ULIVO

Non è vero che il governo diminuisce la pressione fiscale
Il conto di Berlusconi lo pagheranno i Comuni
Una finanziaria "subdola", in quanto tagliando i trasferimenti delega le regioni e gli enti locali ad assumere le decisioni impopolari in termini di aumento dei ticket, delle tariffe e dei tagli ai servizi
di Edgar J. Serrano, assessore comunale di Piazzola sul Brenta
La finanziaria 2003 avrebbe dovuto delineare l'ossatura fondamentale per risolvere le questioni finanziarie pendenti per le regioni e enti locali. Ma, al confronto richiesto dalle regioni e dagli enti locali, essa ha risposto con misure di limitazione dell'autonomia degli enti, tagli alla spesa, vincoli, tetti e controlli nei confronti dei comuni, accusati ingiustamente di non contenere la spesa entro i limiti del patto di stabilità.
Le decisioni sul patto di stabilità testimoniano che il governo non ha le idee chiare su come rapportarsi al sistema degli enti locali. Infatti, abbiamo ancora tutti ben presente il fatto che nel 2001, lo stesso governo prese decisioni riguardo ai vincoli di bilancio per gli enti locali che ribaltavano e ignoravano le indicazioni già esistenti in materia attuate dal centrosinistra che, ad opera dell'allora ministro Ciampi, ponevano come vincolo solo il saldo finale. In pratica noi dicevamo all'ente locale di disporre in maniera autonoma delle proprie spese nel rispetto di un saldo di bilancio rilevante ai fini del patto di stabilità. La destra berlusconiana, invece, introdusse una norma altamente lesiva delle autonomie, indicando oltre al vincolo del saldo anche quello dei tetti di spesa. La situazione paradossale che si creò fu quella per cui anche i comuni che rispettavano il saldo finale o che comunque presentavano un avanzo di bilancio, non potevano aumentare le spese per i servizi ai cittadini, pena il mancato rispetto del patto stesso. Dunque una vera e propria ingerenza nell'autonomia degli enti locali che ha svelato in maniera palese la natura centrista di questo esecutivo. E, nonostante le modifiche migliorative apportate dall'Aula della Camera a questa finanziaria, rimane in piedi un sistema punitivo, un sistema che tende ad individuare tutto il comparto delle autonomie locali come un comparto che invece di erogare servizi alla persona e prestare attenzione al cittadino, genera sprechi e inutilità.
Infatti, vengono tagliati i trasferimenti, non si considera l'inflazione programmata nel calcolo del disavanzo 2003, si colpisce duramente il sistema di servizi ai cittadini con tagli, quantificabile tra i 3 e i 4 mila miliardi di vecchie lire che, nel complesso, penalizzerà moltissimo gli enti locali e i cittadini italiani. Di fatto vi è un blocco dell'autonomia fiscale per il 2003.
Il disavanzo finanziario 2003, rilevante ai fini del patto di stabilità, di ciascuna provincia e di ciascun comune con popolazione superiore a 5mila abitanti non potrà essere superiore a quello del 2001 e, cosa più grave, non viene calcolato tenendo conto del tasso di inflazione programmato. E anche se nel calcolo del disavanzo finanziario sono, ora, comprese le spese per acquisto di beni e servizi prima escluse, tali spese incidono direttamente sul disavanzo perché non scomputate dal calcolo (da notare che, per questa finanziaria, le spese per l'acquisto di beni e servizi devono essere ridotte del 10 per cento).
Il capitolo beni e servizi rappresenta, dunque, un versante di incoerenza del governo. Infatti mentre con un decreto ministeriale, pochi mesi fa, sanciva la possibilità per gli enti locali di non fare gare per acquisti fino ad un importo di 130mila euro, con la finanziaria 2003 reintroduce il vincolo di gara per acquisti oltre i 50mila euro. Inoltre per quanto riguarda la compartecipazione IRPEF il governo fa il gioco delle tre carte: da una parte aumenta l'aliquota della compartecipazione dal 4,5% al 6%, dall'altra blocca le disponibilità economiche alla cifra dell'anno precedente rendendo, quindi, del tutto superfluo lo stabilito l'aumento percentuale. Per quanto riguarda i trasferimenti agli enti locali è previsto un contributo di 300 milioni di euro per il 2003, di cui il 50% destinato a incrementare il fondo ordinario di questi enti e il restante 50 agli enti sottodotati.
Quindi una finanziaria "subdola", in quanto tagliando i trasferimenti delega le regioni e gli enti locali ad assumere le decisioni impopolari in termini di aumento dei ticket, delle tariffe e dei tagli ai servizi, che le disposizioni previste dalla manovra di bilancio rendono inevitabili. Infatti la finanziaria 2003, tagliando i trasferimenti, inciderà per forza di cose sulla vita quotidiana di tutti i cittadini giacché una riduzione delle risorse ai comuni implica, automaticamente, una decurtazione dei servizi offerti ai cittadini.

1 gennaio 2003

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2 gennaio 2003
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