TINO BEDIN

Dagli elettori la spinta irresistibile al nuovo partito
Nella Margherita si rafforzano
le idee che hanno vinto in Europa

I Popolari si preprano ad un congresso di "nascita", non di scioglimento

di Tino Bedin
senatore

A due mesi esatti dalle elezioni del 13 maggio, gli oltre cinque milioni e mezzo di elettori che hanno votato per la Margherita possono verificare che il loro voto è importante. In appena sessanta giorni proprio quel voto ha trasformato un'alleanza elettorale in un soggetto politico nuovo che dall'assemblea di Roma del 14 e 15 luglio si dà una forma che entro l'anno diventerà partito.
Nei trenta giorni precedenti era già accaduto un fatto decisivo: sia al Senato che alla Camera sono stati costituiti i gruppi parlamentari "Margherita-DL-L'Ulivo", una condizione che nella passata legislatura era stata inseguita per anni senza arrivare a nessun risultato, neppure federativo. La Margherita ha così potuto contare molto presto su una guida nazionale costituita da Rutelli, Castagnetti e Bordon e su un importante gruppo di parlamentari.
Questo ha rafforzato Francesco Rutelli e attraverso di lui l'Ulivo. Mercoledì 4 luglio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affrontato con Francesco Rutelli il calendario dell'attività di governo e conseguentemente del Parlamento; basta andare con la mente alle dichiarazioni di Berlusconi su Rutelli in campagna elettorale, per verificare il cambio di opinione. Il merito non è del capo del Polo; il merito è della convinzione con cui la Margherita sta sostenendo Francesco Rutelli, per cui egli risulta, non solo nelle intenzioni ma anche nei fatti, il punto di riferimento della coalizione solidarista, nel momento in cui i Democratici di sinistra sono impegnati in un dibattito interno profondo e decisivo.
Tutti questi fatti: nascita di un nuovo partito, semplificazione del panorama parlamentare, rafforzamento dell'Ulivo e quindi del sistema bipolare, più che di una programmazione politica sono frutto del voto "inatteso" alla Margherita. Gli elettori hanno scelto ed hanno spinto irresistibilmente. Questo ha due conseguenze.
Innanzi tutto la strada della Margherita è inevitabile: le forze politiche che non volessero percorrerla, finirebbero al massimo in qualche "riserva" dove potranno forse coltivare un orto, ma non avere l'ambizione di governare l'Italia e con l'Italia l'Europa. Lo schianto con cui si sta concludendo la effimera corsa di D'Antoni e di Andreotti è la raffigurazione concreta di questo destino. Uso l'aggettivo "inevitabile" per il percorso che la politica italiana ha davanti non in senso "costrittivo": voglio dire che la Margherita non è una necessità, ma una opportunità.
La seconda conseguenza della fiducia data dagli elettori alla formazione centrale dell'Ulivo è la piena responsabilità dei partiti. I voti alla Margherita non sono infatti di per sé la garanzia di futuro: sono uno strumento affidato alla politica per realizzare progetti e consentire partecipazione. Se non ci riuscirà, la politica non avrà più quei voti.
Questa opportunità riguarda in particolare i Popolari. È consapevolezza diffusa che la Margherita ha significato se ha dentro di sé tutta intera l'esperienza e i contenuti del Popolarismo italiano: non perché i popolari abbiano volontà di supremazia (la Margherita non è certamente il nuovo
nome del Ppi), né perché sia necessario costituire all'interno della Margherita una identica cattolico-democratica. La ragione è che il partito strutturato, organizzato, territorialmente diffuso e culturalmente riconoscibile è oggi soprattutto il Ppi.
Il percorso con cui i Popolari danno vita alla Margherita segna dunque fin dalla nascita il nuovo partito. Ebbene, il percorso scelto appare in grado di rispettare insieme le regole della democrazia e quelle della condivisione solidale. Due riunioni, prima della direzione poi del consiglio nazionale del Ppi, tra le elezioni e l'assemblea della Margherita hanno visto la partecipazione di tutti gli eletti ed una discussione ampia, lunga, capace di creare un sentire comune. Ora la strada porta al congresso nazionale, deliberato al consiglio nazionale del 25 giugno. Lì i popolari decideranno, dopo aver discusso in tutte le regioni e in tutte le province. Questo metodo di paziente coinvolgimento democratico diventerà così uno dei cromosomi della Margherita fin dalla sua nascita.
È appunto una "nascita" il tema all'ordine del giorno del congresso dei Popolari. Non si ritroveranno per decidere di "sciogliersi"; non decideranno di morire. Voteranno per dare la vita ad uno strumento-partito che consenta alle idee cattolico-democratiche e liberal-solidariste di continuare a vincere in Europa ed in Italia, come hanno saputo fare nella seconda metà del secolo scorso.

1 luglio 2001

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1 luglio 2001
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