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2° GOVERNO AMATO
DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE
ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
E AL SENATO DELLA REPUBBLICA
Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo che nasce ha la responsabilità di
portare a compimento la legislatura. Ciò consentirà lo svolgimento dei referendum e
ladozione dei provvedimenti legislativi che il loro esito, quale che sia, potrà
richiedere e consentirà, inoltre, ladozione degli interventi legislativi e delle
azioni di governo più urgenti per consentire allItalia di partecipare nelle
condizioni migliori alla fase di ripresa economica in atto in Europa, dalla cui intensità
e dalla cui durata dipendono la creazione dei posti di lavoro e le condizioni di vita
dignitosa che tutti gli italiani hanno diritto di conseguire.
Il Governo che intende dialogare con lintero Parlamento perché questo è il suo
intento e queste sono, comunque, le buone regole della democrazia è espressione della
maggioranza di centrosinistra e ad essa si rivolge per il voto di fiducia, nella
convinzione di poter concorrere a rafforzarne limmagine e la stessa identità.
Serve a tal fine che essa si ricomponga pienamente in tutte le sue componenti. Cè
un travaglio in corso nel gruppo dei Verdi, che rispetto e che è politicamente di grande
rilievo e che, tuttavia, sta mantenendo i gruppi politici dei Verdi in rapporto di leale
collaborazione con il Governo al quale partecipano: di questo li ringrazio.
Il Partito repubblicano è in una fase di osservazione, che spero si risolva
positivamente, perché la ricomposizione della maggioranza di centrosinistra è possibile,
ce ne sono tutte le premesse perché sono forti e convincenti i valori e i fini politici
in cui al fondo le diverse, forse anche troppe, parti politiche del centrosinistra si
riconoscono: sono i valori e i fini che accomunano il riformismo nelle sue diverse
ispirazioni.
E proprio dei riformisti essere consapevoli che nella storia nessun sistema
economico si è dimostrato capace di generare sviluppo e, quindi, lavoro quanto
leconomia di mercato, ma non lo è di meno la consapevolezza che il mercato produce
i suoi frutti se è terreno di libertà concorrenziali, non di potere privato, perché il
potere privato è lesivo della libertà e dannoso dello sviluppo non meno di quanto lo
siano labuso e leccesso del potere pubblico e non minore è la consapevolezza
che la forza su cui esso conta, la sua distruzione creatrice, come fu autorevolmente
chiamata, ha bisogno di forze bilancianti che garantiscano la tutela di beni collettivi
irrinunciabili, la sostenibilità dello sviluppo (perché siamo in una fase della storia
in cui lo sviluppo rischia di diventare insostenibile), la prevenzione e il rimedio contro
i rischi e le realtà di esclusione sociale che il mercato tende a generare.
Ciò è tanto più vero oggi, nella fase di profonda trasformazione che stiamo
attraversando e che cambia con velocità mai vista nella storia i confini dei mercati, i
connotati della produzione del lavoro, le certezze e le aspettative su cui si fonda la
vita di ciascuno.
Cè, quindi, bisogno di eliminare le rigidità che possono intralciare il
cambiamento, ma cè anche bisogno di nuove forme di promozione e di tutela sociale
coerenti con il cambiamento.
Cè bisogno di proteggere con più severa e costante fermezza la sicurezza dei
cittadini dalla grande e dalla piccola criminalità, agevolate da un mondo senza confini,
ma cè anche bisogno di distinguere e di far distinguere fra la criminalità, che è
sempre un male da combattere, e limmigrazione, che è molto spesso un bisogno
dettato dalla necessità e dalla ricerca di una vita migliore.
E in questo equilibrio, è nella tensione verso una società più dinamica e più
giusta, lanima, il denominatore comune del centrosinistra. Per questo esso ha
bisogno, come è stato detto, di saper essere più di centro e più di sinistra, il che
non è affatto una contraddizione e a questo il Governo cercherà di contribuire.
Cercherà di farlo con un programma che in ragione del ristretto orizzonte temporale sarà
realisticamente limitato alle più essenziali e prioritarie iniziative legislative,
tentando, per il resto, di rendere operativi e concreti i tanti impegni di riforma che
già hanno trovato in questi anni traduzione legislativa. Per i cittadini e
giustamente lapprovazione di una legge o di un regolamento è lannuncio
della riforma, non è la riforma.
Poca legislazione, insomma, e tanta azione, organizzazione, risultati: questo è ciò che
vorremmo fare, il che non significa che mancherà il lavoro per il Parlamento,
tuttaltro. La prima scadenza che abbiamo davanti è schiettamente istituzionale, è,
come dicevo, quella referendaria, scadenza da rispettare, ma alla quale sarà bene
arrivare nel rispetto dei principi di legalità e delle regole democratiche. Questo
comporta di sicuro che dovrebbe muoversi la macchina amministrativa, che è necessaria per
garantire che tutti i cittadini italiani che hanno diritto a votare votino, che coloro che
non lo sono in assoluto, o che non sono cittadini italiani o che non abbiano la
possibilità di esserlo, non vengano conteggiati nelle liste elettorali.
Il Governo, dintesa con la maggioranza, è pronto ad adottare le iniziative, anche
le più urgenti, che possano rendere possibile questo risultato.
Il Governo non ha poteri sul modo in cui può essere organizzata sui mezzi di
comunicazione di massa la necessaria campagna di informazione dei cittadini sui quesiti
referendari e sulle diverse posizioni che su di essi ci sono e possono essere prese. Il
Governo può solo auspicare ed io da cittadino, se posso dirlo, lo auspico
che i mezzi di comunicazione diffondano i dibattiti e le necessarie informazioni in ore
che siano tali da non privare gli italiani che ne sono interessati del sonno cui hanno
diritto. Mi è difficile capire come mai trasmissioni di elevatissimo interesse civile ed
anche politico cadano spesso nelle ore in cui soltanto gli italiani privi di sonno sono in
condizioni di seguirli.
