La scuola che noi vogliamo è la scuola della Repubblica.
E’ laica, è pluralista.
Per tutti e per ciascuno. Per tutta la vita.
La scuola autonoma che appartiene a se stessa, alla sua comunità,
al Paese, alla Repubblica.
La scuola di cui sono soggetti protagonisti gli studenti, i
docenti, le famiglie, i dirigenti, il personale non docente.
E’ la scuola responsabile del suo progetto culturale e
didattico in rapporto con le autonomie locali, le Regioni, lo
Stato, l’Europa.
E’ la scuola che attraverso lo sviluppo delle conoscenze
e dello spirito critico allarga gli orizzonti di ciascun soggetto
in formazione, fornendo gli strumenti per vivere e operare.
Radicata nel territorio, costruisce l’unità nazionale
Forma la cittadinanza: nazionale, europea, mondiale.
Educa alla democrazia.
La sua carta fondamentale è la Costituzione, nata dalla
Resistenza, i cui fondamenti sono la libertà e l’uguaglianza.
Vive della libertà di insegnamento dei docenti, del diritto
ad apprendere degli studenti, della libera e responsabile partecipazione
dei genitori, del costante rispetto per il rigore della scienza,
per la complessità della storia, per la ricchezza di
valori e di stimoli presenti nel patrimonio artistico e espressivo
dell’Italia, dell’Europa, dell’umanità.
E’ fattore strategico di crescita del Paese, in rapporto
diretto con le competenze che rendono possibile l’occupazione
proficua, per sé e per gli altri, nel mondo del lavoro
e delle professioni.
Rappresenta, con l’università e la ricerca, l’investimento
più importante dell’Italia per il futuro.
E’ alla base della sfida intellettuale dell’Europa
nel mondo e custodisce le radici culturali, etiche, civili del
nostro continente.
Ha il compito primario di elevare il livello culturale della
nazione.
L’istruzione
ha bisogno di risorse, di uno straordinario investimento, di
un forte slancio ideale basato sul valore della conoscenza e
delle azioni che essa è in grado di sostenere. Ha bisogno
di un Paese consapevole della sfida che attraverso l’istruzione,
l’università, la ricerca l’Italia, sempre
più multiculturale, vivrà con le nuove generazioni.
La scuola ha bisogno di un grande patto condiviso.
Tutto
ciò oggi è colpito al cuore dall’azione
del Governo di centrodestra. E’ a rischio il sistema di
istruzione e con esso sono a rischio l’università
e la ricerca. Le scelte del Governo li stanno rendendo residuali.
E’ minacciato lo spazio vitale della scuola: la sua libertà,
la sua autonomia, la sua qualità, le sue condizioni materiali.
In un tempo breve, e in un colpo solo, il sistema è sottoposto
a colpi concentrici e devastanti da parte di Moratti-Tremonti-Bossi:
- la
riduzione di un terzo delle risorse attraverso le leggi finanziarie,
le misure urgenti, i tagli;
-
l’indebolimento del profilo istituzionale della scuola,
protetto dalla Costituzione, con la messa in ombra dell’autonomia,
il ritorno del centralismo, la devoluzione;
-
la separazione del sistema tra istruzione e formazione, il
dissolvimento dell’obbligo, la precocità delle
scelte che registrano e accrescono la differenziazione sociale
a cui si aggiungono le differenze territoriali;
-
la visione mercantile della conoscenza, l’approccio
privatistico al bene pubblico dell’istruzione, la revisione
della storia e dei programmi, il controllo politico dei libri
di testo;
-
il superamento della legge di parità, con il rapporto
diretto, demagogico, con le famiglie attraverso il bonus.
Questo
sta accadendo alla scuola. Dopo un anno e mezzo di Governo del
centrodestra essa si trova più insicura, più isolata,
più rigida, più povera, più minacciata,
più limitata nel suo sviluppo.
E’ a rischio la scuola come spazio di libertà.
Il Governo produce interventi concreti di sottrazione, e produce
tante parole vuote: la finzione si associa alla devastazione.
Mentre occorrono razionalità e fiducia, il Governo fa
della scuola il terreno dei suoi scambi politici. La considera
terra di spreco e di improduttività.
Il Paese è a rischio. Non in qualcuno dei suoi aspetti
– le regole democratiche, la giustizia, l’economia
e i conti pubblici, le politiche sociali, il pluralismo dell’informazione
– ma in tutti contemporaneamente fino alla possibile deriva
plebiscitaria e all’evidente indebolimento del ruolo dell’Italia
nella costruzione dell’Europa politica.
In questo contesto la scuola è messa a dura prova: nella
sua fiducia verso il futuro, nella sua tenuta come sistema coeso,
nel suo rapporto con una società incerta, nella sua fedeltà
ai valori costituzionali.
Ma è da qui che la scuola può e deve trarre la
forza per ripartire e per aiutare il Paese intero a risvegliarsi.
L’Ulivo
è consapevole di tutto ciò. Con la scuola resiste
nel Parlamento e nel Paese. Unito, come non sempre accade..
