i-se09

Scheda di lavoro del Gruppo Ppi del Senato
Giunta per gli Affari delle Comunità Europee
Legittimità democratica
e riforma
delle istituzioni dell’Unione Europea

Esame ai sensi Art. 50, comma 1 Reg. Sen.; sedute del 12 novembre 1998, e del 4 febbraio, 18 febbraio, 7 aprile 1999

di Stefania Multari

Il dibattito ha avuto inizio in seguito alla decisione della Giunta di approfondire le tematiche relative al ben noto "deficit democratico" dei procedimenti decisionali e della rappresentatività degli organismi comunitari, nel più ampio contesto della riforma delle Istituzioni Comunitarie e del ruolo che i Parlamenti nazionali possono svolgere nel sistema istituzionale europeo.
Il fine del dibattito è la presentazione di una relazione all'Assemblea (Art.50, comma 1 Reg. Sen.) nella quale la Giunta formuli proposte precise su alcuni temi di particolare rilevanza quali:
- Il rapporto tra Commissione Europea e Consiglio;
- La questione della legittimità democratica;
- I procedimenti decisionali;
- Il ruolo del Parlamento Europeo;
- La partecipazione dei Parlamenti Nazionali al procedimento normativo comunitario.
Lo sviluppo del dibattito politico e parlamentare dovrebbe riguardare il seguito da dare al Trattato di Amsterdam, sia attraverso il riscontro del deficit democratico nel sistema delle istituzioni comunitarie, della posizione della Commissione, del Consiglio e del Parlamento nel processo di riforma, sia attraverso il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali rappresentanti l'unica strada che possa assicurare la legittimità democratica al processo di costruzione europea.
Elementi di questo processo sono, quindi, un maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nella produzione legislativa comunitaria, la definizione di un'effettiva politica estera, di sicurezza e di difesa dell'Unione (la vicenda del Kossovo dimostra l'insufficienza dei processi realizzati dall'Unione Europea nel campo della politica estera), la riforma delle istituzioni comunitarie verso una maggiore democratizzazione.
In tale contesto si colloca la mozione approvata dal Senato il 5 maggio 1998, che prende spunto dalla "Dichiarazione allegata al Trattato di Amsterdam del Belgio, della Francia e dell'Italia relativa al Protocollo sulle istituzioni nella prospettiva dell'allargamento dell'Unione Europea" con la quale i tre Governi avevano sottolineato la loro posizione a favore di una riforma istituzionale che rafforzasse e rendesse maggiormente democratico il funzionamento delle istituzioni europee prima di ogni ampliamento.
Con la mozione citata il Senato ha impegnato il Governo a promuovere, in ogni modo ed in ogni sede, idonee iniziative volte alla democratizzazione del funzionamento dell'Unione europea, ivi compresa l'ipotesi di nomina del Presidente della Commissione con un sistema di elezione diretta da parte dei cittadini.
L'elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento Europeo appare, tuttavia, dal dibattito in Giunta, un elemento insufficiente ai fini dell'attribuzione di una piena legittimità democratica all'Esecutivo comunitario.
In realtà, così come deliberato dal Parlamento Europeo (Risoluzione del 22 ottobre 1998) il rafforzamento della legittimità democratica delle istituzioni comunitarie dovrebbe basarsi su alcuni principi:
- Un Consiglio che delibera pubblicamente in quanto legislatore, si pronuncia a maggioranza qualificata e che provvede alla pubblicazione dei verbali delle riunioni conclusive;
- Una Commissione effettivamente responsabile di fronte al Parlamento Europeo e trasparente nel suo funzionamento;
- Un Parlamento Europeo che codecide su tutti gli atti legislativi e di bilancio esercitando effettivamente il suo potere di controllo sulla Commissione ed esprimendo il suo parere conforme sugli atti di natura costituzionale e sugli accordi internazionali;
- Una Corte di Giustizia più facilmente accessibile per i cittadini e la cui giurisdizione si estenda a tutti i settori di competenza UE, in particolare agli affari interni ed alla giustizia;
- Un Comitato delle Regioni ed un Comitato Economico e Sociale che rappresentano gli enti locali e le forze economiche e sociali effettivamente ascoltati dal Parlamento Europeo.
In questo contesto lo sviluppo dei partiti politici europei potrebbe apportare un significativo rafforzamento alla legittimità democratica dell'Unione.
