Siamo qui come ogni anno per ricordare. Lo ha fatto il parroco nel corso dell'omelia e della preghiera di suffragio per i trucidati, rivendicando a nome loro la pace come impegno dei credenti e diritto degli uomini. Lo ha fatto il sindaco, chiedendo che la tragedia del 29 aprile 1945 qui a Sant'Anna Morosina faccia parte della memoria di una nazione e non solo di una comunità e delle sue famiglie. Lo farò anch'io e vi ringrazio di avermi fatto partecipe anche quest'anno della vostra storia e della vostra vita.
Comincio dalla vita, perché questa è una sera speciale per noi europei. Questa è la vigilia di un evento storico: il passaggio dall'Unione Europea all'Europa Unita.
L'allargamento dell'Europa ci consente, ci chiede, di guardare prevalentemente al futuro. Farlo in questa piazza, davanti ai nomi degli uccisi dalla guerra, rende i nostri occhi più acuti. Vediamo bene allora che la storicità non è nel numero dei nuovi paesi, ben dieci, che entrano nell'Unione. La storicità è nel cambiamento di natura che l'Unione Europea realizza con la sua nuova dimensione continentale: da ora in avanti sarà chiaro a tutti che ci siamo messi insieme non solo per progredire più rapidamente, ma per cancellare la guerra dal territorio dell'Europa.
Ora che è diventata grande l'Europa mostra il suo volto definitivo: l'Europa è la pace.
Il coraggio di conoscere tutta la storia comune
La pace fonda la nostra cittadinanza europea, non solo il mercato. Per questo siamo alla ricerca non di un nuovo trattato per la nostra convivenza, ma di una Costituzione, della nostra prima Costituzione come europei. L'obiettivo è stato fallito nel corso del semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea, ma si moltiplicano in queste settimane le volontà di elaborare un testo condiviso entro questo semestre e comunque non oltre il 2004. Io me lo auguro.
Lo auguro anche a Sant'Anna Morosina. La raggiunta cittadinanza comune europea consentirà, ci obbligherà, tutti - italiani e tedeschi - ad aprire "l'armadio della vergogna". Dentro quell'armadio con le porte rivolte verso la parete sono rimasti per decenni i fascicoli relativi alle stragi naziste sul finire della seconda guerra mondiale; stragi come quella di Castello di Godego. Ora c'è una commissione parlamentare che ha il compito di leggere quei fascicoli e soprattutto di capire perché sono stati "dimenticati". È probabile che quell'armadio sia stato girato verso il muro, perché il suo contenuto poteva essere utilizzato per rinfocolare l'odio nel momento in cui l'Europa stava superando le contrapposizioni della guerra, negli anni in cui Italia e Germania sceglievano di essere fra i sei padri fondatori di quell'Europa che ora si compie: l'Europa di tutti, l'Europa di pace.
Oggi quella prudenza non è giustificabile, addirittura sarebbe pericolosa. Oggi serve la trasparenza. Proprio la comune cittadinanza esige che tutti sappiamo tutto di tutti, in modo da poterci comprendere, da poterci perdonare. È la condizione per realizzare intimamente l'Europa.
Nessuna morte è un "effetto collaterale"
Per questo dicevo che è importare guardare il futuro in questa sera di un 29 aprile a Sant'Anna Morosina, nell'ora e nel giorno in cui 59 anni fa un'altra Europa procurava ai suoi cittadini non speranze ma tragedie.
Come rappresentante delle istituzioni, come esponente della politica sono grato alle famiglie delle vittime, alle associazioni combattentistiche, alla parrocchia, al comune di San Giorgio in Bosco che tengono vivo il ricordo di quel 29 aprile. Tutte le istituzioni, tutta la politica devono esservi grati: non per il passato, non per la storia, ma per il presente. Ci sarebbero meno discussioni sulla guerra, se la politica si chinasse più spesso ad ascoltare il cuore dei sopravvissuti, se mentre posano le corone di alloro le istituzioni si prendessero il tempo di leggere uno ad uno i nomi dei morti.
In questo momento siamo dentro una guerra, quella in Iraq. Ci siamo dentro come comunità internazionale, ma anche sciaguratamente come italiani. Dico sciaguratamente perché c'è una grande differenza fra una guerra che si deve fare e una guerra che si vuole fare.
E ci si divide sull'idea che la guerra, con le armi e le regole di morte, sia uno strumento adeguato per creare la pace, cioè la condizione di vita.
Intanto molti si abituano alla guerra a forza di vederla tutti i giorni alla tv. La guerra perde tragicità. Si contano i "propri" morti e non le persone che muoiono.
Bisogna che la politica venga in questa piazza a Sant'Anna Morosina. I nomi dei "morti dell'ultimo giorno" compongono parole che danno la risposta alle diatribe politiche: nessuno di loro pensava alla potenza, al dominio, al territorio; nel loro futuro c'era solo la pace, come liberazione dalla paura, come libertà di essere loro stessi. E infatti voi non siete qui, ed io con voi, a celebrare la guerra. Neppure a celebrare gli eroi: abbiamo del resto sperimentato proprio in questi giorni quanto sia invidiabile un popolo che non ha bisogno di eroi. Siamo qui a testimoniare la convinzione che ogni vita è un valore e che le vittime civili di ogni guerra non possono essere considerate degli inconvenienti, degli effetti collaterali. Esse costituiscono invece parte inevitabile della tragedia; i loro monumenti non segnalano solo la pietà pubblica e familiare, ma soprattutto il costo altissimo di ogni guerra.
