di Tino Bedin
Manifestazione o festa? Conoscendo il laicato cattolico non ho dubbi che la Destra resterà delusa nel suo cercare alleati contro il governo al "Family Day" di sabato 12 maggio. La grande festa della famiglia che si prepara a Roma esalterà esperienza di vita e valori, dichiarerà principi, argomenterà dissensi nei confronti di scelte politiche, ma non chiederà a Prodi di andarsene e a Berlusconi di ritornare.
Le buone politiche del centrosinistra. La prospettiva che si tratti di una manifestazione non è solo desiderata dalla Destra e temuta da quella parte della Sinistra che si allea con un destroso come Pannella pur di dar contro ai cattolici. Anche nei cattolici democratici dell'Ulivo ci sono molti che ne hanno paura, perché male hanno digerito l'iniziativa governativa del disegno di legge sui Dico.
Penso anch'io che non sia stato opportuno socialmente e corretto istituzionalmente che il governo sia entrato in quanto tale nella regolamentazione dei diritti civili dei conviventi. Si tratta di un tema tipicamente parlamentare, attorno al quale costruire consenso o dissenso indipendente dalle posizioni di maggioranza o di opposizione.
Sono anche convinto però che non debbano essere proprio i cattolici dell'Ulivo a contribuire alla leggenda della Destra secondo la quale quello di Prodi sarebbe il governo dei Dico. Il governo Prodi, solo nel primo anno di attività, è il governo dei tre miliardi in più agli assegni famigliari, del potenziamento degli asili nido comunali, della tutela della maternità per le lavoratrici precarie, del fondo per i disabili e la non autosufficienza. Tutte decisioni che la Destra in cinque anni di governo non ha prese, quando addirittura non ha preso decisioni negative, come il blocco dei finanziamenti agli asili nido pubblici.
I cattolici chiedono perché possono sperare. Sono ingenerosi dunque i cattolici che né tre anni fa, né due anni fa e neppure alla vigilia delle elezioni del 2006 hanno fatto festa per la famiglia e la fanno ora con un governo che ha invertito la rotta?
Viene da rispondere che lo fanno adesso perché adesso, con il centrosinistra, hanno la speranza di essere ascoltati, mentre con la Destra - al di là delle pacche sulla spalla da parte di capi bigami e plurisposati - non potevano aspettarsi né leggi né risorse finanziarie. A berlusconi era inutile chiedere; con Prodi si protesta per i Dico, sapendo che si può essere ascoltati sugli assegni familiari.
Soprattutto si può essere ascoltati sul ritorno alla "sovranità familiare" ben codificata nella Costituzione, cui il centrosinistra fa riferimento, a differenza della Destra.
La svolta che il Family Day propone è soprattutto qui. Finora il legislatore ha adottato molto spesso un approccio individualistico ai temi che riguardano da vicino le famiglie, non considerando a sufficienza le dimensioni create dal legame familiare. La famiglia nella sua interezza non è mai assurta pienamente a soggetto legislativo. Dalle politiche fiscali fino a quelle sociali, la famiglia era ed è la somma di individui: i diritti sono riconosciuti a particolari categorie sociali ed economiche (minori, anziani, donne). Questo modo di guardare alla famiglia come somma di individui/categorie, ha in parte svilito i proponimenti contenuti nella Carta Costituzionale, laddove tanto all'articolo 29, quanto all'articolo 31, si fa esplicito riferimento all'idea di famiglia come soggetto di diritto.
Ad esempio, il nostro regime fiscale non sembra agevolare quelle famiglie maggiormente esposte al rischio dell'impoverimento, proprio per essere famiglie.