Per avvicinare maggiormente i cittadini alle istituzioni e ridurre il deficit di democrazia potrebbe essere utile, inoltre, la configurazione di un referendum europeo (così come suggerito dal Vice Presidente Rognoni in occasione della Conferenza di Vienna dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione Europea).
Il problema di fondo è che le decisioni devono essere prese il più possibile vicine ai cittadini, quegli stessi cittadini che danno la loro adesione all'Europa solo se i processi decisionali sono chiari e trasparenti e se hanno la sensazione che l'Europa sia lì a difendere i loro interessi.
Il principio della sussidiarietà, collegato alla legittimità democratica, deve, quindi, essere rigorosamente rispettato ed il cittadino accetterà le decisioni a livello europeo soltanto se sarà evidente che alcune normative non possono essere prese a livello locale, regionale o nazionale in modo soddisfacente e che talune decisioni devono essere prese, a livello europeo, nell'interesse di tutti.
La proposta in materia di applicazione dei principi di sussidiarietà e di legittimità democratica trasmessa dalla riunione informale dei Presidenti delle Commissioni specializzate negli Affari Europei del 6 novembre 1998 sottolinea come la rigorosa applicazione del principio di sussidiarietà comporti, sotto il profilo delle competenze, la necessità di affrontare il nodo delle nuove politiche europee, rispondendo all'esigenza dell'assunzione da parte dell'UE di nuovi poteri e competenze, di nuove aree di intervento.
Inoltre, nell'esercizio delle sue competenze la UE non deve entrare nella disciplina di dettaglio ma dovrebbe adottare una disciplina a livello sovranazionale e a maglie larghe, coerentemente con l'esigenza che le decisioni debbano essere adottate al livello il più possibile vicino ai cittadini.
E qui, secondo quanto affermato dal Presidente Violante in occasione della citata riunione del 6 novembre 1998, i Parlamenti nazionali in quanto diretti rappresentanti di tutti i cittadini e responsabili nei loro confronti, devono esprimere il proprio punto di vista. L'impegno collettivo dei parlamenti dovrebbe essere direzionato verso due obiettivi prioritari:
- Il proprio ruolo nel processo di riforma dell'Unione;
- La necessità di far pesare il circuito della rappresentanza - a livello di Parlamento Europeo e dei Parlamenti nazionali - nella costruzione della democrazia europea come effetto diretto della sovranità dei cittadini.
In questo contesto la partecipazione dei Parlamenti nazionali ad una primaria valutazione costituisce un passo avanti nella loro partecipazione alla formazione dell'ordinamento europeo e, quindi, un passo fondamentale nello sviluppo della legittimità democratica dell'Unione.
La proposta emersa il 6 novembre dalla riunione informale dei Presidenti delle Commissioni specializzate negli Affari Europei individua due possibili strumenti per una corretta applicazione del principio di sussidiarietà:
- Un nuovo programma legislativo dell'UE alla cui formazione dovrebbero partecipare i Parlamenti nazionali (ex ante);
- La relazione annuale della Commissione europea sull'attuazione del principio di sussidiarietà che dovrebbe essere discussa anche dai Parlamenti Nazionali (ex post).
Per esempio, il Programma Legislativo annuale dell'UE dovrebbe divenire il fondamentale atto inter-istituzionale di indirizzo a livello dell'Unione Europea, con il quale Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo assumono annualmente le decisioni sulle aree di intervento dell'UE e sulla concreta ripartizione dei poteri e delle competenze tra livello nazionale ed europeo.
Alla formazione di tali decisioni dovrebbero partecipare i Parlamenti nazionali secondo modalità analoghe a quelle previste nel Protocollo allegato al Trattato di Amsterdam per l'esame delle proposte di atti normativi comunitari.
Le istituzioni europee dovrebbero trasmettere in tempo utile i progetti di programma di modo che i Parlamenti nazionali possano esaminarli; sulla base di quest'esame i progetti passeranno alla COSAC (Conferenza degli Organismi Specializzati negli Affari Comunitari), prima della definitiva approvazione da parte delle tre istituzioni comunitarie.
Analogo iter dovrebbe seguire la Relazione annuale della Commissione Europea sull'attuazione del principio di sussidiarietà.
In sede di discussione, il Presidente della Giunta, Sen. Bedin ha proposto di richiedere al Presidente del Senato che l'Assemblea svolga congiuntamente l'esame del disegno di legge comunitaria e della relazione che la Giunta presenterà in seguito a tale dibattito.
20 aprile 1999


10 agosto 1999
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