Cari amici,
un altro militare italiano è morto oggi in Iraq, ma il Parlamento non ci ha fatto caso: il Senato ha proseguito a parlare di deformazione della Costituzione; la Camera ha scelto proprio oggi di rifinanziare la missione Antica Babilonia.
Neppure una parola del governo in Senato per il sergente Salvatore Marracino, morto a Nassirya. La furia nell'arrivare a peggiorare la Costituzione prima delle elezioni regionali fa dimenticare ogni regola di cordoglio e di rispetto istituzionale. Lo noto con amarezza mentre nell'Aula del Senato c'è l'ormai rituale dibattito sul nostro calendario dei lavori: rituale da parte dell'Ulivo la richiesta di rivedere la Costituzione con i tempi giusti del dibattito; rituale il silenzio della Destra con relativa alzata di mano sul calendario deciso dalla maggioranza. Si va avanti a deformare la Costituzione.
In apertura di seduta c'è stato il ricordo del presidente Pera. Aspettavamo che il governo aggiungesse il cordoglio per la nuova vittima e le informazioni al Senato, così com'è avvenuto alla Camera. Invece silenzio. Un silenzio sconvolgente, letteralmente: i gruppi parlamentari, presi in contropiede non sono nemmeno intervenuti sulla tragedia. Io ho dovuto intervenire per sollecitare il presidente del Senato a chiamare in Aula il governo a riferire sull'accaduto. Ma il governo non si è visto: evidentemente ha paura di fare ostruzionismo alla corsa verso il voto sulla deforma della Costituzione repubblicana. Tutto il resto viene dopo, compreso l'onore che si deve a chi muore durante una missione a nome del popolo italiano.
Una missione sempre più impossibile. Il sergente Salvatore Marracino era a Nassirya come nostro militare. La sua morte quindi è un lutto anche per noi: per questo La Margherita del Senato è vicina alla famiglia del sergente morto ed è vicina ai commilitoni del 185° artiglieri paracadutisti che come lui sono a Nassirya.
Certamente il sergente Marracino aveva scelto di andare in Iraq perché nel suo cuore sentiva di poter mettere a disposizione degli iracheni la professionalità di militare di pace che si era costruita in molti anni. Era lì da una ventina di giorni per sostituire un collega che aveva problemi di famiglia. L'Iraq era per lui il luogo più impegnativo in cui misurare la sua disponibilità e generosità. Ma la sua e quella dei suoi commilitoni è sempre più una missione impossibile: impossibilitati a svolgere il ruolo di pacificatori, i nostri militari sono esposti a tutti i rischi di una condizione di guerra effettiva, dentro la quale sono più probabili gli incidenti come quello che ha portato alla morte il sergente Salvatore Marracino.
Un altro incidente, dopo quello tragico del dottor Calidari, ripropone agli italiani la cruda condizione in cui si trovano i nostri militari. Un'inchiesta dovrà chiarire le cause dell'incidente, ma soprattutto deve dire quali sono le condizioni in cui effettivamente operano i nostri militari, sia dal punto di vista della sicurezza che da quello psicofisico. Con questa attenzione alle condizioni dei compagni di Salvatore Marracino si dimostrerà davvero la partecipazione alla tragedia che lo ha colpito ed il cordoglio delle istituzioni.
Nessun ripensamento su Antica Babilonia. Ma soprattutto occorre restituire ai nostri militari "l'onore della pace", cioè che possano tornare dall'Iraq e poter di nuovo in tutto il mondo andare fieri della loro capacità personale e professionale di stare con la parte debole di tutte le popolazioni. La tragedia di Salvatore Marracino è avvenuta nello stesso giorno in cui la Camera dei deputati approvava definitivamente il decreto legge sul rifinanziamento della missione Antica Babilonia. È una missione nella quale hanno trovato morte 21 militari, un funzionario del Sismi, cinque civili italiani. Nonostante questo la missione per il governo italiano prosegue com'era partita, senza cambiamenti, senza prospettive di uscita.
Il governo non ha tratto spunto dall'uccisione di Nicola Calidari per una revisione della propria posizione. Probabilmente non trarrà conseguenza neppure da quest'ultimo coinvolgimento di un italiano nella cronaca nera dell'Iraq. Eppure proprio in Senato il governo si era impegnato a promuovere per tempo un dibattito approfondito su tutte le nostre presenze militari oltre i confini e quindi anche sulla natura del nostro intervento in Iraq, avvenuto sulla base di una minaccia risultata in seguito priva di fondamento. Ma per il sergente Salvatore Marracino il governo non ha avuto in Senato neppure una parola.