novant'anni Giovanni Paolo II aggiorna la dottrina sul lavoro con la Laborem exercens; al centesimo anniversario della Rerum novarum ancora Giovanni Paolo II dedica nel 1991 la Centesimus annus incentrata sulle "cose nuove" del mondo contemporaneo.
Oltre alla Rerum novarum l'altra enciclica sociale per così dire "madre" è scritta da Papa Paolo VI nel 1967: è la Populorum progressio, sulla questione dello sviluppo dei popoli. Al ventesimo anniversario dell'enciclica paolina, Giovanni Paolo II dedica nel 1987 la Sollecitudo rei socialis sulla solidarietà; mentre al quarantesimo anniversario è dedicata la Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI (anche se esce due anni dopo).
Pur non avendo avuto successive encicliche commemorative o di aggiornamento, la Pacem in terris scritta nel 1963 da Papa Giovanni XXIII è fra le più citate nei documenti del magistero pontificio, fin proprio alla Laudato si'.
Con la sua proposta di ecologia integrale, la Laudato si' è un passo ulteriore nel cammino della dottrina sociale della Chiesa. Papa Francesco ci accompagna in un salto: non siamo solo membri della stessa famiglia umana, che è il filo conduttore delle encicliche sociali fino ad ora, ma "essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell'universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile" (89).
L'uso della lingua italiana. Per Papa Francesco è la prima enciclica tutta sua. Ne ha firmato anche un'altra nel 2013, dal titolo Lumen Fidei: era la continuazione di una riflessione già iniziata da Papa Benedetto XVI ed infatti quell'enciclica è firmata dai due Papi.
Tra la Laudato si' e la Lumen Fidei si coglie subito un'altra differenza evidenziata dai titoli: quella del 2013 utilizza il latino, quella del 2015 l'italiano (anche se arcaico nel titolo), con un lessico popolare, comprensibile a tutti, carico di tenerezza e confidenza. Il lessico e il periodare dell'enciclica danno vita ad un canto, una lode a Dio e alle sue creature, perché niente di questo mondo ci è indifferente. L'enciclica comincia con un cantico di san Francesco e si conclude con una preghiera in forma di poesia. "Tocca il cuore di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra", recita tra l'altro il Papa nella sua preghiera. Per questo canto serviva l'italiano.
In effetti la gran parte delle encicliche è scritta in latino e sono nella memoria collettiva proprio con il loro titolo latino: Rerum novarum, Pacem in terris, Populorum progressio, Caritas in veritate, per esemplificare con quelle più note tra quelle che abbiamo già citate.
Solo qualche enciclica è stata scritta in lingue moderne (francese, tedesco, italiano), ma in quei casi la scelta della lingua era soprattutto l'indicazione dei destinatari principali del documento pontificio. Ad esempio, il 29 giugno 1931 Pio XI pubblica l'enciclica in italiano Non abbiamo bisogno, in difesa dell'Azione cattolica italiana attaccata dal fascismo. Sempre Pio XI il 14 marzo 1937 scrive in tedesco l'enciclica Mit Brennender Sorge (Con viva ansia) per denunciare le sopraffazioni del regime nazista sulla Chiesa.
Invece la Laudato si' è scritta in italiano, cioè nella lingua corrente della Chiesa, perché è rivolta a tutti. Ma proprio a tutti.
Anche questa è una novità.
Abbiamo visto che l'enciclica è tecnicamente una lettera rivolta ai vescovi e ai fedeli. Papa Francesco invece indirizza la sua enciclica - ed è la prima volta - ad "ogni persona che abita questo pianeta": non ai cattolici, non ai cristiani, nemmeno ai soli "uomini di buona volontà" ai quali Papa Giovanni XXIII nel 1963 ha indirizzato la Pacem in terris. Utilizzando questo "indirizzario planetario", prima che insegnare qualcosa, si propone di "entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune".
L'indirizzario planetario non è solo una scelta - pur storica - di forma. È già un messaggio: la situazione della casa comune è tale che solo l'intera famiglia umana può prendere in mano la terra e continuarne la vita per l'attuale e le prossime generazioni.
Le molte voci dell'umanità. Papa Francesco è così convinto della dimensione planetaria del tema che nello scrivere la prima enciclica tutta sua ha fatto ricorso a molte voci. E anche questa è una novità.
In una ventina di paragrafi la Laudato si' cita o richiama documenti dei vescovi di tutto il mondo pubblicani nell'ultimo trentennio. L'importante riflessione condotta dal Patriarca ortodosso Bartolomeo è richiamata esplicitamente e con molto affetto a partire dall'introduzione. La sintonia con la Chiesa d'Oriente è tale che a presentare ufficialmente l'enciclica in Vaticano è stato, tra gli altri, Ioannis Zizioulas, metropolita di Pergamo e uno dei più insigni teologi del mondo ortodosso.
Si ricordano le ricerche di studiosi protestanti come il filosofo Paul Ricoeur e il teologo Jürgen Moltmann. La lettura della Bibbia a proposito della Creazione e della natura è molto in sintonia con la lettura ebraica. C'è una citazione di Alì Al-Khawwas, maestro di spiritualità sufi, una corrente mistica musulmana.
Tutte citazioni di cui non si ricordano precedenti in un'enciclica.
Le novità "formali" non finiscono qui. Abbiamo detto che tecnicamente l'enciclica è una lettera inviata dal papa ai vescovi e ai fedeli. Con la Laudato si' non si ampliano solo i destinatari, si ampliano anche i "mittenti": a inviarla non è solo il papa ma tutti i vescovi. Nella presentazione ufficiale dell'enciclica il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha informato che Papa Francesco tra maggio e giugno ha via via inviato a tutti i cinquemila vescovi cattolici brani dell'encilica e due giorni prima della presentazione ufficiale ha inviato a tutti il testo completo "per una promulgazione dell'enciclica insieme ai vescovi di tutto il mondo".
Mittente della Laudato si' è l'intero collegio dei vescovi, assieme al vescovo di Roma.
2. Continua
22 novembre 2015