Insegnano il bisogno di pace
Le vittime civili, come sono quelle di Sant'Anna Morosina, assieme a tutte le altre che hanno trovato la morte a Castello di Godego, appartengono alla storia patria e le loro famiglie e le loro comunità vanno "risarcite" per il contributo che hanno dato alla costruzione di una nuova idea di pace, di convivenza, di sicurezza.
Voi sapete - e il sindaco Leopoldo Marcolongo lo ha appena ricordato - che sono all'esame della Camera dei deputati una serie di disegni di legge che prevedono la riapertura dei termini per la presentazione di proposte di ricompense al valor militare per fatti d'arme della guerra 1940-45. Il governo ha espresso parere favorevole ed ha anche indicato la copertura finanziaria del provvedimento, poco meno di un milione e 250 mila euro. Analoghi disegni di legge sono presentati al Senato e saranno esaminati quando il testo sarà stato approvato dalla Camera.
In effetti diversi valorosi cittadini o gruppi di cittadini, autori di azioni eroiche per la comune causa della libertà o innocenti vittime della ferocia bellica, non hanno ricevuto fino ad oggi riconoscimento per motivazioni meramente formali: o perché le domande non sono state presentate in tempo o perché le necessarie verifiche storico-documentali sono state compiute successivamente.
La riapertura dei termini non può riguardare solo azioni di guerra e di lotta.
Sessant'anni di pace, due generazioni di italiani cresciute e finora vissute senza la guerra, sono anche il risultato di tragedie come quella di Sant'Anna, che non entrano nella Resistenza, ma che hanno insegnato il bisogno della pace.
Il 29 aprile 1945 a Sant'Anna Morosina ha preso inizio uno dei più efferati eccidi compiuti da parte dei nazisti nell'Italia del Nord. Lungo il percorso tra San Giorgio in Bosco, Sant'Anna Morosina, Abbazia Pisani, Lovari, San Martino di Lupari furono 60 le vittime delle rappresaglia nazista. L'eccidio si concluse in strada Cacciatora di Castello di Godego con altre 76 vittime. A queste vittime civili vanno aggiunti i 15 partigiani della brigata "Damiano Chiesa", caduti in combattimento dal 25 al 29 aprile.
Il tributo di sangue pagato dalla provincia di Padova in questi giorni è stato altissimo: il 26 aprile a Santa Giustina in Colle, 24 vittime con il parroco e il cappellano; il 28 aprile a Saonara, 24 vittime; il 29 aprile a Castello di Godego, appunto, con 136 vittime, tutte di San Giorgio in Bosco, Villa del Conte e Sant'Anna Morosina. In altre località del Padovano in quei giorni sono state passate per le armi altre 24 persone. Complessivamente le vittime degli eccidi sono state 230: conteggiando solo patrioti collaboratori incivili ed escludendo i partigiani.
Non si tratta dunque di riscoprire episodi, ma di consacrare alla memoria collettiva episodi che la memoria personale, familiare e delle comunità ha già iscritto nella storia patria. A questa memoria io mi auguro che possa rendere testimonianza anche il Presidente della Repubblica. Sappiamo che Carlo Azeglio Ciampi non potrà venire prima in provincia di Padova prima del 25 aprile del 2005, ma insisteremo perché comunque preveda una visita entro il 2005.
Inizia il sessantennale della Liberazione
Con la celebrazione del 25 aprile siamo entrati infatti nell'anno dedicato al sessantesimo anniversario della Liberazione che culminerà con il 25 aprile del 2005. Io mi auguro che entro questo periodo si abbia la concessione del riconoscimento al valor militare al comune di San Giorgio in Bosco e quindi alle persone trucidate a Castello di Godego, colmando così una lacuna che si perpetua nei confronti sia di questa comunità, sia di molti altri cittadini ed enti locali meritevoli di encomi. La riapertura delle domande di riconoscimento consentirà anche di approfondire episodi e creerà quindi le condizioni per ulteriori ricerche.
Accanto a questa giustizia storica, il riconoscimento costituisce un investimento nel futuro della nostra comunità nazionale ed europea, perché ne rafforza le fondamenta. Molti italiani sono stati protagonisti di un dramma collettivo in cui sofferenze, gesti di ribellione e momenti di lotta, anche quelli che poi si sarebbero rivelati sbagliati, si sono saldati insieme, fino a farne la base della nostra cittadinanza.
È una cittadinanza che esprime il valore della libertà, che fu l'obiettivo principale della lotta popolare della Resistenza. È una cittadinanza che ha ricavato dalla tragedia una l'impegno morale e culturale ad estirpare la violenza dalla famiglia, dalla comunità, dai rapporti fra i popoli e a dare un contributo all'edificazione di un mondo pacificato. È una cittadinanza che condanna l'uso delle armi in qualsiasi controversia, perché il ricorso alla guerra non risolve alla radice i contrasti, ma ne provoca ulteriori con conseguenze sempre imprevedibili e tragiche. È una cittadinanza che è stata bene interpreta dal generale Chiarini, il comandante delle truppe italiane in Iraq: egli si è opposto ad un rastrellamento americano per arrestare un notabile di Nassiriya; è lui un eroe della pace, il militare italiano che in nome del buon senso rifiuta gli ordini.
Di tutti questi valori sarà espressione il riconoscimento giustamente richiesto dal Comune di San Giorgio in Bosco. Auguro a voi ed a me di poter celebrare insieme nel prossimo anniversario del 29 aprile il raggiungimento di questo obiettivo.
Sant'Anna Morosina di San Giorgio in Bosco
MGiovedì 29 aprile 2004
Commemorazione dell'eccidio nazista di Castello di Godego
del 29 aprile 1945