Sempre in materia istituzionale, al di là della vicenda referendaria, saranno necessari i
provvedimenti che i referendum potranno richiedere. Tra questi, presumibilmente, una legge
elettorale, che potrà avere le caratteristiche che dovrà avere a seguito dei referendum,
ma con la quale ed in connessione alla quale permettetemi, se volete, anche
unopinione, oltre che un orientamento consentire al prossimo Presidente del
Consiglio, dopo le prossime elezioni, di svolgere il proprio ruolo sulla base di una
diretta o indiretta legittimazione popolare. Questo è essenziale per i cittadini; è
essenziale per il buon funzionamento delle istituzioni. Io pongo questa istanza alla
maggioranza; la pongo allintero Parlamento.
Non cè soltanto questo; cè dellaltro che il Parlamento può fare in
materia istituzionale. La riforma istituzionale è già in atto, per quanto riguarda la
trasformazione della stessa forma di Stato in Italia, per le tante cose che sono state
fatte in questi anni.
Le regioni sono già molto diverse da ciò che erano alcuni anni fa. Abbiamo trasferito
loro funzioni che in precedenza spettavano allo Stato; abbiamo adottato nuovi congegni
finanziari che assicurano loro non più trasferimenti vincolati, ma è stato
chiamato federalismo fiscale, forse con una formula "elevata" , di sicuro,
quote significative di proventi erariali sui quali e sulla cui dinamica possono contare.
Inoltre, esse hanno un ruolo preminente nellutilizzazione dei fondi comunitari.
Anni fa, nel Mezzogiorno era lintervento straordinario gestito centralisticamente
dallo Stato ciò che alimentava finanziariamente gli interventi; oggi, i 12 mila miliardi
disponibili dellesercizio in corso e i tanti degli anni successivi, largamente
provenienti dal bilancio comunitario, saranno gestiti ed utilizzati, in larghissima
maggioranza (oltre il 70 per cento), dalle regioni e dai piani regionali.
Abbiamo fatto una riforma sanitaria che mantiene allo Stato un ruolo di coordinamento e di
definizione dei livelli essenziali di assistenza; tocca ora alle regioni garantire
lefficienza di questo sistema, la concorrenzialità interna al sistema pubblico ed
un trattamento adeguato dei pazienti. E' cambiato il ministro della sanità. E' subentrato
un ministro di alto profilo tecnico, del quale una cosa ritengo giusto dire: entra nel
Governo lasciando la funzione di direttore di un istituto di ricerca e di cura di
altissimo valore nel quale tutti i medici e tutti i ricercatori operano a tempo pieno.
Questo è il professore che prende il posto del precedente ministro della sanità.
Questo è un processo di trasformazione dello Stato che riguarda le regioni ed anche i
comuni; infatti, pure nei loro confronti la trasformazione sta intervenendo e dovrà
esservi a breve, con un provvedimento delegato sul quale il Governo stava già lavorando,
quello stesso tipo di trasformazione finanziaria già intervenuta per le regioni. In tale
prospettiva, la riforma federale che ebbi lonore di presentare per il Governo,
insieme con il Presidente del Consiglio DAlema, è un provvedimento che, non
necessariamente nel testo che presentammo, ma in un testo che rispecchi i necessari
consensi parlamentari, ha tutte le premesse e tutte le ragioni per essere approvato nel
corso di questa legislatura.
Si tratta di una trasformazione profonda e del coronamento del processo che i due Governi
precedenti hanno meritoriamente avviato; essa dà solidità costituzionale ad una
Repubblica profondamente trasformata, assai più ricca di responsabilità e di autonomie e
con meno centralismo di quanto ve ne fosse in precedenza. Per tale ragione, detta
trasformazione non può non essere una priorità, sia pure in questo scorcio di
legislatura; si tratta del coronamento di un disegno già largamente attuato.
Nellambito di tale disegno, il Parlamento non dovrebbe dimenticare le misure di
interesse delle regioni a statuto speciale, delle minoranze linguistiche;
ladeguamento degli statuti speciali alla grande trasformazione intervenuta per le
regioni a statuto ordinario è davanti al Senato. Tocca al Governo portare a compimento le
norme di attuazione che ha davanti.
So che è alla Camera (credo sia stata già approvato dal Senato) uno scambio di note tra
lItalia e lAustria sui titoli di studio. Mi permetto di dire fin dora
che quali che siano le vicende politiche che caratterizzano il Governo austriaco, ciò
nulla ha a che vedere con i rapporti tra le università italiane e le università
austriache e il riconoscimento dei rispettivi titoli di studio interessa gli studenti e i
giovani non deve risentire di conseguenze politiche.
LItalia ha molti problemi irrisolti, ma ha anche grandi opportunità davanti.
E passiamo ai temi cruciali della politica economica, finanziaria, delle politiche
sociali. Il risanamento finanziario è largamente intervenuto. Per ricordare soltanto un
numero: nel 1951 ogni 100 lire di prelievo tributario 25-30 andavano al pagamento di
interessi; oggi, ogni 100 lire di prelievo tributario non più di 14-15 vanno ad
interessi. Questo significa che lItalia ha ancora un alto debito pubblico (e lo
ha!), ma significa che nel corso di tutti questi anni tutti i Governi che si sono
succeduti da allora hanno contribuito progressivamente ad ottenere un risultato che è
largamente soddisfacente ed ha cambiato limmagine e il prestigio dellItalia,
oltre che la stabilità interna.
Otto anni fa lIRI era un ente pubblico con elevatissime perdite; è diventato
società per azioni: il 30 giugno lIRI sarà liquidato e porterà attraverso la sua
liquidazione migliaia di miliardi, non di passività, ma di risorse che ridurranno il
debito dello Stato! Grande merito di tutto questo, oltre che ai Governi, va alla politica
di concertazione e al ruolo responsabile che in questi anni hanno esercitato le parti
sociali. Io sono rimasto legato alla concertazione che praticai in anni passati, che
continuo a ritenere un metodo appropriato per affrontare grandi questioni economiche e
sociali. Giorni fa mi venne chiesto se era un dogma: ho risposto che nulla di ciò che gli
esseri umani fanno nella loro vita terrena è dogma; certo in talune occasioni essa può
essere stata portata al di là delle aree in cui è utile, ma sui temi cruciali che
riguardano le grandi linee della ripartizione del reddito, le politiche sociali, le
politiche del lavoro, lItalia si è giovata della concertazione e lItalia
farà bene a continuare a giovarsene.
