SCUOLA |
I tagli alle erogazioni non dovevano neppure essere fatti Finanziamenti (non contributi) alla scuola paritaria Sono stati ripristinati con un decreto correttivo di Tino Bedin Il governo si è ricreduto: niente più tagli ai fondi destinati alla parità scolastica. Per le scuole materne ed elementari paritarie è intanto una buona notizia, dopo quella pessima del 29 novembre, quando anche la scuola paritaria era stata coinvolta nel decreto taglia-spese con un "contributo" di 211 milioni di euro alle esangui casse del ministro Tremonti. Nella mattinata di martedì 17 dicembre lo stesso Giulio Tremonti ha firmato un nuovo decreto, con il quale esclude appunto queste scuole dal "rigore" e restituisce i 211 milioni di euro.Gli amministratori delle scuole materne possono riconsiderare buoni i bilanci che hanno fatti? Direi di sì, anche se consiglio prudentemente di vigilare, dato il "clima rigido": il decreto di Tremonti è stato infatti trasmesso alla Corte dei Conti, che solitamente decide entro una quindicina di giorni. Mi assicurano che in questo caso la valutazione e la decisione dovrebbero essere accelerate. Non ci sono ragioni per dubitare del parere positivo della Corte dei Conti, ma osservo che il decreto taglia-spese e la sua attuazione corrispondono alla necessità del bilancio pubblico italiano di restare dentro la strada del risanamento dei conti. Aggiungo che il decreto correttivo del 17 dicembre non riguarda solo la scuola paritaria. Tremonti stabilisce infatti, a proposito del decreto del 29 novembre, che "le disposizioni stesse non si applicano alle spese per emergenze sul territorio; alle spese per lavori socialmente utili; alle spese per competenze accessorie del personale; alle spese riservate per l'azione di contrasto all'eversione e alla criminalità organizzata; alle spese per contributi alle scuole non statali per la parità scolastica; alle spese relative ai fondi connessi con gli interventi per l'occupazione". Dunque un elenco assai ampio, sulla cui compatibilità la Corte dei Conti potrebbe sollevare qualche domanda, rinviando la registrazione del decreto. Per fortuna che intanto qualche soldo sta arrivando alle scuole materne paritarie del Veneto (e non in tutta Italia). Vengono loro accreditati i contributi di gestione e il finanziamento della parità per il periodo dall'1 gennaio al 31 agosto di quest'anno. Peccato che intanto non siano stati ancora erogati i fondi della parità per il 2001. A livello nazionale si tratta di 168 milioni di euro: soldi che le scuole paritarie hanno già spesi sulla base di una legge dello Stato e che non hanno ancora incassati e di cui non si riesce ad avere la certezza sulla data dell'erogazione. Anche su questo fronte la vigilanza resta dunque alta. Anzi bisogna che diventi una "condizione": non posso dimenticare infatti che anche in sede di "assestamento del bilancio" il governo aveva attinto dalla scuola paritaria. Il decreto con cui Tremonti rinuncia a tosare la parità scolastica usa la definizione di "contributi per la parità scolastica". Probabilmente è in questa filosofia l'origine dei frequenti "infortuni" in materia. Dopo la legge 62 del 2000 sulla parità, il rapporto tra Repubblica e sistema pubblico integrato di istruzione non è più quello del contributo, ma quello del finanziamento: il finanziamento appunto ad una funzione pubblica che è svolta da un soggetto non statale, nel nostro caso prevalentemente comunitario. Se si fosse adottato lo spirito (e anche la lettera) della legge di parità, il servizio di istruzione svolto entro il sistema pubblico sarebbe stato escluso fin dall'inizio dai tagli del decreto del 29 novembre: in esso infatti sono esclusi "i trasferimenti agli enti territoriali aventi natura obbligatoria". Identica natura obbligatoria hanno i trasferimenti alla scuola paritaria, in quanto composta da istituzioni territoriali che realizzano la formazione. Questa è una svolta da consolidare, da praticare a vantaggio proprio della scuole di comunità. Dalla loro funzionalità - prima ancora che da qualche bonus fiscale - genitori e figli avranno il vero vantaggio: quello di una scuola che insegna. 17 dicembre 2002 |
VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE | STAMPA LA PAGINA | VAI A INIZIO PAGINA |
19 dicembre 2002 sc-015 |
scrivi
al senatore Tino Bedin |