di Tino Bedin
Il presidente Carlo Azeglio Ciampi, cui si deve la valorizzazione della Festa della Repubblica, l'ha definita "il nostro compleanno". Il 2 Giugno è la Festa degli italiani.
Lo è perché nell'anniversario del referendum del 2 giugno 1946 si celebra la Repubblica, la forma di Stato che ancora abbiamo e che la stragrande maggioranza dei cittadini neppure si sogna di cambiare. Magari si "contano" le repubbliche (prima, seconda, perfino terza), ma sempre di repubblica si tratta.
È giusto, dunque, celebrare la Repubblica, ma non basta.
Maggiorenni e sovrani. Perché il 2 Giugno sia davvero il compleanno degli italiani, è giusto sottolineare nella celebrazione anche e soprattutto la sovranità popolare, cioè coloro che hanno attuato in tutti questi anni l'articolo 1 della Costituzione, figlia di quel referendum.
"La sovranità appartiene al Popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", dice il secondo comma dell'articolo 1. La forma principale di esercizio della sovranità è il voto.
Questo esercizio ha una data di inizio, che è la maggiore età. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative dei sindaci che coinvolgono i diciottenni nella festa del 2 Giugno, proprio per sottolineare il loro diventare cittadini sovrani.
Però se a 61 anni dal referendum del 2 giugno 1946, a sessant'anni dai mesi durante i quali è stata scritta la Costituzione, era appunto il 1947, abbiamo ancora la repubblica, abbiamo ancora la Costituzione, le attuali generazioni lo devono ai cittadini che per tutto questo tempo non hanno rinunciato alla loro sovranità.
Per questo l'Istituto di Riposo per Anziani di Padova ha pensato di celebrare la Festa del 2 Giugno e di dedicarla in particolare a coloro che nel 1946 e nel 1947, cioè negli anni in cui iniziava la nostra storia repubblicana, dono diventati cittadini a pieno titolo, donne e uomini elettrici ed elettori.
Aggiornamento costituzionale. Mi auguro che questa iniziativa non resti isolata e che avvii un dibattito costituzionale sulla cittadinanza delle persone anziane. La Costituzione - scritta da costituenti "giovani" - non parla di diritti degli anziani; parla dei diritti dei genitori nei confronti dei figli, ma non viceversa. Anzi, nella Costituzione non c'è la parola "anziano": l'anziano è un cittadino che ha i diritti e i doveri degli altri cittadini.
Oggi sappiamo che non è così, né sul fronte dei diritti né su quello dei doveri, tanto che nel corso dei lavori della Commissione bicamerale per la riforma costituzionale nel 1999 ci fu chi propose di inserire nella Costituzione italiana un art. 34 bis del seguente tenore: "La Repubblica tutela gli anziani e promuove le iniziative per evitare l'emarginazione ed assicurare loro una esistenza serena, dignitosa ed appagante, per il contributo dato dalla loro generazione allo sviluppo della Nazione". Non se ne fece nulla, come di tutta la riforma costituzionale, ma il tema resta.
Mi auguro anche che qualche istituzione si possa futuro mettere insieme i diciottenni di oggi con i maggiorenni di allora: speranza e storia della nostra Repubblica in una sola celebrazione della Festa del 2 Giugno.
2 giugno 2007
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