In questo clima di risanamento ci è possibile e già è stato fatto in
questultimo anno con il Governo DAlema riprendere un percorso di
riduzione tributaria e contributiva, che è un obiettivo prioritario della politica di
bilancio.
Anche nei primi mesi del 2000 landamento del gettito tributario risulta positivo,
evidenziando una crescita superiore alle attese, anche se lo si depura dagli effetti delle
plusvalenze di borsa registrate nellanno precedente.
Vi è quindi una dinamica delle entrate che consente di proseguire in una politica che il
Governo DAlema ha avviato. Naturalmente, questo va fatto con attenzione e con
prudenza: attenzione e prudenza in relazione al rispetto del patto di stabilità;
attenzione e prudenza in relazione alla necessità di accertare lentità effettiva
delle entrate disponibili. E questo sarà possibile farlo con esattezza nel corso
dellestate, appena saranno note le risultanze dellautoliquidazione delle
imposte sui redditi e dellIRAP. Entro luglio si potranno quindi avere anche
valutazioni degli effetti della riforma introdotta nel 1998. Nel momento in cui lascia il
dicastero delle Finanze, devo dare atto al mio collega ed amico Visco di aver svolto uno
straordinario lavoro non solo di impianto del sistema tributario, ma anche di
trasformazione della macchina. Se oggi gli italiani ci danno un gettito maggiore ad
aliquote più basse è perché levasione fiscale è stata largamente ridotta dalla
maggiore efficienza del sistema tributario.
Nel merito di ciò che potrà essere fatto, la politica di cui parlavo potrà interessare
sia le famiglie che le imprese, sulla falsariga di quanto si è già fatto con la
finanziaria per il 2000.
Per quanto riguarda le imprese, particolare attenzione verrà dedicata a quelle minori,
attraverso ulteriori semplificazioni e sgravi che terranno anche conto dellesigenza
di favorire i loro investimenti ambientali.
Alle società di persone dovrà essere consentita di optare per la tassazione IRPEG, come
previsto già da una norma di delega approvata con la finanziaria per il 2000 che il
Governo intende riproporre. Altri interventi prioritari non potranno non essere quelli a
favore della nuova occupazione e dei nuovi investimenti nelle aree meno sviluppate del
paese, nel rispetto delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato.
Il Governo intende rifinanziare e prorogare i crediti dimposta per i nuovi assunti
già concessi due anni fa e ora in scadenza; prevede di incentivare nuovi investimenti
sulla falsariga del provvedimento di rilancio congiunturale del 1999 e del 2000,
semplificandone la gestione e limitandolo alle aree che possono avere aiuti di Stato. Il
processo di riforma dovrà continuare.
Nella politica di bilancio dovrà trovare posto il completamento di tre importanti azioni
iniziate dai precedenti Governi: il decentramento di funzioni statali ai governi regionali
e ad enti locali - di cui già parlavo - che ha significative implicazioni finanziarie; il
potenziamento dei servizi di sicurezza; il sostegno dei servizi di istruzione e formazione
a tutti i livelli scuola e università su cui tornerò.
Gli spazi finanziari esistono, ma non sono particolarmente elevati. Qui viene richiesta
lazione al Governo: una parte degli interventi innovativi dovrà essere finanziata
nei settori della scuola e della sicurezza, con regole di gestione che consentano (perché
ci possono essere regole di gestione che lo consentano) significativi risparmi.
Il potenziale maggiore per una politica di bilancio e fiscale, non più dettata dalle sole
ragioni del risanamento e tuttavia rispettosa del patto di stabilità, può venire
soltanto da una maggiore crescita. Per essa, che è anche matrice del bene più prezioso
di cui troppi italiani mancano, che è il lavoro, vi sono azioni essenziali: bisogna
garantire la stabilità.
Landamento delleuro non ci sta aiutando, con riferimento allandamento
del tasso di inflazione (vi è stata limpennata dei prezzi petroliferi che ha
determinato un ciclo più alto che già di per sé è in discesa in queste settimane);
landamento delleuro mantiene una situazione che esige una grande attenzione.
In ogni caso, vedrò le parti sociali (se il Parlamento vorrà concedere a questo Governo
la fiducia) e insieme verificheremo le misure che già erano state determinate e
quantaltro si potrà fare.
Leuro è destinato a crescere. Leuro è oggi sottovalutato e ci sono una serie
di ragioni che portano lattuale sottovalutazione: lincompiuto quadro politico
e istituzionale dellEuropa; forse leccesso di aspettative che ha accompagnato
lesordio della nuova moneta; forse la difficoltà di impianto di una nuova
istituzione che ha lelevatissimo compito di svolgere il ruolo di banca centrale per
lintera Europa; di sicuro, lattenzione che hanno i mercati al procedere nel
continente europeo di quelle riforme strutturali che rendano più efficienti le economie
dei paesi continentali e garantiscano per ciò stesso una maggiore durata della loro
crescita. Di ciò i mercati ancora non sono interamente convinti.
A Lisbona si è tenuto un Consiglio europeo dei Capi di Governo, che ha segnato un punto
di svolta negli impegni che i diversi paesi hanno preso per leliminazione di
rigidità e strozzature, e tuttavia anche questo, al momento, è per i mercati un
annuncio, non ancora un fatto. Resto convinto, come è convinzione comune dei Governi
europei, che via via che le riforme strutturali procederanno sul nostro continente e la
crescita risulterà più credibile nel lungo periodo, leuro non potrà non
risentirne.
Occorre allora impegnarsi - ed anche a questo serve un Governo che continui nella
legislatura - per la rimozione delle strozzature che rendono la nostra crescita meno
potente e meno stabile di come potrebbe essere.
Mi diceva in questi giorni un intelligente interlocutore che rappresenta il mondo
artigiano: abbiamo potenzialità enormi nella nostra economia, voi ci dovete togliere il
freno a mano. Leconomia italiana è una macchina potente, che in questo momento è
handicappata da un freno a mano che ne riduce la velocità.