Molti studiosi hanno posto l'accento sul fatto che con l'attuale regime, paradossalmente, sono proprio le famiglie numerose a subire una maggiore imposizione fiscale rispetto ai single e alle coppie senza figli a doppia carriera. Tali contraddizioni sono anche frutto di un'insufficienza del sistema di detrazioni fiscali: "In particolare, la detrazione per coniuge a carico sottovaluta l'impegno del coniuge che decide di dedicarsi a tempo pieno alla cura dei figli, e le detrazioni a carico dei figli non tengono in debito conto l'impegno che la famiglia deve sostenere per il loro mantenimento, disincentivando la famiglia a procreare. Ne consegue che, in Italia, il principio dell'equità orizzontale non verrebbe rispettato, in particolare con riguardo alle famiglie monoreddito e numerose" ([Rapporto Isae 2004).
L'ultima legge finanziaria (legge n. 296 del 2006) ha previsto alcuni significativi interventi a sostegno dei nuclei monoreddito. Tuttavia, molto rimane ancora da fare, a partire dalla suddivisione delle diverse voci di bilancio per le differenti prestazioni sociali.
Divisione asimmetrica del lavoro. Ripartire quindi dalla Costituzione è una tappa obbligata per ripensare politiche familiari che siano più eque e, al tempo stesso, che sappiano assecondare i desideri, il futuro e la progettualità delle famiglie, anche e soprattutto nelle loro scelte e nelle loro aspettative.
Certo le leggi non bastano e non basteranno. In Italia ci sono ancora diversi fattori culturali da superare, per esempio la rigida e asimmetrica divisione dei ruoli familiari: in 14 anni gli uomini hanno aumentato la loro collaborazione in casa di soli 16 minuti al giorno, mentre hanno un'ora al giorno in più di tempo libero rispetto alla donna. Una divisione asimmetrica del lavoro di cura che si misura anche con scarso utilizzo dei congedi parentali da parte dei padri: per i bambini nati nel 2003 ha preso un congedo parentale solo l'8 per cento dei padri, contro il 74,4 per cento delle madri.
Comunque il Family Day di sabato 12 maggio si rivolge soprattutto alla politica e quindi al Parlamento, perché le leggi possono comunque creare condizioni migliori all'essere famiglia.
La "festa" di Roma chiede in particolare ai legislatori di scegliere, basandosi su un'idea di famiglia come soggetto unitario e di diritto, coerentemente con i principi della nostra Carta Costituzionale.
Ad esempio assumerebbe il valore di una svolta se in occasione dei 60 anni della Costituzione, con una copia della nostra Carta costituzionale il 1° gennaio 2008 ciascun nucleo familiare con figli ricevesse dal sindaco - a nome della Repubblica - una "Carta Famiglia", per l'accesso a condizioni agevolate a prestazioni e servizi culturali, ricreativi, turistici e di trasporto, erogati da istituzioni, enti e società, pubblici o privati, con i quali il Ministero delle politiche per la famiglia abbia stipulato apposite convenzioni o intese.
Prestazioni sociali e lavoro. Decisivo resta poi il lavoro del Parlamento.
Il primo ambito di intervento legislativo comprende la modifica degli attuali istituti fiscali a favore della famiglia e la riforma degli strumenti di accesso a prestazioni sociali e assistenziali per le famiglie.
Un altro ambito è la promozione della partecipazione al lavoro delle donne attraverso il potenziamento degli strumenti di conciliazione familiare e l'incentivazione delle prestazioni di lavoro flessibili su base volontaria.
Non mi riferisco solo al part-time, ma all'applicazione anche in Italia di esperienze che la Francia vive positivamente da decenni, come quella de "retravailler", il "ritorno al lavoro": incentivi fiscali ai datori di lavoro per l'assunzione di persone ultraquarantenni che avviano o riprendono l'attività lavorativa dopo periodi dedicati alla cura della famiglia.
Le elaborazioni culturali e le esperienze pratiche non mancano per chi voglia incamminarsi nella costruzione di un nuovo welfare centrato sull'investimento nella famiglia e nelle nuove generazioni, quale investimento strategico prioritario per la crescita complessiva dell'Italia.
6 maggio 2007
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