L’Ulivo propone l’alternativa. La nostra tenuta
deve essere ovunque fortissima
La discontinuità con il centrodestra è radicale,
perché diversa è la visione della società,
diverso il progetto per l’Italia. Il confronto aperto,
avviato fin dall’inizio in Parlamento dall’opposizione,
unica prospettiva bipartisan, non è stato raccolto né
dal Governo né dalla maggioranza.
Quando
la democrazia parlamentare è considerata irrilevante
e vige la dittatura della maggioranza, non basta la riflessione
del “buon senso”. Solo un altro contesto consentirebbe
di ragionare, con costrutto, sulle scelte e sui processi riformatori
superando schemi consolidati, coinvolgendo le energie migliori
della scuola, del mondo della ricerca, della società,
dell’impresa, del lavoro. Oggi non è così.
L’Ulivo guarda ad un presente, da cui partire, e ad un
futuro in cui vogliamo offrire alla scuola e al Paese una nostra
proposta persuasiva. Oltre l’esperienza recente di governo
del centrosinistra, facendo tesoro delle esperienze degli enti
locali e delle regioni che oggi, come l’Emilia Romagna,
osano la novità del Titolo V della Costituzione.
L’Ulivo vuole riportare al centro della politica del Paese
il valore della scuola e dell’istruzione, indicando alcuni
punti essenziali ai quali ispirare le scelte politiche e sui
quali fondare un patto per la scuola, sul piano nazionale e
nei territori.
Un
grande patto con gli insegnanti, con gli studenti, con le famiglie,
con il mondo della cultura e della ricerca, con il lavoro, con
le imprese , con la cultura, con l’associazionismo e il
volontariato. Con la società intera. Con i giovani in
primo luogo.
-
I valori costituzionali, il valore della persona, il valore
della cittadinanza, il valore del patrimonio di sapere accumulato
dall’umanità.
- L’autonomia
del sistema in rete sul territorio con Regioni, Province,
Comuni.
-
Il profilo nazionale: lo stato giuridico e le norme generali
di reclutamento del personale, gli indirizzi programmatici,
la valutazione del sistema.
-
L’apprendimento: l’investimento sulla creatività
dei bambini e degli adolescenti, sul loro pensiero critico,
i risultati sul piano della comparazione internazionale.
-
La crescita armoniosa e completa della personalità
sviluppando la cultura del confronto pluralista, nel rispetto
di tutte le opinioni e delle minoranze, sulle questioni esistenziali
e sociali, spirituali, etiche e politiche: il sostegno alle
famiglie, il coinvolgimento della società, l’inclusione
sociale.
-
L’unità del sistema e la sua flessibilità
nel rispetto delle diversità e dei modi di apprendimento
di ognuno: continuità del percorso educativo da 0 a
6 anni e generalizzazione della scuola dell’infanzia;
il ciclo unitario di base attraverso la generalizzazione degli
istituti comprensivi e il potenziamento del tempo pieno; il
consolidamento e l’estensione dell’obbligo scolastico,
anche attraverso l’integrazione correttamente mirata
con la formazione professionale; la qualità dell’istruzione
superiore e della formazione professionale dell’apprendistato
per il raggiungimento dell’obbligo formativo; la formazione
superiore.
-
L’educazione e formazione per tutta la vita: piena valorizzazione
di tutte le risorse umane delle persone che vivono e operano
nel nostro Paese, fare del Paese una grande area dell’apprendimento
e della conoscenza.
-
Il rapporto tra il sistema di istruzione e formazione e il
sistema Paese: l’occupazione, l’innovazione tecnologica,
la ricerca.
-
Uno straordinario investimento sugli insegnanti, sulla loro
formazione iniziale e continua, sulla valorizzazione e incentivazione
delle competenze professionali e del lavoro in team.
-
Uno straordinario investimento di risorse finanziarie per
l’edilizia, le attrezzature, la progettualità,
il personale della scuola.
Vogliamo
che sia al centro dell’attenzione del Paese la formazione
dei giovani: che cosa apprendono, come vivono, che cosa faranno
nella vita.
Vogliamo
difendere la scuola dal liberismo mercantile e senza regole,
dalla demagogia, dal populismo, dalla superficialità
che il governo di centrodestra porta con sé, restituendola
alla sua funzione culturale e civile dentro la società
italiana. Perché anche la scuola, e soprattutto la scuola,
contribuisca a fermare il declino dell’Italia in Europa
e nel mondo.
Perché
contribuisca a far vivere la coscienza nazionale e l’etica
civile dell’Italia, a rafforzarne i legami sociali, ad
accelerarne l’innovazione.
Una grande rete, una grande sfida della scuola per la nuova
Italia.
E’
ciò che vogliamo fare: una rete nazionale di comunicazione,
un impegno di progettazione e di trasformazione che si sviluppi
dal Sud al Nord, in ogni angolo dell’Italia.
Da subito. Il tempo è ora .
Determinati ad esserci.
Perché la scuola siamo noi.
L’Italia siamo noi: riprendiamo nelle nostre mani il nostro
destino comune