Ora, il freno a mano discende da più fattori, non è mai un unico freno: insufficiente
competitività su diversi mercati, a partire dai mercati finanziari; rigidità
burocratiche e costi burocratici che le imprese ormai sentono non meno di altri costi;
mancanza perdurante di infrastrutture essenziali; insufficienze della formazione e quindi
strozzature gravi nellofferta di quel lavoro a cui può corrispondere un effettivo
lavoro.
Il Parlamento ed il Governo in questi pochi mesi possono fare qualcosa per ridurre una
parte almeno di tali rigidità, poiché questa è unazione di lungo periodo. Tre
punti richiedono lintervento legislativo: in primo luogo, la riduzione dei tempi e
dei costi che oggi sono necessari per far partire una nuova impresa.
Anche i documenti comunitari indicano nellItalia, dopo la Francia, uno dei paesi
europei in cui lavvio di una nuova impresa costa più denaro, più tempo, più
pratiche: occorre ridurre il denaro, il tempo e le pratiche. A questo largamente concorre
la riforma del diritto societario che il ministro della giustizia aveva da poco licenziato
e che, eliminando lomologazione del tribunale per alcune imprese, dà già un grosso
contributo a questo fine, ma altre misure possono esservi accompagnate, introducendole in
quel disegno di legge, o nella legge annuale di semplificazione.
Il diritto fallimentare deve cambiare, ed anche questo deve trovare spazio nella riforma
del diritto societario con un apposito principio di delega: non si può chiedere agli
imprenditori di rischiare in una fase di profonda innovazione, se il rischio industriale
che vada male fino al fallimento è accompagnato dalla degradazione civile del fallito,
anche quando non vi è bancarotta fraudolenta o dolo nei confronti dei terzi. Deve essere
possibile affrontare il rischio e poter poi affrontare una nuova esperienza
imprenditoriale senza penalizzazioni che appaiano ingiustificate. Ma il diritto societario
è non meno importante per dare un quadro giuridico alle nostre imprese, soprattutto
minori, che consenta loro di aggregarsi, di crescere di dimensioni, di arrivare ai livelli
necessari per affrontare la sfida di una tecnologia che è loro necessaria ma che troppo
spesso è al di sopra delle loro piccolissime dimensioni.
A queste condizioni, e mettendo le imprese in questa prospettiva, si può innestare
proficuamente in un circolo virtuoso lallargamento del ricorso al capitale di
rischio da parte delle nostre imprese. Questo è già oggetto di unazione comune
europea: se ne occuperanno la Comunità e la Banca europea per gli investimenti; occorre
che lItalia si trovi pronta a recepire questa prospettiva.
Naturalmente il mercato finanziario italiano esige anche altro. A me è capitato di dire
più volte: "abbiamo fatto le azioni, dobbiamo fare gli azionisti". Il primo
degli azionisti che dobbiamo rafforzare, la prima ragione se volete se non paritaria, per
cui dobbiamo creare un forte pilastro previdenziale, al fianco della previdenza pubblica,
è avere investitori istituzionali forti sul nostro mercato; mi riferisco ai fondi
pensione che ancora non riescono a decollare come potrebbero. Il rafforzamento della
previdenza integrativa ha questo significato, tra gli altri, e di questo significato
dobbiamo farci carico come uno dei pilastri di cambiamento del nostro sistema futuro.
Ma non cè solo la maggiore competitività dei mercati finanziari, vi è la
competitività dei mercati locali. Dobbiamo approvare il collegato alla finanziaria per il
2000, che riguarda i servizi pubblici locali. Dobbiamo approvarlo: è una di quelle
riforme strutturali dal cui perdurare in Parlamento si traggono alcuni degli auspici
sulleuro e sul suo valore. Non è solo questo, perché la Germania, la Francia,
lAustria non sono meno importanti, tuttavia quando si constata che le riforme
strutturali segnano il passo nei paesi europei e leuro ne risente, tra i vari
elementi vi è anche questo e tocca a noi rimuoverlo.
Toccherà al Governo chiudere la vicenda degli ordini professionali, chiuderla in sede di
Governo, e arrivare ad una legge equilibrata, ma tale comunque da rimuovere le strozzature
non compatibili con lordinamento comunitario e con il fatto che chiusure autarchiche
del nostro mercato delle professioni sono comunque escluse dalla libertà di stabilimento
che chiunque ha in qualsiasi paese europeo e, in questi termini, qualcosa dovrà essere
fatto.
Dovrà proseguire il lavoro avviato sul gas e sullelettricità. Dovrà proseguire,
perché necessario, il rafforzamento della concorrenza nel settore delle
telecomunicazioni, che è il settore più avanzato, ma anche i segni che arrivano da
Bruxelles fanno capire che ancora non è il mondo perfetto della concorrenza. Molto
cè da fare.
In tale ambito, il Governo si accinge ad avviare in fase operativa la gara per il
cosiddetto UMTS, il telefono mobile di ulteriore generazione, che potrà servire a
conseguire risorse utili ad altre azioni importanti per il miglioramento della nostra
economia e per il rafforzamento della nostra politica occupazionale. Non credo che sia
ipotizzabile che una gara per cinque licenze dellUMTS, in un paese europeo, possa
portare allo Stato meno di 25 mila miliardi: è giusto che sia così in un mercato in
espansione ed è giusto che tali risorse, poi, vengano da noi utilizzate per finalità
prioritarie a cui potremmo provvedere solo in parte con i nostri risparmi di bilancio.
Misure fiscali, quali quelle di cui parlavo prima, potranno trovare qui una parte delle
risorse necessarie e sarebbe intendimento del Governo utilizzarle ampiamente per la misura
più importante al fine di rendere flessibile il mercato del lavoro: la formazione. Il
mercato del lavoro, infatti, diventa flessibile nel momento in cui la forza contrattuale
delle parti è comparabile, nel momento in cui chi cerca lavoro incontra un bisogno di
lavoro e, quindi, è nella negoziabilità delle due posizioni che si trova la prima
ragione della flessibilità.
