TINO BEDIN
Incontri ed emozioni del primo Natale all'Istituto di Riposo di Padova
Tra le persone anziane
seguendo la stella della vita

Capaci di vedere un Bambino anche in un volto rugoso, saper stare vicino ad una carrozzina come se fosse una culla


di Tino Bedin

Erano anni e anni che non incontravo la Befana. Ci vedevamo dopo le dieci della sera di ogni 5 gennaio assieme ai bambini che frequentavano casa nostra. Poi i bambini sono cresciuti ed io (come loro) non ho più avuto occhi per vedere la Befana. Così ci siamo persi di vista.
Ci siamo rincontrati, la Befana ed io, il 5 gennaio di quest'anno. Era un po' prima dell'ora dell'appuntamento di un tempo, perché ad aspettarla non c'erano bambini ma anziani, che alla mezzanotte preferiscono la mezza sera. Anche la casa era diversa: è successo infatti a Casa Gidoni a Terranegra.
Casa Gidoni è un nuovo "luogo" dell'IRA di Padova; da poche settimane il centro diurno di Terranegra è stato aperto ed è diventato Casa di aggregazione di persone anziane del quartiere ed in particolare di Civita, il complesso residenziale che su iniziativa dell'Istituto di Riposo per Anziani di Padova integra età diverse. Nelle prossime settimane Casa Gidoni diventerà accogliente anche per l'ospitalità giornaliera di anziani non autosufficienti che vi troveranno non solo una struttura adeguata ma anche persone che già la "vivono".

Occhi capaci di vedere la befana. La Befana è arrivata a Casa Gidoni da Mestrino. Era una Befana "trinitaria", se mi è permesso accostare, con profondo rispetto, il grande Mistero Divino del Natale da poco celebrato alla generosa Fantasia di tre signore che con altre costituiscono il "Gruppo Befane" di Mestrino e che da anni "appaiono" alle persone che vivono all'IRA portando soprattutto il sorriso (oltre che distribuire una "calzetta"). Al loro giro quest'anno hanno aggiunto Casa Gidoni, ma il giorno prima erano state nelle residenze di via Beato Pellegrino.
In questo mio primo Natale alla presidenza dell'IRA ho scoperto che non è un caso se gli anziani residenti all'IRA riescono a vedere la Befana. Anzi, una volta la Befana non era neppure una befana. Per lei tutto è cominciato qualche anno fa con un familiare ospitato all'IRA, con il tempo trascorso insieme, con la condivisione di attenzioni sorrisi ed aspettative con altri Ospiti e con il Personale. Ora che quel familiare con c'è più, la Befana non si è tirata indietro ed ogni anno - con un gruppo di "colleghe" ed anche di un "befano" - torna all'IRA all'Epifania, con il volto annerito dal fumo del camino, il vestito di una volta e i dolciumi.
Mi pare davvero natalizio questo legame che perdura tra il familiare di un Ospite e l'Ira. Ho avuto modo di vedere che non si tratta di un caso isolato, anzi. Sono numerosi i familiari che mantengono nel tempo amicizie, disponibilità, attenzioni verso Persone residenti all'Ira e verso il Personale che hanno conosciuto vivendo assieme ad un loro congiunto. Si tratta di un volto della nostra comunità padovana che pochi conoscono ma che rappresenta sentimenti radicati, quali la condivisione di vita.
Ad esempio sono certo che la Befana continua a venire all'IRA perché ha sperimentato che nelle Residenze degli anziani ci sono occhi capaci di vederla; sono occhi che da bambini non hanno visto Babbo Natale, ma hanno luccicato mettendo le mani dentro la calza che nottetempo la Befana riusciva a riempire anche dove i soldi erano pochi. Oggi dentro la "calzetta" della nuova Befana questi occhi riescono a vedere memorie, storie lontane, immagini di un tempo di speranze; è un gran bel regalo per chi è nell'età "grande".

Pastori e Re Magi contemporanei. Le "festività natalizie" all'IRA erano del resto cominciate nello stesso segno del ricordo trasformato in attualità, con la presentazione delle "Pigotte 2006": bambole di pezza che certamente la gran parte delle signore oggi residente all'IRA hanno accarezzato da bambine come regalo non della Befana, ma della mamma o della nonna che pazientemente le avevano "inventate" e cucite.
Ed è cominciato in quel giorno anche il mio primo Natale all'Ira. È stato un lungo tempo di pastori e di Re Magi: persone di tutte le età, gruppi tra i più vari che da mesi si erano dati appuntamento qui, tra persone anziane, seguendo la stella della vita.
Natale è un Bambino, ma ci sono centinaia e centinaia di persone che con grande naturalezza sono capaci di vedere un Bambino anche in un volto rugoso, che sanno stare vicino ad una carrozzina come se fosse una culla.
Sono "pastori" e "re magi" che vengono da "lontano", cioè da fuori dell'IRA: familiari, scolaresche, musicisti, volontari. Ma sono anche "pastori" e "re magi" del posto: la Festa è stata così lunga, così sentita, così partecipata perché il Personale dell'IRA ha messo di più del suo lavoro in queste settimane; lo fa sempre, ma dall'inizio di dicembre all'Epifania lo ha fatto con una capacità di sorriso che ha fatto "sentire" la Festa in tutto l'Istituto, fin dentro le Persone che ci vivono.

Nella "calza" delle memoria. L'ho avvertito profondamente nell'appuntamento per me più natalizio dei molti che ho cercato di condividere: il Concerto degli Ospiti. Frutto di mesi di preparazione, il Concerto è stato un successo dal punto di vista musicale. Ma ad emozionare è stata la cura meticolosa che ogni corista ha messo nella sua esibizione e nella presentazione di sé; a commuovere è stata la sfida che ciascuno a vinto mostrando capacità e volontà. Molti dei nostri coristi certamente frugavano nella loro memoria durante il canto e trovavano musiche giovanili, Natali di parrocchia e di scuola.
Molti tra gli spettatori ascoltavano, assieme alle canzoni, la vita che sa esprimersi in ogni condizione.
Era infatti il Concerto di Natale. E Natale è la vita che vince.

7 gennaio 2007


31 gennaio 2007
tb-118
scrivi a
Tino Bedin