Noi dobbiamo fare moltissimo per la formazione: lo dobbiamo fare nella scuola e attraverso
i processi che riguardano la formazione in senso stretto. Abbiamo varato una poderosa
riforma della scuola, che finalmente, dopo decine e decine di anni, ha riportato il
sistema scolastico alle esigenze del mondo moderno.
A questo punto, su questa base, dovremo dare concretamente agli insegnanti, in primo
luogo, quella formazione di cui hanno bisogno rispetto alle tecnologie e alle ragioni del
nuovo mondo. Dobbiamo rendere la scuola primaria e secondaria e il sistema
universitario capaci di dare allItalia quelle competenze che permettono di coprire
posti di lavoro che non possiamo coprire perché non abbiamo le persone. E una cosa
terribile, in un paese con tanta disoccupazione intellettuale dover andare a cercare
tecnici in paesi diversi dallItalia perché noi ancora non li abbiamo preparati con
la nostra formazione superiore. Ma naturalmente ciò non riguarda soltanto i posti
relativi alle mansioni superiori, ma anche le migliaia e migliaia di posti di lavoro
possibile per coloro che non saranno mai ingegneri hi-tech o addetti al software. Vi sono
tanti posti di lavoro a cui si può formare: vi sono nella logistica, vi sono nella
distribuzione, vi sono nellambiente e in quel gigantesco patrimonio che è il nostro
patrimonio culturale, che ha avuto in questi anni una profonda valorizzazione: io sono
grato al ministro Melandri per quello che ha fatto quando ero suo collega ministro e per
quello che potrà continuare a fare. In quel settore vi è un patrimonio artistico, ma che
è anche sociale, perché è un potenziale di posti di lavoro.
Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo trasformare la formazione in un impegno che si vede. Anni
fa, agli albori del grande ciclo di sviluppo americano, rimasi impressionato nel vedere
con i miei occhi, in diverse città americane, centri di formazione che lavoravano di
notte al servizio di chi ne aveva bisogno: infermieri che usavano il tempo notturno per
formarsi a qualificazioni superiori e lavoratori dequalificati che facevano altrettanto.
Allora, possiamo noi essere in grado di dar vita a centri di formazione con le risorse
pubbliche, avvalendoci dellassociazionismo.
Si può, in altre parole, ipotizzare, con le risorse che potremmo acquisire nel modo che
prima dicevo, un grande sforzo pubblico e privato di formazione ed educazione, che
ripeto non deve essere soltanto pubblico. Una formula che dobbiamo irrobustire è
quella del cofinanziamento anche per soggetti privati e del non profit che realizzino
centri aperti al pubblico per la formazione- non di elevatissimo livello, che spetta alle
università - e del cofinanziamento per i comuni che realizzino analoghi centri e
programmi. Si tratta di iniziative che possiamo e dobbiamo adottare: sono le prime
ripeto necessarie per rendere flessibile un mercato del lavoro il cui principale
problema è lottimizzazione nellimpiego del capitale umano e la cui principale
necessità è avere lavori flessibili che non siano caratterizzati da un dislivello tale
tra offerta e domanda da trasformare la flessibilità in precarietà, in insicurezza, in
illegalità. Migliore informazione sul mercato, migliore formazione sul mercato, al di là
del ruolo su cui verrò tra breve delle politiche sociali in senso stretto.
La sburocratizzazione è un capitolo essenziale del nostro lavoro e di quello già svolto,
grazie principalmente a ciò che ha fatto il collega Bassanini negli anni precedenti, con
i Governi precedenti. Si tratta ora di garantirci sul fatto che le riforme legislative e
regolamentari diventino realtà per i cittadini.
Il Governo organizzerà strutture di coordinamento tecnico-operativo per aiutare i comuni
a trasformare gli sportelli unici in sportelli davvero unici. Lo sportello unico non
potrà essere interpretato in modo riduttivo, come un unico ufficio al quale si presenta
la domanda o la richiesta della licenza, dietro il quale però continuino a svolgersi
autonomamente i diversi procedimenti amministrativi che portano alla decisione finale.
Occorre che si tratti davvero di uno sportello dal quale si arriva ad un responsabile che
in un tempo comunque certo adotta il provvedimento, quali che siano le competenze
implicate dal provvedimento.
Tra le strozzature ci sono quelle che riguardano le infrastrutture ed un sistema
efficiente dei trasporti. Anche qui il Governo può porsi soltanto obiettivi concreti,
può portare a compimento opere già avviate, rendere cantierabili entro i prossimi undici
mesi opere significative, affrontare il sistema degli aeroporti meridionali (che è un
anello essenziale per lo sviluppo del Mezzogiorno), procedere con il risanamento delle
Ferrovie dello Stato, che è unopera di lunga lena, ricordarsi che i lavori pubblici
non significano soltanto infrastrutture da fare ma anche riqualificazione urbana, lotta
allabusivismo (peraltro già efficacemente iniziata), salvaguardia del territorio,
sicurezza di edifici della quale troppo spesso ci accorgiamo troppo tardi.
Il tema del Mezzogiorno in tutto questo ha una sua specificità relativa, nel senso che io
sono convinto (e non sono il solo a pensarlo) che ciò che è bene per lItalia è
bene anche per il Mezzogiorno, che più concorrenza significa maggiore sviluppo anche per
il Mezzogiorno, che più formazione vuol dire più posti di lavoro per il Mezzogiorno, che
meno burocrazia significa più imprese anche per il Mezzogiorno.
Tuttavia sappiamo le ragioni per le quali i ritardi di diverse zone hanno bisogno di
interventi specifici. Ebbene, questo tipo di interventi hanno ripreso ad essere sviluppati
dopo anni di difficoltà; le erogazioni per investimenti pubblici nel Mezzogiorno sono
cresciute del 15 per cento nel 1998, rispetto al 1997, e del 20 per cento nel 1999,
rispetto al 1998.
Sono stati sbloccati come sapete i fondi per i patti territoriali, di cui
riconosco la relativa insufficienza ma di cui va anche riconosciuto che hanno cominciato a
dare posti di lavoro: oltre tra Lecce, Siracusa, Brindisi, il Sangro ed altri ancora.
Altre iniziative stanno ora maturando e potranno avere risultati significativi. Il Governo
si deve impegnare per sfruttare al massimo ciò che esiste per dare il più possibile
senza ulteriori innovazioni.
Sviluppo Italia, ad esempio può rendersi regista dellacquisizione e
dellapprontamento delle tante aree dismesse nel Mezzogiorno, nelle quali migliaia e
migliaia di imprese artigiane possono trovare collocazione. Questa è una cosa che si può
fare - e che intendiamo fare - nei prossimi mesi. Non è stata inventata da qualche
burocrate del tesoro, ma da organizzazioni che suscitano linteresse dellintero
Parlamento e dellintero sistema politico, quando si arriva al momento del voto.
E da lì che ci viene lidea; consiglio di accoglierla con rispetto, per
ragioni anche elettorali. Lidea è che migliaia e migliaia di artigiani, nel
Mezzogiorno, sono in condizioni di sommersione, non tanto per ragioni fiscali od altro,
quanto perché allocate in locali inidonei e inadeguati rispetto ai regimi legislativi per
ligiene e la sicurezza. Dare loro la possibilità di collocarsi in locali più
idonei significa farli emergere e metterli nella condizione di assumere nuovo lavoro: se
diecimila imprese artigiane assumono ciascuna una persona, si creano diecimila nuovi posti
di lavoro per il Mezzogiorno
Uneconomia competitiva esige adeguate ed aggiornate politiche di protezione sociale.
Al riguardo, in termini di principio una cosa è chiara e credo debba far parte di
quellanima, di quel denominatore comune su cui si può rinsaldare e identificare una
maggioranza di centrosinistra; non è solo questione di assegni, non è solo questione di
ammortizzatori sociali e di contributi, anche se questi ne sono capitoli centrali: prima
dei capitoli centrali, che curano le situazioni di bisogno, ci sono quelli degli
interventi che prevengono il bisogno e lesclusione. Non so quanto un Governo di un
anno, perché tra un anno ci saranno le elezioni, può fare su tutto questo, so, però,
che ci muoviamo nella consapevolezza che, tra le prime politiche sociali, il primo
capitolo è il rinnovamento urbano e leliminazione di quel degrado in cui
lesclusione sociale matura, prima ancora di produrre i suoi frutti perfidi. Le prime
politiche cui mi riferisco sono le politiche di integrazione sociale, volte a garantire
ladempimento dellobbligo scolastico; sono le politiche di assistenza che
prevengono e curano lemarginazione (al riguardo, una delle poche priorità
legislative del Governo sarà lapprovazione della legge sullassistenza); sono
le politiche della famiglia, per aiutare la famiglia che non ce la fa da sola a restare
unita, coesa e ad esprimere affettività, valori e sensibilità.
La famiglia è un caposaldo fondamentale della società. Ne sono sempre stato convinto e
quando dico ciò non esprimo un sentimento retorico, ma è una mia profonda convinzione
personale. La vita ci insegna che la sua tenuta dipende largamente dalla responsabilità e
dallimpegno dei suoi componenti: tenere unita una famiglia è importante, perché il
futuro dei figli spesso dipende dalla coesione della famiglia e tenerla unita è a volte
difficile; tuttavia, in molte situazioni tutto questo dipende da ciò che sta intorno alla
famiglia, dallambiente in cui essa si trova, dalle condizioni economiche, dal
tessuto urbano, dalle condizioni di sicurezza in cui madri e figli crescono,
dallambiente che hanno intorno.
Questo è il primo fondamentale capitolo delle politiche sociali, al di là di ciò che un
Governo che non ha un orizzonte lungo può fare.
Poi ci sono le politiche in senso stretto, che debbono adeguarsi ad un cambiamento che sta
intervenendo e che debbono mettere a carico della collettività ciò che è giusto mettere
a carico di questultima, al fine di prevenire o correggere situazioni di esclusione
altrimenti non rimediabili.
La riforma degli ammortizzatori sociali è un capitolo importante: questo Governo lo
eredita ed intende portarlo a compimento. Gli incentivi da offrire al lavoro fanno parte
di questo capitolo ed esso sottolinea limportanza delle misure rivolte a consentire
loccupazione di chi ha minori qualifiche e più rischia di essere escluso dal
mercato del lavoro: misure per lemersione del lavoro nero, misure per contrastare la
situazione degli infortuni sul lavoro, una disciplina del lavoro atipico, che non deve
essere irrigidito - e nessuno ha intenzione di farlo -, ma che pur tuttavia deve
rispondere ad alcune figure che evitino da un lato una forma di giungla e dallaltro
gli abusi che consentono lassunzione con la disciplina del lavoro atipico di chi è
in realtà utilizzato come un vero e proprio lavoratore dipendente per il quale non si
pagano i contributi.
Della materia previdenziale, in fondo, ho già parlato. Il capitolo determinante che
abbiamo davanti è quello del rafforzamento della previdenza integrativa. Il sistema
previdenziale va verso una prospettiva che vedrà tra non tanti anni molti meno giovani e
molti più anziani. Questi giovani avranno per sé pensioni inferiori a quelle che il
vecchio sistema a ripartizione garantiva, perché in ogni caso si va verso un sistema
contributivo, in base alle riforme già adottate.
Occorre fare in modo che coloro che diventeranno anziani accantonino risorse per
equilibrare ciò che avranno in meno dalla previdenza obbligatoria e che siano allo stesso
tempo in condizione di non gravare su quelli che a loro volta saranno giovani e che, con
una situazione demografica che si appesantirà sempre di più, potrebbero avere un carico
intollerabile sui propri salari.
Questi sono il senso e la direzione di marcia indicati dal disegno di legge già
presentato dal Governo. Tale disegno di legge fu presentato con una posizione di apertura
che ora confermo, a nome di questo Governo, ribadendo anche, tuttavia, la necessità che
esso sia rapidamente approvato.
La sicurezza è un altro grande capitolo che abbiamo davanti, è uno dei problemi più
avvertiti dalla popolazione. Lassenza di sicurezza è un attentato ai diritti
fondamentali della persona, è un attentato alla sopravvivenza della famiglia che vive in
condizioni di degrado e nel Mezzogiorno coinvolge anche le prospettive dello sviluppo
economico, perché lagibilità del Mezzogiorno, che per certi versi è largamente
migliorata, continua ad essere fortemente handicappata dal rischio sicurezza. Anche per
questo settore il Governo intende privilegiare un approccio pragmatico. Cè molto da
fare attraverso azioni amministrative ed organizzative.
Noi confidiamo nel lavoro del Parlamento sul pacchetto sicurezza, ma non riteniamo che il
nostro compito di governo sia esaurito dallattenzione con la quale seguiamo in
Parlamento questo provvedimento. Sappiamo che esistono già, con la legislazione vigente,
margini per avere più forze di polizia sul territorio, per averle più visibili sul
territorio stesso e per utilizzarle con maggiore coordinamento. Ci sono direttive su
questultima materia già approvate dal Parlamento nel 1998 e queste direttive
debbono trovare attuazione.
Non cè ragione che il paese che ha uno dei numeri più elevati di uomini e donne
nelle forze di polizia, per la sola ragione che questi sono in forze di polizia diverse e
diversamente organizzate, debba lasciare scoperto il territorio. Si può lavorare sul
coordinamento; non debbono esistere tabù ai fini della coordinabilità di una forza di
polizia con unaltra; tutti sono al servizio della nazione e dei cittadini e tutti
debbono organizzarsi nel migliore dei modi per servire la nazione ed i cittadini: questo
è un puro problema di coordinamento.
Larticolo 18 del cosiddetto pacchetto sicurezza contempla una norma affinché questo
accada: alla fin fine, affinché questo accada non è necessaria una norma, come non è
necessaria una norma affinché persone che abbiamo preparato per stare sul territorio,
lavorando alla loro formazione con una specificità che è anche gratificante, debbano
essere utilizzate per svolgere mansioni amministrative che, in fondo, le sacrificano.
Continuo a pensare che non abbia senso preparare a svolgere il lavoro di polizia
lavoro fortemente qualificato e specializzato tanti giovani e tante giovani, come
bene fa il Ministero dellinterno, i quali successivamente, dopo essere stati
formati, vengono messi a convalidare passaporti nelle questure: questa è una mansione
alla quale può provvedere qualcun altro, forse i comuni, che oggi sono stati largamente
sgravati, con lautocertificazione, da compiti che prima svolgevano.
Più sicurezza e anche più giustizia. Anche in questo settore il lavoro è stato
rilevante ed efficace. È già stato approvato, nel corso della legislatura, un complesso
di riforme mirate. Per rendere più efficiente il "servizio giustizia" è stato
modificato un sistema penale pervasivo, seguendo il sano principio finalmente
ritrovato in base al quale la sanzione penale va riservata alle condotte
trasgressive che destano maggiore allarme sociale e di maggiore pericolosità sociale
(anche in materia tributaria è stato seguito questo criterio per limitare larea dei
reati fiscali). Tutto questo potrà portare ad uno sveltimento insieme alla riforma del
giudice unico e alle attribuzioni di competenze ai giudici di pace: ora la giustizia è
una macchina organizzativa che può funzionare meglio e che deve essere messa in
condizione di funzionare meglio.
A volte grandi questioni sorgono da piccole ragioni organizzative. Da ministro del tesoro
mi sono trovato più volte davanti al presidente Caselli, come a precedenti direttori
degli istituti di prevenzione e pena, che mi hanno chiesto come potevano operare le
tradotte dei detenuti, anche pericolosi, con blindati che hanno percorso 150 mila
chilometri e che si possono fermare per strada.
Quando lo Stato risparmia, lo fa anche su questo. Vi è un problema di qualità della
spesa pubblica che siamo finalmente in grado di affrontare. Questo problema delle tradotte
dei detenuti lo avevo già risolto in qualità di ministro del tesoro.
Lazione di politica internazionale è oggi una variabile essenziale della capacità
di proiezione del nostro sistema, quindi dobbiamo cercare di guardare alla politica
europea soltanto come ad un vincolo esterno. LItalia sarà tanto più in grado di
tutelare e promuovere i propri interessi, quanto più si affermeranno regole di valori
democratici intorno a noi.
Oggi parliamo di un paese lItalia che ha un prestigio internazionale
rilevante, costruito sulla solidità economica del paese e sulla sua partecipazione
responsabile alla gestione delle principali crisi internazionali degli ultimi anni. Il
Presidente DAlema, nel darmi ieri le consegne cosa di cui gli sono stato
grato -, mi ha lasciato un piccolo indicatore che segnala come lItalia sia il terzo
paese al mondo nel sostenere lo sforzo di missioni militari di pace fuori dal proprio
territorio, in termini di quantità di persone e di militari inviati in missione ed è
attualmente il quinto contributore al bilancio delle Nazioni Unite. Questo ce lo dovremmo
ricordare perché lItalia, in questi anni, è cresciuta. Naturalmente noi cresciamo
insieme allEuropa e quindi il rafforzamento politico dellUnione europea è un
obiettivo per noi primario. Per questo lItalia segue con particolare pressione il
lavoro in corso per la conferenza intergovernativa che si prevede si concluderà alla fine
del corrente anno, proprio perché questa sia in condizioni di predisporre un assetto in
grado di consentire anche passi di migliore integrazione politica, in futuro.
Lallargamento è un passaggio che abbiamo davanti, che è tanto inevitabile quanto
giusto; ma lallargamento senza una più forte anima e macchina politica
dellEuropa può rappresentare un abbassamento nel livello dellintegrazione,
che non possiamo permetterci.
La crescita dellUnione europea è anche condizione di un rapporto solido tra le due
sponde dellAtlantico. Gli Stati Uniti, la superpotenza solitaria, hanno bisogno di
un partner competitivo nel ruolo di responsabilità che essi esercitano nel mondo.
LEuropa può essere e deve essere questo partner! LEuropa non può lamentarsi
della leadership solitaria degli Stati Uniti se non rafforza se stessa nella sua capacità
di avere una voce unica ed un ruolo unico. I passi fatti in questi mesi per dare una
identità di sicurezza e di difesa comune allEuropa sono passi cruciali in questa
direzione, che dovranno essere portati avanti. Da questo punto di vista la riforma della
leva si aggiunge alle poche priorità legislative che questo Governo indica.
Stiamo affrontando lho fatto io come ministro del tesoro e ben più di me
lha fatto lonorevole DAlema come Presidente del Consiglio una
delle questioni più gravi e più serie per il futuro del mondo: la questione del debito,
che non è solo questione del debito ma della riduzione dei livelli di povertà in una
parte, in particolare, del mondo, la quale rischia labbandono: labbandono alla
miseria, labbandono alla malattia, labbandono alla civiltà.
LItalia è uno dei paesi guida nella riduzione del debito rispetto a ciò che stanno
facendo gli altri e che accade nelle istituzioni multinazionali. Ma lItalia deve
essere uno dei paesi guida nella collaborazione necessaria per ridurre la povertà, per
modificare gli assetti locali, per far crescere una dirigenza locale in tanti paesi, che
lavori per lo sviluppo di quei paesi. Non è che risorse siano necessariamente mancate o
anche che risorse non siano state appropriatamente utilizzate!
Cè un problema generale che riguarda il mondo intero perché si tratta di miliardi
di persone. Guardate nel futuro dei nostri figli: è impensabile che possano vivere in un
mondo sereno se facendo parte i nostri figli di quella ristretta area di un
miliardo di esseri umani che vive in condizioni di benessere, avranno intorno a sé cinque
miliardi di poveri che non raggiungono livelli di vita sufficienti Non sarà una vita
possibile né per gli uni né per gli altri!
Questo è un grande impegno che ci permetterà di affrontare in condizioni migliori un
tema che tanto sta a cuore agli italiani e che è quello dellimmigrazione. Portare
sviluppo, ridurre la povertà crea equilibri nel mondo e nel nostro paese perché quella
dellimmigrazione è una pressione che è direttamente proporzionale alla miseria che
lasciamo intorno a noi.
Limmigrazione lho detto sin dallinizio è cosa diversa
dalla criminalità e non vi sarà ricerca di voto in nessuna area del paese che mi farà
cambiare opinione. Quando limmigrato è qui perché cerca lavoro è come mio zio che
andò a cercare lavoro in America e non accetterò che venga trattato come un criminale!
So però che attraverso i canali che servono allimmigrazione entra anche
criminalità e la criminalità va fermata. La criminalità dobbiamo essere in grado di
combatterla, dobbiamo rendere visibile la lotta che facciamo! Troppe volte si viene a
sapere di un delitto o di un crimine commesso magari da un immigrato clandestino, che io
chiamerei un delinquente clandestino, e non immigrato clandestino. Troppo poco si sa - e
io chiederò al ministro Bianco di farlo sapere di più che nel 1999 hanno lasciato
il territorio nazionale oltre 72 mila clandestini e non lhanno lasciato
spontaneamente, è stata lazione di polizia che li ha portati fuori, 17 mila dei
quali nel primo trimestre del 2000. Questi sono fatti che sono accaduti e che possono
spiacere soltanto a chi non desidera che questo accada.
Occuparsi di queste cose è importante anche in vista, e sto finendo, della prossima
Assemblea delle Nazioni Unite e pensando alla riforma delle Nazioni Unite.
Circolano molte idee sulla riforma delle Nazioni Unite; io, da Presidente del Consiglio
del Governo italiano, se avrò la vostra fiducia, su questo tema sono in grado di fare
ununica constatazione: esiste il G7 e lItalia ne fa parte; esiste il G10 e
lItalia ne fa parte; esiste il gruppo dei 20 e lItalia ne fa parte.
Non può esistere un Consiglio di sicurezza di 24 paesi senza che lItalia ne faccia
parte. Questo non ha senso comune! Può non farne parte ad ununica condizione che io
sono pronto ad auspicare e ad assecondare: che ne faccia parte lEuropa, anche
perché può essere ritenuto singolare che in un Consiglio chiamato di sicurezza non entri
come tale unEuropa che si sta dando una politica di difesa e di sicurezza comune, ma
questa è lalternativa unica che io posso vedere.
Unultima considerazione: se è vero che i confini tra politica interna e politica
estera sono sempre più labili, la politica, neppure essa, è più concepibile come
dominio riservato dei Governi e, quindi, del nostro Governo.
In un mondo nel quale la coesione è un valore difficilissimo da realizzare, la
prevenzione e la riduzione dei conflitti sono unesigenza prioritaria alla quale
tanti danno il contributo essenziale del loro lavoro e non soltanto i Governi. Penso alle
religioni, penso al valore fondamentale che ha per il futuro della pace nel mondo il fatto
che tante religioni diverse, anziché essere, come furono nei secoli fonte di guerra in
nome di esclusivismi e di verità, cerchino oggi il terreno comune che unisce gli uomini e
le donne di fede e lo cerchino nella pace e nella conciliazione.
Quello che ha fatto Sua Santità il Pontefice della Chiesa cattolica in questa grande
prospettiva è il segno di quella mano in quel muro che ha pacificato duemila anni di
storia difficile, questo è parte del tessuto che tiene il mondo internazionale!
Nel suo piccolo, il Governo della Repubblica può soltanto aprire i canali della politica
estera ai tanti soggetti privati che con grande volontà di volontariato concorrono con la
loro voce e con la loro opera a dare vita a rapporti internazionali migliori.
LItalia è dunque un paese che merita fiducia e che oggi ha bisogno di fiducia per
affrontare un futuro largamente nuovo, dal quale avremo grandi benefici se avremo coraggio
e se sapremo dispiegare al meglio le nostre energie.
Sono stati tanti i passaggi difficili della storia dai quali gli italiani sono usciti
grazie allimpegno delle loro grandi qualità civili, al loro lavoro, alla loro
intelligenza; lo hanno fatto quando il senso di una missione comune, di una prospettiva
comune, ha prevalso sulle divisioni e sui particolarismi che sono il nostro mai rimosso
peccato originale. Mi auguro con la vostra fiducia che sarà così anche questa volta.
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maggio 2000 webmaster@euganeo.it |
il
collegio senatoriale di Tino Bedin |